FATA (1) s.f.

0.1 fade, fama, fata, fate, fava.

0.2 DELI 2 s.v. fata (lat. tardo fatam).

0.3 Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.): 1.

0.4 In testi tosc. e toscanizzati: Giacomo da Lentini, c. 1230/50 (tosc.); Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.); Pucciandone Martelli (ed. Panvini), XIII sm. (pis.); Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.).

In testi sett.: Memoriali bologn., 1279-1300, (1299-1300); Tristano Veneto, XIV.

In testi mediani e merid.: Destr. de Troya, XIV (napol.).

0.5 Per le forme fama e fava in Tristano Veneto, XIV, v. Vidossi, Trist. Ven., p. 84.

0.6 N La forma fatta in Giacomo da Lentini, c. 1230/50 (tosc.), in rima con -ata, è prob. un errore di trascrizione del ms.

0.7 1 Essere favoloso di sesso femminile dotato di poteri magici e ritenuto capace di esercitare influenze benefiche o malefiche sulla vita umana. 1.1 Parca. 2 Fig. [Per esprimere qualità e valore di una donna].

0.8 Sara Ravani 30.07.2008.

1 Essere favoloso di sesso femminile dotato di poteri magici e ritenuto capace di esercitare influenze benefiche o malefiche sulla vita umana.

[1] Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.), son. 2.4, pag. 218: Ringrazzo amore de l'aventurosa / gioia e d[e l']allegrezza che m'ha data, / ché mi donò a servir la più amorosa / che non fue Tisbia o Morgana la fata, / che la sua bocca aulisce più che rosa, / viso amoroso e gol'ha morganata.

[2] Meo Abbracc., Rime (ed. Contini), XIII sm. (pist.>pis.), 3, 2.3, pag. 345: Vacche né tora pió neente bado, / che per li tempi assai m'han corneggiato; / fata né strega non m'av'allacciato, / ma la francesca gente, non privado.

[3] Memoriali bologn., 1279-1300, (1299-1300) App. e.55, pag. 95: E sète, bella, lo fiore della contrata / che ne lo core mi sète plantata: / non fue sí bella Morgana la fata / al meo parere, / ché tutte l'altre faite disparere.

[4] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), Luc. L. 7, cap. 26, pag. 232.4: lo giardino si guardava per uno serpente orribile: qui Aplas, la fata ch'e' Saracini chiamavano Peridea; e ine arrivaro e navicaro.

[5] Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 33, 46-57, pag. 723, col. 2.2: El fo doe fade al mundo le qua' predixeano 'de futuris'; ver è ch'elle parlavano tanto scuro, che le so prophezíe no s'intendeano se no doppo l'efetto.

[6] Tristano Veneto, XIV, cap. 292, pag. 263.18: E lo chavalier li disse: «Io ve digo che questa sì è la fama Morgana, la suor delo re Artus, ala qual io son cavalier».

[7] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 36, pag. 307.14: Unde diceno alcuni che quella era Dea o figliola de alcuna Dea, o una de quelle che la gente chamano fate.

[8] Ceffi, Epistole eroiche, 1320/30 (fior.), ep. Degianira, pag. 87.23: Certo Oeneo, il tuo padre, è afflitto di povera vecchiezza, e lo 'ndegnato fratello Tideo va confinando per gli strani paesi; e l'altro tuo fratello Meleagro nel fuoco delle fate fu messo, essendo egli vivo.

1.1 Parca.

[1] Guido da Pisa, Fiore di Italia, XIV pm. (pis.), cap. 108, pag. 213.20: Quando questa regina Altea moglie di Eneo re di Calidonia partorì Meleagro, le tre fate, cioè Cloto Lachesis ed Atropos, intrarono in camera e gittarono uno stecco di legno in lo fuoco...

[2] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. IX (i), par. 67, pag. 486.15: E dice il predetto Fulgenzio che la interpetrazione di questo nome Cloto è tanto a dire quanto «evocazione», per ciò che a questa fata s'apartiene dare ad ogni seme, nel debito luogo gittato, acrescimento, tanto che esso sia atto a dover venire in luce.

2 Fig. [Per esprimere qualità e valore di una donna].

[1] Giacomo da Lentini, c. 1230/50 (tosc.), 37.6, pag. 366: Non mi parete femina incarnata, / ma fatta - per gli frori di belezze / in cui tutta vertudie è divisata, / e data - voi tut[t]'è avenantezze.

[2] Pucciandone Martelli (ed. Panvini), XIII sm. (pis.), 5.12, pag. 356: Tanto doblata - data - v'è bellessa / e[d] adornessa - messa - con plagensa, / c'ognun che i pensa - sens'à - per mirata; / però amat'à, - fata, - vo' 'n altessa / chi la fermessa - d'essa - conoscensa / in sua sentensa - ben sa - onorata. || Diversamente Carrai, Una ignorata corrispondenza, p. 284 fa derivare fata dal prov. afaitar e intende 'considera'.

[3] Bel Gherardino, a. 1375 (tosc.), I, st. 25.2, pag. 117: Signor', sacciate che questa donzella / si faceva chiamare la Fata Bianca, / e mantenea cittadi e castella / co· molta quantità, se il dir non manca.