ELÌCERE v.

0.1 elice.

0.2 DEI s.v. elicere (lat. elicere).

0.3 Dante, Rime, a. 1321: 1.

0.4 In testi tosc.: Dante, Rime, a. 1321.

0.6 N Doc. esaustiva.

0.7 1 Fare in modo che qsa esca (da un luogo det.), (anche fig.:) provocare l'erompere (di un sentimento o di una sua manifestazione det.).

0.8 Elisa Guadagnini 23.02.2006.

1 Fare in modo che qsa esca (da un luogo det.), (anche fig.:) provocare l'erompere (di un sentimento o di una sua manifestazione det.).

[1] Dante, Rime, a. 1321, 40a.4, pag. 141: I' ho veduto già senza radice / legno ch'è per omor tanto gagliardo / che que' che vide nel fiume lombardo / cader suo figlio, fronde fuor n'elice; / ma frutto no...

[2] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 321.4, pag. 395: È questo 'l nido in che la mia fenice / mise l'aurate et le purpuree penne, / che sotto le sue ali il mio cor tenne, / et parole et sospiri ancho ne elice?

[3] Ricciardo da Battifolle, Rime, a. 1374 (tosc.), Quando veggo levarsi, 6, pag. 424: Quando veggo levarsi e spander l'ale / La mia dolce leggiadra alma fenice, / Tal divengo nel cor che più felice / Qui non credo che sia cosa mortale. / Allor prova sua forza, allor m'assale / Quel che tanti sospir del sen m'elice; / E l'alma in petto mi gioisce, e dice / Aver degna mercè d'ogni suo male.