0.1 equivocando, equivocare, equivocata, equivocato.
0.2 LEI s.v. aequivocus (1, 1053.41: lat. mediev. aequivocare; cfr 1054.45).
0.3 Dante, Commedia, a. 1321: 2.
0.4 In testi tosc.: Dante, Commedia, a. 1321; Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.).
In testi sett.: Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.).
0.7 1 [Ret.] [Con uso etimologizzante del lemma, come nella logica scolastica:] abbinare ad una denominazione una significazione molteplice e potenzialmente ambigua a livello interpretativo. 2 [Ret.] [Rif. ad un messaggio scritto o orale:] interpretare in maniera vaga, inappropriata o del tutto difforme rispetto alle intenzioni della fonte primaria dell'informazione (per difetto da attribuire alla chiarezza del messaggio o alle modalità di comprensione dell'interprete). 3 [Ret.] Esprimersi intenzionalmente in maniera ambigua. 3.1 [Metr.] [Rif. alle parole selezionate nel versificare:] utilizzare (le parole) facendo leva sulle ambiguità semantiche (tipiche di omofoni e omografi).
0.8 Mariafrancesca Giuliani 26.01.2006.
1 [Ret.] [Con uso etimologizzante del lemma, come nella logica scolastica:] abbinare ad una denominazione una significazione molteplice e potenzialmente ambigua a livello interpretativo.
[1] Gl x Ottimo, (sec. red., ed. Torri), a. 1340 (fior.), Par. 28-33 (framm.), t. 3, p. 654: Ed è equivocare, quando per uno vocabolo si possono intendere più e diverse cose, sì come cane, che è uno animale latrabile, uno pesce, e una stella.
2 [Ret.] [Rif. ad un messaggio scritto o orale:] interpretare in maniera vaga, inappropriata o del tutto difforme rispetto alle intenzioni della fonte primaria dell'informazione (per difetto da attribuire alla chiarezza del messaggio o alle modalità di comprensione dell'interprete).
[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 29.75, vol. 3, pag. 484: perché 'n terra per le vostre scole / si legge che l'angelica natura / è tal, che 'ntende e si ricorda e vole, / ancor dirò, perché tu veggi pura / la verità che là giù si confonde, / equivocando in sì fatta lettura.
[2] Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 17, 1-18, pag. 448.29: froda si può considerare in generale e speciale: qui si piglia in generale; ma per non equivocare è meglio che si dica che l'autore la chiama qui froda, perché li viene bene alla rima sua...
- Estens. Utilizzare parole o concetti in maniera impropria.
[3] Francesco da Buti, Par., 1385/95 (pis.), c. 29, 55-69, pag. 769.33: finge che Beatrice riprenda coloro che danno a la natura angelica memoria, che propriamente è della umana spezie, et equivocando si può dire delli Angeli...
3 [Ret.] Esprimersi intenzionalmente in maniera ambigua.
[1] Jacopo Passavanti, Tratt. scienza, c. 1355 (fior.), pag. 316.7: E perch' egli è bugiardo e ingannatore, dirà una per un' altra, e dirà parole mozze e doppie, e che possano avere diversi intendimenti, equivocando, come sarebbe quello: Reginam interficere bonum est timere nolite, etc. e quello: Vinces non perdes, etc.; e simili cose ambigue e dubbiose.
3.1 [Metr.] [Rif. alle parole selezionate nel versificare:] utilizzare (le parole) facendo leva sulle ambiguità semantiche (tipiche di omofoni e omografi).
[1] Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.), cap. 9, parr. 2-4, pag. 155.2: Simplice equivocatione èe quando una sola dictione vene equivocata simplicemente, sì come èe de quasta parola 'parcha', la quale parola in uno modo significa «perdono [[...]] et in uno altro modo significa «l'omo avaro» [[...]] E queste dictione se ponno licitamente porre nele consonancie deli rithimi...
[u.r. 09.08.2010]