DONNEARE v.

0.1 ddonneare, dognando, donear, doneava, doneiare, donnea, donnear, donneare, donnearmi, donnearsi, donnio. cfr. (0.6 N)deniava.

0.2 Prov. domneiar (DEI s.v. donneare).

0.3 Jacopo d'Aquino (ed. Panvini), XIII (tosc.): 1.1.

0.4 In testi tosc. e toscanizzati: Jacopo d'Aquino (ed. Panvini), XIII (tosc.); Garzo, Proverbi, XIII sm. (fior.); Distr. Troia, XIII ex. (fior.).

0.6 N È prob. che appartenga a questa voce anche il deniava di Cronica deli imperadori, 1301 (venez.), pag. 189.38: «li deniava per spacio de III note in molta allegreza» (ipotesi di Ascoli, Cronica, p. 278); cfr. peraltro Mart. Pol., Chron., p. 448: «quam tribus diebus et tribus noctibus in multo gaudio protraxerunt».

0.7 1 Intrattenersi piacevolmente in buona (o cortese) compagnia. 1.1 Corteggiare (una donna). 2 Comportarsi da padrona.

0.8 Paola Picecchi 24.11.2006.

1 Intrattenersi piacevolmente in buona (o cortese) compagnia.

[1] Novellino, XIII u.v. (fior.), 62, pag. 264.4: Dopo il mangiare venne il sire a doneiare e domandò: «Chente fu la torta?». Tutte rispuosero: «Buona».

[2] Distr. Troia, XIII ex. (fior.), pag. 162.31: Un'altra fontana non meno bella di quella era più presso, alla quale era venuta a ddonneare tre dee, l'una delle quali fue madonna Giuno, l'altra fue madonna Pallas, la terza madonna Venus, e llà si diportavano...

- [In contesti fig.].

[3] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 24.118, vol. 3, pag. 403: «La Grazia, che donnea / con la tua mente, la bocca t'aperse / infino a qui come aprir si dovea, / sì ch'io approvo ciò che fuori emerse; / ma or convien espremer quel che credi, / e onde a la credenza tua s'offerse».

[4] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 3, cap. 6.69, pag. 201: Andando, noi vedemmo in piccol cerchio / torreggiar Lucca a guisa d'un boschetto / e donnearsi con Prato e con Serchio.

1.1 Corteggiare (una donna).

[1] Jacopo d'Aquino (ed. Panvini), XIII (tosc.), 22, pag. 142: Ancor ch'io sia lontano in altra parte, / là 'v'unque io vado il suo amar mi mantene / e già mai dal mio core non si parte, / né altra donna amar non mi sovene; / per zo m'avene - ca, s'io sogno la vio, / dormo e donnio, / vegliar mi crio, / mai non disio - d'aver null'altro bene.

[2] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 3, cap. 14.78, pag. 225: Io fui tra i monti, dove si dicea / che Ciclopis venia alcuna volta / a donneare e pregar Galatea.

2 Comportarsi da padrona. [Prov.]

[1] Garzo, Proverbi, XIII sm. (fior.), 33, pag. 297: Ancella donnea, / se donna follea.

[u.r. 29.05.2018]