DOBLO agg./s.m.

0.1 dobbio, dobbra, dobia, dobio, dobla, dobli, doblo, dublu.

0.2 DEI s.v. doblo (fr. ant. doble).

0.3 Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.): 2.

0.4 In testi tosc.: Guittone, Rime (ed. Contini), a. 1294 (tosc.).

In testi sett.: Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); Sermoni subalpini, XIII (franco-piem.); Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342; Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.).

In testi sic.: Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.); Stat. casert., XIV pm.

0.5 Locuz. e fras. a cento dobli 1; a doblo 1.

0.6 N Doc.: cit. tutti i testi.

0.7 1 Pari a due volte una det. quantità o dimensione. Estens. Sensibilmente maggiore (di una det. quantità o dimensione, anche implicita); di intensità o dimensioni maggiori della norma, grande (anche con valore avv.). 1.1 [In doc. giuridici:] pari a due volte (una pena det.). 1.2 [Con rif. ad uno scampanio particolarmente solenne:] fras. Suonare a doppio: suonare all'unisono (due o più campane). 2 Costituito dalla somma o dall'unione di due elementi distinti (identici o diversi fra loro). Fig. Che deriva congiuntamente da due cause o ottiene contemporaneamente due effetti. 2.1 Fig. [Detto di una persona o di un comportamento, con valore neg.:] che agisce, parla, si manifesta diversamente da come pensa, intende, è.

0.8 Elisa Guadagnini 04.05.2006.

1 Pari a due volte una det. quantità o dimensione. Estens. Sensibilmente maggiore (di una det. quantità o dimensione, anche implicita); di intensità o dimensioni maggiori della norma, grande (anche con valore avv.).

[1] Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.), canz. 17.26, pag. 38: Sor tutto amor, m'è gente / de gioioso savore / quello del meo segnore; / ed è ciò giustamente, / però ch'è veramente / d'alta bieltate fiore: / per ch'eo n'ho tal dolzore, / ca men obrio sovente, / quando li tegno mente, / ch'elli ha tutto verace, / quanto a baron conface: / tanto è dobla fornita / l'opera sua, compita / de tutto ciò che vol pregio valente.

[2] Guittone (ed. Leonardi), a. 1294 (tosc.), 35.14, pag. 105: a voi lo core meo senpre fedele / però dimora intra crudele sorte / che tacer mi fa 'l cor<e> più amar che fele, / e 'n dir «Voglio!» la pena è dobbra forte.

- Locuz. avv. A cento dobli: cento volte tanto (con valore iperbolico).

[3] Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.), canz. 1.25, pag. 4: Quale donque esser deo, / poi tale donna intende il meo preghero, / e merta volontero / a cento dobli sempre el meo servire?

- Locuz. avv. A doblo: due volte tanto (con valore rafforzativo).

[4] Guittone, Rime (ed. Contini), a. 1294 (tosc.), Canz. 2.23, pag. 198: Bon ho diritto ['n] somma / s'en amar lei m'aduco / del cor tutt'e dell'alma, / perch'è di valor somma; / e che piacer aduco, / dat'a amor dell'alma / che più m'ama che sé! / Ciò dia saver, che, se / torn'a suo pregio magno, / per me onta no magn'ò, / ché, si ben m'am'a dobbio, / m'è al certo che dobbio.

1.1 [In doc. giuridici:] pari a due volte (una pena det.).

[1] Stat. casert., XIV pm., pag. 62.4: Qualunqua frate fallesse i(n) alcuno deli capituli p(er) alcuno casu ch(e) li avenesse degia gire alo cappellano overu ad uno deli mastri (et) dicere como ave falluto, (et) si ip(so) non se accusasse (et) si sie accusato ali mastri p(er) altra p(er)sona, siale data dobla penetencia.

1.2 [Con rif. ad uno scampanio particolarmente solenne:] fras. Suonare a doppio: suonare all'unisono (due o più campane).

[1] Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342, cap. 27, pag. 128.30: [5] Lo sagramento del santissimo corpo e sangue de Cristo e tuti gli acti chi se fan in la messa sancta, hi segni de croxe su l'ostia e sul calexo, [[...]] lo sonar de chioche sempio e a dobio...

2 Costituito dalla somma o dall'unione di due elementi distinti (identici o diversi fra loro). Fig. Che deriva congiuntamente da due cause o ottiene contemporaneamente due effetti.

[1] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), De die iudicii, 171, pag. 201: Li misri pur d'angustia le lengu' se mangiaran / E De nostro segnor fortment blastemaran, / In anima e in corpo dobio torment havran / E queriran la morte ni mai la trovaran.

[2] Sermoni subalpini, XIII (franco-piem.), 21, pag. 278.1: E per zo fo apelà quel arbor lignum sciencie boni et mali; quar en luj fo la prova del ben e del mal. Del ben, si el se fos atenù qu'el non aves manià, e si n'ora avù dobla corona. Corona ora avua de l'atenencia, zo est vita perpetual e inmortalità del corp.

[3] Elucidario, XIV in. (mil.), L. 1, quaestio 184, pag. 132.11: \D.\ Quen marzé achaten quilli ke tractano lo corpo de Criste degnamente? \M.\ Dobia corona: una perzò k'illi lo tractano con grande reverentia, l'altra perzò k'illi se fa digni per bona vita e per bon costume.

[4] Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.), L. 4, cap. 22, pag. 246.5: Eca dunqua che così è como e' t' ò dito, che ora dixe che a iascun è daito un vestimento bianco e poa dixe che in la sua terra receveram dobia gloria, per dar a intende' che aora li eleti sum pur biai in l' anima e poa, depoi la resurrecium, seram biai in anima e in corpo.

2.1 Fig. [Detto di una persona o di un comportamento, con valore neg.:] che agisce, parla, si manifesta diversamente da come pensa, intende, è.

[1] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 2, cap. 2, vol. 1, pag. 76.20: E a chò que, turbatu lu urdini di la cavalaria, non mancassi la vinditta, issa li recipì con dublu façci, a li tendi publicamenti alegri et a la casa privatamenti plangulenti, non certa se si divissi alegrari oy plangiri.

[u.r. 21.05.2010]