FÌNGERE v.

0.1 fençe, fençi, fengne, ficta, ficti, ficto, fictu, figne, finçe, finçere, fincta, finga, fingan, fingando, fingano, finge, fìnge, fingeano, fingelo, fingemmo, fingendo, fingendola, fingendole, fingendolo, fingeno, fingente, finger, fingerà , fingere, fingerò, fingesi, fingesse, fingessero, fingeva, fingevano, fingevi, finghono, fingi, fingiano, fingie, fingiendo, fingiri, fingnendo, fingo, fingon, fingonlo, fingono, fìngono, finse, finseno, finser, finsero, finsi, finsono, finta, finte, finti, finto, fintu, fitta, fitte, fitto. cfr. (0.6 N) fixesi.

0.2 DELI 2 s.v. fingere (lat. fingere).

0.3 Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.): 1.

0.4 In testi tosc.: Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.); <Tesoro volg. (ed. Gaiter), XIII ex. (fior.)>; Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.); Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.).

In testi sett.: Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.); Arte Am. Ovid. (D), XIV pm. (ven.).

In testi mediani e merid.: Poes. an. perug., c. 1350.

In testi sic.: Angelo di Capua, 1316/37 (mess.).

0.6 N La forma fixesi in Legge di Maometto, XIV m. (tosc.), pag. 9.20: «[Maometto] fixesi d'essere profeta d'Iddio», è lezione, forse erronea, del ms.; l'ed. Zambrini legge: «finsesi».

0.7 1 Manifestare ciò che non è. 2 Rappresentare per immagini (in poesia). 3 Rappresentare ciò che non è. 3.1 Immaginare ciò che non è. 3.2 Imitare (suoni, con la voce). 4 Prendere in considerazione, contemplare teoricamente. 5 Considerare, ritenere.

0.8 Luca Nobile 15.07.2008.

1 Manifestare ciò che non è.

[1] Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.), 10, pag. 134.6: Meretricie in senbiante e in abito segue el meretricio; ma tale in religgiosa è divino, anche esso seguiscie e porta. Unde, se tutta laida e lorda è meretricie, no è già traditricie, non fellonesca; ma tale trade, è fellona e laida, e finge esser bella. Non dunque dall'una all'altra in mal è paraggio.

[2] <Tesoro volg. (ed. Gaiter), XIII ex. (fior.)>, L. 8, cap. 26, vol. 4, pag. 89.15: Ciò dicea egli, e così déi tu bellamente fingere tua volontà, e in luogo dell'uomo che dispiace, trovarne un altro uomo, o un'altra cosa che sia amata, ed in luogo della cosa ch'è laida, nominerai un uomo buono, o una cosa buona piacevole, in tale maniera, che tu li ritraggi suo cuore da quello che non gli piace, a ciò che gli debbia piacere.

[3] Fr. da Barberino, Doc. Am., 1314 (tosc.), pt. 7, 8.182, vol. 3, pag. 108: Se trovi l'osta bella / fingi di non vedella, / ché poi ti vende cara / la sua lusinga amara.

[4] Fr. da Barberino, Regg., 1318-20 (tosc.), pt. 4, cap. 5.63, pag. 109: Ancor ti parti dal parlar d' amore; / Fingi di ciò una simpla grossezza; / Mostra che ttu non curavi d' avello, / Ma poi che ll' ài, se' contenta di quello.

[5] Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 6, pag. 151.23: Indutiomaro, principe de' Treviri, fatto capitano delli Eburoni e da' Nervii, assalìe la gente di Labieno, dalla quale fu vinto per arte, f[in]gendo paura; per la quale cosa Cesare fue in pace tutto il rimanente del verno.

[6] Boccaccio, Filostrato, 1335-36 (?), pt. 5, ott. 51.4, pag. 170: E questo detto, il suo Pandaro prese / per mano, e 'l viso alquanto si dipinse / con falso riso, e del palagio scese, / e varie cagion con gli altri finse / ch'eran con lui, per nasconder l'offese / ch'el sentiva d'amor...

[7] Angelo di Capua, 1316/37 (mess.), L. 4, pag. 71.5: O perfidu et malvasu Eneas, tu ày fintu et ordinatu kistu partimentu da la tua fauzia et non da li dei. Do, comu poy tu fari tanta malvistati di vulirimi abandunari da lu 'n tuctu? Do, perkì non ti riteni in lu nostru amuri et in killa manu cum la quali mi dunasti la fidi? Or sachi ki si tu ti partirai, Dido murrà di crudili morti.

[8] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 4, cap. 7, vol. 1, pag. 186.20: Quisti su virasi indicij di la rumana amistati, ma quilli su menzugni semelyanti a cosi snaturati di genti aparichati a fingiri.

[9] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 1, cap. 30, pag. 112.30: Giulia non rattemperava per tutte queste parole il dolente pianto, anzi, piangendo, nel savio animo diliberò che molto valea meglio di rimanere al proferto onore, fingendo il suo mal talento, infino che la fortuna la recasse nel pristino stato, che miseramente cercare gli strani paesi...

[10] Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 4, pag. 119.25: O perfido e senza fede, come ài tu pensato di potere fingere e simulare cosa tanto abominevole e sì crudele?

[11] Boccaccio, Fiammetta, 1343-44, cap. 5, par. 6, pag. 111.30: Ma tu con quale arte queste cose fingevi? Con quale coscienza l'adoperavi? Da quale amore o da quale tenerezza eri a ciò tirato? Io ho più volte inteso non potersi amare più che una persona in un medesimo tempo; ma questa regola mostra che in te non avesse luogo: tu n'amavi molte, ovvero facevi vista d'amare.

[12] Arte Am. Ovid. (D), XIV pm. (ven.), L. III, pag. 550.17: Guardaraite solamente, quando tu t' enfençerai, che non si' manifesto: tutte le cose fente passa li suo' muodi. Ma fa' sì che non para che tu fençi, ma fa' che para vero e fa' sì ti enstessa che per lo movimento e per li occhi ello el creça; e le vose e lo anelito dela boca arguisca ch'el te deletta.

[13] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 11, cap. 26, vol. 2, pag. 625.16: Li cardinali perché non era in Vignone, come scritto avemo, quando fu eletto, lo tennono celato, e mandarono per lui fingendo per certe cagioni averne prestamente bisogno, e ssegretamente a dì XXX d'ottobre entrò in Vignone, e a dì XXXI fu publicato papa, e nomato Urbano quinto...

[14] Velluti, Cronica, 1367-70 (fior.), pag. 301.10: Dopo questo, tornò di marzo, o vero d' aprile, il detto Boccaccio; e credendo si fosse corretto d' avermi straziato, di non volermi più straziare, raccominciò, oltre a lo strazio, volere fare peggio; di mandare via tutti lavoratori, adirandosi o fingendo d' adirarsi co' detti ser Benozzo e Lippo, e dicendo il voleano rubare per dare a me.

[15] Boccaccio, Decameron, c. 1370, II, 5, pag. 104.13: La qual cosa molti de' vicini avanti destisi e levatisi, credendo lui essere alcuno spiacevole il quale queste parole fingesse per noiare quella buona femina, recatosi a noia il picchiare il quale egli faceva, fattisi alle finestre, non altramenti che a un can forestiere tutti quegli della contrada abbaiano adosso, cominciarono a dire...

- [Con soggetto inanimato].

[16] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), son. 216.2, pag. 141: Denari fano l'omo comparere; / denari el fingono scïençïato; / denari compreno çascun peccato; / denari mostran spender e tenere...

2 Rappresentare per immagini (in poesia).

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 32.69, vol. 2, pag. 557: S' io potessi ritrar come assonnaro / li occhi spietati udendo di Siringa, / li occhi a cui pur vegghiar costò sì caro; / come pintor che con essempro pinga, / disegnerei com' io m'addormentai; / ma qual vuol sia che l'assonnar ben finga.

[2] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 4, cap. 12.4671, pag. 398: Qui non si canta al modo delle rane, / Qui non si canta al modo del poeta / Che finge, immaginando, cose vane; / Ma qui risplende e luce ogni natura / Che a chi intende fa la mente lieta. / Qui non si gira per la selva oscura.

[3] Gl Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 32, 64-84, pag. 698, col. 1.6: S'io potessi ritrar. Qui si vole l'A. excusare se no scrisse tale ynno, imperçò che tal briga serave a descriver çò come a depinger lo modo che se adormentò Argo per lo son de le fistule de Siringa, com'è detto nel XXVIIJ Cap. del Purg.: lo qual serave deficile e imbrigoso, imperçò ch'ello a sonare no se pò fingere, çoè metter modo poetico nella scrittura...

[4] Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn.), c. 15, 49-69, pag. 342, col. 1.2: Mercé di colei, çoè de teología, la quale fingendo el pone essere Beatrixe.

[5] Gl Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.), c. 32, pag. 568.7: e che s' elli potesse ritrarre, come Argo s' adormentòe, elli discriverebbe il suo adormentare: quasi dica, legga quella favola chi questo vuole comprendere; però che nullo è, che possa bene fingere, cioè asimigliare con figura l'asonnare: e dice d'Argo gli occhi crudeli, ed a' quali il vegghiare costò sì caro, come qui apresso comprendere potrai.

[6] Boccaccio, Teseida, 1339-41 (?), L. 8, son. iniz..9, pag. 500: Poi finge Marte, in Teseo transformato, / in Arcita raccendere il furore, / che per riposo in parte era tirato; / poi come Palemon con gran dolore / dal gran caval di Cromis fu pigliato, / e quindi Arcita mostra vincitore.

[7] Boccaccio, Fiammetta, 1343-44, cap. 1, par. 23, pag. 47.24: Io, semplicissima giovine e appena potente a disciogliere la lingua nelle materiali e semplici cose tra le mie compagne, con tanta affezione li modi del parlare di costui raccolsi, che in brieve spazio io avrei di fingere e di parlare passato ogni poeta...

[8] ? Filippo di ser Albizzo, Rime, a. 1365 (fior.), 70a.2, pag. 71: Il filomena con suo canto in gruga, / non finge sì la 'ngegnosa dolcezza / di melodia ch'al sufol di mon' Uga / e' non equisonasse piagentezza...

[9] Boccaccio, Chiose Teseida, 1339/75, L. 1, 14.1, pag. 258.2: Vuole in questa parte l'autore mostrare, poeticamente fingendo, qual fosse la cagione che movesse Teseo contra le donne amazone a fare guerra...

[10] Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 6, 13-21, pag. 181.20: Et ancora si può dire che finga tre gole a Cerbero per le tre golosità che ànno avuto nel mondo; cioè di vivande, di confetti, e di vini.

[11] Francesco da Buti, Purg., 1385/95 (pis.), c. 19, 16-33, pag. 446.12: imperò che Venere, dia della lussuria, è finta nata in mare; e però dice l'autore che quella femina cantava: io son dolce Sirena...

[12] Francesco di Vannozzo, Rime, XIV sm. (tosc.-ven.), 48.11: Atenda Dante zir per l'aere perso; / per Genesis non fia ch'io me ricreda; / Ovidio finga con suo dolce verso: / ma d'un sol motto natural ch'io veda, / le tende arbasso, mio campo è disperso, / dòtti la spada e facciomi tua preda.

- [Usato assolutamente].

[13] Boccaccio, Trattatello (Toled.), 1351/55, pag. 79.16: Dico che, mentre che egli era più attento al glorioso lavoro, e già della prima parte di quello, la quale intitola Inferno, aveva composti sette canti, mirabilmente fingendo, e non miga come gentile, ma come cristianissimo poetando, cosa sotto questo titolo mai avanti non fatta, sopravenne il gravoso accidente della sua cacciata, o fuga che chiamar si convegna, per lo quale egli e quella e ogni altra cosa abbandonata, incerto di se medesimo, più anni con diversi amici e signori andò vagando.

[14] Chiose falso Boccaccio, Inf., 1375 (fior.), c. 10, pag. 84.28: Ma non cinquanta volte fia racciesa, cioè dicie messer Farinata a Dante: «E' non ci andrà cinquanta mesi che ttu sarai chaccato di Firenze e mai vi tornerai e saprai chente è l'andare per l'altrui terre». E questo era già istato quando Dante finse, conciossiacosaché i bianchi furono chaccati nel MCCCIII ed e' cominciò questo libro nel MCCC.

[15] Mendini, 1398 (tosc.), 194a.9, pag. 340: Poi che tu sai ch' e' fingendo disse / de Stige e di Caron e di sua cimba / e del gran Pluto, che lá giú sortisse, / mostrami adunque col tuo chiaro ingegno, / poi ch' hai beuto di quel sacro fonte, / che dá Appollo a chi è d' onor degno.

- [In pittura].

[16] Ricciardo da Battifolle, Rime, a. 1374 (tosc.), Filippina, se Zeusi, 4, pag. 426: Filippina, se Zeusi che dipinse / La figura di Elèna or fusse vivo, / Sol del vostro leggiadro aspetto divo / Trarria l' opra che già da molte finse; / Perchè 'n voi figurar natura vinse / Tutte l' opere sue; nè sì giulivo / Viso fu mai in atto umile e schivo, / Acutissimo stral che 'l cor mi strinse.

[17] Alberto degli Albizi, a. 1386 (fior.), 8, pag. 272: Con grande amirazion dolor mi stringe / e imaginando ci viene lo 'ngegno, / e pur la volontà di gire al segno / con tutte le sue forze mi sospinge; / ond'io vo' far come que' che dipinge, / il qual di divers<i> atti il senso ha pregno, / che d'un buon mastro cerca del disegno / per concordar col suo quel ch<e> in sé finge.

3 Rappresentare ciò che non è.

[1] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 28, pag. 482.17: Del quale Maometto si figne altrimenti: dicono alcuni, ma non è vero, ch'egli fu cardinale, e savio scienziato; e che in servigio della fede cristiana andò a predicare in Affrica; e che fu sì grazioso, che quasi tutte quelle parti ridusse a cristianitade...

[2] Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 15, pag. 348.20: dice l'Autore, così pietosamente si porse l'ombra d'Anchise ad Enea, se Vergilio, ch'è [il] maggiore de' poeti latini, merita d'essere creduto; quasi dica: elli finge, [e] non dice il vero; ma finge cosa, che pare vero con belle propietadi.

[3] Deca terza di Tito Livio, XIV (fior.), L. 10, cap. 19, pag. 479.3: Oscura è la fama di questa battaglia. Valerio Anziate dice cinquemila de' nimici esservi stati uccisi: la quale tanta cosa è, che o senza vergogna è stata finta, o negligentemente trapassata. Certa cosa è, oltre a questa, niuna cosa essere stata fatta da Annibale in Italia.

3.1 Immaginare ciò che non è.

[1] Boccaccio, Fiammetta, 1343-44, cap. 3, par. 1, pag. 75.19: Io alcuna volta meco medesima fingeva lui dovere ancora, indietro tornando, venirmi a vedere, e quasi come se venuto fosse, gli occhi all' uscio della mia camera rivolgeva, e rimanendo dal mio consapevole imaginamento beffata, così ne rimaneva crucciosa cose se con verità fossi stata ingannata.

3.2 Imitare (suoni, con la voce).

[1] Cavalca, Vite eremiti, 1321-30 (pis.>fior.), Vita di Ilarione, cap. 2, pag. 158.16: E stando così una notte incominciò a udire come pianto di fanciulli parvoli, belati di pecore, mugghi di buoi, pianti di femminelle, ruggiti di leoni, strepito e romore come d'oste, ed altre diverse voci, le quali le demonia fingevano per ispaventarlo e farlo uscire del diserto.

4 Prendere in considerazione, contemplare teoricamente.

[1] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 87, pag. 251.21: Di male non si fa bene, ma di molte povertadi si fa una ricchezza; dunque ricchezze non son bene. I nostri non conoscono questo argomento. I Peripatetici il fingono, e solvono. Possidonio dice, che questo sofismo è saputo per tutte le scuole di Dialettica, e disse, che Antipater vi risponde in questo modo.

5 Considerare, ritenere.

[1] Cost. Egid., 1357 (umbro-romagn.), L. II, cap. 35, pag. 604.26: Altramente quelli chi non observasseno le predicte cose, tutti li privilegij e libertate, como è dicto, no siando apresentate nì registrate, le quali de fino allora qualunque fiata poscia apparesseno, presumemo e fingemmo essere adulterine e false, essa privamo e quelli decernemmo essere de nessuna fermeçça et da qui innançi non giovare a collui chi gli produsi.

[u.r. 05.11.2009]