0.1 tartaruche; f: tartaruga.
0.2 Lat. crist. tartaruca (DELI 2 s.v. tartaruga).
0.3 Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.): 1.
0.4 Att. unica nel corpus.
0.6 N L'es. del Libro della cura delle malattie, cit. a partire da Crusca (3), s.v. febbretta, e passato a TB, è prob. un falso rediano: cfr. Volpi, Le falsificazioni, pp. 73-76; 134-35.
0.7 1 [Zool.] Nome comune di rettili, sia acquatici che terrestri, dotati di un guscio protettivo da cui spuntano il capo, gli arti e la coda.
0.8 Rossella Mosti 27.12.2008.
1 [Zool.] Nome comune di rettili, sia acquatici che terrestri, dotati di un guscio protettivo da cui spuntano il capo, gli arti e la coda.
[1] Gl Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.), cap. 153, pag. 290.11: ad q(ue)llo medesmo: coci le lumach(e), cioè le ta(r)taruch(e), cioè le testudin(e) i(n) dell'acq(u)a coll'orio voi co lo frum(en)to et dallo spesso a (m)manecar(e) allu c. et i(n)grassa(ra)ne. || Cfr. Lorenzo Rusio, De cura equor., CLVI: «Coque limaces, seu tartarucas, in aqua cum hordeo vel frumento...».
[2] f Libro della cura delle malattie: A cotali febbrette è giovevole la carne della tartaruga. || Crusca (3) s.v. febbretta.
[u.r. 16.10.2013]