UGGIA (1) s.f.

0.1 ugge, uggia.

0.2 Lat. *udia, da udus (DELI 2 s.v. uggia).

0.3 <Tesoro volg. (ed. Gaiter), XIII ex. (fior.)>: 1.2.2.

0.4 In testi tosc.: <Tesoro volg. (ed. Gaiter), XIII ex. (fior.)>; Lett. pist., 1320-22.

0.5 Locuz. e fras. avere buona uggia 2; avere male uggia 2; in uggia 1.2.2; uggia e ombra 1.1.

0.6 N Il termine è att. già in una carta lat. rogata nel Mugello nel 1114: «uno casstagno cum tanta terra quanta est ugia de ipso castagno», cfr. GDT, p. 681.

Doc.: cit. tutti i testi.

0.7 1 Oscurità relativa causata dall'interposizione di un corpo opaco che intercetta la luce. 1.1 [In relazione alla capacità del corpo interposto di intercettare la luce o altri corpi:] schermo, protezione. 1.2 [In contesto metaf.:] privazione della luce da cui conseguono l'impossibilità di sviluppo eutrofico e l'insorgere di patologie. 2 Fig. Sorte, fortuna. Fras. Avere male, buona uggia. 2.1 Frutto delle circostanze favorevoli, successo?

0.8 Roberta Cella 19.09.2006.

1 Oscurità relativa causata dall'interposizione di un corpo opaco che intercetta la luce.

[1] Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.), c. 20, pag. 361.5: E dice, che il re di Francia oggi è di tanto podere, che sotto la sua ombra tutta la terra cristiana sta auggiata. Onde, sì come l'uggia nuoce al campo seminato, così dice di costui, che nuoce al Cristianesimo...

1.1 [In relazione alla capacità del corpo interposto di intercettare la luce o altri corpi:] schermo, protezione.

[1] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. XV, par. 4, pag. 666.2: E 'l fummo del ruscel, cioè che surgea del ruscello, come veggiamo di molti fiumi e altre acque fare, di sovra aduggia, cioè, ricoprendo, fa uggia, la quale, come nel precedente canto ha detto, amorta le dette fiamme che sopra esso cadessero, Sì che dal fuoco salva l'acqua e gli argini...

- Uggia e ombra.

[2] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 15, pag. 285.8: 'l fumo di questo rosso rigagnolo facea uggia di sopra dal passo; sì che la detta uggia, e ombra faceva salva qui l'acqua del ruscello, e li argini dal lato del fuoco, che piove a dilatate falde.

1.2 [In contesto metaf.:] privazione della luce da cui conseguono l'impossibilità di sviluppo eutrofico e l'insorgere di patologie.

[1] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 57.75, pag. 50: Mira a la discordia che fu tanta / tra Mario e Silla, e pestilenza quanta / ne' cittadin de la lor terra nacque; / fuggi, per Dio, adunque cotal ugge, / che surgon fuori di maligna pianta...

1.2.1 Fig. Afflizione (specif. materiale).

[1] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 175.182, pag. 190: Quante persone meste! / Ognora assai tempeste! / L'un giorno reca fame / e l'altro peste! / L'altro le teste / per discordia taglia, / l'altro con maglia / e piastra il mondo strugge! / Ed altre diverse ugge, / che chi le fugge / convien ben che corra...

1.2.2 Fig. Locuz. agg. In uggia: inviso o molesto, tale da suscitare fastidio o repulsione.

[1] <Tesoro volg. (ed. Gaiter), XIII ex. (fior.)>, L. 7, cap. 25, vol. 3, pag. 301.11: Tua nettezza dee essere, che ella non sia uggia per troppo ornamento, ma tanto che tu cacci le salvatiche negligenze e la campestre laidezza. || Intendere «sia ['n] uggia»?, meno prob. «si' a uggia», privo di riscontri; cfr. Tresor II, 74, 1: «Ta netece doit telle estre que ele ne soit haïe par trop aornement...».

[2] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 9, cap. 97, vol. 2, pag. 425.2: essendo la madre de' detti Francesco e Niccolò atempata e datasi allo spirito, il detto conticino plubicamente si tenea in casa una amica, e di lei avea cinque figliuoli [[...]]. Il conte [[...]] grande affezione mostrava a questi bastardi, il perché la loro madre prendea di baldanza più no· ssi convenia; e per tanto era in uggia e crepore a' detti Francesco e Niccolò...

[3] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 4, cap. 22.18, pag. 316: Ogni mondan diletto qui si fugge, / e gola e simonia e vanagloria / e gli altri vizi tutti s'hanno in ugge».

[4] Fazio degli Uberti, Rime varie, a. 1367 (tosc.), 1.27, pag. 40: Cosí mi trovo in ugge / a' cieli, al mondo, a l'acqua, e a lo 'nferno: / ché ogni cosa c' ha poder mi caccia...

2 Fig. Sorte, fortuna. Fras. Avere male, buona uggia.

[1] Lett. pist., 1320-22, 1, pag. 35.26: credo anchora poterti dire, che se tue non ti fossi partito di Corte, non sarebboro mai spacciate [[due petitioni]]; peroe che io credecti, che anzi che fosse uno mese dopo la tua partita, queste petitioni di messer Ianibaldo et dello vescovo si spacciassero, sìe che bene credea dire che tue ci avei male ugia...

[2] f Pistole di Seneca volg., XIV: Niuno huomo habuona uggia, o sì buona ventura ne' benefici fare, e nelle cortesìe, che spesse volte non sia ingannato || Crusca (1) s.v. uggia.

2.1 Frutto delle circostanze favorevoli, successo?

[1] A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.), c. 72, terz. 41, vol. 3, pag. 302: Questi [[Castruccio Castracani]] pensava, colla mente sana: / Firenze avrò co' miei Cavalieri, / poi mi farò incoronar di Toscana; / e già levata avia parte dell'uggia, / quando gli venne ogni speranza vana.

[u.r. 29.10.2013]