FASTIDIO s.m.

0.1 fastidi, fastidia, fastidii, fastidij, fastidio, fastidiu, fastidiy, fastidj, fastido, fastiggio, fastigi, fastigio, fastiiu, fastiyu, fastudi.

0.2 DELI 2 s.v. fastidio (lat. fastidium).

0.3 Patecchio, Splanamento, XIII pi.di. (crem.): 1.

0.4 In testi tosc.: Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.); <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>; Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.); a Lett. lucch., 1301 (3); Giordano da Pisa, Pred. Genesi 2, 1308 (pis.); Simintendi, a. 1333 (prat.).

In testi sett.: Patecchio, Splanamento, XIII pi.di. (crem.); Parafr. Decalogo, XIII m. (?) (bergam.); Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); Fr. Grioni, Santo Stady, a. 1321 (venez.); Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342; Serapiom volg., p. 1390 (padov.).

In testi mediani e merid.: Proverbia pseudoiacop., XIII (abruzz.); Regimen Sanitatis, XIII (napol.); Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.); Giostra virtù e vizi, XIII ex. (march.); Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.); Anonimo Rom., Cronica, XIV; Gloss. lat.-eugub., XIV sm.

In testi sic.: Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.).

0.5 Locuz. e fras. a fastidio 2; avere fastidio 2; avere in fastidio 2, 3; di gran fastidio 2; essere fastidio 2; essere in fastidio 2; fare fastidio 2; fastidio di vita 2; luogo di fastidio 1.2.1; prendere fastidio di 3; recare a fastidio 2; tornare in fastidio 2, 3; venire fastidio 2; venire in fastidio 2, 3.

0.7 1 Realtà o situazione sgradevole, che comporta per chi la subisce un'imposizione, una contrarietà o un senso di imbarazzo, repulsione o ansia. 1.1 Atto o comportamento tale da provocare scontento, irritazione o disordine. 1.2 Materia residuale inutile o nociva (spec. che macchia, sporca, rende sgradevole o ripugnante). 2 [Con rif. al sentire di una persona in det. circostanze (spec. obblighi o contrarietà):] impossibilità o forte resistenza a sopportare qsa o qno o a comportarsi in un determinato modo. 2.1 Sentimento di disappunto, irritazione o ansia dovuto ad una determinata causa esterna (temporanea). 3 [Med.] Malessere fisico di origine gastroenterica che provoca un senso di nausea o pesantezza (accompagnato da vomito o diarrea). 3.1 Fig. Malessere interiore (conseguente alla monotonia o al pieno appagamento) che può manifestarsi come irritazione, scoramento, spossatezza o inquietudine. 4 Sgradevole sensazione fisica che si manifesta come irritazione o pizzicore e che induce a toccare o grattare la parte del corpo interessata. 5 Atteggiamento o sentimento di disprezzo generalizzato.

0.8 Elisa Guadagnini 06.07.2006.

1 Realtà o situazione sgradevole, che comporta per chi la subisce un'imposizione, una contrarietà o un senso di imbarazzo, repulsione o ansia.

[1] Patecchio, Splanamento, XIII pi.di. (crem.), 73, pag. 563: Enoi e gran fastidio è l'om trop çançador, / q'el recres ad ogn'om...

[2] Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.), L. 3, cap. 13, pag. 227.4: e secondo che l'umilità è abbominamento al superbio, così 'l poveri è un fastidio ad riccho.

[3] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), Vulgare de elymosinis, 263, pag. 246: Quellor ke 's pegan soto ni pon de leg insir, / Ke pudhen oltra modho, ai frai conven furbir, / E puza e grand fastidio sovenz pon sostenir...

[4] Proverbia pseudoiacop., XIII (abruzz.), 178, pag. 35: [XLV] Pro la sémeta doveta la strada non laxare; / Spissu à longu fastidiu ki vole abrevïare...

[5] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 1, vol. 1, pag. 6.24: lo fermamento del cielo [[...]] non hae gravezza, nè alcuna cosa del fastidio della terra...

[6] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 3, cap. 4, vol. 1, pag. 122.14: lu primu Tarquinu lu purtau la fortuna in la nostra citati ad uccupari lu imperiu di Ruma straniu per atti, ma pluy straniu ca issu era di Coranthu; e plù fastidiu fu que issu fu filyu di mercadanti. Ma ancura fu mayuri virgugna que issu fu filyu di Dimaratu, qui era homu sbandutu...

[7] Cavalca, Ep. Eustochio, a. 1342 (pis.), cap. 13, pag. 431.25: Pensa per accendere, e nutricare in te il detto amore, che lo Figliuolo di Dio per la nostra salute diventò figliuolo dell' uomo, cioè della Vergine Maria, e stette rinchiuso nel suo santissimo ventre nove mesi, sostenendovi quelli fastidj, che gli altri: e nacque umilmente, come gli altri...

[8] Boccaccio, Decameron, c. 1370, IV, 2, pag. 278.11: E oltre a ciò disse tante cose di questa sua bellezza, che fu un fastidio a udire.

[9] Dondi dall'Orologio, Rime, XIV (padov.), 35.8, pag. 83: Però ch'el studio mio s'è posto e dretto / ad aspro sòn d'una campana prava: / di sotto stan gramatici che grava: / sì ch'io tra du' fastidij so' constretto.

- Plur. Intralci o contrarietà di diversa entità (che punteggiano la vita).

[10] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 276.8, pag. 350: Giusto duol certo a lamentar mi mena: / sassel chi n'è cagione, et sallo Amore, / ch'altro rimedio non avea 'l mio core / contra i fastidi onde la vita è piena.

[11] Arrighetto (ed. Battaglia), XIV (tosc.), L. 2, pag. 225.12: O vergogna, o dolore, o paura, o rei fastidii della vita!

1.1 Atto o comportamento tale da provocare scontento, irritazione o disordine.

[1] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. 13, cap. 72, vol. 3, pag. 465.15: Ed era il loro un gran fastidio, che con maggiore audacia e prosunzione usavano il loro maestrato e signoria, che non facieno gli antichi originali cittadini.

[2] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 153, pag. 360.8: Essendosi fatto in Firenze uno cavaliere, il quale sempre avea prestato a usura ed era sfolgoratamente ricco, ed era gottoso e già vecchio, in vergogna e vituperio della cavalleria, la quale nelle stalle e ne' porcili veggo condotta [[...]] E per questo fastidio si può chiamare cacalerìa e non cavallerìa; da che mel conviene pur dire.

- Fastidio della cazza: [che tiene un] comportamento sgradito, molesto, inopportuno. || Cfr. Mengaldo, p. 24 n. al v. 1: «rompiscatole, o peritoso nell'agire».

[3] Rustico Filippi, XIII sm. (fior.), son. 2.1, pag. 25: Fastel, messer fastidio de la cazza, / dibassa i ghebellini a dismisura...

1.2 Materia residuale inutile o nociva (spec. che macchia, sporca, rende sgradevole o ripugnante).

[1] Arte Am. Ovid. (A), XIV pm. (pis.), L. I, pag. 69.9: sia la capellatura e lla barba siano tagliate da savia mano, sì che de la barba non si paia e l'unghie siano senza fastidio e in de la cava nara non sia alcuno pelo...

[2] F Piero de' Crescenzi volg., XIV (fior.), L. 9, cap. 99: Ora appresso a calen d'Aprile da curar sono gli alvei, per modo che si tolga ogni fastidio, che 'l tempo del Verno contrasse, di vermi, vermicelli, tignuole e ragnuoli... || Sorio, Tratt. Agr., vol. III, p. 158.

- Fig. Materia immonda (con valore moralmente neg.); puzza e fastidio.

[3] a Lett. lucch., 1301 (3), 7, pag. 135.28: (e) p(er)ò a (n)noi piace molto di coe che dite li avete dato co(m)miato, (e) troppo avete posto a ffarllo, che pussa (e) fastidio era a tene(r)llo...

[4] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 40, vol. 2, pag. 36.12: Perciocchè, quanto al principio della nostra formazione, ci veggiamo concetti di seme immondo [[...]] Quanto al processo della vita anco ci veggiamo puzza, e fastidio, onde dice Innocenzio Papa: Fa' agguaglio, o uomo, da te agli altri arbori, ed allora vedrai la tua vilità.

[5] Francesco da Buti, Purg., 1385/95 (pis.), c. 19, 16-33, pag. 447.41: e levando et aprendo li fallaci adornamenti de la felicità mondana, dimostra lo suo frutto, che è saziamento del corpo. Lo quale corpo è puzza e fastidio...

1.2.1 [Specif.:] materia (spec. fecale) espulsa dal corpo umano o animale che sporca, degrada e suscita ripugnanza.

[1] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 3, pt. 3, cap. 21, pag. 311.5: El secondo consiglio, che quelli del castello debbono avere, contra quellino che vogliono cavare il castello, si è [[...]] avere acqua calda od orina, e molti altri fastigi, e gittar lor a dosso...

[2] Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.), L. IV, pt. 3, cap. 5, pag. 93.4: In lo v.o cap(itol)o s'adimanda [[...]] perké el naso, del quale escie tanto fastidio, ène posto sopra la bocca, la quale ène schifa...

[3] Giordano da Pisa, Pred. Genesi 2, 1308 (pis.), 16, pag. 136.2: Della quarta questione, se lo cibo pigliato fusse poi convertito in fastidio, sì che li corpi delli omini avesseno gittato fastidio d'ogna parte, com'elli fanno ora, rispondesi che no, che nullo fetore vi sarebbe issuto. Lo fetore dà pena a l'altro e a ciascuno, e quine non potea essere alcuna pena, e così non vi sarebbe issuto alcuno fetore.

[4] Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 27, pag. 584.5: E dice - cloaca del sangue di malvagi e di putridume discendente dalle corrotte loro carni; del quale sangue e fastidio delli pessimi papa - si placa, cioè si pasce, e ricevene sacrificio (quasi se ne appagassi) il diavolo...

[5] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. XI, par. 51, pag. 549.28: la quale [[scil. palude di Stige]] cognomina «pingue» per la sua grasseza del loto e del fastidio il quale v'è dentro...

[6] Malattie de' falconi, XIV (tosc.>lomb.), cap. 51, pag. 51.4: Quando tu vedi marça, fastidio e putredine venire e correre per le narre, e che non può beccare e pute, déi sapere allotta che àe quello male da la fistolla.

- Fras. Luogo di fastidio: fogna.

[7] Leggenda Aurea, XIV sm. (fior.), cap. 73, S. Petronella, vol. 2, pag. 667.11: poscia la [[scil. Felicula]] fece tormentare tanto a la colla che l'uccise, e 'l corpo suo gittòe nel luogo di fastidio; ma santo Niccodemo il levò quindi, e misselo in sepoltura onorevolemente.

2 [Con rif. al sentire di una persona in det. circostanze (spec. obblighi o contrarietà):] impossibilità o forte resistenza a sopportare qsa o qno o a comportarsi in un determinato modo.

[1] Gl <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 1, pt. 3, cap. 4, pag. 91.23: conciosiacosaché amore e desiderio non sieno tutto una cosa, né odio né fastigio non sieno somigliantemente un'altra cosa, nientemeno desiderio viene d'amore, e abbominazione, cioè fastigio, viene da odio.

[2] Giostra virtù e vizi, XIII ex. (march.), 356, pag. 337: «Chy adiudare se arres[e]cha ly nostri compangnuni / ke sse mena ad despreiu? / Quale ve par ch'yo mandece che scanpe li preiuni, / e chy ve par lo meliu?» / Respuse la Letitia, che à penne de paguni / e cor sença fastiiu: / «Mesere, io lu Te piliu, / lu falsu tradetore...

[3] Proverbia pseudoiacop., XIII (abruzz.), 140, pag. 33: Kedunqua homo te profere, non tollere, se ppoy, / Ka multi con fastidiu dau li denari soy.

[4] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), son. 255.14, pag. 165: Et ela a me: «Frate, quanto mal parli! / Ch'eo son magra possendo star ben fresca, / sol per fastidio di tanta vil ésca».

[5] Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.), quart. 1213, pag. 282: Multe fiate scrivo per fastidio et per ira, / Per quello che vegio et sento...

- Locuz. agg. Di fastidio: sgradevole.

[6] Andrea Cappellano volg. (ed. Ruffini), XIV in. (fior.), L. III, cap. 33, pag. 307.33: in questo mondo non si truova alcuna cosa di magior fastidio o di magior bruttura, come della femina ch'è molto rimenata.

- Locuz. avv. A fastidio: contro voglia.

[7] x Lett. lucch., 1375 (?), p. 155: voi dite appresso che state a' conviti, alli orti e cavalcate a fastidio.

- Fras. Fastidio di vita: senso di profondo scoramento e insoddisfazione nei confronti della propria vita.

[8] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 7, pag. 130.10: Accidia è un fastidio, e tedio d'animo; le spezie di questo vizio sono [[...]] tristizia, fastidiodi vita, disperazione.

- Fras. Avere fastidio di qsa, avere in fastidio qsa: rifiutare qsa o avere forti resistenze nei confronti di qsa (considerato gravoso, ripugnante o atto a suscitare imbarazzo).

[9] Pietro da Bescapè, 1274 (lomb.), 351, pag. 39: La sexena ancella me par forte secura; / Accidia sí s'apella in la sancta scriptura. / Aver sol in fastidio lo bon sermon divin; / No vol odire messa, ni terça ni matin...

[10] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 1, pt. 3, cap. 4 rubr., pag. 91.8: Nel quale insegna come ei re e i prenzi debbono desiderare, e che cose debbono desiderare, e di quali cose debbono avere fastigio e orribilezza.

[11] Lancia, Eneide volg., 1316 (fior.), L. 4, pag. 236.27: Come Dido scaltritamente fece sacrificio e congiurazioni. Allora la disavventurata Dido, spaurata, priega per morire e hae fastidio di guardare in cielo.

[12] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 6, cap. 9, vol. 2, pag. 96.17: E quillu medemmi, lu quali avia avutu in fastidiu que issu fussi questuri sou in Africa, issu lu sfurzau ad andarinci exuli et forbandutu.

[13] a Simone da Cascina, XIV ex. (pis.), Lib. 2, cap. 22, pag. 135.21: per l'osio lo rigore della santa religione abbiamo in fastidio, spesso siamo tentati d'iscire del diserto, attendiamo alla lussuria...

- Fras. Essere, fare fastidio (a qno); essere, tornare, venire in fastidio (a qno di qsa): risultare insopportabile o difficilmente sopportabile (a qno).

[14] Parafr. Decalogo, XIII m. (?) (bergam.), 118, pag. 422: Se la morte de nusun tu consentise, / tu l'ulzissi xì cum se tu 'l fezisse. / Ben che el re Herodes li puer non tayasse, / perché a li fi morir, sentenzia De ye madoe; / al deventà levros amantenente, / el ven in fastudi a ssì et altra zente / e po se despirò...

[15] Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.), L. 3, cap. 2, pag. 181.10: sei cose sono, le quali odia Domenedio, e la septima li fa fastidio; [[...]] la septima è cului che semina discordia infra i fratelli.

[16] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), De quinquaginta curialitatibus ad mensam, 44, pag. 316: Lo gord ke bev im presa, inanz k'el voi la canna, / A l'oltro fa fastidio ke bev seg in compágnia.

[17] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 3, cap. 2, pag. 136.19: l' umana natura [[...]] fa [[...]] disiderare novitadi, sanza le quali sarebbe agli uomini in fastidio la vita.

[18] Guittone (ed. Leonardi), a. 1294 (tosc.), 84.12, pag. 252: E gran fastidio m'è, s'on ti disdegna / per dispiagenza...

[19] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 3.89, pag. 12: Or vedete lo prelio c' ha l'omo nel suo stato! / Tante so l'altre prelia, nulla cosa ho toccato: / che non faccian fastidio, aggiol abbreviato; / finisco esto trattato 'n questo loco lassare.

[20] Arte Am. Ovid. (B), a. 1313 (fior.), L. II, pag. 279.3: Non ti venga fastidio della lunga infermitade, e quelle cose ch'ella ti lascerà fare, sieno fatte colle tue mani.

[21] Fr. Grioni, Santo Stady, a. 1321 (venez.), 2134, pag. 105: Or se 'n va con li pellegriny / Eustadio per lly chaminy, / Raxonando intro di lor / Con gran paxe e con amor / De molte cose, ch'io no do dir, / Che tropo pareria l'oldir: / A tuti torneria in fastidio.

[22] Mascalcia G. Ruffo volg., a. 1368 (sic.), Di lu modu..., pag. 573.32: Ancora usati lu cavallu beni a tructari pir cunvinili spaciu di lu iornu [[...]]; e, poi alcuni iorni, lu faza troctari pir li dicti loki arati et arenusi per tempu lu matinu; e, pocu a pocu cun minuri e cun plui curti salti ki pò, lu galopi in iornu ki non li sia fastidiu noia lu galopari...

[23] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 27, pag. 254.10: La vita mea sempre fu con trivulazioni. Fastidiome era lo vivere.

[24] Purgatorio S. Patrizio, XIV sm. (mil./com.), cap. 8, pag. 25.25: lu era tropo vego e no aveva ma' uno dente in bocha e dubitava de fare fastidio a li atri zuvene relioxi per la soa vegeza.

- Fras. Recare a fastidio qno: rendere qno insofferente, esasperare.

[25] Bart. da San Concordio, 1302/08 (pis.>fior.), dist. 11, cap. 6, par. 4, pag. 221.11: Se a colui, che non può portare molte cose, le parole del conforto ovvero dell' ammonimento noi lungamente distendiamo, a fastidio recheremo lo nostro uditore.

2.1 Sentimento di disappunto, irritazione o ansia dovuto ad una determinata causa esterna (temporanea).

[1] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 4, prologo, pag. 191.16: le cose che debbono venire, desiderando l' uomo che vengano, per lo fastidio delle cose presenti, sempre sono tenute migliori che quelle che presenti sono.

[2] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 7, proemio, pag. 104.7: Ira è appitito di vendetta; accidia è uno fastidio che l'animo prende per non operare; prodigalitade è uno scialacquamento [e] spendio delle proprie facultadi.

[3] Enrico Dandolo, Cron. Venexia, 1360-62 (venez.), pag. 262.36: Et de ogni altra cronica antiga [[...]] tener quel modo ch' io ò tegnudo dapoi conplida questa, le qual tute ò arse, acioché quele vegnando ad man de letori, fastidio over incredulitade non produsese.

3 [Med.] Malessere fisico di origine gastroenterica che provoca un senso di nausea o pesantezza (accompagnato da vomito o diarrea).

[1] Regimen Sanitatis, XIII (napol.), 330, pag. 572: se lo capone è multo impastato, / fastidio dona; ben esti provato.

[2] a Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.), 13, pag. 10.3: Diamargheriton [[...]] ttogle il fastidio a quelli che non ritengono e fa oppilatione a' ttisichi...

[3] Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.), Tavola generale, pag. 36.16: Capitol del fastidiy.

[4] Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342, cap. 8, pag. 38.22: se tu guardi ben e vò' considerà' gl'infermi e gli malai chi son pin de fastidio, quamvisde' che cibi ben parai e viande bonne soave e dolçe ghe fian portae innance...

[5] Palladio volg., XIV pm. (tosc.), L. 12, cap. 14, pag. 284.7: Spesse volte si vuole mischiar sale a lor pastura, o a lor beveraggio, per purgare il loro fastidio.

[6] Malattie de' falconi, XIV (tosc.>lomb.), cap. 18, pag. 34.2: A lo fastidio ed a lo saziamento fa questa medicina...

[7] Thes. pauper. volg. (ed. Rapisarda), XIV (sic.), cap. 17, pag. 27.10: Item la gumma di la chirasa, resoluta in vinu vecchu et datu a biviri, leva omni nausia et fastidiu.

[8] Gl Gloss. lat.-eugub., XIV sm., pag. 110.2: Hec nausea, see id est lo fastiggio.

- Fras. Prendere fastidio di qsa, avere in fastidio qsa: provare nausea nei confronti di qsa.

[9] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 9, cap. 82, vol. 2, pag. 403.17: Per sperienza vedemo che llo stomaco pure d'una vivanda prende fastidio, e delle var[i]azioni d'esse ricreazione e piacere...

[10] Serapiom volg., p. 1390 (padov.), Erbario, cap. 14, pag. 18.18: E quando el se beve de la soa agua o de la soa decocion la quantità de tri [conos], cura quili che à in fastidio el cibo e cura li ytherici.

- Fras. Tornare, venire in fastidio a qno: suscitare nausea in qno.

[11] Guido da Pisa, Fiore di Italia, XIV pm. (pis.), cap. 33, pag. 81.11: al populo di' loro da mia parte ch'io darò domane loro della carne in tanta abondanzia, che verrà loro in fastidio.

[12] Bibbia (02), XIV-XV (tosc.), Nm 11, vol. 2, pag. 67.1: E io ve ne darò tanta [[sicl. carne]], in fin a tanto che vi uscirà per lo naso, e che vi tornerà in fastidio...

3.1 Fig. Malessere interiore (conseguente alla monotonia o al pieno appagamento) che può manifestarsi come irritazione, scoramento, spossatezza o inquietudine.

[1] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 71.3, pag. 299: La longa materia sòl generar fastidia; / lo longo abbriviare sòle l'om delettare.

[2] Bart. da San Concordio, 1302/08 (pis.>fior.), dist. 5, cap. 1, par. 8, pag. 123.2: Nel continovare delle cose s' ingenera fastidio: la dolcezza del mele a chi 'l continua viene dispiacevole.

[3] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 3, cap. 8, vol. 1, pag. 142.23: Multi altri exempli rumani di quista maynera restariannu ancura a diri, ma nuy divimu skiffari modu la sacietati oy lu fastidiu.

[4] Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342, cap. 8, pag. 38.19: quando l'omo [[...]] è stofo e sacio e ha perduo 'l talente, e l'abondantia ha fachio venir l'ascharo e 'l fastidio, con queste cose sença nessun dubio no pò star insemo l'alegreça, e 'l piaxer s'in parte e 'l deleto mor.

[5] S. Caterina, Epist., 1367-77 (sen.), [1376] lett. 79, pag. 322.19: Io ti consolarò, e menarotti alle nozze della vita durabile, dove è satietà senza fastidio, e fame senza pena, diletto senza scandolo»...

4 Sgradevole sensazione fisica che si manifesta come irritazione o pizzicore e che induce a toccare o grattare la parte del corpo interessata.

[1] f S. Girolamo volg., XIV: Acciocché non siano oppressate del ragunato fastidio, de' piccioli animali, cioè li quali si sogliono generare con la cotenna e' capegli. || TB s.v. fastidio.

5 Atteggiamento o sentimento di disprezzo generalizzato. Contegno di fastidio.

[1] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), son. 294.13, pag. 190: poy la irrogança, ch'en capo li ruçe, / l'exalta tant' di fastiço contegno / ch'el crede ognun men ch'esso di honor degno.

[u.r. 07.09.2011]