EREMITA (1) s.m./agg.

0.1 armito, eremita, eremite, eremiti, eremito, eremitu, ermita, ermiti, ermito, heremita, heremiti, heremito, heremitu, remita, remite, remiti, remito, remitta, remitu, rimita, rimiti, rimito, rimitta, rimitto, rimitu, romita, romite, romiti, romito, romitto, rumita, rumiti, rumito.

0.2 Da eremo.

0.3 Pseudo-Uguccione, Istoria, XIII pm. (lomb.): 1.

0.4 In testi tosc.: Brunetto Latini, Rettorica, c. 1260-61 (fior.); Doc. sen., 1277-82; Palamedés pis., c. 1300; Doc. prat., 1296-1305; Giordano da Pisa, Pred. Genesi 2, 1308 (pis.); Cenne de la Chitarra, XIII ex.-a. 1336 (aret.).

In testi sett.: Pseudo-Uguccione, Istoria, XIII pm. (lomb.); Cronica deli imperadori, 1301 (venez.); Legg. S. Caterina ver., XIV in.; Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; Preghiera a s. Marco, XIV in. (venez.); Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.); Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342; Serapiom volg., p. 1390 (padov.); Codice dei Servi, XIV sm. (ferr.).

In testi mediani e merid.: Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.); Stat. perug., 1342; Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.); Anonimo Rom., Cronica, XIV.

In testi sic.: Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.); Sposiz. Pass. s. Matteo, 1373 (sic.).

0.7 1 Chi, per motivi religiosi, sceglie di vivere poveramente lontano dal consesso sociale. 1.1 Agg. Che per motivi religiosi sceglie di vivere poveramente lontano dal consesso sociale.

0.8 Maria Clotilde Camboni 24.06.2006.

1 Chi, per motivi religiosi, sceglie di vivere poveramente lontano dal consesso sociale.

[1] Pseudo-Uguccione, Istoria, XIII pm. (lomb.), 1086, pag. 64: L'anema vol far bona vita / E star a guisa de remita, / E 'l corpo se vol alegrar / E ben bever e ben mançar.

[2] Brunetto Latini, Rettorica, c. 1260-61 (fior.), pag. 24.14: dice «sapienzia tacita» quella di coloro che non danno insegnamento per parole ma per opera, come fanno ' romiti.

[3] Doc. sen., 1277-82, pag. 364.34: Ancho V sol. giovidì quindici di entrante dicienbre i quali demmo ai romiti da Santa Agata per le loro toniche.

[4] Palamedés pis., c. 1300, pt. 2, cap. 14, pag. 59.19: Quando Breus àe riguardati li letti ed elli li vide sì poveri di tutte cose, elli dice per fermo che non puote essere che llà entro non abbia rimiti, ché questi letti sono bene letti di gente che dimorano là dentro in penetensia.

[5] Cronica deli imperadori, 1301 (venez.), pag. 209.8: In quel tempo, santo Ydocho, fyo del re de Bertagna, abiando abandonado el regno e 'l mondo, fato fo heremita; in Pago Pontino reposà in lo Segnor.

[6] Giordano da Pisa, Pred. Genesi 2, 1308 (pis.), 22, pag. 168.21: solitario è detto lo rimito e quelli che stae rinchiuso in alcuna cella.

[7] Legg. S. Caterina ver., XIV in., 482, pag. 273: ge n' è de quelle k' àn fato santa vita, / tal è stada en glesia e tal è stà remita...

[8] Preghiera a s. Marco, XIV in. (venez.), pag. 75.15: l'agnolo l'aduse a un(n) s(an)c(t)o remito.

[9] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 12.89, pag. 128: A un ermito santo paire / ze, guiaa da soa maire...

[10] Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 13, 112-129, pag. 253, col. 1.10: Questo Pier Petenaglio fo uno sanctissimo romitto e foe da Fiorença, lo quale nel tempo de l'A. fe' multi miraculi, e de sanare infirmi e de veder molte revelazioni.

[11] Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.), pt. II, cap. 6, pag. 675.14: alcuni eremiti, alcuni cenobiti...

[12] Cenne de la Chitarra, XIII ex.-a. 1336 (aret.), 8.9, pag. 429: con panni grossi e lunghi d' eremita...

[13] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 4, cap. 10, pag. 136.20: standu in pelagu victiru l'anima di unu eremitu ki avia rinunciatu lu mundu e factu pinitencia appressu Beniventu, e victiru comu killa anima era purtata in chelu.

[14] Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342, cap. 29, pag. 141.17: lu chi era romito e stava al dexerto...

[15] Stat. perug., 1342, L. 1, cap. 88, par. 1, vol. 1, pag. 308.27: se deggano [[...]] dare per gle relegiose de l'ordene dei menore overo dei predecatore overo dei remite overo per alcuno garçone menore de dodece angne...

[16] Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.), quart. 252, pag. 54: Lialy l'uno ad l'altro plu che li romiti.

[17] Sposiz. Pass. s. Matteo, 1373 (sic.), cap. 18, par. 3, vol. 2, pag. 45.21: fammi insembli muriri cu lu to figlu, cum la mia ioya, cum l' alligriza di li martiri, cum lu cunfortu di li heremiti, cum lu cunsulu di li afflicti.

[18] Serapiom volg., p. 1390 (padov.), Erbario, cap. 43, pag. 58.1: la go(m)ma de questo arbore ven chiamà lubne, la quale usa li here[miti] [e] questa è la storax meiore.

[20] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 27, pag. 237.27: Gìo como fraticiello iacenno per le montagne de Maiella con romiti e perzone de penitenza.

[21] Codice dei Servi, XIV sm. (ferr.), 7, pag. 226.5: per sore e per remiti e per frà...

1.1 Agg. Che per motivi religiosi sceglie di vivere poveramente lontano dal consesso sociale.

[1] Doc. prat., 1296-1305, pag. 356.26: It(em) ebero li frati romiti pani XLVIIJ.

[2] Boccaccio, Rime, a. 1375, pt. II [Dubbie], 41.27, pag. 219: Dinnanzi a queste non vince partito / la fiera lupa delle sette branche, / con le quaï artiglia il più romito.

1.1.1 Che si estranea volontariamente dalla realtà circostante, in particolare da quella sociale, e dall'interazione con gli altri esseri umani.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 6.72, vol. 2, pag. 95: l'ombra, tutta in sé romita, / surse ver' lui del loco ove pria stava, / dicendo: «O Mantoano, io son Sordello / de la tua terra!»; e l'un l'altro abbracciava.

[2] Boccaccio, Fiammetta, 1343-44, cap. 7, par. 1, pag. 215.3: Ma me sola solitaria parte teneva quasi romita, e sconsolata per la fallita speranza, de' lieti tempi avea noia.

[3] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 336.6, pag. 419: Sì nel mio primo occorso honesta et bella / veggiola, in sé raccolta, et sì romita, / ch'i' grido: «Ell'è ben dessa; anchor è in vita», / e 'n don le cheggio sua dolce favella.

[4] Gl Francesco da Buti, Purg., 1385/95 (pis.), c. 6, 61-75, pag. 131.29: e l'ombra, tutta in sè romita; cioè tutta in sè ristretta e commossa prima...

1.1.2 Difficilmente raggiungibile dal'uomo, e quindi deserto, solitario.

[1] Gl Francesco da Buti, Purg., 1385/95 (pis.), c. 3, 46-60, pag. 64.5: dice: la più diserta; cioè abbandonata per la sua aspressa, La più romita costa; cioè la più dirupata e chiusa, è una scala, Verso di quella; cioè a rispetto di quella del monte del purgatorio, agevole et aperta; che sono adiettivi contrari a quelli di sopra: agevole è contrario alla diserta, aperta è contrario a la romita.