FALLORE s.m.

0.1 fallor, fallore, fallori.

0.2 Da fallo.

0.3 Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.): 1.

0.4 In testi tosc.: Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.); Rinuccino, Rime, XIII sm. (fior.).

In testi mediani e merid.: Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.).

0.7 1 Difetto nell'opinione o nel giudizio; concetto ingannevole. 1.1 Condotta erronea, che provoca un cattivo giudizio da parte del prossimo. 1.2 Mancanza, imperfezione. 2 Il risultato del mancato rispetto di una legge umana o divina, di una norma etica; colpa, crimine; peccato.

0.8 Zeno Verlato 06.12.2006.

1 Difetto nell'opinione o nel giudizio; concetto ingannevole.

[1] Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.), son. 148.4, pag. 218: Mad errore o fallor tal fiat'ha alcono: / dispregio onor, ragiono, / dannaggio prode, e gaudio ha dispiacere.

[2] Matteo Paterino, a. 1294 (tosc.), 84, pag. 93: Saggio pregiato a cui mia canzon mando / per cortesia dimando - risponsione / e la discreta vostra intenzïone, / non disputando - ma me amendando / se cci à di fallore / sì che vostro valore / e vostr'onore - non ne sia bassato.

[3] Dante da Maiano, XIII ex. (fior.), 30.12, pag. 90: Ma d' esto gran fallor mi partiraggio, / e fermeraggio - in tal donna 'l disire / che non mi auciderà lei servo stando.

1.1 Condotta erronea, che provoca un cattivo giudizio da parte del prossimo.

[1] Fiore, XIII u.q. (fior.), 169.8, pag. 340: Non t'intrametter di cotal merda[g]lia, / Ché troppo i' 'l ti por[r]ia a gran fallore.

1.2 Mancanza, imperfezione.

[1] Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.), 25.148, pag. 154: ià non è simiglianza / de Lui senza fallore.

2 Il risultato del mancato rispetto di una legge umana o divina, di una norma etica; colpa, crimine; peccato.

[1] Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.), son. 151.8, pag. 220: ché intanto che donna incrina il core / a carnale fallore, / for lei va pregio, e ven laida bellezza. || Ma follore nell'unico ms.: cfr. Corti, La lingua poetica, p. 14 e CPLIO L265.

[2] Rinuccino, Rime, XIII sm. (fior.), 12.8, pag. 130: e talor dog[i]o che da mme partire / sento lo spirto che vivendo more, / e vie più dogl[i]o perché meo servire / è sentenziato da chi fa fallore.

[3] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 10.3, pag. 32: «Peccator, chi t'ha fidato, che de me non hai temenza? / Non consider, peccatore, ch'eo te posso annabissare? / Ed hai fatto tal fallore ch'eo sì l'ho cascion de fare: / hol voluto comportare, che tornasse a penetenza».

[u.r. 22.11.2012]