FINTO agg.

0.1 fente, fento, finta, finte, finti, finto.

0.2 V. fingere.

0.3 Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.): 1.

0.4 In testi tosc.: Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.); Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.); Giovanni Colombini, a. 1367 (sen.).

In testi sett.: Arte Am. Ovid. (D), XIV pm. (ven.).

0.6 N Doc.: cit. tutti i testi.

0.7 1 Non vero; lo stesso che falso. 1.1 Prodotto dall'immaginazione.

0.8 Luca Nobile 07.07.2008.

1 Non vero; lo stesso che falso.

[1] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 56, pag. 123.14: E però ti dich'io, che l'avarizia, la cupidigia, la vanagloria, e gli altri vizj dell'animo, allora son più pericolosi, quand'egli stanno cheti, e bassi per santità finta, sanza verità. E par, che noi ci siamo ritratti dall'occupazioni per essere in riposo, e non siamo.

[2] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 2, cap. 15.1692, pag. 231: O servi tristi, o comperati schiavi, / Perché l'atto carnal così vi affanna / Che contro Dio vi fa cotanto pravi? / Deh non credete a una femmina sciocca / E non v'accenda sua finta bellezza, / Ma riguardate come dentro fiocca!

[3] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 11, vol. 1, pag. 77.10: La seconda differenza della Fede si è Fede finta e Fede non finta. Fede finta è Fede fragile, cioè di quelli, i quali, come disse Cristo, a tempo credono, e a tempo della tentazione si partono. Ovvero, che Fede finta è quella, ch' è con ipocrisia, chè vuol l' uomo piacere alle genti, e però si compone, e infingesi, e mostrasi più fedele e migliore, che non è; ma Fede non finta è salda e vera, e senza vanità, ed ipocrisia.

[4] Boccaccio, Fiammetta, 1343-44, cap. 5, par. 26, pag. 144.14: Certo io confesso che questa talora vana e talora infinta speranza mi toglieva molti sospiri; la quale poi che da me era partita, quasi come se nella concavità del mio cerebro raccolti si fossero quelli che uscire doveano fuori, convertiti in amarissime lagrime per li miei dolenti occhi spiravano. E così le finte allegrezze in verissime angoscie si convertiano.

[5] Arte Am. Ovid. (D), XIV pm. (ven.), L. III, pag. 550.16: Guardaraite solamente, quando tu t' enfençerai, che non si' manifesto: tutte le cose fente passa li suo' muodi. Ma fa' sì che non para che tu fençi, ma fa' che para vero e fa' sì ti enstessa che per lo movimento e per li occhi ello el creça; e le vose e lo anelito dela boca arguisca ch'el te deletta.

[6] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 3, cap. 51, vol. 1, pag. 386.5: In questi dì, avendo i· rre Luigi fatta certa richesta di baroni de· Regno, fra li altri vi venne messer Filippo della Ripa di Brandizio, ricco d'avere e di piccola nazione, da ccui i· rre con finte cagioni intendea di trarre di molti danari.

[7] Giovanni Colombini, a. 1367 (sen.), 23, pag. 94.13: abbraccianci tutti con tenerezza di figliuoli, e questo non manchi per neuno tempo; apresso mostrianlo per segno di vera umiltà, non finta nè maliziosa, come ci lassò il buon Signore.

[8] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 224.1, pag. 286: S'una fede amorosa, un cor non finto, / un languir dolce, un desiar cortese...

[9] Sacchetti, Sposizioni Vangeli, 1378-81 (fior.), Sp. 36, pag. 230.28: e le cinque lettere, che in quello nome si contengono, ciascuna per sé dice come la confessione vuole essere fatta. I, vuole essere intera, e non di pezzi, perché se si dice uno peccato e non l'altro, è come radersi mezza la barba e l'altra lasciare stare; serebbe meglio a starsene. V, vuole essere vera, non finta, non falsa; o veramente, V vuole dire vergognosa, che con vergogna si conviene confessare.

[10] Esopo tosc., p. 1388, cap. 13, pag. 103.25: e non abbassono loro superbia infino a tanto che non sono publicate le loro simulate e finte operazioni alle genti.

[11] Comm. Favole Walterius, XIV ex. (ven.), 46.9, pag. 26: La vanagloria de superbia zinta / c'ongnor segue piazer do mancha efeto, / però ch'en vanità pilgla deleto, / da cuy ongn'opra tuta viem despinta, / prudente fuzi, perché speso è vinta, / de ch'ella chade nel comun despeto; / com'el caval a l'asenim conspeto, / perduto il grasso e l'oro ch'i dava tinta. / Dà luogo al finto bem, né per tua posa / ferir miseria ch'en ti può dar scossa.

1.1 Prodotto dall'immaginazione.

[1] Boccaccio, Fiammetta, 1343-44, cap. 1, par. 23, pag. 47.26: Io, semplicissima giovine e appena potente a disciogliere la lingua nelle materiali e semplici cose tra le mie compagne, con tanta affezione li modi del parlare di costui raccolsi, che in brieve spazio io avrei di fingere e di parlare passato ogni poeta; e poche cose furono alle quali, udita la sua posizione, io con una finta novella non dessi risposta dicevole.

[2] Petrarca, T.F. III, 1371, 57, pag. 574: Varo e 'l gran Tullio che venian parlando / lingua latina, e Seneca il seguìa; / e Virgilio ed Omero alto cantando. / Dolce mi fu il mirar lor leggiadria, / in atto in lingue in abito distinta, / ed udir lor celeste melodia. / Di lauro avea ciascun la fronte cinta, / o d'edera o di mirto, altri ch'un solo / che cantava canzon vera e non finta.

[3] Francesco da Buti, Par., 1385/95 (pis.), c. 29, 94-108, pag. 774.22: Quante sì fatte favole; cioè cose sì finte, come sono le favole, le quali sono in molte spezie: imperò che o elle sono di cosa finta, o fittiziamente narrata, o elle sono di cosa vera fintamente narrata.