FINALE agg./avv.

0.1 ffinal, final, finale, finali.

0.2 DELI 2 s.v. fine 1 (lat. tardo finalem).

0.3 Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.): 4.1.

0.4 In testi tosc.: Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.); Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.); Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.); Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.); Mazz. Bell., Storia (ed. Gorra), 1333 (pist.); Lett. volt., 1348-53; Doc. sen., 1367.

In testi sett.: Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn.); <Doc. ven., 1362 (8)>.

In testi mediani e merid.: Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.); Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.); Destr. de Troya, XIV (napol.).

In testi sic.: Stat. palerm., 1343.

0.5 Per consumamento finale > consumamento 1.

Locuz. e fras. cagione finale 4.1; causa finale 4.1.

0.7 1 Che viene per ultimo in ordine di tempo o di spazio. Che segna il compimento o la conclusione di qsa. 1.1 Avv. Alla fine. 1.2 Che ha raggiunto il massimo grado possibile, completo, perfetto. 1.3 Che è al termine dell'esistenza, contiguo alla morte. 2 [Relig.] , giudizio finale: fine del mondo e giudizio, secondo la dottrina cristiana. 2.1 Posteriore alla morte o al giudizio universale. 3 Che non può essere revocato, definitivo. 3.1 Estremamente grave, irreparabile (un danno, una sventura). 4 Che riguarda lo scopo a cui si mira o il risultato a cui tende la natura. 4.1 [Filos.] Locuz. nom. Causa, cagione finale: il fine a cui una cosa tende, lo scopo per cui è stata fatta.

0.8 Emiliano Picchiorri 18.09.2008.

1 Che viene per ultimo in ordine di tempo o di spazio. Che segna il compimento o la conclusione di qsa.

[1] Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.), 36, pag. 410.18: E nela finale sentensia mostra Vangelio che tutti non-servidori chaggiano in essa .«Maladetto è», dicie Profeta, «chi lo misteri di Dio fa nigrigente».

[2] Fr. da Barberino, Doc. Am., 1314 (tosc.), Proemio.38, vol. 1, pag. 12: l'undecima ci mena / nella sua corte a cena; / poi la final ci dà vita e conforta.

[3] Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.), L. 1, cap. 8, pag. 107.2: E con ciò fosse cosa che venuto alla finale etade, nel dìe della sua nativitade consumato per quella cotale infermitade, che per usanza il ricercava, morie.

[4] Lett. volt., 1348-53, pag. 195.32: vi piaccia mandare a noi a Volterre o dove fussimo cola stima facta, e Giovanni vi verrà simiglianteme[n]te per dare finale compimento a questi facti, e così avemo ordinato con lui, sì che insieme venga Giovanni e ' vostri ambasciadori e stimatori a noi.

1.1 Avv. Alla fine.

[1] Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.), 21, pag. 269.7: E non solo chi non muta, ma chi più dura in battaglia o in cosa altra, finale è vincitore.

1.2 Che ha raggiunto il massimo grado possibile, completo, perfetto.

[1] Cavalca, Specchio di croce, a. 1342 (pis.), cap. 12, pag. 52.1: E dall' amore proprio, il quale è finale dispregio di Dio, non si può venire al dispetto ed odio di sè perfetto per amore di Dio se non per gradi, perocchè è troppo lunga via: onde dovemo sapere che per sette gradi viene l' uomo a perfetto odio ed a perfetta umilità.

[2] Jacopo Passavanti, Specchio, c. 1355 (fior.), dist. 5, cap. 7, pag. 178.18: Plenitudo ergo legis est dilectio: Adunque, compimento della legge è l' amore; col quale si dee amare Iddio per sè medesimo, come finale e perfetto bene; e 'l prossimo e sè medesimo, a Dio, in Dio e per Dio.

1.3 Che è al termine dell'esistenza, contiguo alla morte.

[1] Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.), canz. 16.16, pag. 36: s'i' per un cento / avesse magno cor, forz'o savere, / operandol sol sempre in voi valere, / prendendovi final consomamento, / vostro compiuto don non mertarìa...

[2] Monte Andrea (ed. Minetti), XIII sm. (fior.), son. 13.9, pag. 134: À'-mi condotto in tanto strug[g]imento, / ca, per me, vita la morte saria. / S'aver potesse final consumamento, / più di tal vita assai mi pagheria!

[3] Fr. da Barberino, Rime, a. 1314 (tosc.), 1.41, pag. 235: Però, chi vuol veder lo sventurato / non tardi punto, affretti il suo venire, / ch'io son già presso a quel punto finale; / e s'io ho cosa tale / che piaccia, prenda, ch'io la vo' largire.

[4] Laudario S.M. d. Scala, XIII ex./XIV po.q. (tosc.), 16.122, pag. 216: Meno m'è venuto ogne baldança: / così la vita mia fusse finale, / che sença 'l padre son di consolança / et sença 'l mio maestro doctrinale...

[5] Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.), 2.43, pag. 546: non v' è alcun più pronto / per poter ubedir vostro comando, / che far savere a quel cor che se giace / per voi destretto, com' ora gli è giónto / de morte, che gli è dolce e final pónto.

- Morte finale.

[6] Monte Andrea (ed. Minetti), XIII sm. (fior.), tenz. 100.8, pag. 257: Ma, chi vuol, dica! Ché, ch'i' più dico, sta / gente 'n aletta di final morte costà; / che già non var[r]à lor ripa né costa, / ché de lo scampol no rimar[r]à costa.

[7] Rime Arch. Not. Bologna, 1302-33 (bologn.), [1314] 33.8, pag. 170: E voi gli lassate mettere al Pisano / A ffinalmorte per li suo' fiorini.

[8] Mazz. Bell., Storia (ed. Gorra), 1333 (pist.), pag. 457.20: Pensate voi che 'l furto di Paris possa trapassare sanza grave pena e acerba vendetta, per la quale a voi sarà finale morte ventura?

2 [Relig.] , giudizio finale: fine del mondo e giudizio, secondo la dottrina cristiana.

[1] Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn.), c. 7, 145-148, pag. 177, col. 2.3: Per le rasuni sovraditte si è rasonevele la risurretione di corpi allo çudisio finale, açò che 'l corpo che, siando unido con l'anima, se meritò o peccò, abbia quella remuneratione o pena...

[2] Diatessaron, a. 1373 (fior.), cap. 83, pag. 259.27: Chi mangia la carne mia e beve il mio sangue, à vita eterna; e io lo risusciterò nel dì finale.

[3] Sposiz. Pass. s. Matteo, 1373 (sic.), cap. 28, par. 9, vol. 2, pag. 184.24: Unum restat dubitandum: Poi di lu iudiciu finali, ki farannu lu suli et la luna et li stilli?

2.1 Posteriore alla morte o al giudizio universale.

[1] Bart. da San Concordio, 1302/08 (pis.>fior.), dist. 23, cap. 4, par. 1, pag. 373.7: La final pena del peccatore è lo inferno.

[2] Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.), pt. I, cap. 10, pag. 629.5: Dovemo sperare ancora veramente che nelle sacramenta sia la remissione delle peccata, e che le virtudi abbiano in promessione finale le beatitudini.

[3] Stat. palerm., 1343, Esordio, pag. 6.9: ad memoria di la sua acerbissima passioni, ad evitari di li nostri inimichi omni mala sugestioni, ad animari chascunu a divucioni, e finalimenti essiri partichipi di la vera resurressioni e finali glorificacioni.

3 Che non può essere revocato, definitivo.

[1] <Doc. ven., 1362 (8)>, pag. 155.34: Et habuda la sua final resposta, volemo et chomandemo in parte antecedente a vui data dalo gran consello che de presente debiè vignir a Ragusa.

[2] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 7, cap. 31, vol. 2, pag. 50.9: Per lo quale trattato, avegna che durasse lungamente, in fine, come trovare si potrà apresso nel suo tempo, vennono a finale pace e concordia; ma questo principio fu del mese d'ottobre del detto anno.

[3] Doc. sen., 1367, 4, pag. 141.21: perché finalmente messer da Vignone concedé che tre di loro jer mactina si partiro et andaro a Fiorenza, et ànno avuto termine e debbono essare tornati fra XIJ dì prossimi con finale risposta.

[4] Boccaccio, Decameron, c. 1370, VI, introduzione, pag. 406.23: Dioneo, questa è quistion da te: e per ciò farai, quando finite fieno le nostre novelle, che tu sopr'essa dei sentenzia finale.

3.1 Estremamente grave, irreparabile (un danno, una sventura).

[1] Alberto della Piagentina, 1322/32 (fior.), L. 5, cap. 2, pag. 182.10: Ma grandissima e finale servitudine è quando, date a' vizi, della possessione della propria ragione sono cadute.

[2] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 6, pag. 87.13: Volcese sottomettere a la fortuna incerta e dovetosa, che de la soa caduta dampnosa e de lo finale distrugimiento de quella soa grandessema cetate de Troya...

4 Che riguarda lo scopo a cui si mira o il risultato a cui tende la natura.

[1] Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.), 2178, pag. 251: colui n' andò in sua terra / ben apreso di guerra, / e io presi carriera / per andar là dov' iera / tutto mio intendimento / e 'l final pensamento, / per esser veditore / di Ventur' e d' Amore.

[2] <Tesoro volg. (ed. Gaiter), XIII ex. (fior.)>, L. 6, cap. 1 (a), vol. 3, pag. 13.8: Sì come nelle cose fatte per natura, è uno ultimo intendimento finale, al quale la natura intende finalmente; così nelle cose fatte per l'arte, è uno intendimento finale, al quale sono ordinate tutte le operazioni di quell'arte.

[3] Dante, Convivio, 1304-7, IV, cap. 6, pag. 293.9: Intra operarii e artefici di diverse arti e operazioni ordinate a una operazione od arte finale, l'artefice o vero operatore di quella massimamente dee essere da tutti obedito e creduto, sì come colui che solo considera l'ultimo fine di tutti li altri fini.

[4] Libro del difenditore della pace, 1363 (fior.), diz. 1, cap. 6, par. 2, pag. 33.28: E di questa trassgressione e disubbidenza del primaio parente è ffatta inferma che dinanzi creata fu in istato di santà perfetta, cioè a ssapere d'innocienza e di grazia, e ffu privato per ciò del suo stragrande bene finale, al quale ell'era stata ordinata.

4.1 [Filos.] Locuz. nom. Causa, cagione finale: il fine a cui una cosa tende, lo scopo per cui è stata fatta. || Nel pensiero aristotelico.

[1] Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.), L. 2, cap. 38, pag. 127.21: Ma la cagion final rimota, cioè ad che fine ne debbon vinire, non potemo anche sapere se non per credenza e per presumptione...

[2] Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.), L. II, dist. 6, pt. 4, cap. 4, pag. 166.24: cum ciò sia cosa che ogne cosa ch'è e·llo mondo abia casione, e lo mondo sia fundato tutto en rascioni e 'n cascioni, e non ne vano e non cercano per fine a la finale cascione, la quale continua cum Deo.

[3] Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.), De doctrina, cap. 4: Et così come in catuna cosa trip(r)icata cagione si richiere, cioè cagione efficiente, (et) formale, et finale, et così in dicti quadruplicata cagione ale stagione si richiere.

[u.r. 11.06.2010]