DITO s.m.

0.1 dea, ded, deda, dede, dedha, dedhi, dedho, dedi, dedo, deta, deti, deto, di', , dia, dicito, dide, didho, dido, die, digita, digiti, digito, digitu, digitus, diia, dio, dita, dite, diti, dito.

0.2 Lat. parl. *diitum, lat. classico digitum (DELI 2 s.v. dito).

0.3 Glossario di Monza, X: 1.

0.4 In testi tosc.: Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.); Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.); <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>; Doc. fior., 1286-90; Distr. Troia, XIII ex. (fior.); Stat. sen., 1309-10 (Gangalandi); Simintendi, a. 1333 (prat.); Mazz. Bell., Storia (ed. Gorra), 1333 (pist.); Pietro dei Faitinelli, XIV pm. (lucch.).

In testi sett.: Glossario di Monza, X; Ugo di Perso, XIII pi.di. (crem.); Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); Memoriali bologn., 1279-1300; Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; Paolino Minorita, 1313/15 (venez.); Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342; Serapiom volg., p. 1390 (padov.); Lucidario ver., XIV.

In testi mediani e merid.: Miracole de Roma, XIII m. (rom.); Proverbia pseudoiacop., XIII (abruzz.); Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.); Stat. perug., 1342; Lett. napol., 1353; Passione cod. V.E. 477, XIV m. (castell.); Destr. de Troya, XIV (napol.); Gloss. lat.-eugub., XIV sm.; Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.).

In testi sic.: Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.); Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.).

0.5 Locuz. e fras. agguattarsi dopo i diti 1.1.12; aprire le dita 1.1.10; darsi del dito nell'occhio 1.1.11; dimostrare a dito 1.1.15; dito anellare 1.1.3; dito estremo 1.1.4; dito grosso 1.1.1; dito grosso del piede 1.1.5; dito indicativo 1.1.2; dito minimo 1.1.4; dito minore 1.1.4; dito piccolo 1.1.4; drizzare il dito 1.1.16; fare schermo del dito 1.1.12; legarsi al dito 1.1.9; levare il dito 1.1.7; mostrare a dito 1.1.15; mostrare col dito 1.1.15; non voler muovere neppure con il dito 1.1.8; non voler toccare neppure con il dito 1.1.8; porgere il dito e vedersi prendere la mano 1.1.13; porsi il dito alla bocca 1.1.17; porsi il dito su dal mento al naso 1.1.17; tendere il dito 1.1.6; tornare zoppo col dito nell'occhio 1.1.14.

0.7 1 [Anat.] Ciascuna delle parti mobili, distinte e articolate, con cui terminano le mani e i piedi dell'uomo e le zampe di molti animali. 1.1 Locuz. e fras. 1.2 [Prov.] 2 Fig. Dito di Dio, di Nostro Signore: la potenza divina; lo Spirito Santo. 3 [Mis.] Unità di misura corrispondente all'incirca alla larghezza di un dito.

0.8 Paola Picecchi 17.11.2006.

1 [Anat.] Ciascuna delle parti mobili, distinte e articolate, con cui terminano le mani e i piedi dell'uomo e le zampe di molti animali.

[1] Gl Glossario di Monza, X, pag. 41.19: digito: daptulo...

[2] Ugo di Perso, XIII pi.di. (crem.), 3.64, pag. 594: La maior noia [qe] me demena, / qe no ·m lassa pan ni[g]un gustar: / om qe ·m dé servir e dàme pena; / e se ·m strençe 'l dedho lo calçar...

[3] Miracole de Roma, XIII m. (rom.), 34, pag. 577.30: Li caballi marmorei ad que foro facti? et que cosa nùmeranno co le deta? et perké nanti li cavalli ene una femina circundata de serpenti?

[4] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), De scriptura nigra, 561, pag. 120: Se pur un can me morde, on k'eo me taie un didho, / On k'eo scapuz un poco, a tuta fiadha cridho...

[5] Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.), L. II, dist. 1, cap. 5, pag. 59.21: e se l'operazione de la mano potte èssare per cinque deta, non li fo mestieri lo sesto né lo settimo, che sareano stati ociosi e inconvenienti...

[6] Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.), De amore, L. III, cap. 15: et ancho qua(n)do la fe(n)mina che fu presa in del'avolterio fu men[at]a dava(n)te Dio Dio scrivea col dito in te(r)ra e da che elli deliberato levò lo capo e sente(n)tiò (et) disse: chiunqua è tra voi sensa peccato li gitti la p(r)ima pietra...

[7] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 2, pt. 2, cap. 2, pag. 160.5: Donde, sì come l'uomo die maggiormente pensare e curare che 'l capo e 'l cuore sie sano, che il dito o che la mano o li altri membri meno principali, così il re o 'l prenze, o 'l grand'uomo die maggiormente pensare e curare che i loro figliuoli sieno savi e virtuosi, acciò che 'l reame e la città sie sana e non possa infermare.

[8] Doc. fior., 1286-90, [1286], pag. 149.11: It. demmo a frate Buono ke gli diede al mediko per il male k'ebbe nel dito, s. iij.

[9] Tesoro volg., XIII ex. (fior.), L. 5, cap. 32, pag. 131.18: E quelli che hanno cinque dita sono più nobili; e quelli che n'hanno tre sono di vile lignaggio.

[10] Distr. Troia, XIII ex. (fior.), pag. 167.35: ben fatta nel petto e nelle spalle, le braccia lunghe e bene fatte, le mani bianche e stese, morbide e ssoavi; le dita lunghe, tonde e ssottili...

[11] Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.), Tavola generale, pag. 32.15: Capitol dey .

[12] Stat. sen., 1309-10 (Gangalandi), dist. 1, cap. 369, vol. 1, pag. 263.7: Et tutti et ciascuni, e' quali andaranno a pilliare li brevi per elegere alcuni officiali, andare debiano con la mano ritta aperta et le dita spartite.

[13] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 12.269, pag. 135: Lantor quelo santo mario / l'anelo gi misse in dio / sì caro e belo e precïoso / como dexeiva a tar sposo.

[14] Paolino Minorita, 1313/15 (venez.), cap. 52, pag. 74.17: E per questo modo l'omo tolse de li dineri, per la qual cosa lo cambiador battè ben la simia, dond'ela se castigà sì ke adesso ke algun se meteva le man avanti li ogli ela se avriva cole dede li ogli plu e plui, azò ke ella vedesse mejo.

[15] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 1, vol. 1, pag. 29.21: loda le dita e le mani e le braccia ignude più che mezze; e quelle che sono coperte pensa che siano migliori.

[16] Mazz. Bell., Storia (ed. Gorra), 1333 (pist.), pag. 450.15: Così si maraviglia di quelle braccia distese convenevolemente da potere dolcissimi abracciamenti operare e [del]le sue mani di poca grassezza, e [del]le dita bellissime, le quali nelle loro stremità mostravano l' unghie bianchissime...

[17] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), Dedica, vol. 1, pag. 7.27: Ca, commu dici Aristotili a lu libru di lu Sentimentu et di lu Sensibili, si homu se mitti una petrulla oy una cicera a la manu manca et metta incancellati li duy digita di ritta supra la petra, tucandula cu ambiduy, quantu a lu tactu una petrulla parirà que syanu duy et inganarasi l'omu per lu tattu...

[18] Gl Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 2, vol. 1, pag. 4.28: Dobbiamo sapere, che articolo viene a dire picciola particella, con distinzione d' alcuna cosa integra; onde le dita delle mani chiamiamo articoli.

[19] Stat. perug., 1342, L. 3, cap. 34, par. 1, vol. 2, pag. 68.24: overoké se dicesse ke ad alcuno membrum aggia debilitato, overo mocço ad alcuno mano overo pieie overo deto de mano overo de pieie overo orecchia overo naso overo altro membro...

[20] Pietro dei Faitinelli, XIV pm. (lucch.), 14.6, pag. 434: Con tre lupin del mio faccio ragione, / e senza alcun multiplicar di dita...

[21] Gl Gloss. lat.-aret., XIV m., pag. 287.31: hic digitus, ti, el deto...

[22] Passione cod. V.E. 477, XIV m. (castell.), 1455, pag. 77: et Longino, questo sentendo, / le sue magni k'eran molate, / de sangue e aqua bagnate, / a li ochi posese lo deto, / et lo viso li fo redito.

[23] Serapiom volg., p. 1390 (padov.), Erbario, cap. 242, pag. 255.4: Chi el pesta in muodo de empiastro, el fa çoamento in le smachaùre de li nervi, in le sfendaùre de le dede e a le maroele.

[24] Lucidario ver., XIV, II, pag. 133.19: Ma sì voio che tu me dice come avene questo che l'uno homo nasce tropo picolo e l'altro tropo grande, [[...]] e l'altro vi di' in çascauna mano e l'altro vi di' in çascauno pè e l'altro à doe teste e altri che àno tanti diversificamenti che serave longa materia contare.

[25] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 7, pag. 100.33: Maraviglyavase ancora de la braza stesa con mesurata e convenebele longheze, e delle mano luciente convenebelemente carnute che aveano la deta longa et astretta, a muodo de uno graffio de avolio...

[26] Gl Gloss. lat.-eugub., XIV sm., pag. 86.15: Hic condulus, li id est lo nodo del deto.

1.1 Locuz. e fras.

1.1.1 [Anat.] Locuz. nom. Dito grosso: lo stesso che pollice.

[1] <Tesoro volg. (ed. Gaiter), XIII ex. (fior.)>, L. 2, cap. 19, vol. 1, pag. 265.2: E dicono che si tagliò il dito grosso, perch'egli non volea che uomo lo facesse prete, e Dio gliel restituette.

1.1.2 [Anat.] Locuz. nom. Dito indicativo: il secondo dito della mano, a fianco del pollice, indice.

[1] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 4, cap. 74, pag. 457.16: Molto riguardò Filocolo costei: poi rivolto alla quarta, la vide sotto onesto velo di violato vestita, tacita dimorare tenendosi al petto distesa la destra mano, e alla bocca lo 'ndicativo dito della sinistra, e tutte, secondo il piacere della donna del caro vestimento, parea che si guidassero.

1.1.3 [Anat.] Locuz. nom. Dito anellare: lo stesso che anulare.

[1] Leggenda Aurea, XIV sm. (fior.), cap. 24, S. Agnese, vol. 1, pag. 229.11: E con ciò fosse cosa che 'l prete comandasse questa cosa a la imagine, immantanente quella porgendoli il dito anellare e ritraendolo a sé, poi ch'ella ebbe ricevuto l'anello, ogni tentazione cacciò da lui, e detto anello ancora, si dice, che appare nel suo dito.

1.1.4 [Anat.] Locuz. nom. Dito piccolo, minore, estremo, minimo: lo stesso che mignolo.

[1] Pseudo-Uguccione, Istoria, XIII pm. (lomb.), 1223, pag. 68: Molto pregava lo Divès / A Laçaro qe 'l secorrés / E 'l ded menore se muiàs / E la lengua li refredàs / Qe molt era destruta et arsa, / Ço fo però q'el'era falsa.

[2] Novellino, XIII u.v. (fior.), 10, pag. 153.2: e, contendendo col maestro, sì fece aprire la bocca allo 'nfermo e, col dito stremo, li vi puose veleno, mostrando molta conoscenza in sulla lingua.

[3] Zucchero, Santà , 1310 (fior.), [Pt. 1, cap. 9], pag. 91.24: La vena ch'è nela mano diritta intra -l picholo dito e l'altro, è buona a sengniare ala malatia del feghato.

[4] Paolino Minorita, 1313/15 (venez.), cap. 60, pag. 86.19: Et elli disse: «Responde così al puovolo: Lo mio dedho menem' elo è plu grosso che le rene de mio pare; el mettè sovra de vu zovo grieve, et io lo metterè ancora plu grieve.»

[5] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 4, cap. 30, pag. 154.9: prigava adunca lu ricco, ki kistu poveru si bagnassi lu digitu piczulu jn l'acqua, e sculassilu a la [sua] lingua, ca illu era arsu in killa flamma di focu di lu jnfernu'.

1.1.5 [Anat.] Locuz. nom. Dito grosso del piede: alluce.

[1] Zucchero, Santà , 1310 (fior.), [Pt. 1, cap. 9], pag. 92.8: Le vene che sono di sopra al ditogrosso del piede vagliono ad aposteme e a bozzi che avengnono al'anche e a queste medesime malatie le quali sono dette di sopra.

1.1.6 Fras. Tendere il dito (a fare qsa): compiere un'azione.

[1] Conti morali (ed. Segre), XIII ex. (sen.), 11, pag. 507.20: Bella figliola, s'io sapesse che in questi tormenti io dovesse essare venuta, mille anni sarei istata in romitorio col pane e coll'acqua anzi ch'io osasse tendare el dito a fare una villania per istare in questa dura vita.

1.1.7 Fras. Levare il dito: compiere un'azione (anche minima).

[1] Cecco Angiolieri, XIII ex. (sen.), 6.11, pag. 124: Certo non me le par aver servito: / ché s'ella s'umiliass' a comandarmi, / non avrebbe ch'a levar lo su' dito.

[2] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), son. 80.6, pag. 67: s'el mondo stese tuto en tormento, / per trarvilo no leverëy 'l dito...

1.1.8 Fras. Non voler toccare, muovere neppure con il dito: non voler avere nulla a che fare (con qsa).

[1] <Cavalca, Disc. Spir., a. 1342 (pis.)>, cap. 10, pag. 81.6: Ma vuolsi ogni cosa considerare, per non essere nel numero di coloro, che, come disse Cristo, pongono addosso altrui pesi gravi, e importabili; i quali essi col dito non vogliono pur toccare.

[2] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 2, cap. 2, vol. 2, pag. 151.3: E per contrario riprende li Farisei di ciò, che imponevano pesi gravi, e importabili alli sudditi, ed essi pur con lo dito non li volevano muovere.

1.1.9 Fras. Legarsi al dito qsa: imprimersi bene qsa nella memoria.

[1] Schiatta Pallavillani, XIII sm. (fior.), tenz. 73.20, pag. 220: Amico, ör ti lega al dito questa: / la nostra gente è di combatter vaga, / sì che, de' tuoi, avranno sol la groppa.

1.1.10 Fras. Aprire le dita: spendere in modo eccessivo.

[1] Francesco da Buti, Purg., 1385/95 (pis.), c. 22, 25-54, pag. 527.26: cioè che le mani poteano troppo aprire le dita a lassare andare via la robba oltra lo debito...

1.1.11 Fras. Darsi del dito nell'occhio: danneggiare se stessi.

[1] Dante, Convivio, 1304-7, III, cap. 1, pag. 151.10: l'altro si è che nessuno dee l'amico suo biasimare palesemente, però che a se medesimo dà del dito nell'occhio, se ben si mira la predetta ragione.

[2] Meo dei Tolomei, Rime, XIII/XIV (sen.), 10.10, pag. 60: Nel su' segnar fa dritt' atti di pazza, / ché del dito si dà talor nell'occhio...

[3] Cavalca, Rime (ed. Fiacchi), a. 1342 (pis.), A Dio eletta..193, pag. 80: Omè del dito nell' occhio m' ho dato, / Che io son quel che Dio abbo spregiato, / Ma tuttavia confesso il mio peccato, / E mercè chero.

1.1.12 Fras. Agguattarsi dopo i diti, fare schermo del dito: cercare giustificazioni inconsistenti per le proprie azioni.

[1] Legg. S. Caterina, XIV in. (tosc.), str. 57.9, pag. 506: sopra tucte cose Idio istà fermo, / diferenza è dal sano a lo 'nfermo, / chi del dito crede fare ischermo, / l' anima e 'l corpo sia incolpato ».

[2] Poes. an. sen., 1321, 27, pag. 19: non t'agguattar dopo i diti, / ché tu hai in su la fronte / di vergogna maggior monte / che non ha da chi ad Alagna.

1.1.13 Fras. Porgere il dito e vedersi prendere la mano: fare un favore a qno che ne approfitta fino a dimostrarsi esigente.

[1] Lett. napol., 1353, pag. 123.17: P(re)gove, madama, p(er) l'amor de Dio, che de chilli dinare che eo agio vostri, che si no(n) vi fusse troppo sco(n)ço, che mi 'ndi i(m)pristiti una unça a buono re(n)dere; yo faço co(m)mo lo villano, che chi li porgie lo dito se pilla tucta la mano.

1.1.14 Fras. Tornare zoppo col dito nell'occhio: tornare sconfitto e deluso.

[1] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 222, pag. 577.8: Lo tesoriere si tornò zoppo, col dito nell' occhio, e giunse al Cardinale che aspettava con la borsa aperta...

1.1.15 Fras. Mostrare, dimostare a / col dito: indicare qsa., additare qno (in segno di ammirazione o, più frequentemente, di scherno, biasimo).

[1] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 7, cap. 47, pag. 537.4: Aviamo manifestato, com' io credo, e mostrato apertamente, poco meno non tanto a parole, come a dito, battaglie sanza novero finite...

[2] Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.), canz. 14.54, pag. 30: E poi saver non m'aiuta, e dolore / me pur istringe il core, / pur conven ch'eo matteggi; e sì facci'eo; / perch'om mi mostra a dito e del mal meo / se gabba; ed eo pur vivo a disinore, / credo, a mal grado del mondo e di Deo.

[3] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 9.19, pag. 29: «Frate, avuto aio en usanza ben vestir e ben calzare: / non porrìa soffrir vilanza 'n questa guisa desprezare: / farme a deto demostrare: 'Ecco l'omo mal guidato'».

[4] Memoriali bologn., 1279-1300, (1282) 2.32, pag. 7: - Et oimè lassa, trista, deceduta! / ch'a tutta gente lo fai mostrar a dito / e de le corne l'hai sí ben fornito / ch'una gallëa ne sereb'armata -.

[5] <Zucchero, Esp. Pater, XIV in. (fior.)>, pag. 22.34: e dicealo con tanto ardore di cuore, che tenendo li occhi levati a cielo li parea vedere Iddio, e mostrava costui ch'era appresso di lui col dito.

1.1.16 Fras. Drizzare il dito: dare un segno di ammonimento.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 10.129, vol. 1, pag. 173: «La mente tua conservi quel ch'udito / hai contra te», mi comandò quel saggio; / «e ora attendi qui», e drizzò 'l dito: / «quando sarai dinanzi al dolce raggio / di quella il cui bell' occhio tutto vede, / da lei saprai di tua vita il vïaggio».

1.1.17 Fras. Porsi il dito alla bocca, su dal mento al naso: domandare silenzio o mostrare l'intenzione di tacere.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 25.45, vol. 1, pag. 422: per ch'io, acciò che 'l duca stesse attento, / mi puosi 'l dito su dal mento al naso.

[2] Guido da Pisa, Fiore di Italia, XIV pm. (pis.), cap. 52, pag. 119.7: quando tenia ragione, li principi cessavano del parlare e ponevansi lo dito alla bocca.

1.2 [Prov.].

[1] Proverbia pseudoiacop., XIII (abruzz.), 13, pag. 26: Vedray una bella 'magine facta co· llayde deta...

2 Fig. Dito di Dio, di Nostro Signore: la potenza divina; lo Spirito Santo.

[1] Itinerario luoghi santi, XIII u.q. (fior.>lucch.), pag. 167.23: Et quine si soleano vedere le dita del Nostro Singnore.

[2] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 7, vol. 1, pag. 43.13: Chè leggiamo, che li maghi di Faraone venendo meno al terzo segno, e miracolo, che fece Mosè, come si narra nell' Esodo, cioè che non ne poterono fare alcun simile, dissero: Vediamo, che qui è il dito, cioè la potenza di Dio.

[3] Guido da Pisa, Fiore di Italia, XIV pm. (pis.), cap. 10, pag. 38.15: lo ditodi Dio è qui, cioè lo Spirito santo; che, come per la mano di Dio si intende lo Figlio, così per lo dito si intende lo Spirito santo.

3 [Mis.] Unità di misura corrispondente all'incirca alla larghezza di un dito.

[1] a Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.), 154, pag. 53.6: truova un tiro ke sia lungo un palmo ed abbia gli occhi rossi e lla lingua mobile e lle corna a modo di spiga di grano e moççali iii dita del capo e iii dela coda e el meçço scortica e spara e lava molto coll'aqua dolce...

[2] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 5.13, pag. 18: «La mia brevetate passa, questo non è questione: / a l'entrar de la mascione dui deta fo lo passaio / e lo delettar che n'aio ce passò co sonniare».

[3] Gl <Tesoro volg. (ed. Gaiter), XIII ex. (fior.)>, L. 2, cap.40, vol. 1, pag. 338.1: Vero è che quelli d'Italia non dicono leghe, anzi dicono miglia di terra, per ciò che in uno miglio di terra sono mille passi, e ciascuno passo contiene cinque piedi, e ciascun piede contiene dodici pouse, ovvero dita.

[4] Gl Chiose Sfera, p. 1314 (fior., pis.), I, 52, pag. 178.1: Dovemo sapere che 4 dita fanno uno palmo, e quattro palmi fanno un piede e 5 piedi fanno 1 passo e 125 passi fanno uno stadio e 8 stadî fanno un miglio.

[5] Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342, cap. 17, pag. 82.3: e dixe Yeremia che le mare mangiavan le carne d'i figliò a mesura e sparmiavan chomo se fa de le meçenne che ogne dì s'in taglia via tria dia o cinque o al pù un palmo, chusì fasevan le mare d'i corpi d'i figliò e de le figliole e in 'sto moho alongavan la soa misera vita.

[6] Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.), cap. 53, pag. 174.3: Cura: façasegli la strictura in fronte, çoè de inçenso et d(e) mastici pulveriçate, inguale piso coll'albumine dell' uovo mestecata, et ponase sop(ra) una peçça lata de q(u)act(r)o deta, dall' uno te(m)plo usq(ue) ad alt(r)o p(er) meçço della fronte sia steso, poi ch(e) ser(r)à locoto optimam(en)te, dove se deve pone(re) lu stricturo.

[u.r. 03.03.2021]