FÀVOLA s.f.

0.1 fable, fabola, faola, faula, faule, faulle, favola, favole, favula, favuli.

0.2 DELI 2 s.v. favola (lat. fabulam).

0.3 <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>: 1.

0.4 In testi tosc.: <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>; Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.); Giordano da Pisa, Pred. Genesi 2, 1308 (pis.); Simintendi, a. 1333 (prat.); Gramm. lat.-aret., XIV m.

In testi sett.: Giacomino da Verona, Babilonia, XIII sm. (ver.).

In testi mediani e merid.: Buccio di Ranallo, S. Caterina, 1330 (aquil.); Stat. cass., XIV; Destr. de Troya, XIV (napol.); Cronaca volg. isidoriana, XIV ex. (abruzz.).

In testi sic.: Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.).

0.5 DEI s.v. fabla interpreta la forma fable come un gallicismo.

Locuz. e fras. da favole 2; dire favole 3; dire le favole 2; essere in proverbio e in favola 5; far venire in favola 5; mettere in favola 5; per favola 1.1; per favole 1.1; per modo di favola 1.1; per modo di favole 1.1; stare in favole 2; tenere a favola 2.1; tenere per favole 2.1; tornare in favola 1.

0.7 1 Narrazione d'invenzione caratterizzata specif. dalla presenza di elementi fantastici. 1.1 Storia d'invenzione appartenente alla tradizione letteraria spec. classica (rifacentesi per lo più al mito; anche favola poetica). 1.2 Opera d'invenzione destinata specif. alla rappresentazione teatrale. 2 Discorso superficiale e privo d'importanza. 2.1 Predicato non corrispondente al vero (frutto dell'immaginazione o costruito con intento ingannevole), menzogna. 3 [Generic.:] narrazione o discorso orale. 4 Sequenza di avvenimenti che compiono la storia (di un individuo), corso della vita. 5 Argomento di osservazioni o racconti ironici e sfavorevoli, oggetto della pubblica ilarità.

0.8 Elisa Guadagnini 15.03.2007.

1 Narrazione d'invenzione caratterizzata specif. dalla presenza di elementi fantastici.

[1] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 2, pt. 2, cap. 15, pag. 179.21: sì tosto com'ellino [[scil. i fanciulli]] cominciano ad intendere, l'uomo lor die dire alcune favole, e contar loro belle canzoni ed oneste...

[2] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 2, cap. 18, pag. 119.6: Chi sarà colui che i pericoli e la mortalità delle genti di quello tempo possa dire a parole, o con dolorosi pianti possa mostrare i dolori? Ma le dette cose, perchè fuoro fatte già lungo tempo passato, sono a noi come dilettevoli favole...

[3] Giacomino da Verona, Babilonia, XIII sm. (ver.), 334, pag. 651: lo mal conduse a morto cun quel angel perdù, / e lo ben dona vita en cel con 'l bon Iesù. / Mai açò ke vui n'abiai li vostri cor seguri, / ke queste non è fable né diti de buffoni, / Iacomino da Verona de l'Orden de Minori / lo compillà de testo, de glose e de sermoni.

[4] Bind. d. Scelto (ed. Gozzi), a. 1322 (sen.), cap. 90, pag. 156.12: egli udiva volontieri conti e favole e stormenti e canzoni e nuovi suoni, e molto si dilectava in essi.

[5] Sposiz. Pass. s. Matteo, 1373 (sic.), cap. 28, par. 9, vol. 2, pag. 187.7: Undi di lu statu di lu mundu poi lu iudiciu, zo ki eu vulissi ymaginari eu dirria meu sopniu, mei favuli; nenti putiria provari per raxuni.

[6] Gl Francesco da Buti, Par., 1385/95 (pis.), c. 29, 94-108, pag. 774.21: Quante sì fatte favole; cioè cose sì finte, come sono le favole, le quali sono in molte spezie: imperò che o elle sono di cosa finta, o fittiziamente narrata, o elle sono di cosa vera fintamente narrata.

[7] Pass. e Risurrez. udinese, XIV (ven.), 3, pag. 186: Audite, bona gente, questa mia raxone / col cor e cum la mente e cum la entencione, / la qual non è parabole né fable né canzon, / ançe de Iesu Cristo la vera passione / trata fora de Vangelii, de libri e de sermon.

[8] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 6, pag. 87.15: Volcese sottomettere a la fortuna incerta e dovetosa, che de la soa caduta dampnosa e de lo finale distrugimiento de quella soa grandessema cetate de Troya avesse dato materia a li huomini de lo mundo de se arrecordare e de avere a lloro raysonamiento le battaglye e li facti troyani, commo a cuncto de fabola, concessa de cosa che volentire li huomini se delectano ad audire le antique ystorie de li antique e maraviglyosi facti chi so' state a lo mundo.

- Fras. Tornare in favola qsa: convertire (un fatto) in una narrazione (specif. arricchendolo di elementi fantastici).

[9] Intelligenza (ed. Berisso), XIII/XIV (tosc.), 130.8, pag. 55: i suoi compagni Pompeio disvegliaro; / la visïone in favola tornaro...

- Elemento fantastico (che arricchisce una narrazione).

[10] Guido da Pisa, Fatti di Enea, XIV pm. (pis.), cap. 2, pag. 4.10: In questa storia si contiene alcuna favola: che le mortelle gittassero sangue, e del sangue uscisse voce, questo è favola.

1.1 Storia d'invenzione appartenente alla tradizione letteraria spec. classica (rifacentesi per lo più al mito; anche favola poetica).

[1] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 1, cap. 9, pag. 44.10: In questo medesimo tempo sì maraviglioso caldo fue, che il sole, non tenendo suo corso, non solamente il mondo di caldo macolò, ma parve che tutto lo ardesse. [[...]] della quale cosa, certi che non sentieno per fede della potenzia di Dio, ne fecero favole, che di Fetonte si truovano scritte.

[2] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), Luc. L. 3, cap. 9, pag. 116.1: Quelli di Tracia vi vennero, colà dove fu lo mezzo uomo e mezzo cavallo, secondo le favole; ma, secondo verità, quelli di quella contrada montaro prima in cavallo; e chi ancora li vedesse a cavallo, e' dicerebbe che fusse uno medesimo corpo de l'uomo e del cavallo...

[3] Dante, Convivio, 1304-7, IV, cap. 30, pag. 455.17: come dice Esopo poeta nella prima Favola, più è prode al gallo uno grano che una margarita, e però quella lascia e quello coglie.

[4] Jacopo Alighieri, Inf. (ed. Bellomo), 1321-22 (fior.), 26, pag. 191.20: Circe; la qual, secondo le poetiche favole, fu una donna figliuola del Sole...

[5] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 1, vol. 1, pag. 14.19: Favola come Giove trasmutò Licaon in lupo.

[6] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 8, cap. 47, vol. 2, pag. 196.16: Quivi rinovellandosi l'antiche favole della Tavola Ritonda, furono fatti XXIIII cavalieri erranti, i quali seguendo i fallaci romanzi che della vecchia parlano, richiedieno, ed erano richiesti di giostra e battaglia per amore di donna.

[7] Cronaca volg. isidoriana, XIV ex. (abruzz.), pag. 145.29: Nel cui tempo lo re Priamo regnao in Troia da poi la morte de re Laumedonta suo patre. Et allora fo composta la fabola dello minotauro, el quale fo rechiuso in Laborintio per arte de Dedalo...

- Per favola / favole, per modo di favola / favole: mediante una narrazione d'invenzione ricca di elementi fantastici (rifacentesi spec. al mito classico).

[8] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 1, pt. 1, cap. 7, pag. 13.26: Unde che alcuna volta avviene che l'uomo è ricco d'oro e d'ariento e muore di fame, sì come racconta il filosafo per favola che fu uno uomo che avia nome Mida...

[9] Deca prima di Tito Livio, XIV pm. (fior.), Prologo, vol. 1, pag. 3.8: Ciò che gli autori raccontano del cominciamento di Roma, più per modo di favole adornate di belli detti, che per pura verità di storia, non ho io cura di contraddire, nè d'affermare.

[10] Guido da Pisa, Fiore di Italia, XIV pm. (pis.), cap. 85, pag. 170.30: Lo re si levò ed uscì fuora e, veduta questa turba, divise a loro le terre e pose loro nome mirmidoni, che tanto viene a dire, quanto formiche. Questo dicono li poeti per favole: ma la verità fu questa che, morto lo populo di Egina, re Eaco fece venire gente d'altrove e riempì tutto lo regno.

[11] Bibbia (06), XIV-XV (tosc.), Is 34, vol. 6, pag. 506.12: Lamia sì ha piedi di cavallo; con tutto da indi in suso sì è a modo della femina; della quale dice Isidoro, per modo di favola, ch' ella va di notte a divorare i fanciulli piccoli.

1.2 Opera d'invenzione destinata specif. alla rappresentazione teatrale.

[1] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 77, pag. 201.2: La vita è come la favola, per la quale non è da por mente com'ella sia lunga, ma com'ella sia ben detta, e ben rappresentata.

[2] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 3, cap. 7, vol. 1, pag. 135.3: 17. Nì eciandeu Euripedes, standu ad Athenes, non parssi aruganti oy superbu quandu adimandandu lu populu que issu levassi oy rimovissi una sentencia da una sua poetria tragedica, issu intrau a la scena et dissi que issu sulia cumpuniri favuli per amagistrari lu populu et non per imbizzari da issu.

[3] Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 21, 1-18, pag. 543.30: Comedia s'interpetra canto di villani, e tratta delle persone mezzane, et in mezzano stilo si dee comporre et incomincia da avversità e finisce in felicità, come fanno le favole di Terenzio e di Plauto.

2 Discorso superficiale e privo d'importanza.

[1] Microzibaldone pis., XIII/XIV, 2, pag. 196.32: Quando veramente l'uno di questi figluoli creve a· re, mandòlo a cciò ch'elli inprendesse scientia in India e per molte altre parti e provincie, sì come si convenia a tanto grande re di quanto elli era figluolo, ma neuna cosa no· li giovò ad alcuna scientia l'amore del padre, però ch'elli non potte dichiarare lo suo animo né la sua natura se no ad faule e ad operationi di mani.

[2] Cavalca, Specchio de' peccati, c. 1340 (pis.), cap. 11, pag. 85.33: Sicchè, come disse Cristo, per l' abbondanza del cuore parla la lingua; e questo è contro a molti, li quali come dice s. Bernardo, pare che narrino una favola, e una novella di mondo, quando si confessano, sì si confessano sciaguratamente, e sanza dolore...

[3] Stat. cass., XIV, pag. 96.2: Nam si foris oratorio remanent, erit forte talis, qui se aut collocet et dormit aut certe sedeat sibi foris vel fabulis vacet et detur occasio maligno; set ingrediatur intus, ut nec totum perdat, et de reliquo emendetur. Che si remanesseru da fore de la eclesia, p(er) ventura serau tale, che se colca (et) dorme, voy vacaray a parlitte (et) a favula et daray occasione allu diabulo; s(et) i(n)tra nella clesia, che no(n) perde tutte, et emendase dell'artro.

[4] Leggenda Aurea, XIV sm. (fior.), cap. 114, Assunz. Maria, vol. 3, pag. 1001.24: Alcuni monaci stavano anzi die lungo il fiume ed ivi si ragionavano loro favole e altre parole disutili, ed eccoliti udire nocchieri, che navicavano per lo fiume con grande impeto...

- Fras. Dire le favole, stare in favole: dedicarsi a chiacchiere inutili.

[5] Via della salute, a. 1375 (fior.), pag. 258.31: Sí che perché alcuna volta sentano dolcezza di Dio nell'anima, poi si tornano a dire le favole, e a mormorare e parlare cose inutile e mondane, sí come non avessono sentito niente, né assaggiato di Dio.

[6] F Regola di s. Benedetto volg., XIV pi.di. (tosc.): se fuor dell'oratorio rimangano, sarà forse tale, o che si ricoricherà per dormire, o certamente sedrà di fuori per stare in favole. || Lisi, Regola, p. 57.

- Locuz. agg. Da favole: privo di importanza, insulso.

[7] Gl F Giordano da Pisa, Prediche, 1303-1309 (pis.>fior.): Sono detti questi cotali nella Scrittura, homo acharis cioè, uomo da favole, cioè, uomo da nulla, uomo da beffe. || Moreni, p. 76.

2.1 Predicato non corrispondente al vero (frutto dell'immaginazione o costruito con intento ingannevole), menzogna.

[1] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 30, pag. 150.17: Cimera chiamano i savi una favola, una immaginazione, che l'omo dice che sono bestie c'hanno viso d'uomo overo di femina, e l'altro corpo di bestia: questo hanno i savi per una beffa. Non sono cose vere, che sieno, ma sono cose immaginate: la mente può immaginare cose infinite che non sono.

[2] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 4, cap. 12.4686, pag. 399: Lascio le ciance e torno su nel vero. / Le favole mi fur sempre nemiche.

[3] Barlaam e Iosafas (S. Genev.), XIV pi.di. (pis.), cap. 2, pag. 259.27: [26] «Gaptivo, unde t'è venuta tal perditione, che tanto ài agussata tua lingua a ricointare queste faulle? Certo se al cominciamento del tuo parllare non t'avesse promesso di partire [ira] del mio consillio, a ffuoco distrugerei lo tuo corpo...

[4] Rubriche Commedia, 1321-55 (fior.), Par. c. 29, pag. 475.3: e infine si riprende tutti coloro che predicando si partono dal santo Evangelio e dicono favole...

[5] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 37, pag. 317.9: E se altramente fusse trobato che no èy scripto in questo libro tucte so' favole e feccioni e menzogne e fore de verdate.

[6] Bibbia (10), XIV-XV (tosc.), Tt 1, vol. 10, pag. 341.21: Per la qual cosa riprendi quelli tali duramente, che sieno puri nella fede, [14] e non intendano alle favole de' iudei, e alli comandamenti degli uomini che si partono della verità.

- Fras. Tenere a favola, per favole: reputare falso.

[7] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), [Svet.] L. 7, cap. 62, pag. 295.26: E, veramente, li più che l'uccisero furo suoi parenti di Cesare e per sangue e per maritaggio. Non tenga persona questa parola a favola, chè Suthone dice che Cornillo Libam fu molto privato di Cesare, e Locosmagno altresì.

[8] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 82, pag. 223.29: Vergilio ha divisata la pregione dello 'nferno, e dice, ch'ell'è una contrada coperta di notte perpetua, ove stà il portinajo grande, e spaventevole, che giace sopra l'ossa mezze rose da lui in una orribile cava, e spaventa l'anime. Ancora con tutto che tu terrai queste cose per favole, credendo, che a' morti non rimanga alcuna cosa, ch'e' temano, sì t'assalirà un altra paura...

3 [Generic.:] narrazione o discorso orale.

[1] Andrea Cappellano volg. (ed. Ruffini), XIV in. (fior.), L. III, cap. 33, pag. 301.29: parligli [[scil. all'amante]] l'uomo di qual fatto vuole, né s'alcuno lo pregasse, no llo 'ntende ben pienamente, se non forse alcuno che lli raporti e dica novelle del suo amore. Perciò ch'allora, se parlasse con lui un mese intero, non ne perderebbe: solo una paroluçça di tutta la favola.

[2] Comm. Arte Am. (B), XIV pm. (fior.), ch. 157, pag. 709.25: Qui pone un altro furore la cui recitazione sarebbe lunga favola, ma brievemente intendi. Creusa fu figliula di Creonte...

[3] Arte Am. Ovid. (A), XIV pm. (pis.), L. II, pag. 101.26: Ma ora impognamo lode ai fatti di notte e nulla cosa è in gran pregio, se non poter parlare; cioè che tu infami tutte, e unqua è donzella, tu dichi a ciascuno: - Anco questa fu mia-; e che non ti manchino donzelle cui tu possi a dito mostrare; ma avegnadio che tu l'abbi toccate, la faula è laida.

- Locuz. verb. Dire favole: parlare, conversare.

[4] Gl Gramm. lat.-aret., XIV m., pag. 40, col. 2.5: Fabulor, ris, per dire favole.

4 Sequenza di avvenimenti che compiono la storia (di un individuo), corso della vita.

[1] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 254.13, pag. 318: O dura dipartita, / perché lontan m'ài fatto da' miei danni? / La mia favola breve è già compita, / et fornito il mio tempo a mezzo gli anni.

5 Argomento di osservazioni o racconti ironici e sfavorevoli, oggetto della pubblica ilarità.

[1] Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.), cap. 4, pag. 10.9: - Solo un dono della Ventura m'è rimaso, cioè la cittadinanza, esser conosciuto da le genti; e questo è solamente per mio danno, ché sono più beffato e schernito, e sono quasi com'una favola tra loro, laonde si raddóppiaro in molti modi le mie pene.

[2] Boccaccio, Fiammetta, 1343-44, cap. 5, par. 25, pag. 140.17: Deh, increscati di me, o crudele! Vedi che io sono divenuta tale che quasi come favola del popolo sono portata in bocca, dove con solenne fama la mia bellezza soleva essere narrata.

[3] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 1.10, pag. 3: Ma ben veggio or sì come al popol tutto / favola fui gran tempo, onde sovente / di me medesmo meco mi vergogno...

[4] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 6, pag. 93.34: O fidili citadini miey, assay ve èy manifiesto quanto simmo stati dommayati e male tractate da li Grieci per loro superbia de grande iniurie e grande dommagi, intanto che simmo facti a la gente fabola de parlare...

- Fras. Essere in proverbio e in favola: divenire oggetto di scherno.

[5] Bibbia (03), XIV-XV (tosc.), 3 Re 9, vol. 3, pag. 361.6: e Israel sarà in proverbio e in favola a tutte le genti.

- Fras. Far venire, mettere in favola: schernire.

[6] Vita frate Ginepro, sec. XIV ex. (tosc.), cap. 9, pag. 57.8: e frate Ginepro, vedendo tanta gente venire, immaginossi di far la loro divozione venire in favola e in truffa.

[7] F Donato degli Albanzani, De claris mulieribus volg., XIV sm. (tosc.): la turba mette in favola quello [[scil. avaro]] pieno di dolore. || Manzoni, Delle donne famose, p. 55.

[u.r. 10.09.2009]