DUPLICATO agg.

0.1 dopligà , dopplicata, dopplicati, dupicata, duplicata, duplicate, duplicati, duplicato, dupplicata, dupplicati, dupplicato.

0.2 V. duplicare.

0.3 Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.): 3.

0.4 In testi tosc.: Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.); Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.); Stat. sen., 1309-10 (Gangalandi); Boccaccio, Filostrato, 1335-36 (?).

In testi sett.: Serapiom volg., p. 1390 (padov.).

In testi mediani e merid.: Stat. perug., 1342; Cronaca volg. isidoriana, XIV ex. (abruzz.); Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.).

0.5 Locuz. e fras. non duplicato 1.1.

0.7 1 Pari a due volte una det. quantità o dimensione. Estens. Sensibilmente maggiore (di una det. quantità o dimensione, anche implicita) (anche fig.); di intensità o dimensioni maggiori della norma, grande. 1.1 [Con rif. ad un oggetto composto da più strati sovrapposti:] di spessore pari a due volte quello normale; [con rif. ad un oggetto flessibile:] ripiegato su se stesso (risultando di uno spessore pari a due volte quello normale). Locuz. agg. Non duplicato. 2 [Detto di un doc. scritto:] trascritto fedelmente su un altro supporto grafico. Lettera duplicata: missiva diffusa per copia. 3 Costituito dalla somma o dall'unione di due elementi distinti (anche fig.). 3.1 Fig. [Detto di una persona o di un det. comportamento:] che non manifesta la propria intenzione o il proprio pensiero profondo, con l'intento specif. di nuocere o di ingannare (con valore moralmente neg.).

0.8 Elisa Guadagnini 08.05.2006.

1 Pari a due volte una det. quantità o dimensione. Estens. Sensibilmente maggiore (di una det. quantità o dimensione, anche implicita) (anche fig.); di intensità o dimensioni maggiori della norma, grande.

[1] Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.), De doctrina, cap. 1: sono cose che alo inconi(n)ciame(n)to paiono buone, le quale àno malo effetto; et I(es)ù Siràc disse: in tucti li beni troverai dopplicati i mali.

[2] Stat. sen., 1309-10 (Gangalandi), dist. 1, cap. 293, vol. 1, pag. 221.3: Et se alcuna cosa si trovasse venire meno, el camarlèngo et IIIJ, debiano fare restituire et mendare per quello castellano, el quale, essi arnesi et cose, non rassegnasse interamente, dopplicata.

[3] Cavalca, Ep. Eustochio, a. 1342 (pis.), cap. 11, pag. 424.32: E fatto Pasqua di Resurrezione infino alla Pentecosta, in questo tempo si dispensano, non che ogni dì mangino più d' una volta, ma mangiano più per tempo, sicchè in parte condescendono all' usanza ecclesiastica, e nientemeno non si gravano di duplicato cibo.

[4] Cronaca volg. isidoriana, XIV ex. (abruzz.), pag. 138.27: Et da poi ch'el Signore Dio liberao el ditto Iob da omne infirmetate, rendio al prefato Iob omne soa substantia radoblicata, [perché gl'avea tolto e fatto morire ogni suo bestiame, però gli rendé dupicata].

- Soldo, soldi duplicati.

[5] Reg. milizie, 1337 (fior.>lucch.), pag. 545.19: Item, se advenisse che i decti capitani o conostabili di soldati del Comune predecto, o ver alcuno di loro, colli loro cavalieri, avere in campo victoria contra li nimici del Comune di Firenze [[...]], abbiano et aver debbiano li decti capitani, conostabili et li loro cavalieri, soldati del decto Comune, lo soldo et soldi dupplicati per uno mese...

- [In doc. giuridici:] pari a due volte (una pena det.).

[6] Stat. perug., 1342, L. 1, cap. 21, par. 37, vol. 1, pag. 110.28: Ancoraché el dicto ofitiale tenuto sia e degga de tucte e ciascune ei quagle se retrovassero danno dare, fare e scrivere overo scrivere fare condannagione duplicate êllo maiure e generale conselglo de la citade de Peroscia, scrivendo brevemente solamente el nome del condannato e la quantitade de la condannagione e 'l danno per luie dato con bestie e sença bestie...

1.1 [Con rif. ad un oggetto composto da più strati sovrapposti:] di spessore pari a due volte quello normale; [con rif. ad un oggetto flessibile:] ripiegato su se stesso (risultando di uno spessore pari a due volte quello normale). Locuz. agg. Non duplicato.

[1] Giordano da Pisa, Prediche, 1309 (pis.), 28, pag. 220.36: Lo vaço che fusse doppio non terrebbe se non pogo, unde conviene che sia ritondo o vero lungo, non dupplicato, sì l'otre però che non è dupplicato ma semplice.

[2] Fioretti S. Francesco, 1370/90 (tosc.), cap. 16, pag. 108.20: «Sirocchie mie uccelli, voi siete molto tenute a Dio vostro creatore, e sempre e in ogni luogo il dovete lodare, imperò che v'ha dato libertà di volare in ogni luogo; anche v'ha dato il vestimento duplicato e triplicato...

[3] Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.), cap. 45, pag. 171.8: fendase lu cogiu p(er) longneçça delle vene, et (con) una brocca de lino la vena se subleve et (con) uno filo torto duplicato, la vena se lege da dui p(ar)ti...

1.1.1 [Detto di una persona:] ripiegato o contratto (nelle membra o fig. nello spirito).

[1] Bosone da Gubbio, Avv. Cic., a. 1333 (eugub.>fior.), L. 2, cap. 10, pag. 210.24: «Se fu mai nullo Cristiano ingiurato contro a douto giudicio, si è lo disaventuroso e fortunoso presente che con voi parla. [[...]] l'animo nostro è in tristizia e in dolore dopplicato...

[2] Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.), L. 5, cap. 1, pag. 337.18: Costui [[...]] vide uno cavalier macedonico consumato per vecchiezza, [[...]] per troppo freddo contratto, seggiendo elli in alto seggio presso al fuoco; e fatto stimagione, non della fortuna ma dell' etade sua e del cavaliere, della seggia discese, e con quelle mani [[...]] il corpo duplicato per lo freddo, nella sua seggia puose. || Val. Max., V, 1, ext.1: «et illis manibus [[...]] corpus frigore duplicatum in suam sedem inposuit».

2 [Detto di un doc. scritto:] trascritto fedelmente su un altro supporto grafico. Lettera duplicata: missiva diffusa per copia.

[1] Doc. fior., 1311-50, 117 [1350], pag. 697.17: di necessità ci pare che la detta ambasciata si mandi, acciò che 'l Signore nostro, messer lo Papa, non avesse materia di fare descendere in Ytalia signore oltramontano, sì come per sue lectere dupplicate n'acennò, quasi con minacce...

3 Costituito dalla somma o dall'unione di due elementi distinti (anche fig.).

[1] Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.), L. II, dist. 2, cap. 6, pag. 93.26: E vediamo quale de questi segni sia masculino e quale feminino: lo gemini, a cascione che so' doe figure, dea èssare per rascione più nobele de la vergine, ch'è sola una figura; adonqua lo gemini, ch'è più nobele, sarà masculino, e la vergine sarà femenina, e così ponno li savi; e ambedoi li segni de Mercurio non pòttaro èssare duplicate figure, cum ciò sia cosa che l'uno debbia èssare più nobele de l'altro, emperciò che l'uno dea èssare masculino e l'altro feminino a casione de la generazione; adonqua è mestieri che l'uno sia duplicato e l'altro no.

[2] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. 11, cap. 86, vol. 2, pag. 621.16: la terra era fortissima di mura con ispesse torricelle e bertesche, e poi steccata con dupplicati fossi, come Castruccio medesimo l'avea fatta afforzare...

[3] Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 25, 67-78, pag. 649.8:Fersi le braccia due di quattro liste; due erano le braccia et erano di quattro colori, perché l'uno e l'altro aveano colore umano e serpentino; e questo significa che l'opere erano duplicate; cioè serpentine, in quanto l'usava lo inganno del furto; et umane, in quanto usava discrezione.

- Verso duplicato: unità di due versi.

[4] Esopo ven., XIV, cap. 62, pag. 63.7: Fine fruor versu gemino, quid cogitet omnis Fabula declarat datque quid intus habet. [[...]] «Io fazo fine alo mio dire: ogni fiaba declara con duplicatoverso quel ch'ela contiene e mostra e dà de fuora quel se contiene dentro»...

- [Bot.] Fiore duplicato: fiore composto da due distinte serie di petali (?).

[5] Serapiom volg., p. 1390 (padov.), Erbario, cap. 184, pag. 191.35: Segondo Dyascorides el se truova un'altra spetia de çi' che se chiama exsiom [[...]]. E ha el so peón de longeça de un braço, aspero e pie(n), in la cima del qualle è fiore dopligà e despartìo insembre e de collore purpureo.

3.1 Fig. [Detto di una persona o di un det. comportamento:] che non manifesta la propria intenzione o il proprio pensiero profondo, con l'intento specif. di nuocere o di ingannare (con valore moralmente neg.).

[1] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. 11, cap. 170, vol. 2, pag. 735.18: Ma la giustizia divina, la quale non perdona alla pulizione degl'innormi peccati, come a Dio piacque, tosto vi mise penitenza con vergogna del nostro Comune per gli modi dupplicati e improvisi e non pensati che diremo qui apresso...