FUMOSITÀ s.f.

0.1 ffumosità , fommusità , fomosità , fomositae, fomositate, fomusitate, fumisitate, fummosità , fummositade, fummositadi, fummusitade, fumosità , fumositade, fumositadi, fumositate, fumossitadi, fumoxitè, fumusità , fumusitade, fumusitate, fumusitati.

0.2 Da fumoso.

0.3 Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.): 2.1.

0.4 In testi tosc.: Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.); Tesoro volg., XIII ex. (fior.); Zucchero, Santà , 1310 (fior.).

In testi sett.: Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.); Serapiom volg., p. 1390 (padov.); Lucidario ver., XIV.

In testi mediani e merid.: Marino Ceccoli, XIV pm. (perug.); Anonimo Rom., Cronica, XIV; Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.).

In testi sic.: Mascalcia G. Ruffo volg., a. 1368 (sic.).

0.5 Locuz. e fras. fare fumosità 2.1.

0.7 1 Percepibile presenza di fumo. 1.1 Fig. Presenza scura, difetto nella trasparenza o nell'uniformità di colore (di un corpo chiaro o luminoso). 2 Emanazione gassosa di sostanze o miscele a base acquosa (visibile in forma di nube). 2.1 [Med.] (Esalazione di) vapore di origine fisiologica (prodotto spec. dall'alcol, da determinati cibi o dalla loro abbondanza) che dagli organi interni (spec. lo stomaco) tende a salire al cervello alterando lo stato fisico della persona. 3 Tendenza a salire come un vapore.

0.8 Elisa Guadagnini 23.04.2007.

1 Percepibile presenza di fumo.

[1] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 54.136, pag. 324: L'aotra è l'aer de lo tormento, / abuminao e puzolento / de sorfaro e de brutura / che aduxe la streitura / de lo carzer pim de marzor, / de l'aer spesso e relentor / fosco, con gran fomositae, / chi tuto aduxe infirmitae.

1.1 Fig. Presenza scura, difetto nella trasparenza o nell'uniformità di colore (di un corpo chiaro o luminoso).

[1] Marino Ceccoli, XIV pm. (perug.), 16.12, pag. 678: Però, signor, se vostra vertù engombra / l'esser rimaso solitario en ciambra, / prendet'el gran saver, che sempre sgombra / onne fumosità da la chiara ambra, / e non curate de morte né d'ombra...

2 Emanazione gassosa di sostanze o miscele a base acquosa (visibile in forma di nube).

[1] Tesoro volg., XIII ex. (fior.), L. 3, cap. 5, pag. 43.20: E quella [[acqua]] che corre su per netto sabbione è migliore che l'acqua vecchia di cisterna, per ciò che prende male fumositadi dalla terra per troppo lungo dimoro che v'ha fatto.

[2] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 82, pag. 396.9: Simigliantemente ti dico dell'odorato: è mistieri ch'alcuno vapore e fummosità de la cosa venga insino al naso tuo, e questo ancora può essere poco da lunga ne l'omo; in certi animali più.

[3] Metaura volg., XIV m. (fior.), L. 1, cap. 9, ch., pag. 173.3: quando la terra è riscaldata dal sole, è bisogno che nn'esca alcuna exalatione, cioè alcuna fummosità e alcuno vapore, imperciò che il caldo di sua natura si hae a trare ad sé: e imperciò, quando il caldo del sole riscalda la terra, trae a ssé i vapori e le fumosità che ssono nella terra.

[4] Mascalcia G. Ruffo volg., a. 1368 (sic.), cap. 38, pag. 598.30: Ancora si genera galli apressu li iuncturi di li gambi apressu li pedi, avegna ki naturalimenti avegnanu comu dissi; ma spissi fiati aveni pir grandi fumusitati di la stalla....

- [Med.] Vapore corporeo (prodotto dalla traspirazione).

[5] Metaura volg., XIV m. (fior.), L. 2, cap. 7, ch., pag. 231.4: ma la state i pori, cioè i fori del corpo onde escono i sudori e altre fummosità , sono aperti per lo caldo, ed escon[n]e i vapori sottili e non rimane se non il terrestre e arso, il quale è materia di collera.

2.1 [Med.] (Esalazione di) vapore di origine fisiologica (prodotto spec. dall'alcol, da determinati cibi o dalla loro abbondanza) che dagli organi interni (spec. lo stomaco) tende a salire al cervello alterando lo stato fisico della persona.

[1] Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.), L. IV, pt. 3, cap. 6, pag. 94.8: lo stomaco, recevuto el cibo, cocelo (et) la fumosità calda manda a la bocca, (et) per alcuno meato se ne va parte al cerebro da la parte denançi k'è più presso al canale de la bocca...

[2] a Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.), 140, pag. 49.14: Dassi propiamente a disopilare il fegato e lla milça ke fossi opilato per calda cagione ed a quelli k'ànno dolore nel capo per fumositade di collera rossa.

[3] F Giordano da Pisa, Prediche, 1303-1306 (pis.>fior.): Quando l'uomo ha beuto e mangiato salgono su i vapori, le fumositadi, e oscurano lo 'ntendimento e turballo... || Narducci, p. 259.

[4] Zucchero, Santà , 1310 (fior.), Pt. 3, cap. 5, pag. 156.17: elle [[scil. le mele]] sono buone a usarlle a colloro ch'ànno troppo bevuto, perciò ch'avallano i fumi del vino che -l cielebro fanno rienpiere, e quelle fumossitadi avallano le mele di loro natura.

[5] Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 9, 13-27, pag. 155, col. 1.12: in quell'ora començò una visione in lo so intelletto [[...]] Questo avene a l'anima in lo rompente del dí, quando lo stomago à fatte le soe digestioni, lo cerebro è aliviado dalle fumusità del stomago, l'omo dorme ch'è libero dai penseri...

[6] Serapiom volg., p. 1390 (padov.), Erbario, cap. 173, pag. 178.8: Uno autore scrive che chi mete una drama e meça de incenso in l'aqua e beverlo ogni dì. el çoa al flema e a la memoria e remuove la obliviom. Ma lo induxe dolor de testa a quellù che lo beve e multiplica fumoxitè rie e adhure over bruxa el sangue.

[7] Lucidario ver., XIV, III, pag. 213.4: la testa de l'homo [[...]] è partita in tre parte, [[...]] çoè ymaginamento, raxone e memoria [[...]] quando alcuna fumosità va a una de queste tre parte ch'eo t'ò dito, è mestera che l'homo sia fora del seno, e pò essero mato poco e asai segondo che quela fumosità se reclude, e la fumosità che va ala memoria sì deventa paço integramente, però che non pò retenire alcuna consa de raxone ni che abia intendimento.

[8] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 18, pag. 172.17: bene che moiti suonni siano vanitati, siano moiti delusioni de demonia, nientedemeno moiti suonni se trova omo veri como Dio li inspirassi, spezialmente in perzone temperate, dove non abunnano fumositate per crapula e per desusato civo, e in tiempo della notte che se dice aurora, quanno se parte la notte dallo dìe, ché lo cerebro stao purificato, li spiriti staco temperati.

[9] Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.), cap. 70, pag. 186.27: li rami della vite alba oi de vitabloni talga ad mesura de unu palmo et de questi peççi fa tre manopili oi quact(r)o et pistali con una pet(re) oi lingno; et po li micti i(n) una sacch(e)tta de linu, et appendili questa sacch(e)tta con i quisti peççi allo capo, ch(e) tengna la bocca dint(r)o i(n)a ssacch(e)tta, sì cch(e) no(n) ne poçça mangnar; et p(er) la fomosità d(e) quella erba tucti mali humuri exirà fore...

- Locuz. verb. Fare fumosità : ingenerare vapori fisiologici nocivi (per l'eccessiva ingestione di cibo).

[10] Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.), c. 24, pag. 462.15: Beati coloro, alli quali la divina grazia hae dato di temperarsi; sì che per lo gusto, cioè per lo senso dell'asaporare li cibi, non pecca[no]; sì che troppo non fa fummositade, per la quale si corompe il corpo, e per conseguente si vizii l' anima; ma tanto avendo apetito, mangiano; e tanto, quanto e quale è giusto.

3 Tendenza a salire come un vapore.

[1] Sacchetti, Sposizioni Vangeli, 1378-81 (fior.), Sp. 37, pag. 232.29: E per questa abondanza del sangue, il quale da tutte parti abonda al cuore, il sangue monta verso il celabro, e con la caldezza e umidità sua monta in su; allora il celabro risolve quella umidità, e diviene acqua. E poi che questa acqua è di sopra, conviene ch'ela scenda; e non puote scendere da la via, ond'ella è salita per la fumosità del sangue, che non lascia.