ECCÈDERE v.

0.1 ecceda, eccedano, eccede, eccedeano, eccedelo, eccedemmo, eccedendo, eccedeno, eccedente, eccedere, eccedesse, eccedettono, eccedeva, eccedevan, eccedevano, eccediamo, eccedono, eccieda, ecciedere, ecedesse, escede, escedere, exceda, excedando, excede, excedea, excedendo, excedeno, exceder, excedere, excedesseno, excedessino, excedi, excedono.

0.2 DELI 2 s.v. eccedere (lat. excedere).

0.3 Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.): 1.

0.4 In testi tosc.: Giordano da Pisa, Pred. Genesi, 1309 (pis.); Dante, Commedia, a. 1321; Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.).

In testi sett.: Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.); Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.).

0.7 1 Essere maggiore, o superiore per intensità o qualità; andare oltre un limite. 2 Essere in quantità sovrabbondante; andare oltre la giusta misura o il limite consentito.

0.8 Fabio Romanini 27.11.2006.

1 Essere maggiore, o superiore per intensità o qualità; andare oltre un limite.

[1] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 21, pag. 106.20: E avegna che l'amore possa eccedere al conoscimento, non però di meno è vero la regola che quanto più cresce il conoscimento, più cresce l'amore.

[2] Giordano da Pisa, Pred. Genesi, 1309 (pis.), 9, pag. 98.21: questi cotali, che vogliono soperchiare li altri, ànno volontà d'excedere et d'avansare l'altra gente sensa fine.

[3] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 2.77, vol. 1, pag. 30: "O donna di virtù sola per cui / l'umana spezie eccede ogne contento / di quel ciel c'ha minor li cerchi sui...

[4] Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 5, 1-6, pag. 136, col. 1.3: discese nel sigondo circo, el qual cinghia men luoco, zoè che è minore, ma è tanto più doloroxo che agualia ed eccede lo primo...

[5] Cavalca, Vite eremiti, 1321-30 (pis.>fior.), Vita di s. Maria Egiziaca, cap. 1, pag. 195.17: nullo è nel diserto, che mi exceda in alcuna virtù...

[6] Ugo Panziera, Trattati, a. 1330 (tosc.occ.), 1, cap. 4 rubr., pag. 6, col. 22.8: Della perfectione della corporale vita activa e come excede la contemplativa.

[7] Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 33, proemio, pag. 721.12: Idio eccede la natura dello intelletto...

[8] Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 5, pag. 155.18: Adunqua Dares allegro, e pensando di escedere tutti nella battaglia, stette dinanzi ai piei d'Enea...

[9] Marchionne, Cronaca fior., 1378-85, Rubr. 884, pag. 385.24: Lo quale interesso non eccedesse le quantità di 5 per 100 l'anno...

[10] Venanzo da Camerino, 1398 (tosc.), Franco mio caro, 11, pag. 342: E credo amo[r] v'inganni certamente, / tanto lodarmi del polito verso, / ch'io [m]olto ecceda fra la poca gente...

[11] Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.), L. 4, cap. 15, pag. 237.20: Ma la predita Romula excedea monto in vertue la sua compagna...

2 Essere in quantità sovrabbondante; andare oltre la giusta misura o il limite consentito.

[1] Bart. da San Concordio, 1302/08 (pis.>fior.), dist. 30, cap. 5, par. 6, pag. 453.16: quando noi vediamo gli altrui eccessi, noi pensiamo i nostri, per li quali eccedemmo contro altrui...

[2] Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn.), c. 24, 19-33, pag. 532, col. 1.11: Nota che 'l depintor quando vol depingere 'pieghe' cunven avere un colore men vivo de quello della vesta, çoè piú scuro, e alora pareno 'pieghe', imperçò che in omne piega l'aere è piú oscuro che in la superfitie, e però se 'l 'colore' della piega ecedesse in chiarità, la vesta non farave piega...

[3] Cavalca, Vite eremiti, 1321-30 (pis.>fior.), Vita di Antonio, cap. 12, pag. 125.29: gli uomini mi richieggiono di fare tali cose, che eccedono la mia virtù».

[4] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), son. 14.7, pag. 31: / sopra de mi credo che sì excedi, / como tyro venenato m'à morso.

[5] Cost. Egid., 1357 (umbro-romagn.), L. II, cap. 9, pag. 556.16: da ciascuno, oltra lo primo, receva meçço ancontano, ma no exceda la somma de XX ancontani...

[6] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. XII (i), par. 127, pag. 589.13: laonde aparve, alle crudeli cose da Attila fatte in Italia, lui essere stato un fiagello mandato da Dio a gastigare e punire le iniquità degl'Italiani, le quali in tanto ogni dovere eccedevano che esse erano divenute importabili.