BALBUTIRE v.

0.1 balbuciendo, balbuziendo, balbuzïendo.

0.2 Lat. balbutire (LEI s.v. balbutire, 4, 593.26).

0.3 Dante, Commedia, a. 1321: 1.

0.4 In testi tosc.: Dante, Commedia, a. 1321.

In testi sett.: Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn.).

0.7 1 Lo stesso che balbettare.

0.8 Niccolò Scaffai 01.12.2000.

1 Lo stesso che balbettare.

[1] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 2, cap. 4, pag. 127.33: Florio e Biancifiore, tornati i candidi visi come vermiglie rose per vergogna della non usata riprensione, apersero i libri; ma gli occhi loro più disiderosi dell'effetto che della cagione, torti, si volgeano verso le disiate bellezze, e la loro lingua, che apertamente narrare solea i mostrati versi, balbuziendo andava errando.

- [Rif. ai tentativi inarticolati di eloquio degli infanti].

[2] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 27.130, vol. 3, pag. 456: Tale, balbuzïendo ancor, digiuna, / che poi divora, con la lingua sciolta, / qualunque cibo per qualunque luna…

[3] Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn.), c. 27, 121-138, pag. 613, col. 1.5: Tale, balbuziendo, çoè li fandisini che non hano ancora locutione destinta né articolada, desunano, çoè non ofendeno a Deo né al prossimo, e, tal balbuciendo, chiaro appare, in prima pueritia, ama et ascolta, çoè 'ama' et è obediente.

[u.r. 21.03.2019]