FORCA s.f.

0.1 folca, forc, forca, force, forch', forcha, forche, forke, furca, furka, furki.

0.2 Lat. furca (DELI 2 s.v. forca).

0.3 Guido Faba, Parl., c. 1243 (bologn.): 1.

0.4 In testi tosc.: Ruggieri Apugliese (ed. Contini), XIII m. (sen.); Detto d'Amore, XIII u.q. (fior.); Doc. pist., 1297-1303; Giordano da Pisa, Pred. Genesi 2, 1308 (pis.); Stat. sen., 1309-10 (Gangalandi); Fr. di Giov., Ricord., 1342-48 (fior.); Ingiurie lucch., 1330-84, [1374].

In testi sett.: Guido Faba, Parl., c. 1243 (bologn.); Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); Rainaldo e Lesengr. di Udine, XIII (ven.) Giacomino da Verona, Babilonia, XIII sm. (ver.); Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; Lio Mazor (ed. Elsheikh), 1312-14 (venez.); Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342.

In testi mediani e merid.: St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom.); Stat. perug., 1342; Destr. de Troya, XIV (napol.); Gloss. lat.-eugub., XIV sm.

In testi sic.: Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.).

0.5 Locuz. e fras. figliuolo delle forche 1.5; giudicare alle forche 1.6; sentenziare alle forche 1.6.

0.6 T St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom.): uno castello apriesso a le force de Arpagie; Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.): Forca de Penne.

0.7 1 Struttura formata da un elemento orizzontale, sorretto da uno o più montanti, cui è appesa la corda o la catena a cui impiccare i condannati. 1.1 Morte delle forche: impiccagione (intesa anche come marchio d'infamia). 1.2 Fig. La dannazione o le pene della dannazione eterna. 1.3 Degno delle forche, di essere posto sulle forche, [di] pendere su forche. 1.4 Campare, liberare, levare dalle forche: salvare la vita. 1.5 Fras. Figliuolo delle forche: ladro, mascalzone. 1.6 Fras. Sentenziare, giudicare alle forche: condannare a morte. 1.7 [Prov.] Essere tra le forche e Santa Candida. 2 Strumento di tortura che premeva la nuca e le spalle, composto da due pali congiunti al vertice e formanti una biforcazione alle cui estremità erano legate le braccia. 3 Attrezzo da lavoro, per lo più agricolo (spec. per raccogliere e sollevare fieno o sim.) formato da un lungo manico di legno e munito, alla cima, di almeno due lunghe punte di metallo o legno (rebbi), usato all'occasione anche come arma d'offesa o di tortura (spec. infernale). 3.1 Estens. Divisione in due o più elementi di un'estremità, biforcazione. 3.2 Palo o altro elemento di sostegno, anche architettonico, terminante con una punta bipartita, a forma di forcella.

0.8 Giovanni Ferroni 29.12.2010.

1 Struttura formata da un elemento orizzontale, sorretto da uno o più montanti, cui è appesa la corda o la catena a cui impiccare i condannati.

[1] Guido Faba, Parl., c. 1243 (bologn.), 18 (70), pag. 243.16: i latro(n)i avemmo p(re)si p(er) la gr(ati)a de Deo; li quai no volsemo tenere i(n) p(re)xone, ma p(er) fargli grando honore avemoli fatti cavareri e misse alle nostre fo(r)che altam(en)te, scì che tuti li malifatori che volesseno fare semblante vegano done le quae denno recevere.

[2] Ruggieri Apugliese (ed. Contini), XIII m. (sen.), 4.69, pag. 910: Provenzan, ki à Siena morta, / e'perdut' à el Paradiso. / Quei ke l' à piegata e torta / sie trainato et appeso; / ne le forke disteso / lo vedess' io ankora!

[3] Detto d'Amore, XIII u.q. (fior.), 337, pag. 504: Imbolar uon l'apella; / Chi da llu' non s'apella, / Egli 'l mena a le forche.

[4] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 32, pag. 160.17: E però si pongono colà le forche acciò che lle veggi e che tti mettano paura e timore. E oltre mmonte, ne la Francia, non s'osa mai spiccare nullo impiccato, ma tanto vi sta quanto può attenérvisi, e però le forche loro sempre ne sono piene [[...]] questo fanno acciò che ttu veggi dinanzie agli occhi la pena e la sentenzia che tti verrà per lo malfare.

[5] Stat. sen., 1309-10 (Gangalandi), dist. 5, cap. 400, vol. 2, pag. 402.8: Le quali forche debiano essere bene alte et con catene et oncini di ferro, sì che chi impiccato ine sarà, inde non si possa levare o vero muovere se non se per sè medesmo cada.

[6] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 53.8, pag. 305: Cossì va pur lo meschin omo / enver' la morte, e no sa como: / ni a lui che zoerea, / poi che morir gi coverrea, / enver' le forche esse menao / per un xurio e verde prao?

[7] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 1, cap. 5, vol. 1, pag. 33.22: Cun chò sia cosa que in uni joghi populariski unu patri di familia avissi menatu unu servu sou azuttatu di multi azotti fin a sutta la furka per lu circu di li sacerdoti...

[8] Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.), L. 9, cap. 2, pag. 619.21: E il corpo di Carbone, partito de la testa, fitto in su la forca, portato fue, intanto che la pretorìa del reissimo uomo potè molto, e la maestade de la republica nulla valse.

[9] Stat. perug., 1342, L. 3, cap. 105, par. 1, vol. 2, pag. 156.14: statuimo e ordenamo ke per lo tempo ke verrà, quando ocurrerà ke alcuno ladrone overo furo overo robadore de strada degga essere apeso per la gola e en le forke pascere glie corve...

[10] Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342, cap. 15, pag. 73.8: lu mor de paora chomo de mortal segno e trema, chomo laro chi sa che l'à mal fachio e da per sì meesmo se condanna a le forche...

[11] Fr. di Giov., Ricord., 1342-48 (fior.), pag. 142.46: A dì xj di gienaio 342 il deto Ducha nostro singnore fece inpichare per lla ghola Naddo di Cieni oricelaio; e fecegli metere, quando fue inpichato, una chatena in chollo e chonfichalla alle forche perch' elli no fosse ispichato...

[12] Sposiz. Pass. s. Matteo, 1373 (sic.), cap. 21, par. 7, vol. 2, pag. 89.25: O sperancia, o sufficiencia, o bastancia a salvari li larruni, a liberari li malfacturi da li peni di lu mundu, da li peni di lu infernu, di la potestati di lu dimoniu; bastanti a minari li larruni da la furca a paradisu: a kistu larruni Iesu Cristu dunau zo.

[13] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 32, pag. 279.15: Dyomede co li Troyani cossì potentemente assalio li nemici in multa astucia de combactere, che le inchyuse da onne parte in tale modo che no poctero scampare le mani loro, per la quale cosa tucti le pegliao e fece impicare in diverse forche como ladruni.

[14] Leggenda Aurea, XIV sm. (fior.), cap. 126, Natività Maria, vol. 3, pag. 1128.12: però che questa è quella Vergine che tritòe il capo de l'antico serpente, questa è quella Vergine che con le beate mani ha sostentato i lacciuoli sospesi ne le forche.

1.1 Morte delle forche: impiccagione (intesa anche come marchio d'infamia).

[1] A. Pucci, Libro, 1362 (fior.), cap. 35, pag. 245.12: confessò il malificio, volendo innanzi la morte delle forche che vita di morte, ciò è di miseria di povertà.

1.2 Fig. La dannazione o le pene della dannazione eterna.

[1] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 32, pag. 161.10: Così è spiritualmente. Sonti posti in exemplo e dinanzi dagli occhi le forche infernali.

1.3 Degno delle forche, di essere posto sulle forche, [di] pendere su forche.

[1] Anonimo Genovese (ed. Contini), a. 1311, 4.10, pag. 720: Ma pu è misero e dolento / e degno su forche pender / preve chi no cessa offender / in sì greve falimento, / a chi ma[i] s[o]na[r] no sento / de dever partir ni render...

[2] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 2, cap. 3, vol. 2, pag. 153.3: dannosi, e procuransi li uffici, e li benefici per simonia, e per rispetto di parentado, non solamente a fanciulli, che non sono sufficienti, ma eziandio a uomini pessimi, ingiusti, e disonesti, li quali sarebbero più degni di essere posti in su le forche, che in cattedra per prelati.

[3] Ingiurie lucch., 1330-84, 281 [1374], pag. 77.4: Tu se' dengno delle fo(r)che tu et to' fratelli, p(er) q(ue)ssto ài meno l'orecchia et dèi bene e(sser)e dengno d'essere apicchato como ladro furo che tu se'.

1.4 Campare, liberare, levare dalle forche: salvare la vita.

[1] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 20, pag. 101.7: Come chi liberasse e campasse uno molte volte de le forche, e dicesse: 'Vedi figliuole, io t'ho campato oggimai diece volte de le forche, che saresti impiccato s'io non fossi...

[2] Giordano da Pisa, Pred. Genesi 2, 1308 (pis.), 14, pag. 122.16: Unde come noi diciamo tuttodie: 'io liberai cotale dalle forche', che è a ddire? Non che tu corporalmente l'abbi levato dalle forche, però che non era anco appiccato, ma perché al postutto dovea essere appiccato.

1.5 Fras. Figliuolo delle forche: ladro, mascalzone.

[1] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 199, pag. 512.28: - È da fanciulli maschi questa farina? anzi è da figliuoli delle forche, che sie mort' a ghiado, ch' io credo che tu ne sia stato col mugnaio. -

1.6 Fras. Sentenziare, giudicare alle forche: condannare a morte.

[1] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 13, pag. 66.24: come quegli ch'è sentenziato alle forche èvi obligato, ma perché ancora non vi sia, egli v'andrà...

[2] Legg. S. Elisab. d'Ungheria, XIV m. (tosc.), cap. 35, pag. 51.18: Uno giovane [[...]] fue preso insieme co llui, e alle forche giudicato.

1.7 [Prov.] Essere tra le forche e Santa Candida.

[1] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 148, pag. 342.21: alcuno traffico, che io avea di fuori, m' ha disfatto, e posso dire che io sono tra le forche e Santa Candida.

2 Strumento di tortura che premeva la nuca e le spalle, composto da due pali congiunti al vertice e formanti una biforcazione alle cui estremità erano legate le braccia.

[1] St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom.), pag. 287.17: li senatori ordinaro per costume de li maiuri: façamoli portare la forca in collo e legemolo e feçamolo tanto bactere con virge sì ke mora.

3 Attrezzo da lavoro, per lo più agricolo (spec. per raccogliere e sollevare fieno o sim.) formato da un lungo manico di legno e munito, alla cima, di almeno due lunghe punte di metallo o legno (rebbi), usato all'occasione anche come arma d'offesa o di tortura (spec. infernale).

[1] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), Disputatio mensium, 438, pag. 18: Tug a li arme correno ni contenir se pon. / I se guarniscen tugi a ira e a furor: / A söa forca corre Fevré comenzaor...

[2] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), De scriptura nigra, 559, pag. 120: A membro a membro i scarpano col gramp e coi denton, / Li biassan e i seguiano e i nizan coi baston, / Con forc e cortelazi li fan pur in bocon...

[3] Rainaldo e Lesengr. di Udine, XIII (ven.), 652, pag. 180, col. 1: De là pasava doi vilan, / che aveva doi forche in man.

[4] Giacomino da Verona, Babilonia, XIII sm. (ver.), 184, pag. 645: Altri prendo baìli, altri prendo rastegi, / altri stiçon de fogo, altri lançe e cortegi, / no fa-gi força en scui né 'n elmi né 'n capegi, / pur k'i aba manare, çape, forke e martegi.

[5] Doc. pist., 1297-1303, pag. 167.5: Francho soccio da Cicigniano mi de dare, li prestai uno vomare, lo quale fue di peso libr(e) xj, e una forcha e uno raffio di ferro, pesaro libr(e) vj...

[6] Lio Mazor (ed. Elsheikh), 1312-14 (venez.), 4, pag. 31.13: «E' digo ch'e' nava çò p(er) lo canal, (e) nava en mia barcha d'en çò da li diti Piçol Pare (e) Nicolò; (e) na(n)do mi (e') audì che li diti Piçol Pare (e) Nicolò sì se menava de li remi (e) de forche l'uno l'autro.

[7] Simintendi, a. 1333 (tosc.), L. 8, vol. 2, pag. 158.11: Quegli colla forca di due rami spiccò la carne del porco, che pendeva all'affumicata corrente; e levoe una piccola parte del dosso ch'egli aveva lungo tempo risparmiato...

[8] Stat. sen., Addizioni 1329-75, (1358), pag. 149.6: Item providero e ordenaro e' savi predetti, che neuna persona possa in alcuno prato el quale non sia suo, o non abbi parola, raspare fieno con forca nè con altro ingegno per neuno modo, sotto pena di XL soldi di denari.

[9] Leggenda Aurea, XIV sm. (fior.), cap. 112, S. Lorenzo, vol. 2, pag. 947.9: i ministri lo spogliarono incontanente, e disteserlo in su la graticola del ferro e, mettendovi la bracia sotto, con le forche del ferro il vi calcavano su.

[10] Matazone, XIV sm. (lomb.), 111, pag. 795: lo badile e la vanga / perché la tera franga, / la folca su la spala / per remondar la stala.

[11] Purgatorio S. Patrizio, XIV sm. (mil./com.), cap. 15, pag. 31.20: ligòno a lo chavalere li pey e li mane e lo zutòno in lo fogo; e lo rovolzevano e rovolzevano in per la brascha con folche de fero e li cridaveno adoso fortisi[ma]mente per metege pagura.

[12] Gl Gloss. lat.-eugub., XIV sm., pag. 102.2: Hec amurca, ce id est la forca dela pallia.

- Arma di difesa formata da un lungo manico e una punta forcuta per tenere a distanza o rovesciare le scale poggiate alle mura dagli assedianti.

[13] Deca terza di Tito Livio, XIV (fior.), L. 8, cap. 3, pag. 289.8: nè era leggère cosa il sotto entrare o portare le scale al muro per li teli che di quegli venivano: e già coloro li quali avevano al muro dirizzate le scale, e altri colle forche a ciò fatte erano cacciati via...

3.1 Estens. Divisione in due o più elementi di un'estremità, biforcazione.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 17.26, vol. 1, pag. 280: Nel vano tutta sua coda guizzava, / torcendo in sù la venenosa forca / ch'a guisa di scorpion la punta armava.

[2] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 25.104, vol. 1, pag. 428: Insieme si rispuosero a tai norme, / che 'l serpente la coda in forca fesse, / e 'l feruto ristrinse insieme l'orme.

[3] Palladio volg., XIV pm. (tosc.), L. 4, cap. 21, pag. 158.7: Se vuogli porre le vette de' fichi, tolli il ramo triforcuto, e biforcuto, e coglilo dalla parte dell'arbore di verso 'l meriggio, e sotterrali in tal modo, che la terra cuopra sì la forca, che paia che tre ramitelli del fico escano dalla terra ispartiti.

3.2 Palo o altro elemento di sostegno, anche architettonico, terminante con una punta bipartita, a forma di forcella.

[1] Simintendi, a. 1333 (tosc.), L. 8, vol. 2, pag. 160.26: quella vecchia casa, e ancora piccola a due signori, si volse in uno tempio: le colonne sotto entraro colà ov' erano le forche...

[2] Deca prima di Tito Livio, XIV pm. (fior.), L. 1, cap. 35, vol. 1, pag. 65.19: Egli in prima divisò il grande Aringo, e dipartìo a' Padri i luoghi, ove ciascuno si facesse una bertesca per riguardare i giuochi. Ed egli le feciono sopra forche fitte in terra, le quali furono alte dodici piedi.

[3] San Brendano ven., XIV, pag. 164.3: uno omo che pareva sentar suso una piera in mar e aveva davanti da si uno velo molto lutan a la mesura de una sartia de nave e iera apicado entro do forche de fero e non stava de scasegar per lo vento.

[4] San Brendano ven., XIV, pag. 196.5: troviè una navesela molto piziola con li suo' remi e con le suo forche...

[u.r. 21.04.2020]