FURARE v.

0.1 ffurare, forare, fura, furà , furà', furada, furai, furali, furalle, furan, furando, furandoli, furandosi, furanno, furano, furao, furar, furarà , furare, furarebbe, furarle, furaro, furarolla, furarono, furassaro, furasse, furasseno, furasserlo, furassero, furassi, furassono, furaste, furasti, furastimi, furata, furate, furati, furato, furatu, furau, furava, furavano, fure, furerà , furerai, furerebbono, furerei, furi, furò, furoe, furòe, furollo, furone, furoronlo.

0.2 Lat. furare (DEI s.v. furare).

0.3 Jacopo Mostacci (ed. Contini), XIII pm. (tosc.): 2.3.

0.4 In testi tosc. e toscanizzati: Jacopo Mostacci (ed. Contini), XIII pm. (tosc.); Bonagiunta Orb. (ed. Parducci), XIII m. (lucch.); Brunetto Latini, Rettorica, c. 1260-61 (fior.); Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.); <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>; Stat. sen., 1280-97; Panuccio del Bagno, XIII sm. (pis.); Stat. pis., 1304; Doc. volt., 1326; Stat. sang., 1334; Doc. amiat., 1373; a Stat. lucch., 1376.

In testi sett.: Parafr. Decalogo, XIII m. (?) (bergam.); Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.); Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342; Niccolò de' Scacchi, p. 1369 (ver.).

In testi mediani e merid.: Poes. an. urbin., XIII; Proverbia pseudoiacop., XIII (abruzz.); Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.); Stat. perug., 1342; Detto dei tre morti, XIV pm. (camp.); Ingiurie recan., 1351-96, [1351]; Passione cod. V.E. 477, XIV m. (castell.); Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.); Anonimo Rom., Cronica, XIV.

In testi sic.: Sposiz. Pass. s. Matteo, 1373 (sic.).

0.5 Per furare il tempo > tempo;furare l'onore > onore.

Locuz. e fras. furare qno a se stesso 2.3.

0.7 1 Appropriarsi, di nascosto, subdolamente o con la violenza, di ciò che appartiene ad altri, rubare (anche assol.). 1.1 Privare di ciò che possiedono luoghi o persone (gen. con la violenza), derubare, saccheggiare. 1.2 Espugnare, occupare militarmente. 2 Portare via con la forza, rapire (una donna). 2.1 Portare via di nascosto, trafugare (un cadavere). 2.2 Sedurre, rapire in estasi. 2.3 Fras. Furare qno a se stesso: privare qno delle proprie capacità abituali (come conseguenza dell'innamoramento). 3 Togliere, sottrarre, privare di qsa. 3.1 Sottrarre dal computo, non calcolare. 3.2 Sottrarre alla vista. 4 In un'opera letteraria, riprodurre brani o versi di altri attribuendone a se stesso la paternità, plagiare, copiare. 5 Dirigersi lontano da un punto (proprio o fig.). Anche pron. 5.1 Separare un elemento da un altro col quale era congiunto. 5.2 Pron. Appartarsi, nascondersi.

0.8 Emiliano Picchiorri 16.05.2008.

1 Appropriarsi, di nascosto, subdolamente o con la violenza, di ciò che appartiene ad altri, rubare (anche assol.).

[1] Stefano Protonotaro, XIII m. (tosc.), canz. 2.20, pag. 134: Certo ben so' temente / di mia voglia mostrare; / e quando io creo posare, / mio cor prende arditanza; / e fa similemente / come chi va a furare, / che pur veder li pare / l'ombra di cui ha dottanza, / e poi prende ardimento / quant'ha mag[g]ior paura.

[2] Parafr. Decalogo, XIII m. (?) (bergam.), 120, pag. 422: El sexto comandamento: non dé furare, / usura nì rampina non dé farre.

[3] Brunetto Latini, Rettorica, c. 1260-61 (fior.), pag. 84.21: Et nota che sacrilegio è molto peggiore che furto, perciò che colui commette sacrilegio che fura cosa sacrata di luogo sacrato.

[4] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 1, pt. 2, cap. 31, pag. 82.10: E appresso l'uomo può far male quando elli non à il modo né la maniera che elli dovrebbe avere in fare le opere che menano l'uomo a buono fine, sì come noi vedemo che alcuno intende a buono fine, sì come a fare le opere della larghezza, ma non gli cale und'elli prenda ei denari, ma che elli possa donare e dispèndare, sieno per furare o per alcuno somioliante guadagno.

[5] Stat. sen., 1280-97, par. 49, pag. 16.13: Item, statuimo che qualunque furarà alcuna cosa di casa alcuna o vero di cappanna del detto castello, o vero de la sua corte, se sarà di dì, sia punito in X soldi di denari; e se sarà di nocte, in XX soldi di denari; e mendi el danno o vero furto, si richiamo ne sarà facto.

[6] Poes. an. urbin., XIII, 18.24, pag. 578: Amor, que çe guadangni, / ke ccusì me tTe furi, / e ssi' lo mio deporto?

[7] Proverbia pseudoiacop., XIII (abruzz.), 184, pag. 35: All' omo non te credere ke spissu se periura: / Male l' auru reponete ki lo plummu te fura.

[8] Stat. pis., 1304, cap. 71, pag. 721.17: Et se alcuno lavatore furasse alcuna cosa delli beni della dicta arte, u vero delli beni et cose d' alcuno lavatore; che tutta quella compangnia colla quale lavorasse lo dicto lavatore che furato avesse, sia tenuta et debbia mendare la valentia del furto a cului a cui si trovasse che fusse furato, alla sua volontà, sotto pena di livre X denari.

[9] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 127.78, pag. 501: E inderno se guaita poi / quelo a chi son furai li boi.

[10] Doc. volt., 1326, 10, pag. 25.24: Ancho, che essendo Andrea de' Seracini da Siena podestà di Mençano, esso prete Berto essendo cherico e d'età da xij anni in su tolse e furò a Schiavone da Mençano suo parente xxv fiorini d'oro in questo modo...

[11] Stat. sang., 1334, 30, pag. 123.5: Ancho, a ciò che l' arte de la lana perseveri nelli suoi honori in San Gimignano e nel suo distretto e crescha sempre di bene in meglio, e a cessare che lana no(n) possa essere furata in San Gimignano, e se furata fusse none si possa lavorare in San Gimignano...

[12] Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342, cap. 12, pag. 52.20: e fo sovenço amaistrao da Cristo, et fo-ghe comisso quel nobel offitio de dispensar a hi poveri besognosi quelle caritae e lemosene grande ch'eran donae a messer Yesu Cristo, açoché per questo offitio lo vicio de l'avaritia ch'era in lu ascoso guarisse e sanasse, perçoch'el era laro e dachio a furar...

[13] Stat. perug., 1342, L. 3, cap. 107, par. 1, vol. 2, pag. 158.9: Quignunque farà furto de nocte overo furare vorrà en casa d'alcuno, se quillo la cuie casa sirà overo suo fante overo altro el quale stesse enn essa casa quillo furo occiderà, a pena alcuna non sia tenuto.

[14] Ingiurie recan., 1351-96, [1351], pag. 485.23: 2 Furone, iate a furare a Santo Severino, e vegnate a rubare vuy, suzzi putaneri.

[15] Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.), quart. 277, pag. 60: Li nostri li resposero: «Volemo che vi dete / Allo nostro re Roberto et allo sou commando stete; / Et la nostra campana all'Aquila rendete, / Ché la furaste ad nui; plu no lla tenerete».

[16] Doc. amiat., 1373, pag. 110.6: (et) no(n)ostante ch' io sie ce(r)to che sapete come 'l f(a)c(t)o sta, nienteme(n)o vi singnifico di ve(r)ità che Naldo di Cascio da la Roccha li fu(r)ò, (et) p(er) ce(r)ti sanp(ro)ngna(n)esi fur tracciati infin là, (et) vole(n)do segui(r)e il traccio loro p(er) loro lo' fo co(n)trad(e)c(t)o (et) p(er) ce(r)ti lo' fo deto che' buoi e(r)ano là.

[17] a Stat. lucch., 1376, L. 4, cap. 67, rubr., pag. 164.1: LXVII. Del modo di punire tucti quelli che furasseno o vero involasseno seta cruda o cotta.

[18] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 18, pag. 183.10: Lassai mea cappa de fore dallo albergo. Credeva che vostra signoria me lla conservassi. Ora me ène furata. Non la pozzo reavere.

[19] Contrasti Laur. XLII.38, XIV (tosc./merid.), 1.14, pag. 10: Ed io la meschinella ch'i' m'avi[a] / una resta seminata: / tant'era bella, all'ombra mi dormia. / Dalla gente invidïata / fu·mmi furata - e davanti alla porta!

1.1 Privare di ciò che possiedono luoghi o persone (gen. con la violenza), derubare, saccheggiare.

[1] <Tesoro volg. (ed. Gaiter), XIII ex. (fior.)>, L. 8, cap. 26, vol. 4, pag. 91.14: Appresso, déi tu negare che tu non dici di lui quello medesimo, che tu ne dici; secondo ciò che Tullio disse contra Verre: Io non dico, che tu furasti lo castello di tuo compagno, nè rubasti case, nè ville.

[2] Dante, Convivio, 1304-7, IV, cap. 27, pag. 439.4: Ahi malestrui e malnati, che disertate vedove e pupilli, che rapite alli men possenti, che furate e occupate l'altrui ragioni...

[3] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 249.119, pag. 299: Chi presta e chi rende, / chi arappa e chi prende, / e chi acende usura; / chi ruba e chi fura / sanza cura e vedova e pupillo.

1.2 Espugnare, occupare militarmente.

[1] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 2, cap. 49, vol. 1, pag. 280.2: Avenne in quest'anno che uno Inghilese prigione nella forte rocca di Guinisi, la quale era de· rre di Francia, essendo per ricomperarsi, avea larghezza d'andare per la rocca, e così andando orovide l'ordine delle guardie e l'altezza d'alcuna parte della rocca ond'ella si potesse furare.

2 Portare via con la forza, rapire (una donna). || Con ogg. masch. non sembra doc.

[1] <Tesoro volg. (ed. Gaiter), XIII ex. (fior.)>, L. 1, cap. 28, vol. 1, pag. 85.2: E poi fu re Menelao suo figliuolo, che fu marito d'Elena, la quale fu furata da Paris figliuolo del re Priamo di Troia.

[2] Bind. d. Scelto (ed. Gozzi), a. 1322 (sen.), cap. 530, pag. 547.26: Tutti li prencipi dell'oste erano molto smarriti di ciò che Eneas l'avea rotto suo saramento di Polisena, ch'elli avea furata così come detto v'ò cha dietro, sopra loro increscimento e sopra loro volontà.

[3] Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 5, 52-69, pag. 150, col. 2.6: E Paris fiiolo del re Priamo de Troia siando gido in Grecia, vide questa donna e innamorò de lei ed ella de lui ... e sí la furve a lo marido e menolla a Troia; per la qual caxon y Greci iradi de cotale oltrazo, sí fenno hoste intorno Troia...

2.1 Portare via di nascosto, trafugare (un cadavere).

[1] Passione cod. V.E. 477, XIV m. (castell.), 1862, pag. 87: k'el monum[en]to sia guardato, / açò ke li discepoli suoi / non furassaro lo corpo a noi, / k'elli andassaro poi dicendo, / tençone enfra noi metendo, / ke del sepolcro fosse levato / et da morte resuscitato...

[2] Sposiz. Pass. s. Matteo, 1373 (sic.), cap. 28, par. 1, vol. 2, pag. 135.27: Et intandu intrau Iuanni, et victi, et cridecti Cristu Iesu resussitatu, ka si alcunu avissi furatu lu corpu di Iesu, iudeu et inimicu lu avissi prisu, non aviria curatu di piclari li linzola, et si l' avissi raputu alcunu dormendu li cavaleri...

2.2 Sedurre, rapire in estasi.

[1] Piero Asino, a. 1267 (fior.), 14, pag. 475: Per aventura - vèn d'in oc[c]hi in ciglia; / sì s'asot[t]iglia - che dentro si mura / nel core, e fura - chi a lui s'apiglia. || Cfr. Contini, nota ad v.: «rapisce».

[2] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 89.117, pag. 364: Fui furato a poco a poco / nel ramo sopr'a me fidato. / Tanto d'amore fui ferito, / che en quillo ramo fui rapito, / o' lo mio sponso fo apparito / e con lui fui abbracciato.

- Fig. Furare il cuore a qno (rif. all'innamoramento).

[3] Poes. an. (ed. Panvini), XIII (tosc.), 111.11, pag. 620: Di ciò ch'eo dico isdegno perdonanza, / tanto m'à fatto morte sovrof[f]esa / e como che furatom'à lo core / e vita e tutto e quanto avea speranza, / poi che mia donna a sé trasse ad intesa, / a cui donato aveami in tutto Amore.

[4] Monte Andrea (ed. Minetti), XIII sm. (fior.), son. 4.9, pag. 124: Per forza Amore m'à lo cor furato, / ond'afannato - il tiene a dismisura; / sì ch'io non saccio come mai raquisto / del mio cor tristo - i[n] nulla guisa faccia: / ferendo il caccia - Amor, che l'à conquiso.

[5] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), son. 314.5, pag. 200: Crudele donna, cum humele volto / venistu al mondo per assasinarmi, / ché sempre en ti nuovo splendore parmi / d'un'ançela vera, sì che 'l cor stolto / a falsa vista m'ày furato e tolto...

2.3 Fras. Furare qno a se stesso: privare qno delle proprie capacità abituali (come conseguenza dell'innamoramento).

[1] Jacopo Mostacci (ed. Contini), XIII pm. (tosc.), 3, pag. 142: A pena pare - ch'io saccia cantare / né 'n gio' mostrare ch'eo deg[g]ia plagere, / c'a me medesmo cred'esser furato, / considerando lo breve partire; / e se non fosse ch'è più da laudare / quell'om che sa sua voglia coverire / quando gli avene cosa oltra suo grato, / non canteria né faria gio' parere.

[2] Cino da Pistoia (ed. Contini), a. 1336 (tosc.), 17.5, pag. 650: sento ch' Amor è tutto in me raccolto, / lo quale uscìo de le sue nere penne; / ch' a me medesmo m' ha furato e tolto, / né d' altro mai poscia non mi sovenne, / e non mi val tra spin' essere involto / più che colui che 'l simile sostenne.

3 Togliere, sottrarre, privare di qsa.

[1] Bonagiunta Orb. (ed. Parducci), XIII m. (lucch.), ball. 3.16, pag. 75: E tanto li agradisce il vostro regno / che mai da voi partire non dé' ello, / non fosse da la morte a voi furato.

[2] Panuccio del Bagno, XIII sm. (pis.), 16.6, pag. 101: d'ogni mizura - fura - 'l vil nocente; / poi se, piagente, - sente - in lui bruttura, / seguir rancura, - dura - malamente.

[3] Cino da Pistoia (ed. Marti), a. 1336 (tosc.), D. 171.22, pag. 891: Non ho temenza di dir com' io sono / allo vostro piacer sempre distretta, / sì la baldanza d' amor m' assicura; / e quando con altrui di voi ragiono, / lo nome vostro nel cor mi saetta / una dolcezza che 'l color mi fura.

[4] Detto dei tre morti, XIV pm. (camp.), 11, pag. 408: «Tremo et afrigome plu ch'esta vista dura, / tant'ò grande tremore che la mente me fura; / vego la nostra gloria: molto vile fegura!

[5] Niccolò de' Scacchi, p. 1369 (ver.), 63, pag. 573: Ch' ày tolto a quella el figlio suo dilecto, / E[l] qual s' havea concepto / De probità, de senno e pregio armato? / E tu gli ày furato, / Nè par ch' a quel che fay ragion ti morda!

3.1 Sottrarre dal computo, non calcolare.

[1] Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.), L. II, dist. 8, cap. 22, pag. 240.9: e lo calendario non li se fa denanti, ché per ciasche quattro anni se sostene e fura uno die e·llo calendario, lo quale die è chiamato bisesto; sì che per questo bisesto stano fermi encontra natura e·llo calendario li comenzamenti e le fini e le solennità e li calendi e li termini de l'anno.

3.2 Sottrarre alla vista.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 30.104, vol. 2, pag. 526: «Voi vigilate ne l'etterno die, / sì che notte né sonno a voi non fura / passo che faccia il secol per sue vie...

[2] Alberto della Piagentina, 1322/32 (fior.), L. 1, 7.3, pag. 41: Le stelle chiuse sotto nebbia scura / Non posson lume radiar nel mondo, / Perchè l' opposta nuvola le fura.

4 In un'opera letteraria, riprodurre brani o versi di altri attribuendone a se stesso la paternità, plagiare, copiare.

[1] Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.), son. D. 2.11, pag. 385: Per te lo dico, novo canzonero, / che ti vesti le penne del Notaro / e vai furando lo detto stranero: / sì co' gli agei la corniglia spogliaro, / spoglieriati per falso menzonero, / se fosse vivo, Iacopo notaro.

[2] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 108, pag. 359.1: Poi dice, che Tullio mise tra suoi detti alcuna parola, ch'egli 'mbolò a Ennius, e che Ennius ancora avea furato del libro d'Omero, e va esaminando i versi de' Poeti antichi, che in alcuna parte son messi ne' libri di Tullio.

5 Dirigersi lontano da un punto (proprio o fig.). Anche pron.

[1] Poes. an. (ed. Panvini), XIII (tosc.), 43.66, pag. 559: Vanamente pensava / chi mi fece alontare / ed ubrîare - a la mia segnoria, / ché s'eo dismisurava / inver madonna amare, / fu mio furare - de l'amorosa via. || Cfr. Panvini, nota ad v.: «fu (come) fuorviare dalla via amorosa».

[2] Alberto della Piagentina, 1322/32 (fior.), L. 1, 4.24, pag. 24: Ma non fermo qualunque fuor misura, / Oltre modo spaventa o ver disira, / Non è costante e da ragion si fura, / E lo scudo ha gittato e 'nvan si gira, / Mosso del luogo suo, dov' era fermo...

[3] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 5, pag. 73.6: Cingesi con la coda ec. Dice su in fine è quello in che l'uomo è laudato, o di che elli è vitiperato, o vu[o]li dire che questa sia una poesia; così si fura del piacimento dell'Autore.

[4] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 3, cap. 85, vol. 1, pag. 432.12: Il loro re furandosi dal suo esercito fu i· Mugello preso e morto: e morendo i Barberi di sete e di fame, sentendo morto il loro re, gittate l'armi s'arenderono, e per fame e per ferro in fine tutti perirono...

5.1 Separare un elemento da un altro col quale era congiunto.

[1] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 135.18, pag. 187: Una petra è sì ardita / là per l'indico mar, che da natura / tragge a sé il ferro e 'l fura / dal legno, in guisa che' navigi affonde.

5.2 Pron. Appartarsi, nascondersi.

[1] Boccaccio, Filostrato, 1335-36 (?), pt. 4 ott. 153.8, pag. 151: Il nostro amor che cotanto ti piace, / è per ch'el ti convien furtivamente / e di rado venire a questa pace; / ma se tu m'averai liberamente, / tosto si spegnerà l'ardente face / che or t'accende, e me similemente; / per che, se 'l nostro amor vogliam che duri, / com'or facciam, convien sempre si furi.

[2] f S. Bernardo volg. XIV, Volgarizz. del trattato della coscienza: quando gli altri si furano da parlamenti degli uomini in alcuno luogo secreto, acciocché quivi parlino con lo Re degli angeli, io cerco di parlare con gli uomini. || GDLI s.v. furare.

[u.r. 26.03.2024]