FORMICA s.f.

0.1 formica, formice, formicha, formiche, formiga, formige, formighe, formigui, formiki.

0.2 DELI 2 s.v. formica 2 (lat. formica).

0.3 Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.): 1.

0.4 In testi tosc.: Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.); Bestiario toscano, XIII ex. (pis.); Zucchero, Santà , 1310 (fior.); Mazz. Bell., Storia (ed. Gorra), 1333 (pist.); Chiose Selmiane, 1321/37 (sen.).

In testi sett.: Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); Caducità , XIII (ver.); Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.); Serapiom volg., p. 1390 (padov.).

In testi mediani e merid.: Proverbia pseudoiacop., XIII (abruzz.); Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.); Destr. de Troya, XIV (napol.); Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.).

In testi sic.: Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.).

0.6 A Doc. bologn., 1287-1330, [1305]: Eo Bertolomeo, al quale fie dito Formiga...

T Stat. volt., 1348: sancto Michele delle Formiche.

0.7 1 [Zool.] Insetto della famiglia delle Formicidae che si caratterizza per le piccole dimensioni, la proverbiale laboriosità, l'organizzazione in popolose comunità, l'uso di spostarsi continuamente, preferibilmente in lunghe file, per la ricerca e lo stoccaggio del cibo. 1.1 [Zool.] [Con rif. ad una specie di formica favolosa, di grandi dimensioni, dedita a scavare nella sabbia per raccogliere pepite d'oro]. 1.2 [Con rif. al mito dei Mirmidoni]. 2 [Med.] Vescicola cutanea che provoca un fastidioso pizzicore, lo stesso che mirmicia. 2.1 [Med.] Escrescenza carnosa sulla palpebra. 3 [Vet.] [Masc.] Lo stesso che farcina.

0.8 Elisa Guadagnini 07.10.2007.

1 [Zool.] Insetto della famiglia delle Formicidae che si caratterizza per le piccole dimensioni, la proverbiale laboriosità, l'organizzazione in popolose comunità, l'uso di spostarsi continuamente, preferibilmente in lunghe file, per la ricerca e lo stoccaggio del cibo.

[1] Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.), 1203, pag. 218: quivi non ha persone, / non bestia, non uccello, / non fiume, non ruscello, / né formica né mosca / né cosa ch' io cognosca.

[2] Caducità , XIII (ver.), 279, pag. 664: No pò igi aver en glesia tanta triga / enfin ke 'l presto aba la messa livra, / mo enançi e endreo sì va cum' la formiga, / tanto ge noia el star en ogna guisa...

[3] Proverbia pseudoiacop., XIII (abruzz.), 130, pag. 32: [XXXIII] Non dare com ppoveru, s' ey riccu, una mollica; / Non fa lu stursugàmmaru ovu como formica. / Altr' ovu feta l' aquila et altr' ovu la pica: / Non è ffactu lo spendere pro quillu ke mmendica.

[4] Garzo, Proverbi, XIII sm. (fior.), 147, pag. 301: Formica sì 'ntende / al tempo che prende.

[5] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 85.28, pag. 344: Qual pazo vorrìa fare, per formicar campare, / en formica tornare per formicaro engrato?

[6] Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.), Tavola generale, pag. 61.25: Capitol de la formiga.

[7] Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 26, 25-42, pag. 544, col. 1.30: Cosí per entro. Dà exemplo a tale esercicio sí come avene le formighe incontrandose dalla soa tayna l'una cum l'altra fino a lo logo della soa pastura, che par ch'elle domandino e spiglino de loro viaço; cussí quelle alme, com'è ditto, fano.

[8] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 1, cap. 4, vol. 1, pag. 31.11: 15. Ma a Mida, a lu imperiu di lu quali Frigia fu suyetta, essendu citellu et durmendu a la naka, li formiki li congregaru cochi di granu in buca e li parenti soy incirkandu que signali era quistu, li aguriri li rispusiru que: «Illu serà lu pluy riku homu di lu mundu». [[...]] 16. A li formiki di Mida per dritu et per rasuni eu antimettu li api di Platuni. Ca quilli foru indicatrici di mutabili et di fragili felicitati, e quisti foru di solida et eterna...

[9] Palladio volg., XIV pm. (tosc.), L. 1, cap. 37, pag. 42.13: Contra le formiche, se hanno foro nell'orto, ponvi su il cuor della coccoveggia; se elle sono per l' orto sparte, spargiamo per l' orto cenere.

[10] Prov. pseudoiacop. Aggiunte, XIV pm. (umbr.), 274, pag. 57: [LXIX] Non ti scoprire en publico, maritata né çita, / per tollerte di dosso la pulce o la formica.

[11] A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.), c. 72, terz. 71, vol. 3, pag. 305: e 'n questo modo [[li Fiaminghi]] furono sconfitti, / dodicimilia morti fecer biche, / gli altri fuggír, per non esser trafitti; / ch'egli eran più, che non son le formiche.

[12] Thes. pauper. volg. (ed. Rapisarda), XIV (sic.), cap. 7, pag. 16.1: [15] Item pigla li ova di li formiki et pistali e poi li cula pir unu pannu di linu et mitichi sucu di pelliconia et mectili a li aurichi: li menda la surditati antiqua.

- [Come esempio di laboriosità (con connotazione moralmente pos.)].

[13] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), Disputatio musce cum formica, 276, pag. 98: Ki vol ess pro e savio e trá vita segura, / Da la formiga imprenda, k'è pizna crëatura.

[14] Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc.), L. V, pt. 22, pag. 198.9: dicie Salamone ne' Proverbii [[...]] 'O pigro, va alla formicha e prendi da essa sapienza che, chon ciò sia chosa che non abbia signore né prencipe né rettore, nella state aduna tanta biada che per tutto l'anno basta a mangiare...

[15] Bestiario moralizz., XIII (tosc./aret.-castell.), 10.2, pag. 758: Homo, se voli de l'alma pensare, / ora [sì] poni mente la formica: / enel tenpo ke pote guadagnare, / aquista onde êl verno se notrica; / e per[ò] ke non pò tucto portare, / sì piglia uno granello de la spica; / a tanto ke·lli debia più durare, / devidelo, per meço l'amandica.

[16] Bestiario toscano, XIII ex. (pis.), cap. 1, pag. 20.17: De la natura de la formica. La formica è uno picciolo vermecello dal quale li homini puono inprendere verace exemplo; ché ella si procaccia la state quello unde ella possa vivere da verno.

[17] Elucidario, XIV in. (mil.), L. 1, quaestio 67, pag. 104.17: Le formige e li ragni e semeiante cosse k'in tanti soliciti in sove ovre in creadi per dari a nuy exemplo e magistramento de bone ovre e de boni studii.

[18] Zucchero, Santà , 1310 (fior.), Pt. 1, cap. 15, pag. 107.26: i· mezo setenbre, allora comincia l'autono [[...]] le formiche proqurano la lor vita per lo tenpo che dee venire, la quale cosa ai pigri uomini è grande esenpio e utilissimo e grandisimo ispechio.

[19] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 9, cap. 99, vol. 2, pag. 434.27: essendo il tempo del mietere, tutti i Bolognesi, eziandio quelli che usi non erano di sì fatto servigio, sollicitamente puosono mano alla falce, e quello segavano, o grano o biada che fosse, colla paglia co· sollicitudine a guisa delle formiche riponieno nella città.

[20] Lucidario ver., XIV, I, pag. 39.9: lle formice e lli ragni e lli altri animali ne dano exenplo che nu debiamo lavoraro.

- [Con rif. alla piccolezza].

[21] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 2, cap. 11.1395, pag. 211: Magnanimo non è chi in atti vili, / Quasi temendo, par che regga pondo / Cessandosi con gli occhi quasi umìli. / Alle formiche mai non si fa guerra; / Or prendi esempio e guarda lo leone, / E l'aquila che mosche non afferra.

[22] Ristoro Canigiani, 1363 (fior.), cap. 28.29, pag. 71: Tu vedi ben, che 'l leon non ammacca / Formiche, nè 'l falcon prende la mosca; / Ma ciaschedun più ad alto s' attacca.

[23] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 107.20, pag. 102: Non studian altro che levare o porre, / or giù, or su, ed ora meno, or piue; / or formica ed or bue / voglion parer nel lor dimostramento.

1.1 [Zool.] [Con rif. ad una specie di formica favolosa, di grandi dimensioni, dedita a scavare nella sabbia per raccogliere pepite d'oro].

[1] Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.), 1012, pag. 211: Apresso in questo poco / mise in asetto loco / le tigre e li grifoni / e leofanti e leoni, / cammelli e drugomene / e badalischi e gene / e pantere e castoro, / le formiche dell' oro / e tanti altri animali / ch' io non posso dir quali... || Non 'formiche d'oro', ma 'le formiche che raccolgono l'oro'.

[2] Tesoro volg., XIII ex. (fior.), L. 5, cap. 55, pag. 175.12: E sì dicono gli Etiopiani che v'ha in una isola formiche grandi come cani, che cavano l'oro del sabbione con loro piedi, e guardanlo sì fortemente, che nessuno ne puote avere senza morte.

1.2 [Con rif. al mito dei Mirmidoni].

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 29.64, vol. 1, pag. 496: Non credo ch'a veder maggior tristizia / fosse in Egina il popol tutto infermo, / quando fu l'aere sì pien di malizia, / che li animali, infino al picciol vermo, / cascaron tutti, e poi le genti antiche, / secondo che i poeti hanno per fermo, / si ristorar di seme di formiche...

[2] Mazz. Bell., Storia (ed. Gorra), 1333 (pist.), pag. 519.19: E di loro molto parlò Ovidio, [che] della loro origine fabulando commendò molto dicendo che questi Mirindoni erano formiche, che a' prieghi del re di Tesaglia offerte a ddio erano tramutate di formiche in uomini.

[3] Chiose Selmiane, 1321/37 (sen.), cap. 29, pag. 146.27: Re Acus [[...]] trovò uno arbolo, el quale aveva moltitudine di formiche, che in esso dimoravano; e allora el suo aughurio aughuriò in queste formiche, che quando egli avesse con desiderio e honore fatto sacrificio agli dij infernali e agli dij cielesti, che allora essi dei tornarebbero e convertirebbero esse formiche in huomini e in vivande.

[4] Sposiz. Pass. s. Matteo, 1373 (sic.), Prologo, cap. 5, vol. 1, pag. 21.34: O utinam eu avissi tanti chitadini! - Illu si addurmintau, et Deu transformau di tanti milia formiki tanti milia homini.

[5] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 1, pag. 49.3: Attesta lo dicto Ovidio poeta lo nascimento de li Mirmidoni fabulosamente in tal maynera innelle opere soy, a lo XIV libro de Methamorphoseos e dice che li Mirmidoni foro formiche et a pregaria de lo re de Thesalia, che fece a li suoy Diey, foro in homini transformate.

2 [Med.] Vescicola cutanea che provoca un fastidioso pizzicore, lo stesso che mirmicia.

[1] f Almansore volg., XIV: Molte infermitadi avvengono della collera rossa, siccome itterizia, cioè giallore, e pustole rosse, cioè bolle rosse piccole, e formiche, e rossezza, che avviene con pizzicore. || Crusca (3) s.v. formica.

[2] F Guglielmo da Piacenza volg. (ms. Landiano), XIV pm. (it. sett.): Formiga [e] impetigene se fa de una medema materia flematicha salssa adusta... || Altieri Biagi, p. 83.

[3] Serapiom volg., p. 1390 (padov.), Erbario, cap. 51, pag. 63.29: Ancora el cipresso se messea cum lo orço e cum lo axéo mesceado cum l'aqua, e çoa a la errisipila e [a la] formiga, la quale è una postula overo pustule, in le quale pustule se se(n)te puncion a muodo de formiga.

[4] Serapiom volg., p. 1390 (padov.), Erbario, cap. 66, pag. 73.4: E ha vertù de curare la formiga, çoè la volèga ria che è ulcerativa...

2.1 [Med.] Escrescenza carnosa sulla palpebra.

[1] F Cura degli occhi di Pietro Ispano volg., XIV (tosc.): Formica è uno fico, cioè ciccione che nasce ne l'ultima palpebra... || Zambrini, Pietro Ispano, p. 6.

3 [Vet.] [Masc.] Lo stesso che farcina.

[1] Gl Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.), Indice dei capp., pag. 131.19: [C]XLIII. Del verme dicto farcina ove(re) formica.

[u.r. 22.09.2009]