GHIOTTO agg./s.m.

0.1 ghiocto, ghiotta, ghiotte, ghiotti, ghiottissimo, ghiotto, ghiute, ghotti, giot, gioto, giotta, giotti, giotto, gloti, gloto, glotta, glotto, gluti, glutti, ioctu, iote, iotto; a: iocta.

0.2 Lat. gluttus (DELI 2 s.v. ghiotto).

0.3 Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.): 1.1.

0.4 In testi tosc.: Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.); <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>; Bono Giamboni, Trattato, a. 1292 (fior.); Simintendi, a. 1333 (prat.).

In testi sett.: Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.); Guido Faba, Parl., c. 1243 (bologn.); Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342; Fontana, Rima lombarda, 1343/46 (parm.); Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.).

In testi mediani e merid.: Proverbia pseudoiacop., XIII (abruzz.); Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.); a Apologhi reat., XIV; Gloss. lat.-eugub., XIV sm.

0.5 Anche s.f. (giotta).

0.7 1 [Rif. ad una persona:] avido di cibo o di bevande (anche in contesto fig.). 1.1 Sost. 1.2 [Prov.] Una pensa il ghiotto, un'altra il tavernaio; l'una si pensa l'oste e l'altra il ghiotto: agire senza badare alle conseguenze, senza valutare le difficoltà. 1.3 [Rif. ad un animale]. 1.4 Fig. Fortemente desideroso; bramoso (di un bene materiale o spirituale); ambizioso. 1.5 [Detto di un cibo:] squisito, molto desiderabile (anche in contesto fig.). 1.6 Fig. Attirato (verso qsa). 1.7 Meton. Gola, cupidigia. 2 Che rivela grande malvagità, scellerato; lestofante. 2.1 Sost. [Rif. ai demoni].

0.8 Rossella Mosti 02.04.2010.

1 [Rif. ad una persona:] avido di cibo o di bevande (anche in contesto fig.).

[1] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 2, pt. 2, cap. 11, pag. 173.12: La prima si è, che alcuna gente, che mangiano troppo ratto, sì che non pare ch'ellino mangiono, ma ch'ellino lecchino; e questa maniera di mangiare è troppo laida e sozza, sì perché l'uomo ne pare troppo ghiotto, sì perché l'uomo non si può dilettare nella vianda...

[2] Bono Giamboni, Trattato, a. 1292 (fior.), cap. 27, pag. 147.19: Dim[m]i, virgine maestra, in che modo fa il vizio della Gola per le dette vie le sue operazioni? - Ed ella disse: - Fa il vizio della Gola per Golosità le sue operazioni, quando si mangia troppo di soperchio [[...]] E fall[e] per No essere pudico, quando si dicono parole onde appaia l'uomo ghiotto o lus[s]orioso.

[3] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 58, pag. 129.18: Colui pare pauroso, che pigramente, e languendo, attende la morte, e fa come colui, ch'è tanto ghiotto del vino, ch'egli 'l bee colla feccia insieme.

[4] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 5, vol. 1, pag. 219.10: Mentre che quella bee quello che la vecchia le diede, lo fanciullo di villana bocca, e adirato, stette dinanzi alla dea, e rise, e chiamolla ghiotta.

- Ghiotto della bocca.

[5] Conti morali (ed. Segre), XIII ex. (sen.), 11, pag. 504.31: La moglie fue di malo affare, e al marito fue tutta contraria, e gran parlatrice e ghiotta de la bocca...

[6] Bibbia (05), XIV-XV (tosc.), Pr 21, vol. 5, pag. 705.9: [17] Colui che è ghiotto della bocca, sarà povero tutto tempo; chi troppo desidera cose assai, non sarà già mai ricco.

- [Rif. al Carnevale, personificazione dell'ingordigia].

[7] Guido Faba, Parl., c. 1243 (bologn.), 22 (83), pag. 246.6: Tu [[Carnelvare]] sai bene che noi [[Quaresema]] conosemo le tue opere e le tue i(n)iquità sono a noi maniffeste, che tu se' fello e latro, ruffiano, putanero, glotto, lopo i(n)gordo, leccatore, biscaçero, tav(er)nero, çogatore, baratero, adultero, fo(r)nicatore...

1.1 Sost.

[1] Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.), 501, pag. 544: Lo gloto a la taverna molto ne va corendo; / la dona tavernara recevelo ridendo...

[2] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 2, pt. 2, cap. 11, pag. 174.7: La quinta maniera si è, quando alcuno chiere e vuole vianda più dilicata o più cara ched elli non s'avviene al suo stato né alla sua condizione, perciò che questo è modo di ghiotti e d'uomini istemperati.

[3] Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 29, 121-132, pag. 701, col. 2.17: Questo fo messer Nicholò Saglimbeni da Sena, lo qual fo largo e spenderezo e fo 'l primo che trovò meter in fasani e in perdixe arosto garofani. E perzò dixe che seminò in l'orto ove tal somente s'apicha lo garofano, zoè, mise tal uso tra glutti e guluxi.

[4] Gl Gloss. lat.-eugub., XIV sm., pag. 92.13: Lurcus, ca, cum, Manducus, ca, cum, hic nebulo, his parasitus, hic ambro id est lo ghiocto.

- S.f. [Rif. ad Eva].

[5] Poes. an. tosc.-ven., XIV s.-t.d. (5), 101b.3, pag. 191: Se 'l primo huomo se fosse diffesso / da quel soperbo onde la morte scorse / ne l'alma ove la giotta pria la scorse, / puòtte e non puòte Dio mostrarse acesso / da quelo amor ch'è lo magior intexo...

1.2 [Prov.] Una pensa il ghiotto, un'altra il tavernaio; l'una si pensa l'oste e l'altra il ghiotto: agire senza badare alle conseguenze, senza valutare le difficoltà.

[1] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 33, pag. 78.27: E così una pensa il ghiotto, un'altra il tavernaio. Il vescovo s'avvisò di mazzicare, e non fece ragione d'essere ingoffato, come avete udito.

[2] Francesco di Vannozzo, Rime, XIV sm. (tosc.-ven.), 30.16: che tal or te calpestra, c'avrai sotto; / l'una si pensa l'osto e l'altra il iotto.

1.3 [Rif. ad un animale].

[1] Proverbia pseudoiacop., XIII (abruzz.), 135, pag. 32: En quello non offendere ke llu can ioctu affese: / Laxao lo certu correre pro quello ke sse crese.

[2] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 26, pag. 442.16: e agognare è proprio atto del ghiotto cane, che ciò che vede mangiare altrui, tranghiottisce, e sempre n'ha fame.

[3] Arrighetto (ed. Battaglia), XIV (tosc.), L. 1, pag. 220.17: e siccome la ghiotta mosca seguita il mèle, e il lupo il carcame, così la gente di questa etade s'apparecchia di seguire la preda, cioè le ricchezze, e non gli uomini, cioè gli amici.

[4] a Apologhi reat., XIV, 20.2, pag. 378: [Di]sse la golpe engannatrice, / como iocta et lupa et grande manicatrice...

1.4 Fig. Fortemente desideroso; bramoso (di un bene materiale o spirituale); ambizioso.

[1] Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.), De amore, L. II, cap. 9: così p(er) cotidiana (con)versassione (et) amistà deli riei ho(min)i si fa l'omo cr[u]dele, goloso, ghiocto, cupido, luxurioso, ladro, furo, bugiadro, sop(er)bio, avaro...

[2] Guittone, Rime (ed. Contini), a. 1294 (tosc.), Canz. 11.12, pag. 232: Oh che crudele ed amaroso amaro / ne la perdita tua gustar dea core / che gustò lo dolzore / dei dolci e veri tuoi magni condutti, / che, pascendo bon' ghiotti, / lo valente valor tuo cucinava!...

[3] Fiore, XIII u.q. (fior.), 103.14, pag. 208: Così vo io mutando e suono e verso / E dicendo parole umili e piane, / Ma molt'è il fatto mio a· dir diverso: / Ché tutti que' c[h]'og[g]i manùcar pane / No· mi ter[r]ian ch'i' non gisse traverso, / Ch'i' ne son ghiotto più che d'unto il cane».

[4] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 17.122, vol. 2, pag. 293: ed è chi per ingiuria par ch'aonti, / sì che si fa de la vendetta ghiotto, / e tal convien che 'l male altrui impronti.

[5] Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 11, pag. 280.9: 124. Ma il suo peculio ec. Ora converte santo Tomaso il suo sermone contra quelli frati, che sono oggi ne l'ordine de' predicatori, dicendo che il pecuglio di santo Domenico è fatto ghiotto di nuova vivanda, cioè di prelazioni e d'onori temporali...

[6] Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 32, 64-84, pag. 698, col. 1.24: Del suo pome gli Angeli fa ghiotti, çoè della visione de Deo, de la qual gl'Angelli sono ghiotti e vaghi.

[7] Marino Ceccoli, XIV pm. (perug.), tenz. 2, 1.6, pag. 768: Conviente al certo la final ruina / portarla in pace co' tuo' signor ghiute, / qual per più tempo sforzare hon volute / città e castella ed amistà vicina. || Per Marti, p. 768, n. 4: «signori ghiotti» sono i Tarlati di Pietramala. Mancini, Poeti perugini, vol. I, p. 69 legge: «col' tuo' signor' glute».

[8] Deca prima di Tito Livio, XIV pm. (fior.), L. 10, cap. 17, vol. 2, pag. 393.13: Ma la gente, ghiotta della preda, vinse tutte le cose.

[9] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 1, cap. 28.53, pag. 82: Un altro Crasso fu, che, fin che visse, / cupido il vidi e sì ghiotto de l'oro, / che degno fu che tal sapor sentisse.

1.5 [Detto di un cibo:] squisito, molto desiderabile (anche in contesto fig.).

[1] Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.), pt. II, cap. 3, pag. 660.10: e fare astinenzia delle cose dilettevoli e che facciano ingrassare e sieno calde, né di troppa spesa, né ghiotte per arte d'apparecchiare...

[2] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 6, pag. 98.7: Fue questo Ciaco molto famoso in dilettazione de' ghiotti cibi...

[3] Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.), L. 9, cap. 1, pag. 608.5: li pesci tratti da li lidi del mare Oceano con ghiotti preparamenti si cucinano...

[4] Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342, cap. 23, pag. 112.23: el [[lo demonio]] se creeva d'aver un bochon gioto ma el se trova preso e tuto angustioso...

[5] Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 29, 121-132, pag. 753.28: che la costuma ricca Del gherofano prima discoperse; questo messer Nicolò fu della detta brigata, e perché ciascuno pensava pur di trovare vivande suntuose e ghiotte...

1.6 Fig. Attirato (verso qsa).

[1] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 3, cap. 14.51, pag. 224: Passato Terranova e le sue grotta, / e Gergenta, puosi a l'Africa cura, / che guarda in vèr Libeo e parne ghiotta.

1.7 Meton. Gola, cupidigia. || (Caprettini). Ma si potrebbe intendere «Ghiotto della Marca», con referente non identificato.

[1] Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.), cap. 9, par. 5, comp. 63.5, pag. 155: Io veggio ben che 'l giotto dela marcha / t'induce a farmi questo grave torto; / ma forse non serà questo anno torto / ch'io passarò per entro la tua marcha.

- [Attributo dell'ingordigia, intesa come vizio capitale].

[2] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 2, cap. 17.1816, pag. 238: Non puo' con gli altri vizii far contesa / Chi la sua ghiotta gola non raffrena, / Ché con la gola la lussuria è accesa...

[3] Fontana, Rima lombarda, 1343/46 (parm.), 51, pag. 20: e da la Gola, ghiotta, mullisina, / dicata a corruptibel voluptate / che lo so templo face la cusina...

2 Che rivela grande malvagità, scellerato; lestofante.

[1] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), son. 245.2, pag. 155: La femena ch'è del tenpo pupilla, / le plu parte si trova glotta e ladra...

[2] Francesco di Vannozzo, Rime, XIV sm. (tosc.-ven.), 132.74: 'sto traditor ne tien notriti a manna / fin ch'à ne le suo mani i grini avolti, / sì ch'esser da lui tolti / dubiar non puote, e stiamo al suo domino, / gaioffo, gaino, iotto e malandrino!

- [Attributo di Gennaio].

[3] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), Disputatio mensium, 395, pag. 17: Anc mi ... ser Zené, / Sí m'á metuo pos i oltri insí per lo dedré. / Pur zo no sofrirò a quel giot bacalé, / K'e' sia metuo in cova e lu debia ess premé.

2.1 Sost. [Rif. ai demoni].

[1] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), De scriptura nigra, 581, pag. 120: Oi De, com pò ess gramo lo miser tormentoso. / No stan pur sover questo li gloti renegai, / Ma tenen sor l'incuzine li misri desperai...

[u.r. 23.02.2023; doc. parzialm. aggiorn.]