DOPPIARE v.

0.1 dopia, dopiado, dopiar, dopiare, dopiata, dopla, doplado, doplando, doplata, doplerà , dopleria, doppia, doppiando, doppiar, doppiata, doppiate, doppiato, doprando, dopya, dopyandomi, dupler, dupliè, dupplare, dupplatu.

0.2 DELI 2 s.v. doppio (lat. tardo duplare).

0.3 Patecchio, Splanamento, XIII pi.di. (crem.): 1.

0.4 In testi tosc.: Ubertino del Bianco d'Arezzo, a. 1269 (tosc.); Dante da Maiano, XIII ex. (fior.); Stat. sen., XIV pm.

In testi sett.: Patecchio, Splanamento, XIII pi.di. (crem.); Fr. Grioni, Santo Stady, a. 1321 (venez.); Doc. padov., 1374.

In testi mediani e merid.: Poes. an. urbin., XIII.

In testi sic.: Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.).

0.7 1 Rendere qsa due volte maggiore (per dimensione o quantità). Estens. Rendere sensibilmente maggiore (anche fig. in forza o intensità). 1.1 Inserire versi (tipicamente nel sonetto, rendendo doppie parti della struttura). 2 Diventare pari a due volte una det. quantità o dimensione. Estens. Diventare sensibilmente maggiore (anche fig. in forza o intensità). 2.1 Sost. Il diventare pari a due volte una det. quantità, moltiplicazione per due.

0.8 Elisa Guadagnini 05.05.2006.

1 Rendere qsa due volte maggiore (per dimensione o quantità). Estens. Rendere sensibilmente maggiore (anche fig. in forza o intensità).

[1] Patecchio, Splanamento, XIII pi.di. (crem.), 204, pag. 568: Qi respondes al mato segondo soa stolteça, / deventa tal con' lui e dopla la mateça...

[2] Ubertino del Bianco d'Arezzo, a. 1269 (tosc.), 7.14, pag. 389: E saccio ben, s'orgo' non vi vinciesse, / che sovra presgio e sovra valor siete [[...]]: / sol che merzede alquanto vi piaciesse, / lo presgio e lo valor doppiatoavete.

[3] Poes. an. urbin., XIII, 27.20, pag. 602: Si tte delecti in peccati mortali / per la belleça ke Deo t'aia data, / intro lo inferno a le pene eternale / l'anema trista sirà condannata: / mai non n'aresce, si dentro ç'è ccolta, / fora una volta - per pena dupplare. / Tucta la gente se deve assemblare / nanti lo Rege ad audir la sentença, / unde averai de ke vergognare...

[4] Fr. Grioni, Santo Stady, a. 1321 (venez.), 1863, pag. 98: Et ello farà ben tanto per vu, / Che in llo primo grado ve meterà, / E signor del regno ve farà: / Ville e chastelly e çitade / Ve meterà in podestade, / Si doplerà lo vostro honor, / Alteça e signoria maçor / Ve farà aver...

[5] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 9, cap. 9, vol. 2, pag. 219.24: Tineyu [[...]] ficausi lu coltellu a la gula fin a lu manicu, et cadiu supra lu corpu mortu di Cassiu; e missitatu lu sangui di l'unu et di l'altru dupplatu fu lu sacrificiu.

1.1 Inserire versi (tipicamente nel sonetto, rendendo doppie parti della struttura).

[1] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 74.7, pag. 75: Nel sonettar con voi voler duriè / gli ritorne' mostra che creschinò, / però che sono già sì dupliè / che ' lor sonetti par ch'avanzinò. || Ageno, Sacchetti, Rime, p. 10: «Con creschinò si fa riferimento ai sonetti LXXa (e b) e LXXIVa, che hanno code di tre endecasillabi, e al sonetto LXXIIIa, che ha una coda di quattro (qui i versi della coda sono duplicati, cioè raddoppiati di numero)».

2 Diventare pari a due volte una det. quantità o dimensione. Estens. Diventare sensibilmente maggiore (anche fig. in forza o intensità).

[1] Giac. Pugliese, Resplendiente, 1234/35 (sic.>ven. or.), 23, pag. 85: Lu to splandore / m'à sì preso / cum zoi d'amore / m'a[vi] conquiso / sì ch'eu di voy non posse partire; / e no·l volria, si-ben lu podese, / k[a] me·l poria dupler li martire, / k'inver di voi [f]allança facisse.

[2] Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.), son. (D.) 122.11, pag. 200: E non è meraviglia s'eo mi doglio, / ché la ventura mia tuttor disvene, / e le bellezze vostre van doppiando.

[3] Dante da Maiano, XIII ex. (fior.), 46.31, pag. 148: Di più in più doplando / vene lo meo dannaggio, / e quella cui son gaggio / non credo mai di me li risovvegna...

[4] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 332.39, pag. 414: Nesun visse già mai più di me lieto, / nesun vive più tristo et giorni et notti; / et doppiando 'l dolor, doppia lo stile / che trae del cor sì lacrimose rime.

[5] Tristano Veneto, XIV, cap. 487, pag. 450.33: E però lo Chavalier dalo Scudo Vermegio, quando elo intese queste novele, elo andava molto megiorando et sì la feva asè megio qua davanti, perché elo haveva plui de força et de poder qu'ello non haveva davanti, et lo so argumento li era doplado tropo maravegiosamentre...

- [Detto di una persona:] diventare sensibilmente più forte.

[6] Tristano Cors., XIV ex. (ven.), pag. 96.31: Così se manten meser Palamides en lo tornero che tuti cridano sovra luj ch'el venço el tuto; [[...]] e quando miser Palamides olde ciò, ello en val de meio; ello ha Palamides plu cha doplado.

2.1 Sost. Il diventare pari a due volte una det. quantità, moltiplicazione per due.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 28.93, vol. 3, pag. 468: ed eran tante, che 'l numero loro / più che 'l doppiar de li scacchi s'inmilla.

[2] Gl Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn.), c. 28, 88-96, pag. 629, col. 2.7: 'Lo doppiar di scachi' si è apore sul tavolero dove se çoga a 'scachi', sul primo scacho uno, sul secondo doe, sul terço quatro. e cussí redopiando fino all'ultimo scacho ch'è lo 64...

[3] Stat. sen., XIV pm., pag. 25.4: e se alchuno non volesse giurare, sia punito de facto per ciaschuno dì che 'l decto giuramento non volesse fare, cioè pello primo dì in XX libre di denari, con dopiare per dì I di denari...