0.1 ladra, ladre, ladri, ladro, laire, lairi, lairo, lar, laro, latre, latro, layri, layro, lladro.
0.2 DELI 2 s.v. ladro (lat. latronem).
0.3 Uguccione da Lodi, Libro, XIII in. (crem.): 1.
0.4 In testi tosc.: Brunetto Latini, Rettorica, c. 1260-61 (fior.); Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.); Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.); Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.); Doc. prat., 1305; Stat. sen., 1309-10 (Gangalandi); Ingiurie lucch., 1330-84, [1339]; a Stat. lucch., 1376.
In testi sett.: Uguccione da Lodi, Libro, XIII in. (crem.); Guido Faba, Parl., c. 1243 (bologn.); Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); Caducità , XIII (ver.); Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; Lio Mazor, Appendice 1312 (venez.); Lio Mazor (ed. Elsheikh), 1312-14 (venez.); Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342; Enselmino da Montebelluna, XIV pm. (trevis.); Codice dei Servi, XIV sm. (ferr.).
In testi mediani e merid.: St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom.); Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.); Stat. perug., 1342; Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.).
0.5 Locuz. e fras. al ladro 1.4; andare come il ladro al furto 1.5; ladro della croce 1.1; ladro di mare 1.3; ladro famoso 1.2; ladro pubblico 1.2.
0.7 1 Chi si appropria, in modo furtivo o con la violenza, di ciò che appartiene ad altri; chi pratica abitualmente furti e rapine, malvivente. 1.1 [Rif. ai due malviventi crocifissi insieme a Gesù Cristo]. 1.2 [Dir.] Locuz. nom. Ladro pubblico, famoso: chi ha fama universale di ladro (anche appellativo ingiurioso). 1.3 Locuz. nom. Ladro di mare: malvivente che assale e depreda le imbarcazioni, pirata. 1.4 [Invocazione di aiuto per impedire un furto in atto:] locuz. escl. Al ladro! (al ladro!). 1.5 Fras. Andare come il ladro al furto: procedere con circospezione. 2 Agg. Che ruba abitualmente; che, per indole naturale o per abitudine, è abile nel rubare. 3 Agg. Malvagio. [Rif. a un'azione o a un comportamento:] disonesto, peccaminoso. 3.1 Agg. Che trae in inganno, che seduce (spesso attributo degli occhi).
0.8 Emiliano Picchiorri 18.07.2008.
1 Chi si appropria, in modo furtivo o con la violenza, di ciò che appartiene ad altri; chi pratica abitualmente furti e rapine, malvivente.
[1] Uguccione da Lodi, Libro, XIII in. (crem.), 404, pag. 614: quel peccator ch'avrà en ciel tesauriçadho, / per ladro ni per fuiro no li serà envoladho, / no serà emporidho, roto ni magagnado...
[2] Guido Faba, Parl., c. 1243 (bologn.), 22 (83), pag. 246.6: Tu sai bene che noi conosemo le tue opere e le tue i(n)iquità sono a noi maniffeste, che tu se' fello e latro, ruffiano, putanero...
[3] Brunetto Latini, Rettorica, c. 1260-61 (fior.), pag. 62.22: «Il ladro èe da 'mpendere, perché commette furto».
[4] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), Disputatio mensium, 234, pag. 11: E' ge maruo le leme, le terr da stobia e' aro, / Panig e mei e' semeno, dond godhe po quel laro, / Continuament lavoro e sí 'm reposs da raro: / Quant ben faz a Zené no par ke sia per caro.
[5] Caducità , XIII (ver.), 198, pag. 661: Quan' tu creerai esro plu segur, / ela verà cum' fas lo lar e 'l fur: / no t'à valer percanto né sconçur / ke no te taio pe-la soa segur.
[6] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), Sal. L. 2, cap. 11, pag. 57.23: coglievano vermene e facevano un'imagine grossa e lunga, et ine entro mettevano l'uomo, e puoi vi mettevano il fuoco, e dicevano che 'l sacrificio che era di ladro o di morturiere, che quello piaceva più a li Dei...
[7] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 85.87, pag. 411: Li corsai ge son sì spesi / che pensar no lo poresi: / lairi, usorer e inganaor / tuto l'atru' voren far lor.
[8] Lio Mazor, Appendice 1312 (venez.), pag. 48.21: Domandà s' el audì che Çanun lo clamas laro, dis: no.
[9] Lio Mazor (ed. Elsheikh), 1312-14 (venez.), 1, pag. 18.5: mi sta(n)do su lo me' lavorer, el me dis: "Laro de merda, tu m'ài desme(n)tì p(er) la gola!".
[10] Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.), pt. I, cap. 3, pag. 615.23: Pensa bene, come fu preso, legato, presentato al pontefice, a Pilato, ad Erode; come è nudato, flagellato schernito, sputatogli nel volto, coronato di spine, sentenziato di ladro, incaricato di croce, posto in croce...
[11] Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342, cap. 12, pag. 52.20: e fo sovenço amaistrao da Cristo, et fo-ghe comisso quel nobel offitio de dispensar a hi poveri besognosi quelle caritae e lemosene grande ch'eran donae a messer Yesu Cristo, açoché per questo offitio lo vicio de l'avaritia ch'era in lu ascoso guarisse e sanasse, perçoch'el era laro e dachio a furar...
[12] Ingiurie lucch., 1330-84, 49 [1339], pag. 28.6: Soço furo, ladro sanguenente che fosti (con)de(n)nato p(er) furto (e) ancho no· ài pagata la co(n)denagione.
[13] a Stat. lucch., 1376, L. 4, cap. 67, pag. 164.23: El podestà di Lucha sia tenuto come arà in sua forsa lo dicto ladro vel ladra punirlo secondo li statuti del comune di Lucha.
[14] Gl Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 24, 79-96, pag. 625.2: secondo lo comune parlare non si diversifica furo e ladro, però di sopra lo chiamo ladroneccio, benché il Grammatico e molti altri ne fanno differenzia, dicendo che ladro è quello che toglie con violenzia, e questo parrebbe da essere punito nel settimo cerchio de' violenti, se si commettesse con violenzia solo.
[15] Codice dei Servi, XIV sm. (ferr.), 7, pag. 226.27: Benedeto sià vu, messer Ieso Cristo, che in l'ora de la prima ve piaque de lassarve apresentare in caxa de Pilato cum lo cavestro a la gola como uno ladro per lo nostro amore.
- [Prov.].
[16] Garzo, Proverbi, XIII sm. (fior.), 237, pag. 304: Ladro che 'mbola / impes' è per la gola.
- Fig. [Rif. ad Amore].
[17] Dante, Rime, a. 1321, D. 71.1, pag. 259: Lo sottil ladro che ne gli occhi porti / vien dritto a l'uom per mezzo de la faccia, / e prima invola il cor ch'altri lo saccia, / passando a lui per li sentier' più accorti.
[18] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), son. 126.10, pag. 95: Poy odomi scridare come tubba: / « Unçì', unçidi lo ladro che fuçe, / sì che la vita ne lasi per mendo. / Questo è Amore, ch'a força ti rubba, / e dove se' pyù securo ti struçe, / et yo alora croxato mi rendo».
- [Rif. a chi nello scrivere si appropria di testi e idee altrui].
[19] Cino da Pistoia (ed. Contini), a. 1336 (tosc.), 6.2, pag. 639: Qua' son le cose vostre ch' io vi tolgo, / Guido, che fate di me sì vil ladro? / Certo bel motto volentier ricolgo: / ma funne vostro mai nessun leggiadro?
1.1 [Rif. ai due malviventi crocifissi insieme a Gesù Cristo].
[1] Orazione ven., XIII, pag. 133.9: Dolce lo mio segnor, sciando [sic] su quello alboro de la croxe emplagato, vu perdonase alo laro sì dolcementre e desili paradiso.
[2] Elucidario, XIV in. (mil.), L. 1, quaestio 160, pag. 125.26: Elo andò in lo celestial paradiso, sì como El dise a lo ladro: «Anchó seré mego in paradiso».
[3] Enselmino da Montebelluna, XIV pm. (trevis.), 859, pag. 55: Al laro che dise: memento mei, / tu disti el paradiso de presente, / e poi lo inferno ai pechatori e rei.
- Locuz. nom. Ladro della croce: v. croce.
[4] Poes. an. fior., XIII sm., 43, pag. 16: Perdonami, messer, che so che mi creasti, / del tuo pretioso sangue tue mi riconperasti / e ladro de la croce so ke lo salvasti / ed a Maria Madalena tu le perdonasti.
1.2 [Dir.] Locuz. nom. Ladro pubblico, famoso: chi ha fama universale di ladro (anche appellativo ingiurioso).
[1] Doc. prat., 1305, pag. 460.23: Ed accioe che voi sappiate bene chom' elli èe ladro piuvico, mandate p(er) Gallo Capostai e p(er) Bracciuolo Capostai (e) p(er) Manettino sarto alla Croce di Palaçuolo (e) Cino Bon(crist)iani che stae allato allo spidale Cacciapove(r)i, e questi testimoni vi diranno la verità.
[2] Stat. sen., 1309-10 (Gangalandi), dist. 5, cap. 274, vol. 2, pag. 349.32: Et se sarà ladropublico o vero famoso, sia punito in persona secondo che le legi volliono, sì che muoia.
[3] Stat. perug., 1342, L. 3, cap. 106, par. 1, vol. 2, pag. 156.19: Quignunque ladrone perverrà en la força del comuno de Peroscia e sirà piubeco e famoso ladro e averà furato diece libre de denare overo oltra overo cosa overo cose valente diece libre overo oltra overo cosa enn una fiada overo en più, a le forke sia apeso sì ke apostucto muoia.
[4] Boccaccio, Decameron, c. 1370, IX, 5, pag. 611.12: Come la donna udì questo, non le parve giuoco: ma levatasi in piè cominciò a dire: «Oimè, ladro piuvico, faimi tu questo? Alla croce di Dio, ella non andrà così, che io non te ne paghi.»
1.3 Locuz. nom. Ladro di mare: malvivente che assale e depreda le imbarcazioni, pirata.
[1] Storia San Gradale, XIV po.q. (fior.), cap. 265, pag. 182.8: E per ciò che la montagna sedea in sì alto luogo e in sì salvagio e in sì periglioso er'ella apelata la montagna del Porto Periglioso; e sì v'ebe già una magione d'uno ladro di mare ch'ebe nome Folcaire.
1.4 [Invocazione di aiuto per impedire un furto in atto:] locuz. escl. Al ladro!
[1] Boccaccio, Decameron, c. 1370, IV, 10, pag. 322.16: Laonde le femine più paurose divenute, levatesi e fattesi a certe finestre, cominciarono a gridare «Al ladro, al ladro!»: per la qual cosa per diversi luoghi più de' vicini, chi su per li tetti e chi per una parte e chi per un'altra, corsono e entrar nella casa, e i giovani similmente desti a questo romor si levarono.
[2] Leggenda Aurea, XIV sm. (fior.), cap. 115, S. Bernardo, vol. 3, pag. 1005.24: Quando elli l'ebbe sentita, incontanente gridò e disse: "Al ladro, al ladro!".
[3] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 84, pag. 189.38: E levala fuori dell' aperta porta; Mino drietoli parecchi passi, gridava: «Al ladro, al ladro»; colui s' andò per li fatti suoi.
1.5 Fras. Andare come il ladro al furto: procedere con circospezione.
[1] Dante, Rime, a. 1321, 30.53, pag. 101: non moveriano il piede / per donneare a guisa di leggiadro, / ma, come al furto il ladro, / cosí vanno a pigliar villan diletto...
2 Agg. Che ruba abitualmente; che, per indole naturale o per abitudine, è abile nel rubare.
[1] Patecchio, Splanamento, XIII pi.di. (crem.), 455, pag. 578: No e[n]riqise l'omo esser bruto ni scarso / ni avaro ni empio: entrego dé fir arso; / no val ad om traitor ni laro s'el è rico, / c'apres Iuda dé fir entro l'inferno messo.
[2] St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom.), pag. 190.20: In quello tempo se levao uno homo, Variacus pastor latro e ccon molte soe vicinançe bene per .xiiij. anni commacteo co li romani e vicqueli.
[3] Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.), L. II, dist. 8, cap. 23, pag. 247.22: E deppo' questo trovamo grandissima variazione e·lli animali de l'aire, come so' li ucelli, e·lla grandezza, ' e·lla fortezza, ' e·lla forma, ' e·llo colore e in ogne altro; ché tale trovamo naturalemente ladro, come lo corbo, e tale no, e tale trovamo guerrieri e tale pacifico, e molta altra diversità...
[4] Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.), De amore, L. II, cap. 9: p(er) cotidiana (con)versassione (et) amistà deli riei ho(min)i si fa l'omo cr[u]dele, goloso, ghiocto, cupido, luxurioso, ladro, furo, bugiadro, sop(er)bio, avaro, et cusì tucti li riei visii accacta, acciò che insieme co lloro cacgia in ruina.
[5] Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.), Tavola generale, pag. 42.8: Capitol de l'oxel lar.
[6] Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.), 107.7, pag. 652: non questione è di dire, onde repadra / valor, ché d' amor solo è dato e tolto; / non sentiment' alcun fa donna ladra, / né spoglia chi lo dona, se v' è avvolto.
3 Agg. Malvagio. [Rif. a un'azione o a un comportamento:] disonesto, peccaminoso.
[1] Laudario S.M. d. Scala, XIII ex./XIV po.q. (tosc.), 8.12, pag. 70: Con gran dolore l'alta inperadrice / piangendo dice, lui così veggiente: / «Veggiomi sola, figliuol, di te madre, / confitto in quadre, di sangue vermiglio, / sponsa e figliuola di te, dolçe padre: / da genti ladre mi se' tolto, figlio.
[2] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 2, cap. 3.908, pag. 183: Non ti fidar delle raggiunte ciglie, / Né delle folte, se guizza la luce: / Chiunque le porti, guarda non ti piglie. / Empio, d'animo falso e ladro e fello, / Col bel parlare suo tempo conduce, / Rapace lupo con vista d'agnello.
[3] Ristoro Canigiani, 1363 (fior.), cap. 3.3, pag. 21: L' amor ch' è fisso nell' eterno Padre, / Nel qual si truova ciascuna dolcezza, / E sanza 'l qual tutt' opere son ladre, / S' appella Carità, che d' allegrezza / Riempie chi 'l tien ben fralle sue braccia, / E tutte le fortune rompe e spezza.
3.1 Agg. Che trae in inganno, che seduce (spesso attributo degli occhi).
[1] Dino Fresc. (ed. Contini), XIII ex.-a. 1316 (fior.), 5.56, pag. 626: La mente mia, trafitta e dirubata / da' ladri miei pensieri, / che m'han promesso il tempo e non atteso, / veggendosi così distrutta, piange...
[2] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), son. 345.6, pag. 216: et ora, che del tutto m'ày constretto, / mercé degl'ogli ladri che me presse, / le priege ch'i' te façço sono spese / e perdo la faticha ch'io vi metto.
[3] Boccaccio, Teseida, 1339-41 (?), L. 2, ott. 96.6, pag. 325: quivi prendendo gioco e festa e agio, / alla reina le cose leggiadre / narrava ch' avea fatte e 'l suo disagio, / spesso assalito dalle luci ladre / di quella donna, che 'l mirava fiso; / per ch' esser li pareva in paradiso.
[4] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 4, cap. 19.16, pag. 307: Con le parole lusinghiere e ladre / trasse a sé alcuno di quelli del regno / e con promesse assai false e bugiadre...
[u.r. 12.12.2017]