FACE s.f.

0.1 face, faci, facie.

0.2 Lat. fax, facem (DEI s.v. face).

0.3 Dante, Commedia, a. 1321: 1. || Cfr. 0.6 N.

0.4 In testi tosc.: Dante, Commedia, a. 1321; Guido da Pisa, Declaratio, a. 1328 (pis.); Dom. da Monticchiello, Rime, 1358 (sen.).

In testi sett.: Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.).

In testi sic.: Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.).

0.6 N GDLI cita «Chiaro Davanzati, 640» (senza riscontro identificabile nella bibliografia): «Lo vostro core è face / e face me gaudente». Si tratta di 107.12 (V 640), non incluso nel corpus, che Menichetti stampa diplomaticamente: «vostro cor(e) faci e. e facie. me gaudente», intendendo «Vostro cor fac'è, e face me gaudente: 'il vostro cuore è luce e mi rende contento'». CLPIO, V 640.12 stampa: «vostro core [s]facie, e fac<i>e me gaudente». Nonostante CLPIO, la prima att. di 'face' in Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.) resta probabile.

0.7 1 Torcia che si accende per illuminare o per appiccare il fuoco; fiamma, luce (anche fig.). 1.1 Metaf. [Rif. all'ardore del sentimento religioso o amoroso].

0.8 Mariafrancesca Giuliani 05.12.2007.

1 Torcia che si accende per illuminare o per appiccare il fuoco; fiamma, luce (anche fig.).

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 27.10, vol. 3, pag. 444: Dinanzi a li occhi miei le quattro face / stavano accese, e quella che pria venne / incominciò a farsi più vivace, / e tal ne la sembianza sua divenne, / qual diverrebbe Iove, s'elli e Marte / fossero augelli e cambiassersi penne.

[2] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 2, cap. 12.1487, pag. 217: Ma la ricchezza a gentilezza è face / E più gentil se ne dimostra l'uomo.

[3] Cino da Pistoia (ed. Marti), a. 1336 (tosc.), D. 173.7, pag. 894: Elli ha spogliato lo dolente core / e 'nnanzi agli occhi m'ha la vita impesa; / sì fieramente come face accesa / va tormentando l'anima che more.

[4] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 3, cap. 8, vol. 1, pag. 139.28: nìn a chò fari non ci mancava lu putiri di li tribuni qui eranu commu furiusa faci ardenti di lu dirupatu populu...

[5] Poes. music., XIV (tosc., ven.), [FraLan] ball.95.4, pag. 201: Tu pur ferisci con l'arco mortale / e con la face del sagrato foco, / e poi mi lasci e di me non ti cale, / né a costei, per cui non trovo loco.

[6] Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.), cap. 2, par. 31, comp. 32.10, pag. 105: O diva Galathea, dolçe e benegna, / più lucida che 'l sole, / fa' che le mie parole / ti pieghi a darmi la tua gracia degna. / Se tu ti movi a darmi la tua pace, / più mi faray contento / ch'alguno amante per dona verace. / Ma se tu fugi sì come fallace, / più mi daray tormento / che s'io ardesse nela Ethnea face.

1.1 Metaf. [Rif. all'ardore del sentimento religioso o amoroso].

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 33.10, vol. 3, pag. 543: Qui se' a noi meridïana face / di caritate, e giuso, intra ' mortali, / se' di speranza fontana vivace.

[2] Guido da Pisa, Declaratio, a. 1328 (pis.), c. 2.9, pag. 41: Ma però ch'esso mentione face / del baratro infernale primamente, / ove di bene sta spenta la face, / dirotti 'm prima del su' convenente / come 'l distingue, et mosterrò perché / ci pon li monstri con diverse gente.

[3] Poes. an. tosc.-ven., XIV s.-t.d. (4), 82a.5, pag. 155: saetta in me novo diletto intero / la gran potentia del signor verace, / e de sé acende en cor novella face / che me dimostra dentro quel ch'io spero...

[4] Dom. da Monticchiello, Rime, 1358 (sen.), 3.262, pag. 52: E poi col troppo amor che tu isquaterni / perdar per volta l'acquistata pace, / e però darsi a vituperî eterni. / O crudel Dio, o ladro, o viva face, / chi ritrarrà le tue opere appieno / se l'onor degl'Iddii se ne disface?

[5] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 205.4, pag. 261: dolce peso, / dolce parlare, et dolcemente inteso, / or di dolce òra, or pien di dolci faci:

- Ardente face.

[6] Boccaccio, Filostrato, 1335-36 (?), pt. 4 ott. 153.5, pag. 151: ma se tu m'averai liberamente, / tosto si spegnerà l'ardente face / che or t'accende...

[7] Bambaglioli, Tratt., a. 1343 (tosc.), 542, pag. 42: Tu porti dentro quella ardente face, / Che t'arde il petto, e altru' mette in croce.

[8] Canzoniere del sec. XIV, a. 1369 (tosc.occ.), 1.5, pag. 7: e dir come m'offende mortalmente / l'alto signor che con l'ardente face / l'anima infiamma sì che, sbigottita, / dal cor vuol far partita, / poi che pietade in lui trovo nïente.

[9] Francesco di Vannozzo, Rime, XIV sm. (tosc.-ven.), 118.6: qui sono e' prati, le mie valle e i monti, / qui sol per tepidar l'ardente face / sta lo stendardo mio forte e sagace / a trar sospiri e far degli ochi fonti...

[u.r. 25.12.2020]