DESTITUTO agg.

0.1 destituta, destituti.

0.2 Lat. destitutus.

0.3 Cavalca, Dialogo S. Greg., a. 1342 (pis.): 1.

0.4 In testi tosc.: Cavalca, Dialogo S. Greg., a. 1342 (pis.); Boccaccio, Esposizioni, 1373-74.

0.6 N Doc. esaustiva.

0.7 1 (Rimasto) senza qsa di necessario; totalmente privo. 2 Lasciato solo, abbandonato (anche fig.).

0.8 Milena Piermaria 08.05.2006.

1 (Rimasto) senza qsa di necessario; totalmente privo.

[1] Cavalca, Dialogo S. Greg., a. 1342 (pis.), L. 4, cap. 9, pag. 238.21: volendo Dio la predetta Romola far migliore e più perfetta, sì la percosse di paralisia, sì che molti anni giacque attratta e paralitica e destituta di ogni uffizio delle sue membra.

2 Lasciato solo, abbandonato (anche fig.).

[1] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. I (ii), par. 152, pag. 86.10: Questa adunque, come il disiderio delle virtù torna, abattuta la sensualità, risurge e torna nella sua sedia e manifestasi alla destituta anima, constituta «nel diserto», cioè nel luogo d'ogni virtù, d'ogni buona operazione vacuo, pronta e aparecchiata ad ogni sua oportunità...

[2] Deca terza di Tito Livio, XIV (fior.), L. 7, cap. 5, pag. 200.13: Ma in quello dì che questo consiglio della plebe si dovea fare, il consolo occultamente di notte se n'andò in Sicilia. I Padri destituti giudicarono essere da mandare lettere a Marcello Claudio, acciò che egli sovvenisse alla repubblica abbandonata dal suo compagno.

[u.r. 16.09.2009]