FERZA s.f.

0.1 ferça, fersa, ferza, ferze.

0.2 DELI 2 s.v. sferza (ar. firsa?).

0.3 Fiore di rett., red. beta, a. 1292 (fior.): 1.

0.4 In testi tosc.: Fiore di rett., red. beta, a. 1292 (fior.); Guido da Pisa, Declaratio, a. 1328 (pis.); Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.).

In testi sett.: Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.).

N L'es. in Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.) è cit. dantesca.

0.7 1 Strumento costituito da un manico a cui sono legate strisce di cuoio o piccole funi, impiegato per la fustigazione (di persone) o l'incitamento alla corsa (di animali), sferza. 1.1 [Arald.] [Elemento dell'immagine raffigurata su un gonfalone]. 1.2 Fig. Prolungato dolore morale, tormento; castigo, pungolo. 2 Fig. Calore intenso, ardore (del sole).

0.8 Sara Ravani 19.06.2008.

1 Strumento costituito da un manico a cui sono legate strisce di cuoio o piccole funi, impiegato per la fustigazione (di persone) o l'incitamento alla corsa (di animali), sferza.

[1] Fiore di rett., red. beta, a. 1292 (fior.), cap. 82, pag. 104.15: Ne· luogo ci convien porre Domizio che a cielo lieva le mani, quando dalli re Marco con ferze è battuto...

[2] Arte Am. Ovid. (B), a. 1313 (fior.), L. I, pag. 249.14: e mentre ch'elli segue le sacerdotesse, elle fugono e cercano per l'asinello, mentre che quello, male cavalcatore, costrigne l'asino colla ferza.

[3] Guido da Pisa, Declaratio, a. 1328 (pis.), c. 7.14, pag. 64: Le diece malebolge tutte quante / abraccia l'una l'altra come i fossi / c'Acri cingevan là inver levante. / Ne la prima disegna i duri dossi / de' roffiani, sferzati de la ferza / da la qual giustamente sono scossi...

[4] Arte Am. Ovid. (C), XIV pm. (tosc.occ.>fior.), L. 1, pag. 422.14: quelle Bacche fugono e adimandano e quello Silenno a cavallo batte lo cavallo co la ferza.

- [In similitudine:] frusta impiegata per far girare una trottola.

[5] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 18.42, vol. 3, pag. 297: E al nome de l'alto Macabeo / vidi moversi un altro roteando, / e letizia era ferza del paleo.

[6] Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 7, pag. 234.24: Come il pigollo vollendosi sotto le ricevute battiture, il quale i fanciulli esercitano nel grande giro intorno alle larghe piazze, intesi e vaghi nel giuoco; quello pinto dalla ferza girasi per li curvati spazi...

[7] Tommaso di Giunta, Conc. Am., XIV pm. (tosc.), son. 7.3, pag. 26: A starmi 'n questo dir, chi ssi trastulla / colla ritonda palla, / et quando colla ferza et col paleo...

[8] Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.), cap. 1, par. 50, comp. 8.9, pag. 76: Dampne se·n fugie timida e smarita, / più presta che paleo / da ferça mosso in basso mausoleo.

1.1 [Arald.] [Elemento dell'immagine raffigurata su un gonfalone].

[1] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. 7, cap. 39, vol. 1, pag. 328.13: Le 'nsegne de' detti gonfaloni erano queste: nel sesto d'Oltrarno, il primo si era il campo vermiglio e la scala bianca; il secondo, il campo bianco con una ferza nera...

[2] Marchionne, Cronaca fior., 1378-85, Rubr. 90, pag. 38.19: il terzo, uno campo bianco ed una ferza nera spandoiante per lo campo...

1.2 Fig. Prolungato dolore morale, tormento; castigo, pungolo.

[1] Dante, Rime, a. 1321, 46.67, pag. 170: S'io avessi le belle trecce prese, / che fatte son per me scudiscio e ferza, / pigliandole anzi terza, / con esse passerei vespero e squille...

[2] Ceffi, Epistole eroiche, 1320/30 (fior.), ep. Degianira, pag. 85.16: O cavaliere sanza memoria, ogni uomo dice che, per paura della ferza della donna tua, triemi, e cadile a' piedi quando ella ti minaccia...

[3] Petrarca, Trionfi, 1351(?)-74, T. Mortis a.93, pag. 304: Perchè a salvar te e me null'altra via / Era, e la nostra giovenetta fama; / Nè per ferça è però madre men pia.

2 Fig. Calore intenso, ardore (del sole).

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 25.79, vol. 1, pag. 426: Come 'l ramarro sotto la gran fersa / dei dì canicular, cangiando sepe, / folgore par se la via attraversa...

[2] Gl Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 25, 79-93, pag. 608, col. 1.7: Fersa, zoè: calura ...

[3] Boccaccio, Ninfale, 1344/48 (?), st. 345.3, pag. 313: Ma, sendo l'ora giá piú che di terza, / e non veggendo Mensola venire, / aspettò tanto, che del sol la ferza / era sí calda, che giá sofferire / non si potea...

[4] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. 9, cap. 72, vol. 2, pag. 139.18: per lo disagio di stare infino dopo nona a schiera a la fersa del sole, e gran caldo ch'era, e non aveano acqua a sofficienza per loro e per loro cavalli...