DOLCITÙDINE s.f.

0.1 dolcitudine.

0.2 DEI s.v. dolcitudine (lat. dulcitudo).

0.3 Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.): 1.

0.4 In testi tosc.: Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.); Deca prima di Tito Livio, XIV pm. (fior.); Giovanni Colombini, a. 1367 (sen.).

In testi sett.: Tristano Veneto, XIV.

0.6 N Doc. esaustiva.

0.7 1 Sentimento di profondo diletto spirituale o amoroso. 1.1 Cosa che procura diletto. 2 Benignità eccessiva.

0.8 Paola Picecchi 16.02.2006.

1 Sentimento di profondo diletto spirituale o amoroso.

[1] Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.), 3, pag. 43.7: E Bernardo: «O vita sighura ov'è pura cosciensia, ove sensa timore morte s' aspetta, e cierto con dolcitudine se deçìa e chere, e ssi riceve con devossione!»...

[2] Giovanni Colombini, a. 1367 (sen.), 50, pag. 153.13: Ella abbracciarà tutte le bestie, tutte le mura, istruggendo sè medesima di dolcitudine d'amore santo di Cristo.

[3] Tristano Veneto, XIV, cap. 334, pag. 300.15: Quando Tristan olde et intese che se elo andesse in la Petita Bertagna elo trovarave Isota, lo nomen de Isota solamentre li messe al cuor una sì gran dolcitudine qu'ello li fo ben aviso qu'elo serave zià tosto garido.

1.1 Cosa che procura diletto.

[1] Leggenda Aurea, XIV sm. (fior.), cap. 25, S. Vincenzo, vol. 1, pag. 234.12: E con ciò fosse cosa ch'elli andasse cantando con esso gli angeli sopra i fiori una dolcitudine di canto, e una maravigli[os]a soavitade d'odore si spande molto a la lunga.

- [Con connotazione neg.:] cosa che procura piacere dei sensi.

[2] Boccaccio, Decameron, c. 1370, VIII, 10, pag. 579.21: Il Canigiano, dolente di queste cose, disse: «Male hai fatto, mal ti se' portato, male hai i tuoi maestri ubiditi, troppi denari a un tratto hai spesi in dolcitudine: ma che?

2 Benignità eccessiva.

[1] Deca prima di Tito Livio, XIV pm. (fior.), L. 4, cap. 12, vol. 1, pag. 380.23: Quello anno fu notabile e pericoloso di molti gravi avvenimenti, come di discordia, di fame e di servitudine; che per poco si fallò che il popolo non tornò sotto signoria di re per dolcitudine di larghezza.