GABBO s.m.

0.1 agabba, gabbe, gabbi, gabbo, gabbu, gabe, gabo, gabu, gambo.

0.2 DELI 2 s.v. gabbo (fr. ant. gab).

0.3 Dante, Vita nuova, c. 1292-93: 1.7.

0.4 In testi tosc.: Dante, Vita nuova, c. 1292-93; Palamedés pis., c. 1300; Bind. d. Scelto (ed. Gozzi), a. 1322 (sen.).

In testi sett.: Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342; Tristano Veneto, XIV.

In testi mediani e merid.: Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.); Anonimo Rom., Cronica, XIV.

In testi sic.: Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.); Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.); Simone da Lentini, 1358 (sirac.).

0.5 Anche s.f. (gabba).

Locuz. e fras. a gabbo 1.1; con gabbo 1.2; da gabbi 1.3; fare gabbi 1.4; fare gabbo 1.4; farsi gabbi 1.4; farsi gabbo 1.4; per gabbo 1.2; per gabbi 1.2; pigliare a gabbo 2; prendere a gabbo 2; prendere in gabbo 1.5; tenere a gabbo 2.1; tenere in gabbo 2.1; tenere per gabbo 2.1.

0.6 N La forma agabba di Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 4, pag. 55.15 è lezione del ms. ripristinata su a gabbo dell'editore Torri.

0.7 1 Scherzo o inganno (per lo più benevolo) volto alla canzonatura o al divertimento. 1.1 Locuz. avv. A gabbo: per scherno. 1.2 Locuz. avv. Con gabbo, per gabbo, per gabbi: per prendere in giro; con l'intenzione di scherzare. 1.3 Locuz. agg. Da gabbi: risibile, da scherzarci sopra. 1.4 Locuz. verb. Fare gabbo: suscitare la derisione altrui; farsi gabbo, fare (farsi) gabbo (gabbi) di qno o qsa: mettere in ridicolo, prendersi gioco di (qno o qsa). 1.5 Locuz. verb. Prendere in gabbo: trasformare in scherzo. 1.6 Lo stesso che lusinga. 1.7 Scherzo (malevolo); grave mancanza di rispetto, disprezzo; inganno, raggiro. 2 Cosa da sottovalutare o trascurare. Fras. Pigliare, prendere a gabbo: prendere alla leggera. 2.1 Fras. Tenere a gabbo, in gabbo, per gabbo: considerare di poco conto o non considerare affatto. 3 Ciò che appare straordinario, fuori dal normale: scherzo (della sorte).

0.8 Rossella Mosti 08.07.2006.

1 Scherzo o inganno (per lo più benevolo) volto alla canzonatura o al divertimento.

[1] Bind. d. Scelto (ed. Gozzi), a. 1322 (sen.), cap. 482, pag. 498.21: Lo dì furo quelli de la città tristi e dolenti, ché non vi fu quel dì riso né gabbo dentro a la città.

[2] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 1, cap. 3, vol. 1, pag. 24.13: in locu di naviliu et di exercitu qui adimandavanu li Parinisi, li Samij li mandaru commu per gabbu una lesna...

[3] Tristano Cors., XIV ex. (ven.), pag. 123.29: E quando elli àveno çenado a lor piacere, Tristan con eso Palamides e con eso Garieto e Dinadan aconpagnono lo re Artuxe inverso lo Verçepo, tutor digando novele de gabo e de festa.

1.1 Locuz. avv. A gabbo: per scherno.

[1] Novellino, XIII u.v. (fior.), 28, pag. 194.9: Così parlando, venne un matto e disse loro: «Signori, e sopra capo di quel Signore, che ha?». E l'uno rispuose a gabbo: «Havi un capello».

1.2 Locuz. avv. Con gabbo, per gabbo, per gabbi: per prendere in giro; con l'intenzione di scherzare.

[1] Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.), canz. 30.31, pag. 112: Così nonn è con gab[b]o, / s'io doglio e 'l mal, dico, ab[b]o: / ch'amore amar mi face / tal che non mi conface, / tal che n'ag[g]io dottanza / pur di farle sembianza.

[2] Paolino Pieri, Cronica, 1305 c. (fior.), pag. 44.15: Et in questo tempo li si rubellò la Sicilia dal Re Carlo, et incominciossi in Palermo, perchè andando ad una Festa per Mare alquanti di Palermo fecero loro Segnore, et levaro una insegna per gabbo, et a sollazzo...

[3] Andrea Cappellano volg. (ed. Ruffini), XIV in. (fior.), L. I, cap. 11, pag. 27.25: Responde l'uomo: «S'io non credessi che ttu il dicessi per gabbi e per farmi vergognare, direi che in ciò che tu erassi molto.

[4] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 3, cap. 1, pag. 78.1: Sanctu Paulinu, sicundu homu ki illu era bellu parlature e scienciatu homu, sì accertau a killa vidua ki zo ki illu dichìa non lu dichìa pir gabbu, ma a ctuctu viru.

[5] Tristano Veneto, XIV, cap. 50, pag. 81.24: E la damisela conmençà a rider de ciò che lo mato li disse, perqué ella credeva che questo fosse per gambo...

1.3 Locuz. agg. Da gabbi: risibile, da scherzarci sopra.

[1] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 18, pag. 193.12: Non se schifao de ardere una nobile donna vedova veterana in una torre. Per tale crudelitate li Romani fuoro più irati. Moito haco conceputo contra missore Ranallo e missore Iordano. Non pare opera da gabe.

1.4 Locuz. verb. Fare gabbo: suscitare la derisione altrui; farsi gabbo, fare (farsi) gabbo (gabbi) di qno o qsa: mettere in ridicolo, prendersi gioco di (qno o qsa).

[1] Guittone (ed. Leonardi), a. 1294 (tosc.), 83.13, pag. 249: ché tu, pensando c'ài laida la faccia / e sse' croi' e villana, allor te tene / paura forte che gabbo non faccia; / perciò disdici, e far ciò ti convene.

[2] F Monaldo da Sofena, XIII sm. (tosc.), Amor, s'eo t'ò gabbato, 9: Amore, eo mi· confesso peccatore / inver' la tua doctata signoria; / k'i' era di tua fede infingitore, / e mi· credea amare a maestria, / e gabbo mi· facea d'ogne amadore, / ke per te passo uscisse di sua via. || CLPIO, P 118 MoSo.9.

[3] Novellino, XIII u.v. (fior.), 79, pag. 308.9: quelli così tristo, non potendosi difendere, andossene a richiamare al signore e disseli tutto il fatto. Il signor se ne fece gabbo.

[4] Palamedés pis., c. 1300, pt. 1, cap. 3, pag. 5.23: Elli riguarda la donzella che molto era bella, e per ciò ch'elli credea bene ch'ella piangesse n'à elli pietà in sei medesmo. Elli àe pietade a questa fiata di quella propiamente, che oraindiritto fae gabbo di llui...

[5] Bind. d. Scelto (ed. Gozzi), a. 1322 (sen.), cap. 563, pag. 579.29: e quando lo viddero venire, sì lo dimandaro chi elli era e dund'elli veniva e che andava cerchando: si faceano tuttavia alquanto gabbo di lui.

[6] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 4, cap. 40, pag. 167.1: avanti plu, multi fiati iurava ki non vulia obsirvari la regula, et alcuni fiati dichìa zo cum grande ira, e multi fiati si fachìa gabbu de vuliri viviri rigiliusamenti.

[7] Simone da Lentini, 1358 (sirac.), cap. 17, pag. 77.4: Siati cauti». Et audendu zo, Serloni sindi risi et fichindi gabbu et non curau fari chamari nullu di li soy, li quali eranu soy vichini, per so ayutu...

[8] Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.), [1360/1362] son. 19.17, pag. 274: Quanno se leva alcuno nella ringhera / Con alcuna parola che vi pingo, / Tucti ammortete più che nulla fera! / Non lettere de re né gli statuti / Non vallio; or semo li male venuti! / Quilli medesmi se nne fanno gabe / Dicono che poco sinno Aquila abe!

[9] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 6, pag. 27.7: Io la despenzario per Dio alli uomini necessitosi, li quali non puoco fornire lo tiempo fi' allo sudario vedere». Allora li Romani se comenzaro a fare gabe de esso e dissero ca era pascio.

1.5 Locuz. verb. Prendere in gabbo: trasformare in scherzo.

[1] Boccaccio, Decameron, c. 1370, VI, 1, pag. 408.17: Il cavaliere, il quale per avventura era molto migliore intenditor che novellatore, inteso il motto e quello in festa e in gabbo preso, mise mano in altre novelle e quella che cominciata aveva e mal seguita senza finita lasciò stare.

1.6 Lo stesso che lusinga.

[1] Bind. d. Scelto (ed. Gozzi), a. 1322 (sen.), cap. 93, pag. 158.16: Lo re Priamo l'amava e lo tenea molto caro; ben sapea per suoi gabbi gli uomini ingioire.

1.7 Scherzo (malevolo); grave mancanza di rispetto, disprezzo; inganno, raggiro.

[1] Dante, Vita nuova, c. 1292-93, cap. 15 parr. 4-6.12, pag. 63: Peccato face chi allora mi vide, / se l'alma sbigottita non conforta, / sol dimostrando che di me li doglia, / per la pietà, che 'l vostro gabbo ancide, / la qual si cria ne la vista morta / de li occhi, c' hanno di lor morte voglia.

[2] <Zucchero, Esp. Pater, XIV in. (fior.)>, pag. 20.40: Levatevi di vostre truffe, e vostri gabbi, che a tale cova la morte sotto suoi drappi, che si crede essere forte e sano.

[3] Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342, cap. 22, pag. 110.21: Lo galefar insemo e rebutar l'un l'altro per gabo e per solaçço le parole de truffe e de bufe: «S'el è figliol de De', s'el è chussì electo diga a De' ch'el l'aìa...

[4] Senisio, Caternu, 1371-81 (sic.), vol. 2, pag. 428.13: Item ipsu midemmi per lu gabu ki ni fiche di lu iardinu di la Scumia flurini l.

- S.f. [Nella lirica cortese:] inganno celato dietro le parole cortesi, malafede.

[5] Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.), son. 226.3, pag. 260: Picciul e vile om grande e car tenire, / e chi non val contar di gran valore, / è losinga, o gabba, o mal sentire, / o molta otulità, o troppo amore.

2 Cosa da sottovalutare o trascurare. Fras. Pigliare, prendere a gabbo: prendere alla leggera.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 32.7, vol. 1, pag. 543: ché non è impresa da pigliare a gabbo / discriver fondo a tutto l'universo...

[2] Deca prima di Tito Livio, XIV pm. (fior.), L. 3, cap. 20, vol. 1, pag. 273.19: Ma la gente in quel tempo aveano maggior riverenza agli Dii e più gli temevano, che non fanno nel tempo d'ora; nè giuravano già per ingegno, nè non prendeano mica le leggi a gabbo, anzi dirizzavano loro costumi a guardarle.

[3] Gl Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 32, 1-9, pag. 806.3: Rende la cagione, dicendo: Ché non è impresa da pigliar a gabbo; cioè a beffe...

2.1 Fras. Tenere a gabbo, in gabbo, per gabbo: considerare di poco conto o non considerare affatto.

[1] Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.), son. 224.12, pag. 259: Ma che te mosse? Almeno io abbo / per folle dir procacciat'un satollo, / al qual me' converria ventre di lupo. / Ma ciò ch'eo dico non tener a gabbo; / se 'n digiunar mi fai torcer lo collo, / pensa pur di trovar loc'alto o cupo.

[2] Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.), canz. 10.32, pag. 23: E ciascun ch'amar vole, / tegna altrui in tal gabbo, / com'eo faccio e fatt'abbo: / che là 've amo ho 'n vista / ch'eo mai facciali vista, / ni cosa ch'om far sole.

[3] Laudario S.M. d. Scala, XIII ex./XIV po.q. (tosc.), 9.90, pag. 84: potrebb' egli esser ch'Anna com Pilato / l'avesser tucta nocte tormentato / come m'è stato decto, 'l mio figliuolo, / o che sie suto coi ladroni impeso, / traduto dal suo Iuda camarlengo, / martoriato né stato difeso ... / queste parole per gabbo le tengho!

[4] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 6, cap. 2, vol. 2, pag. 65.17: 5. nìn zò fu senza grandi sua laudi, quandu issu tinia a gabbu la licencia di parlari di ogni homu et purtaula con quieta fronti.

[5] Deca prima di Tito Livio, XIV pm. (fior.), L. 1, cap. 59, vol. 1, pag. 106.16: E dall'altra parte quando veggiono che i principi e gli antichi della città vanno dinanzi, che che sia, nol tengono niente a gabbo.

3 Ciò che appare straordinario, fuori dal normale: scherzo (della sorte).

[1] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 9, cap. 15, vol. 2, pag. 234.7: Per certu in ogni parti uvi andavannu oy Vinniu oy Publiciu, ogni homu li sguardava per maravilya inutandu in ogni cosa la furma di lu grandissimu citadinu in mezani persuni. Lu quali fortuitu gabbu passau ad issu commu hereditariu.

[u.r. 03.05.2009]