0.1 eia, eja.
0.2 DEI s.v. eia (lat. eja).
0.3 Arte Am. Ovid. (C), XIV pm. (tosc.occ.>fior.): 1.
0.4 In testi tosc.: Boccaccio, Decameron, c. 1370.
0.6 N Doc.: cit. tutti i testi.
0.7 1 Suono della voce per esprimere sorpresa o per richiamare l'attenzione di qno.
0.8 Zeno Verlato 15.02.2006.
1 Suono della voce per esprimere sorpresa o per richiamare l'attenzione di qno.
[1] Arte Am. Ovid. (C), XIV pm. (tosc.occ.>fior.), L. 1, pag. 422.15: Elli cade dell'asino orec[c]hiuto, e quelli Satiri gridando: - Eia, padre, lèvati valentremente!...
[2] Boccaccio, Decameron, c. 1370, VIII, 6, pag. 533.5: Quivi ciascun guatava nel viso l'uno all'altro per veder chi la sua sputasse; e non avendo Bruno ancora compiuto di darle, non faccendo sembiante d'intendere a ciò, s'udì dir dietro: «Eia, Calandrino, che vuol dir questo?»...
[3] Leggenda Aurea, XIV sm. (fior.), cap. 144, S. Francesco, vol. 3, pag. 1260.17: con la corda si batteo durissimamente, così dicendo: «Eia, frate asino, così ti conviene stare, così essere battuto!»...
[4] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 146, pag. 335.6: Come l' hanno trovato, dicono: - Eja! questo è pure il più bel frodo che si vedesse mai. - Dice il contadino: - Gnaffe! io porto quello che m' è dato.
[u.r. 17.06.2009]