FORTE (1) agg./avv./s.m.

0.1 fforte, fort, fort', forta, forte, forte', fortessema, forti, fortisimi, fortisimo, fortisseme, fortissemo, fortissima, fortissime, fortissimi, fortissimo, fortissimu, fortissmo, fortiximo, fortj, forto, fortte, fotiximo, fuorte, fuorti, furtissima, furtissimi, furtissimu, furtiximo.

0.2 Lat. fors, fortem (DELI 2 s.v. forte).

0.3 Uguccione da Lodi, Libro, XIII in. (crem.): 1.

0.4 In testi tosc., toscanizzati e corsi: Giacomo da Lentini, c. 1230/50 (tosc.); Bonagiunta Orb. (ed. Contini), XIII m. (lucch.); Ruggieri Apugliese (ed. Contini), XIII m. (sen.); Brunetto Latini, Rettorica, c. 1260-61 (fior.); Poes. an. sang., 1270-71; Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.); Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.); Lett. lucch., 1295 (2); Lett. sen., XIII u.v.; Folgóre, Semana, c. 1309 (sang.); Doc. sang., 1317; Lett. pist., 1320-22; Simintendi, a. 1333 (prat.); Lett. volt., 1348-53; Doc. cors., 1364.

In testi sett.: Uguccione da Lodi, Libro, XIII in. (crem.); Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.); Guido Faba, Parl., c. 1243 (bologn.); Esercizi padov., XIII m.; Disticha Catonis venez. (ed. Mascherpa), XIII t.q.; Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); Caducità , XIII (ver.); Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); Preghiera a s. Marco, XIV in. (venez.); Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; Stat. chier., 1321; Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342; Fontana, Rima lombarda, 1343/46 (parm.); Enselmino da Montebelluna, XIV pm. (trevis.); Doc. imol., 1362-63; Poes. an. savon., XIV; Codice dei Servi, XIV sm. (ferr.).

In testi mediani e merid.: Elegia giudeo-it., XIII in. (it. mediano); S. Francesco, Laudes, c. 1224 (assis.); Miracole de Roma, XIII m. (rom.); Poes. an. urbin., XIII; Proverbia pseudoiacop., XIII (abruzz.); Regimen Sanitatis, XIII (napol.); Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.); a Catenacci, Disticha Catonis, XIII/XIV (anagn.); Buccio di Ranallo, S. Caterina, 1330 (aquil.); Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.); Bosone da Gubbio, Spir. Santo, p. 1345 (eugub.); Ugolino da Fano, XIV pm. (fan.); Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.); Stat. cass., XIV; a Apologhi reat., XIV; Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.).

In testi sic.: Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.); Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.); Simone da Lentini, 1358 (sirac.).

0.5 Per città forte > città ; sentirsi forte sulle gambe > gamba.

Locuz. e fras. con forte animo 5.1; di forte 1.4; fare forte 1, 2.3.1.2; farsi forte 3.8; il forte di 3.8; mal forte 3; non forte 1.3, 2.1, 3; tenersi forte 2.3.1.1.

0.6 A Doc. sen., 1231-32: Forte Po[n]çecti; Doc. pist., 1240-50: toleli per lo Forte, pagoli Forese; Doc. prat., 1275, pag. 523.32: Forte f. Tederichi; Doc. perug., 1322-38: Forte de Martino; Doc. assis. (?), 1354: Vagniuccio del Forte; Doc. orviet., 1339-68, [1361]: Pietro Forte.

T Lett. sen., 1314: queli d[i] Saso Fo[r]te; Marchionne, Cronaca fior., 1378-85: Guido da Monte Forte; A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.): Borgo Forte.

0.7 1 [Rif. alla prestanza o alla potenza fisica (di una persona, di un animale):] dotato di un corpo vigoroso; che è in grado di sostenere prove fisiche impegnative, di fornire un notevole sforzo muscolare (puntuale o prolungato nel tempo); che ha doti fisiche superiori alla media. 1.1 [Rif. esplicitamente alla costituzione fisica:] di corpo forte; di forte natura; forte del corpo, di natura, della persona: di tempra robusta, di costituzione solida. 1.2 Sost. Uomo dotato di grande prestanza o potenza fisica. 1.3 [Rif. alla condizione fisica (potenzialmente mutevole o transitoria) di una persona o di un animale:] che sta bene, che è in salute, che presenta condizioni fisiche ottimali, non debilitato. 1.4 Avv. Impiegando (risolutamente) il proprio vigore o le proprie possibilità fisiche. 1.5 Sost. [Per fraintendimento del lat. o guasto testuale:] forza fisica, prestanza? 2 [Detto di un oggetto, di un materiale:] capace di resistere ad uno sforzo, una pressione, una violenza; robusto, solido. 2.1 [Detto di una costruzione o di un'opera in muratura:] capace di resistere all'urto o all'attacco (spec. del nemico); fortificato. 2.2 [Detto di un tessuto o di un oggetto in tessuto:] resistente, non cedevole, di trama serrata. 2.3 [Rif. ad oggetti sottoposti a pressioni o forti movimenti:] che mantiene saldamente la sua posizione, che non è soggetto a cedimenti, cadute o rotture. Stare (bene e) forte, tenersi forte (anche con valore avv.). 3 [Rif. specif. alla capacità, alla possibilità o alla qualità di azione:] che è in grado di influire o intervenire sensibilmente sul mondo esterno, sugli altri o sul corso degli eventi (modificandoli in virtù delle proprie facoltà, competenze, energie, o della propria posizione ed importanza); dotato di potere o di efficacia. 3.1 [Come attributo di Dio, Cristo, Maria, di un santo (o rif. al loro potere)]. 3.2 Avv. [Con valore pos., rif. specif. al giovare (fisicamente), al dare conforto (morale):] efficacemente. 3.3 Sost. Chi è in grado di imporsi sugli altri (per potere, posizione, caratteristiche fisiche o morali). 3.4 Forte a qsa: che ha i requisiti, le qualità o le competenze necessarie per adempiere un det. compito, affrontare una det. situazione o reagire correttamente ad un det. stimolo; idoneo, atto o capace (fisicamente o moralmente) a qsa. 3.5 [Detto di un farmaco:] che agisce vigorosamente, influendo sensibilmente sul fisico (risultando efficace, ma anche gravoso da sopportare). 3.6 [Detto di una tentazione:] che ha il potere (quasi irresistibile) di indurre ad un det. comportamento. 3.7 [Detto di un argomento:] che è stabilito su basi solide e certe, che si sviluppa in modo convincente, che raggiunge o induce a conclusioni sicure; fondato, valido. 3.8 [Con rif. ad una situazione di opposizione o di scontro (spec. militare), detto di un contendente o del suo intervento:] dotato di vigore ed efficacia (spec. offensiva), atto e pronto a combattere validamente. 3.9 [Detto di una legge, un processo o un provvedimento giudiziario:] che esprime una posizione rigorosa e prevede una sanzione o una punizione severa. 3.10 Sost. Abilità (di poeta), maestria. 4 [Detto specif. di un elemento o un fenomeno naturale:] che ha caratteristiche o assume un'intensità tale da influire sensibilmente sulle condizioni ambientali (modificandole e spec. rendendole difficili per le persone; anche in contesti fig.). 4.1 Avv. 5 [Detto di una persona, con rif. alla sua qualità morale:] che agisce governando e forgiando la sua natura, il suo temperamento, la sua volontà e il suo comportamento in conformità alla norma morale; che non cede all'avversità, agli ostacoli, al dolore, alla tentazione, alla provocazione o al vizio e si mantiene saldo nei suoi principi e coerente nei suoi comportamenti; che ha e dimostra grandezza d'animo. 5.1 [Rif. specif. all'animo]. 5.2 Sost. Chi non cede alle avversità, agli ostacoli, alle tentazioni e mantiene il controllo di sé e un comportamento retto. 6 Che esige sforzo, impegno (fisico o morale) o abilità per essere affrontato, sopportato o superato; difficile, duro. 6.1 Forte a, forte cosa a (una det. azione, espressa dall'inf. verbale): che richiede sforzo e impegno per un fine det. e esplicito. 6.2 [Con valore neg.:] avverso e ostile; crudele. 6.3 [Detto di una prova fisica (spec. una pena, un martirio):] che risulta debilitante e doloroso per il fisico. 6.4 [Detto di un luogo fisico:] che è difficilmente raggiungibile, accessibile o transitabile; impervio, malagevole. 6.5 [Rif. ad un discorso, un modo di parlare, un concetto:] che richiede un particolare impegno per essere compreso o interpretato. 6.6 Sost. Difficoltà. 7 Che si distingue (e richiama l'attenzione) per l'eccezionalità delle sue caratteristiche; che non è usuale, ordinario, normale (per il suo aspetto, per le sue proprietà o la modalità con cui si manifestano). 7.1 Parere forte (a qno): risultare esagerato o improprio (nella valutazione di qno), provocando sorpresa o sconcerto. 7.2 Che si verifica raramente e con difficoltà; che ha scarse possibilità di attuazione o di successo. 8 [Con valore generic. intensivo, definisce la consistenza dell'oggetto a cui si riferisce:] che costituisce o manifesta un grado pieno, intenso, abbondante, compiuto, notevole (in pos. o in neg.). 8.1 Avv. In modo pieno, intenso, notevole; grandemente, tanto, molto. 8.2 [Detto di una malattia o di un malore:] che si manifesta in grado acuto, grave. 8.3 [Detto di una ferita:] profonda. 8.4 [Detto del sonno, del dormire:] pesante, profondo (tanto da non interrompersi facilmente). 8.5 [Rif. specif. all'intensità di un suono:] ad alto volume, rumoroso. 8.6 [Detto dell'età:] pienamente matura. 8.7 [Detto di un odore:] penetrante (spec. in senso neg.). 8.8 [Detto del pensare o dell'immaginare:] che si applica intensamente a qsa (senza occuparsi d'altro, senza distrarsi) producendone una rappresentazione vivida, profonda, che rimane ben presente alla mente o alla memoria. 9 [Rif. specif. ad unità di misura (spec. in relazione a metalli):] pesante, di peso elevato (o maggiore di qsa altro). 9.1 [Numism.] [Detto di una moneta:] pesante (e dunque di maggior valore). 10 [Detto di una spezia o di una pietanza:] particolarmente saporito, piccante. 10.1 [Detto del vino:] ad alta gradazione alcolica. 10.2 [Detto specif. dell'olio (in opp. a dolce):] robusto. 11 [Rif. ad un movimento o alla capacità di movimento:] che procede a velocità elevata (o ne ha la possibilità), rapido. 11.1 [Detto del polso, del battito del cuore:] accelerato, che batte velocemente (più del normale). 12 [Detto di un terreno:] che si presenta compatto e resistente (specif. per la sua natura argillosa).

0.8 Elisa Guadagnini 29.12.2010.

1 [Rif. alla prestanza o alla potenza fisica (di una persona, di un animale):] dotato di un corpo vigoroso; che è in grado di sostenere prove fisiche impegnative, di fornire un notevole sforzo muscolare (puntuale o prolungato nel tempo); che ha doti fisiche superiori alla media.

[1] Uguccione da Lodi, Libro, XIII in. (crem.), 505, pag. 618: Tu me creassi en forma parisente, / poi me levasti grand e fort e possente...

[2] Esercizi padov., XIII m., B[5], pag. 44.9: Lo figol d(e) P(ri)amo e d'Ecuba molto plu forte d(e) tuti gi Trogani abatemo.

[3] St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom.), pag. 150.24: Et infra tucti li homini de lo mundo li galli so più forti ke li altri homini ne lo commensamento, ma lo loro potere cetto vao via e sempre volseranno tempo nubiloso perçoké nullo calore non poto sofferire.

[4] Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.), 2484, pag. 261: Giulio Cesar maggiore, / lo primo imperadore, / già non campò di morte, / né Sanson lo più forte / non visse lungiamente...

[5] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 3, pt. 1, cap. 7, pag. 224.31: quellino che si combattono debbono essere forti e leggieri, acciò ch'ellino possano sostenere ei pesi dell'arme ei gran colpi dare e ricévare, e ch'ellino possano durare longamente...

[6] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), Luc. L. 7, cap. 11, pag. 212.18: Cesare volse li suoi cavalieri là dove vedde la gente di Pompeo più forte; per ciò che elli aveva messa tutta la sua intenzione d'uccidere e di pugnare co li più forti, chè li debili aveva per niente.

[7] Lett. sen., 1305, pag. 80.2: e se poteste trovare uno buono chavalotto bene portante la biadora e fusse forte, sì gli comprate...

[8] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 33.2, pag. 218: Per zo che contra la morte / no val esser pro' ni forte, / chi semper aspeita de morir / no à raxom de soperbir.

[9] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 17.42, vol. 1, pag. 282: mentre che torni, parlerò con questa, / che ne conceda i suoi omeri forti.

[10] Fr. Grioni, Santo Stady, a. 1321 (venez.), 2383, pag. 112: Çasschun li mandà sença demor / Do prodomeny çovençelly, / Forte e gaiardy e molti belly, / Li qual potesse ben portar / La gran bataia et indurar.

[11] Cavalca, Vite eremiti, 1321-30 (pis.>fior.), Vita di Ilarione, cap. 4, pag. 163.21: Un fortissimo giovane era nelle contrade di Gerusalèm, che avea nome Mersica, lo quale era sì forte, che portava addosso per lunga via quindici moggia di grano...

[12] Niccolò da Poggibonsi, p. 1345 (tosc.), cap. 198, vol. 2, pag. 104.4: Lo camello si è fortissimo, chè uno camello porta vettovaglia per quatro persone...

[13] Guido da Pisa, Fiore di Italia, XIV pm. (pis.), cap. 109, pag. 218.16: questo nome Ercole è soprannome delli uomini molto forti.

[14] Ranaldo da M. Albano, c. 1350 (perug.), pag. 143.30: Guidino vense tosto sua giostra, l'altro non vense tantosto, alquanto vense derieto, perchè esso combattea con uno de quilglie de Magança molto forte...

[15] Simone da Lentini, 1358 (sirac.), cap. 5, pag. 15.15: Quisti dui fortissimi cavaleri animandu a li compagnuni, et illi fortimenti combattendu, una grandi parti di li Grechi sindi prostraru in terra, feruti et morti...

[16] Gl Stat. cass., XIV, pag. 79.26: Inbecillibus autem procurentur solacia, ut non cum tristicia hoc faciant, set habeant omnes solacia secundum modum congregacionis aut posicionem loci. S(et) alli fratri li quali no(n) sono forte sia dato aiuto, czò che no(n) faczean quillo s(er)vicio con tristicia, s(et) tuti ayanu aiuto (et) (con)pangia secundo lu modo de la co(n)gregacione voy de la posicione de lu loco.

[17] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 1, pag. 48.24: Peleo [[...]] da li quali sì descese chillo forte homo cavallaruso e valente lo quale se clamao Achilles.

[18] Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.), cap. 7, pag. 137.18: El c. che à le ionture de li pedi grosse p(er) natu(r)a [[...]] naturalm(en)ti serrà forte.

- Locuz. verb. Fare forte: accrescere il vigore, la prestanza o la resistenza fisica (di un corpo, di un organo), fortificare.

[19] Fr. da Barberino, Regg., 1318-20 (tosc.), pt. 13, cap. 1.46, pag. 307: all' infante [[...]] ricordo che 'l naso e lla bocca / Non si convien salare, / Ma ll' altre parti indurare e far forti; / Perché le calde e fredde cose tutte / Li posson fare legiermente noia...

[20] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 15, pag. 29.34: gli è follia, e non si conviene a uomo letterato d'essere sollecito in fare forte le spalle, e le braccia, perché gli è il vero, che quando tu sarai ben ingrossato, e 'nforzato, non sara' tu perciò giammai sì pieno, né sì forte come un bue.

[21] a Libro Drittafede, 1337-61 (fior.), pag. 195.21: E anche è buona la detta erba a le ganbe, a farlle fortti...

[22] Serapiom volg., p. 1390 (padov.), Erbario, cap. 282, pag. 302.18: Uno altro autore dixe che la scalda el stomego, sì el fa forte e remuove la nauxea che ven per flema, el quale è in lo stomego, e fa ruptuare e padire.

- [Come appellativo di uno dei luoghi toccati dalla navigazione di san Brendano:] isola degli uomini forti.

[23] San Brendano pis., XIII/XIV, pag. 65.13: due dela torma dei giovani portavano uno cuofino pieno di fructo chiamato "scalte" porporee, et misonolo in nave, dicendo loro: «Prendete del fructo del' Yzola deli Homini Forti, et rendeteci 'l nostro frate, et andate via in pace». || Cfr. Navigatio, 24: «Sumite de fructu insulae virorum fortium...».

1.1 [Rif. esplicitamente alla costituzione fisica:] di corpo forte; di forte natura; forte del corpo, di membra, di natura, della persona: di tempra robusta, di costituzione solida.

[1] St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom.), pag. 185.27: como avessi .cxx. anni, tanto era de forte natura, ke a ppiedi sença cappella per la maiure calla de lo anno per mitade de Libia andava.

[2] Brunetto Latini, Rettorica, c. 1260-61 (fior.), pag. 38.8: e certo il leone e molte altre bestie sono più fortidella persona che ll' uomo...

[3] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), [Svet.] L. 7, cap. 69, pag. 305.10: Cesare fu di bella grandezza, ossuto e magro [[...]] Ma forte di natura fu...

[4] Bart. da San Concordio, 1302/08 (pis.>fior.), dist. 1, cap. 2, par. 4, pag. 35.13: Sentenzia è d' Aristotile nel primo della Politica, che gli uomini forti del corpo mancano dello 'ntelletto, e sono naturalmente servi.

[5] Lancia, Eneide volg., 1316 (fior.), L. 5, pag. 246.11: Incontanente eccoti Darete di corpo forte e grande...

[6] Angelo di Capua, 1316/37 (mess.), L. 5, pag. 89.8: Et zo factu, subitamenti vinni unu ki avia nomu Dares, lu quali era gravusu et forti di sou corpu...

[7] Tavola ritonda, XIV pm. (fior.), cap. 87, pag. 336.9: Qual è quello cavaliere che [[...]] sia fortedi membra, savio e ingegnoso nello combattere...

[8] A. Pucci, Libro, 1362 (fior.), cap. 2, pag. 5.15: Secondo dì Eva fu fabricata della costa d'Adamo. [[...]] Chi 'nfermasse farebbe lungo stento ma pur sanerebbe, e chi nascerà in questo dì sarà forte di sua persona.

[9] S. Caterina, Libro div. dottr., 1378 (sen.), cap. 104, pag. 210.13: tutti e' corpi non sonno aguagliati né d' una medesima forte complessione, però che ha piú fortenatura uno che un altro...

[10] Serapiom volg., p. 1390 (padov.), Erbario, cap. 65, pag. 72.29: E quili che no è de calda complexiom e de forte natura se ingrassa per quisti dattali.

[11] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 227, pag. 587.16: li diede moglie una fanciulla baldanzosa e gaia e di forte natura, e con questo piacevolissima...

1.2 Sost. Uomo dotato di grande prestanza o potenza fisica.

[1] Bono Giamboni, Vegezio, a. 1292 (fior.), L. 1, cap. 6, pag. 12.17: nelle battaglie sono più utili i forti che i grandi.

[2] Elucidario, XIV in. (mil.), L. 2, quaestio 105, pag. 182.17: Quando lo forte armado guarda lo so albergo, tute le soe cosse in [in] paxe. || Cfr. Lc 11.21: «Cum fortis armatus custodit atrium suum, in pace sunt ea, quae possidet».

[3] Fr. da Barberino, Doc. Am., 1314 (tosc.), pt. 2, 5, reg. 51.1, vol. 2, pag. 149: Vaglion li dextri più che i forti assai, / e sempre ingegno et arte et uso vince, / più che forteça, cittadi e province...

[4] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 3, vol. 1, pag. 135.1: Quegli morio per foglie e per acqua: ma voi vincete per la vostra nominanza. Quegli diede i forti alla morte: vincete voi i debili, e ricevete voi l'onore del padre.

[5] Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.), pt. II, cap. 6, pag. 678.5: la misericordia di Dio è [[...]] sopra maschi e femmine, e sopra giovani e vecchi, sopra deboli e forti, sopra infermi e sani...

[6] Diatessaron, a. 1373 (fior.), cap. 63, pag. 244.9: come puote alcuno entrare nella casa del forte e torregli i vaselli suoi e l' arme nelle quali egli si confidava, se prima egli non lega il forte, e allora ispogli la casa sua?

[7] Sposiz. Pass. s. Matteo, 1373 (sic.), cap. 7, par. 19, vol. 1, pag. 138.14: Lu cibu corporali sustenta li debili [[...]] et inforcia li forti.

[8] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 23, pag. 207.12: nén quillo Hector fortissimo, lo quale passao tutti li fuorti, me potte conquidere...

1.3 [Rif. alla condizione fisica (potenzialmente mutevole o transitoria) di una persona o di un animale:] che sta bene, che è in salute, che presenta condizioni fisiche ottimali, non debilitato.

[1] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 3, cap. 33, pag. 118.4: Stecte diiunu sanctu Gregoriu tuctu killu iornu fini a vespere, e si sintia sì forte, ki si illu avissi volutu, averia potutu diiunare fini all'autru iornu.

[2] Cavalca, Dialogo S. Greg., a. 1342 (pis.), L. 3, cap. 33, pag. 199.18: sentivami sì forte che, s' io voluto avessi, avrei potuto digiunare infino all' altro dì.

[3] Legg. sacre Mgl.II.IV.56, 1373 (fior.), Legg. di S. Ilario, pag. 52.1: o messere, per l'amore di Dio, vi piaccia di manicare della carne e bere del vino, acciò che voi istiate forte, e possiate predicare la parola di Dio, e che voi non vegniate meno nella via a fare la vita ustera.

- [Per indicare uno stato di buona salute, di vigoria:] giovane e forte.

[4] Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.), 24, pag. 293.20: O, rinproccio di noi mizeri sani! O, vitopero di ricchi villani a bisognosi! O, d'onni forte e giovene, pungiglione! O, conforto d'infermi e poveri tutti!

[5] Tratao peccai mortali, XIII ex.-XIV m. (gen.), De la accidia, vol. 1, pag. 94.8: Lo prumé vicio è desleotae, che qua(n)do a l'omo vem i(n) volu(n)tae de bem far, lantor lo diavo le dixe: tu li retorneray (per) che tu e' zove(n) e forte; tu viveray longamenti, e chusì lo discordia lo diavo da bem far.

[6] Palladio volg., XIV pm. (tosc.), L. 4, cap. 25, pag. 167.10: Al cavallo giovane e forte non più che XII o XV cavalle si dieno.

[7] Cinquanta miracoli, XIV pm. (ven.), pt. 3, 26, pag. 51.13: E incontinenti quelo, che era vechio quasi de cento anni, veçuda la façia de nostra dona, fo fato fortee zovene como de XX anni...

- [Per indicare uno stato di buona salute:] sano e forte (usato estens. anche rif. a luoghi e fig. rif. alla salute dello spirito).

[8] Brunetto Latini, Rettorica, c. 1260-61 (fior.), pag. 116.1: Catone [[...]] in sua defensione [[...]] dicea che no·ll' arebbe potuto fare, perciò ch' elli era malato di sua persona. Et così recava il fatto e la colpa sopra Catellina [[...]] ch' era sano e forte e di reo animo.

[9] Angelo di Capua, 1316/37 (mess.), L. 12, pag. 213.2: Et allura lu medicu, videndu Eneas essiri sanu et forti <in lu primu statu>, incummenza allegramenti a gridari...

[10] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. 1, cap. 7, vol. 1, pag. 13.14: E fece Attalante murare la detta città di fortissime mura [[...]] sì come ancora si mostra e può vedere per le fondamenta delle dette mura, e per lo sito forte e sano.

[11] Tratao peccai mortali, XIII ex.-XIV m. (gen.), Come la sancta parola nasce in lo cor de l'omo, vol. 1, pag. 154.32: de ver lo co(r)po e de ver l'anima tu pensi esser fortee sam, e tu ày la morte soto li pei...

[12] Legg. sacre Mgl. XXXVIII.110, XIV sm. (sett.), 20, pag. 92.2: Trista l' anima mia fina la morte, el spirto meo è sano e forte e la carne sì è cativa et inferma...

[13] a Piero de' Crescenzi volg. (ed. Sorio), XIV (fior.), L. 1, cap. 5, vol. 1, pag. 97.30: E coloro che dimorano ne' luoghi abitabili alti, son sani e forti, e sostengon molta fatica, e sono di lunga vita.

[14] Bibbia (05), XIV-XV (tosc.), Pr 27, vol. 5, pag. 746.14: tale la mattina è sano e forte, anzi al vespro è morto ed è ammalato...

- Locuz. agg. Non forte: debilitato.

[15] A. Pucci, Libro, 1362 (fior.), cap. 12, pag. 96.4: sono in quel tempo [[scil. nel verno]] i flemmatici non forti e sognano molto tempeste d'acque e simiglianti cose.

1.3.1 [Detto di una pianta:] florido, rigoglioso.

[1] Rim. Am. Ovid. (A), XIV pm. (pis.), pag. 142.14: La dimora dà fòrse, la dimora cuoce molto le tennere uve e fa quel che fu erba forte biade. || Cfr. Ov., Rem. Am., 84: «Et validas segetes quae fuit herba, facit».

[2] Palladio volg., XIV pm. (tosc.), L. 11, cap. 11, pag. 255.17: E della qual [[senape]] vuogli aver seme, lassala star in suo luogo; ma quella che vuogli per mangiare, farai più forte e virtuosa traspiantandola.

1.4 Avv. Impiegando (risolutamente) il proprio vigore o le proprie possibilità fisiche.

[1] Zucchero, Santà , 1310 (fior.), Pt. 1, cap. 10, pag. 94.19: e la prima volta [[la ventosa]] sia messa legiermente, la seconda sia messa alquanto più forte...

[2] Boccaccio, Caccia di Diana, c. 1334, c. 4.44, pag. 21: poi ch'ell' ebbe all'arco lo stral messo, / ch'ella portava in mano, apersel forte / e lui ferì in quello punto stesso.

[3] Niccolò da Poggibonsi, p. 1345 (tosc.), cap. 5, vol. 1, pag. 21.15: Quando fummo presso, el padrone disse a quegli che teneva il timone della nave: Tieni ben forte, e non gli cansare...

- Locuz. avv. Di forte: vigorosamente.

[4] A. Pucci, Bruto di Brett., a. 1388 (fior.), ott. 19.7, pag. 205: Quando il guardian da l' altra parte vide / ch' al suo compagno pur morte giungía, / di forte il ponte cominciò a corlare / che spesso sotto l' acqua il facía andare.

1.5 Sost. [Per fraintendimento del lat. o guasto testuale:] forza fisica, prestanza?

[1] St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom.), pag. 300.14: E tucti li nobili principi doi cose n'aveano, sanitate e forte a la citade e né nullo né ll'altro non era buono a la citade. || Cfr. lat.: «cumque duo sint que ab egregiis principibus expectantur. scilicet sanctitas domi fortitudo in armis. tantus erat in utroque...».

2 [Detto di un oggetto, di un materiale:] capace di resistere ad uno sforzo, una pressione, una violenza; robusto, solido.

[1] Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.), 35, pag. 524: qi sente d' amore la travaia e la pena, [[...]] e cui ben perpensaselo, com' è forte catena, / çamai non ameria contessa ni raina.

[2] Pseudo-Uguccione, Istoria, XIII pm. (lomb.), 1508, pag. 75: Quel qe de' esser conbatud / Vol bon osberg e fort escud, / Elmo e ganbere i' è mestier / Qe no li onfenda balestier...

[3] Stefano Protonotaro, XIII m. (tosc.), canz. 3.48, pag. 139: O Deo, che forte visco / mi par che sï' apreso a le mie ale, / che viver né morire non mi vale...

[4] Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.), L. II, dist. 2, cap. 5, pag. 89.8: E emperciò ch'elli se convenne al tauro per la sua operazione èssare potente e avere lo capo forte fortificaremoli lo capo...

[5] Bestiario moralizz., XIII (tosc./aret.-castell.), 11.2, pag. 760: L' antalapo doi corna à [a] la testa / talienti, acuti e forti oltra mesura...

[6] Legg. S. Margherita, XIII ex. (piac.>ver.), 648, pag. 36: E fo ben serate le porte / Cum catene de fero forte / K' ella no poeso fuçir / For de le carcere nè insir.

[7] Stat. sen., Addizioni 1298-1309, Aggiunta 1, pag. 317.17: statuto et ordinato è, che ogne tignitore de la detta Arte sieno tenuti et debbino avere [[...]] due gierle buone et salde et forti, per lavare le lane...

[8] Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.), pag. 171.25: Rinoceron [[...]] ha un corn grandixem in meza la front long per IIII braza, e fort e sì agud, che zo ch'el fer, el fora...

[9] Intelligenza (ed. Berisso), XIII/XIV (tosc.), 16.4, pag. 9: La prima pietra si è lo Diamante [[...]] fort' e 'n color di ferro è figurata...

[10] Milione, XIV in. (tosc.), cap. 39, pag. 55.11: l'Albero Secco [[...]] è forte legno e giallo come busso.

[11] Legg. Transito della Madonna, XIV in. (abruzz.), 467, pag. 34: Lu terrso dì resuscitasti dalla morte, / gesti nello enferno ad speczare le porte, / Adammo co·lli altri traisti de quelle sorte, / et lu diabolu legasti co·lle catene forti...

[12] Zucchero, Santà , 1310 (fior.), [Pt. 4. Fisonomia], pag. 179.18: Quelli de esere prode e ardito ch'àe i chapelli forti e aspri, e -l corpo diritto, e l'ossa grosse e forti e ben formate...

[13] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 145.16, pag. 621: Primeramenti percazave / d'aver bona e forte nave, / chi sea ben insartiaa / e de bon nozhé guijaa.

[14] Fr. da Barberino, Doc. Am., 1314 (tosc.), pt. 2, 5, reg. 101.1, vol. 2, pag. 204: Ferro più forte lo men forte lima...

[15] Bind. d. Scelto (ed. Gozzi), a. 1322 (sen.), cap. 25, pag. 102.10: Apresso vestì suo asbergo, minutamente magliato e serrato di forti maglie e ben lavorato...

[16] Armannino, Fiorita (12), p. 1325 (abruzz.), pag. 508.32: Le lingue de costoro sono sì legate con forti ami e forte corde che guay non trano nè bene se possono udire...

[17] Zibaldone da Canal, 1310/30 (venez.), pag. 75.32: çiaschun çucharo vuol esser blancho e secho e vuol essere la soa çima forte e sallda.

[18] Ugo Panziera, Trattati, a. 1330 (tosc.occ.), 12, cap. 10, pag. 89r.10: L' ossa sono le più forti parti che siano nel corpo sensibile.

[19] Tavola ritonda, XIV pm. (fior.), cap. 112, pag. 441.15: eglino truovano quello cuoio cotto tanto forte, che niente gli poteano danneggiare...

[20] Doc. fior., 1362-75, [1367] 170, pag. 189.7: ne l'alto della chiesa si facciano finestre [[...]] E anche, che per le decte finestre l'edeficio della chiesa none vengha meno forte. E anche, che per le decte finestre nulla chosa si disfaccia, salvo che gli occhi facti.

[21] a Stat. ver., 1378, pag. 382.7: aciò che i omeni de l'arto e mestero di sellari p(re)d(i)c(t)i possa e vaia faro selle che sia bone e forte e lialle...

[22] Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.), cap. 6, par. 20, comp. 57.11, pag. 144: Aconteo primamente con sua lança / tal colpo diede a Tirreno nel schudo, / che 'l schudo li passò sança fallança / e su l'usbergho corse il ferro nudo; / ma tanto fu l'usbergho fisso e forte / che la lança volòe rotta in due sorte.

[23] a Piero de' Crescenzi volg. (ed. Sorio), XIV (fior.), L. 2, cap. 13, vol. 1, pag. 162.14: se alcuno forerà i rami [[...]] turisi da ciascuna parte ottimamente con cera forte e spessa...

- [Rif. meton. alla chiave, per indicare la robustezza della chiusura].

[24] Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.), canz. 11.15, pag. 45: Serrato l'amore ave / lo cor con forte chiave...

2.1 [Detto di una costruzione o di un'opera in muratura:] capace di resistere all'urto o all'attacco (spec. del nemico); fortificato.

[1] Cielo d'Alcamo, Contrasto, 1231/50 (sic.>tosc.), 77, pag. 181: En paura non met[t]ermi di nullo manganiello: / istòmi 'n esta grorïa d'esto forte castiello...

[2] Miracole de Roma, XIII m. (rom.), 8, pag. 566.23: Et lo monte intorno era murato de mura forte et alte.

[3] Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.), L. II, dist. 6, pt. 4, cap. 6, pag. 171.11: lo grandissimo Cesare [[...]] sugiogò e segnoregiò le fortissime rocche de India, e signorigiò e pose giogo a tutto l'altro mondo.

[4] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 2, pt. 3, cap. 2, pag. 189.32: quando il popolo vede che 'l prenze fa grandi ispese e grand'opere, e gran casamenta e forti, esso n'à grande meraviglia, e smuovesi meno contro di lui...

[5] Bono Giamboni, Vegezio, a. 1292 (fior.), L. 3, cap. 8, pag. 100.21: E se non si trova rifiuto alcuno guernito, e forte castello, in quella via, o vero luogora facciavisi uno rifiuto rilevato, e forte, circondato di grandi fossi, il quale s' appella castello...

[6] Jacopone, Laud. Urbinate, XIII ui.di. (tod.), 14.46, pag. 531: Tu ài la casa forte: / falla de bona gente ben guarnire!

[7] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), Luc. L. 2, cap. 7, pag. 94.15: Scipione lassò una forte torre che Pompeo li avea accomandata, che avea nome la terra di Lucera...

[8] Palamedés pis., c. 1300, pt. 2, cap. 30, pag. 83.14: Febus avea preso per forsa d'arme un castello, ch'era sì forte fieramente, che non dottava che tutto lo mondo lo potesse prendere in nulla guisa.

[9] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 20.70, vol. 1, pag. 337: Siede Peschiera, bello e forte arnese / da fronteggiar Bresciani e Bergamaschi, / ove la riva 'ntorno più discese.

[10] Armannino, Fiorita (12), p. 1325 (abruzz.), pag. 514.41: nel meçço de questo colle erano molti torri intorniate da un forte muro.

[11] Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 20, 61-81, pag. 500, col. 2.17: Pescara [[...]] è uno fortissimo castello ch'è tra Bergamo e Bressa...

[12] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 3, cap. 2, vol. 1, pag. 103.7: Issu medemmi Scipio Emilianu [[...]], tenendu aseiatu unu multu forti castellu, issu fu lu primu qui muntau a li mura...

[13] Doc. fior., 1311-50, 83 [1350], pag. 676.13: èsi da provedere che le forteçe si possano dire forteçe et che sieno bene guernite et bene forti per far risistença.

[14] Simone da Lentini, 1358 (sirac.), cap. 26, pag. 117.18: Fichi fari unu forti castellu ad custodia di la chitati...

[15] Poes. an. pis., XIV, 41, pag. 6: Ancor vorrei ch' avesse [[...]] dugento torri forti / con porti ed antiporti; / e fosse ben armata ciascheduna...

[16] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 11, pag. 88.24: Là, canto la pianura, ène menato uno muro fortissimo con spessi torricielli.

[17] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 5, pag. 78.36: Et intuorno de la mura erano diversi turri ben fuorti et altissime...

- Locuz. agg. Non forte: debole, facilmente intaccabile o frangibile.

[18] Bosone da Gubbio, Avv. Cic., a. 1333 (eugub.>fior.), L. 2, cap. 3, pag. 175.11: alquanti credono l'abbondanza dell' acque fuggire [[...]] e ne' fondi bollori periscono: case non forti; perocchè con calcina murate non sono, caggiono...

[19] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. 12, cap. 1, vol. 3, pag. 4.20: il fiume d'Arno crebbe in tanta abondanza d'acqua, che [[...]] consumòe [[...]] ogni edificio e casa presso a l'Arno che fosse non forte; onde periro molte genti.

[20] Velluti, Cronica, 1367-70 (fior.), pag. 275.21: con popolo e gente armata andarono furtivamente a certe loro tenute non forte, e presonne, e uccisonne, e alcuni ne menarono presi, de' quali alcuno ne guastarono.

2.1.1 [Detto specif. di una prigione].

[1] <Tesoro volg. (ed. Gaiter), XIII ex. (fior.)>, L. 1, cap. 36, vol. 1, pag. 101.14: E Giulio Cesare non li volle giudicare a morte, ma consigliò che fossero messi in forti prigioni di fuori di Roma.

[2] Cronica fior., XIII ex., pag. 142.34: e messer Rinieri Ghiberti di Firenze, gran maestro, fece mettere nella Malta, forte prigione nel lago di Bolsena.

[3] Doc. venez., 1317 (2), pag. 153.18: laso tuti li me' diner(i) e cose che se posa far dineri ali prixoneri dela prixon forte sì in caritade, sì in drapi cho' a vui ben parerà...

[4] Bind. d. Scelto (ed. Gozzi), a. 1322 (sen.), cap. 575, pag. 589.22: Elli prese tantosto suo figliuolo, sì come noi troviamo scripto, sì lo mise in una molto forte pregione, sì lo fece guardare molto bene.

[5] Bosone da Gubbio, Avv. Cic., a. 1333 (eugub.>fior.), L. 2, cap. 18, pag. 263.29: Adunque i malifattori per mio dire morti non siano, ma in forti ed oscure prigioni messi con sollecite e avvedute guardie...

[6] Perugia e Corciano, c. 1350 (perug.), cap. 35, pag. 130.25: l'Argolglioso dona quiste pregione a la polçella e quilla li mette en sua pregione non forte, chè, come la polçella vidde Orleviere, fo presa de suo amore e puoie demanda degli altre palladine, e se da loro credono essere secorse...

[7] Marchionne, Cronaca fior., 1378-85, Rubr. 247, pag. 94.8: Non avendo in Firenze prigione nulla forte, deliberò il Comune di fare una forte prigione in Firenze, e subito feciono in pochi dì uno compreso di mura allato a S. Simone...

2.2 [Detto di un tessuto o di un oggetto in tessuto:] resistente, non cedevole, di trama serrata.

[1] a Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.), 49, pag. 22.16: e fatta la detta decotione si metta lb. ii di sillio, e stato per due dì, con un sacco forte e spesso sia colato e con istrettoie molto premuto, tanto ke lla viscosità ne sia tutta fuori.

[2] Stat. sen., 1301-1303, cap. 16, pag. 14.21: La pezza del zondado forte, VIIJ denari kabella; et passagio VIIJ denari. La pezza del zondado debile, IIIJ denari kabella; et passagio IIIJ denari.

[3] Fr. da Barberino, Doc. Am., 1314 (tosc.), pt. 7, 8.36, vol. 3, pag. 92: Fa panni a tal vegnença / forti e non d'apparença, / et aggia gli altri tuoi / begli e buon' come puoi...

[4] Doc. lucch., 1332-36, pag. 108.2: It. de avere die iij dicenbre per lbr. xij uc. j di sendada forti, per lb. viij s. *** per lbr., lb. lxxxxvij.

[5] a Stat. lucch., 1376, Libro 4, cap. 27, pag. 144.11: Statuimo et ordiniamo che qualunqua mercadante vorrà fare o fare fare zectani forti, quelli zettani siano tenuti di fare larghi di braccio uno [[...]] et mectere volte cento di tela in del pectine doppia o ugnora sì veramente che sia o tucta doppia o tucta ugnora.

[6] Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.), cap. 129, pag. 256.27: Et agi unu pa(n)no d(e) lino fo(r)te et mestech(e)cese <lu pa(n)no> na confectio(n)e et tucto se cce infunda.

2.3 [Rif. ad oggetti sottoposti a pressioni o forti movimenti:] che mantiene saldamente la sua posizione, che non è soggetto a cedimenti, cadute o rotture. Stare (bene e) forte, tenersi forte (anche con valore avv.).

[1] Zucchero, Santà , 1310 (fior.), Pt. 1, cap. 18, pag. 114.20: -l fiore ove il frutto viene si tiene fiebolemente al'albero e per poco di vento e di piova chade; e poi apresso quando il frutto ingrossa, elli si tiene forte e no chade volontieri...

[2] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 2, cap. 9, pag. 51.22: Duy oy trj monachi temptaru de volirj levarj chista petra: la petra stavaforte, comu avissi radicate supta terra.

[3] Doc. fior., 1353-58, [1357], pag. 102.23: Allogharono i predetti operai a Giovanni di Lapo Ghini maestro a disfare l' archo [[...]] E ongni cosa dee fare sì che stea bene e forte: dandogli noi lengname da ponti e ongn' altra cosa, mettendo egli il maestero e i ferri da cciò solamente.

[4] Poes. an. tosc. or., XIV, [82].58, pag. 85: Si l'albore sta forte 'n su' radice / la virtù sua per le rame spande...

[5] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 4, pag. 69.22: fecero gittare le ancora delle nave in mare azò che le nave potessero stare ben forte, senza lesione...

2.3.1 [Rif. a una persona:] saldo, stabile (anche fig., con rif. ad una posizione, opinione, comportamento).

[1] St. de Troia e de Roma Laur., 1252/58 (rom.), pag. 249.23: Et subitamente gessiero de le selve et feriero sopre ad l'oste de Cesari et misero in fuga li Romani. Et Cesar li soprebenne e forte nanti stette ad li Romani et per lo facto de Cesari tutti quelli foro destrutti da li Romani. || Cfr. lat.: «set Cesar superveniens fortiter resistit...».

[2] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 7, cap. 39, pag. 508.13: uno di loro grandissimo poeta, ma pagano tenace e forte, con questi versi e a Dio e all' uomo diede testimonianza...

[3] Immanuel Romano, XIII/XIV (tosc.), 4.8, pag. 320: per non morir, per tener altra vea, / al percoter sto forte e non affondo.

- Non sentirsi forte sulle gambe: non sentirsi stabile.

[4] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 2, cap. 45, pag. 197.17: Né ti lasciare abbracciare, se forte non ti senti sopra le gambe...

2.3.1.1 Locuz. verb. Tenersi forte a qsa: mantenersi saldamente aggrappato a qsa, non cedere da una det. posizione. Fig. Mostrarsi inflessibile circa una det. decisione, richiesta o comportamento.

[1] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 4, cap. 66, vol. 1, pag. 568.21: Commettendo la pratica di queste cose ne' detti ambasciadori, avendoli informati che ssi tenessono forti a L.m fiorini d'oro, e cche non mostrassono né paura né viltà in domandare e sostenere il vantaggio del Comune nella quantità della muneta e nelli altri patti, ma innanzi si rompessono da llui avieno di darli i detti fiorini C.m d'oro.

[2] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 4, cap. 68, vol. 1, pag. 570.18: Essendo li ambasciadori del Comune di Firenze quasi ogni dì collo 'mperadore per trattare la concordia, ed elli avendo scoperto il segreto del Comune, e crescendoli ogni dì grandissima forza di baroni e di cavalieri dalla Magna, non li parea volere di meno, e però si tenea forte a non condiscendere alla volontà di Fiorentini...

2.3.1.2 Locuz. verb. Fare forte: rendere saldo, capace di resistere ad una pressione o un attacco (del peccato, del demonio; fig.).

[1] Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.), L. 3, cap. 4, pag. 189.8: la fede [[...]] ferma la santità, e fa forte la castità...

[2] Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.), Liber cons., cap. 34: Et uno altro fornime(n)to è lo quale fae forte lo corpo del'omo (et) l'anima, cioè vertù...

[3] Giordano da Pisa, Pred. Genesi, 1309 (pis.), 4, pag. 55.18: Così fa ad noi Domenedio, ké elli ci manda alle battaglie contra i nimici, li quali sono li demoni, et facci forti et dacci l'arme et l'aiuto.

[4] Legg. S. Torpè, XIII/XIV (pis.), cap. 4, pag. 58.35: Io ti foe grasie, Singnore Domenedio, che m' ài consolato mandando a mei l' angiulo tuo il quale m' à data fortessa, und' io sono fatto forte; sì come dice lo profeta: 'Lo Singnore sì m' è da· lato diritto, acciò ch' io non sia mosso...

[5] Elucidario, XIV in. (mil.), L. 2, quaestio 105, pag. 182.14: poy ke li in vivude per longo tempo in lo monestere in grande penitentia e asteritade e in fagi forti e rabilli contra le temptatione de li demonii, sancto Benedeto so magistre a lor concede ki illi posano andar con pan e aqua in lo deserto on in regioxa.

[6] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 35, vol. 1, pag. 329.4: Or di questa fortezza, che li Santi ebbero, assai si parla di sopra nel decimo capitolo, dove si mostra, che la vera Fede ci fa forti, e vincitori per diversi rispetti...

3 [Rif. specif. alla capacità, alla possibilità o alla qualità di azione:] che è in grado di influire o intervenire sensibilmente sul mondo esterno, sugli altri o sul corso degli eventi (modificandoli in virtù delle proprie facoltà, competenze, energie, o della propria posizione ed importanza); dotato di potere o di efficacia.

[1] Patecchio, Splanamento, XIII pi.di. (crem.), 529, pag. 581: A plui forte de si n'è bon prestar lo so, / ca, s'el ie vol tenir, a penna l'avrà po'.

[2] Pseudo-Uguccione, Istoria, XIII pm. (lomb.), 1195, pag. 67: Lo Dives q'era così forte / Molt ave sobitana morte: / Lo grand tesauro e la riqeça, / L'enpïetate e la scarseça / Contra la morte no ie valse...

[3] Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.), L. I, cap. 10, pag. 17.16: E questa parte potemo chiamare parte deritta del cielo, emperciò ch'ella è più forte e piena de vertude de quella del mezzodie, a casione ch'elli li ha più figure e più stelle.

[4] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 2, pt. 2, cap. 7, pag. 165.26: maggiormente e' richiere [[tempo]] il latino; conciosiacosaché esso sia il più forte e 'l più perfetto linguaggio che sia. [[...]] E che 'l linguaggio latino sia il più forte e 'l più perfetto, è manifesto. Perciò che i filosofi non potendo isprimere, ciò ch'elli voleano dire, nelli altri linguaggi, sì trovaro il linguaggio latino, acciò ched ellino sprimessero e fussero intese della natura delle cose, e de' costumi e della strolomia e di ciascuna cosa dund'elli parlassero.

[5] Poes. an. urbin., XIII, 23.18, pag. 588: Era ricco, flesco, bello, / forte, iusto, malveçato; / cittate, ville e ccastello, / in çascuno era doctato; / non me trovava rebello / per lo forte parentato: / sì sso' visso scelerato, / non sacço que Deo sì sia.

[6] Proverbia pseudoiacop., XIII (abruzz.), 85, pag. 30: Quando poy essere humele, non te mostrare forte...

[7] Disciplina Clericalis, XIII ex. (fior.), pag. 74.9: È 'l gallo più forte di te, ke doma e gastiga X mogli, e ttu non puoi gastigarne pur una.

[8] Dino Compagni, Cronica, 1310-12 (fior.), L. 2, cap. 36, pag. 182.9: I Sanesi dierono loro il passo: perchè i cittadini di Siena marcavano bene con anbo le parti; e quando sentivano i Bianchi forti, li sbandiano, ma il bando era viziato, che non agravava; davano aiuto a' Neri nelle cavalcate, e mostravansi fratelli...

[9] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 2, cap. 4, vol. 1, pag. 91.29: Commu pensarimu nuy que quistu Salinaturi sia statu homu di forti et di consilyatu ingeniu...

[10] Atrovare del vivo e del morto, a. 1375 (emil.), I, st. 11.5, pag. 148: Non pò esse papa, non signore sì forte / per richeçe c[h]' el no tema la morte.

[11] a Legg. s. Maria Egiz., 1384 (pav.), pag. 8.34: se l'um poeva olçir l'altro no g'aveva alcum reguardo, tal se faxeva fer et forte chi fieva ennavrao et morto.

[12] a Piero de' Crescenzi volg. (ed. Sorio), XIV (fior.), L. 2, cap. 22, vol. 1, pag. 194.25: Tutti i semi e rami e piante, due piedi di lungi od uno, nel semenzajo si piantino, cioè, se i semi son forti come quegli della noce, del mandorlo e di simiglianti singularmente: ma se sono deboli, siccome il seme della vite, del melagrano, della palma, del pino e de' simiglianti, tre o quattro se ne giungano insieme e pongano, acciocchè la debile virtù dell'uno sia ajutata per l'ajuto dell'altro.

[13] Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.), cap. 34, pag. 160.2: Et se più forte frenu pare ch(e) gli se convengnia, mutelese como ch(e) se convè ch(e) p(er) voluntate più ligieram(en)te se tengnia.

- Locuz. agg. Non forte: privo di efficacia (e vulnerabile).

[14] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 3, pt. 3, cap. 14, pag. 301.8: Ora diremo quante sono le cose che fanno gli avversari esser più forti e più possenti delli altri. [[...]] E poi che noi avemo detto le sette cose, che i fanno forti, noi diremo altre sette cose, che i fanno fiebili e non forti. La prima si è, quando l'avversari sono isprovati...

- Locuz. agg. Mal forte: privo di potere?

[15] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 4, vol. 1, pag. 164.14: Apparate onde sia la nominanza; perchè nelle mal forti acque la fonte Salmace indebilisca, e rammorbidi gli toccati membri: la forza della fonte ee manifestissima. || Cfr. Ov., Met., IV, 285: «Unde sit infamis, quare male fortibus undis / Salmacis enervet tactosque remolliat artus...».

- [Detto specif. dello stomaco:] in grado di digerire anche cibi pesanti.

[16] Tesoro volg., XIII ex. (fior.), L. 5, cap. 36, pag. 137.13: Struzzolo [[...]] Lo suo stomaco è forte più che stomaco di niun altro animale. E tutto che beccano biade, e molte altre cose, niente meno elli beccano lo ferro, e sonne molto vaghi, e sì 'l consumano come uno sottile pasto.

[17] Zucchero, Santà , 1310 (fior.), Pt. 3, cap. 3, pag. 143.9: La charne del porciello giovane di latte [[...]] no lla deono usare se non quelli ch'àno lo stomaco forte e sono di conplexione chalda e secha...

3.1 [Come attributo di Dio, Cristo, Maria, di un santo (o rif. al loro potere)].

[1] Preghiera alla Vergine, XIV in. (ver.), 506, pag. 101: Li viandenti tuti [[...]], Segnor posento e forto, / tu li redriça sempro en li driti camini...

[2] Preghiera a s. Marco, XIV in. (venez.), pag. 75.1: Santissimo mes(er) san Marcho, liu(n) fortissimo, colona e flume del paradiso de li quarto flume...

[3] Alberto della Piagentina, 1322/32 (fior.), L. 4, cap. 6, pag. 168.6: Il fortissimo Dio nel mondo tutte le cose regge.

[4] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 2, cap. 4, vol. 2, pag. 168.12: Fu dunque Cristo sommamente potente, e forte [[...]] E però anco è detto braccio, e fortezza di Dio; e nientemeno volle patire, ed essere paziente a mostrarci, che la fortezza delli veri cristiani non è fortezza di martello, ma di ancudine.

[5] Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342, cap. 29, pag. 143.10: se hi [[scil. i gran peccaor]] fossan ben montai in tanta altura che gli havessan fachio lo nin inter le stelle, fin lì el [[scil. Yesu Cristo]] gli açonçe con la soa man forte e piglia-li e buta-gli in lo profondo abysso...

[6] Laude cortonesi, XIV (tosc.), 50.23, vol. 1, pag. 381: Ave, donna tanto forte, / che venceste voi la morte, / e per voi è la porta uperta, / ché rompeste la catena.

[7] Leggenda Aurea, XIV sm. (fior.), cap. 52, Resurrez. G. Cristo, vol. 2, pag. 480.5: "Qual è questo re di gloria?" Disse David: "Segnore forte e potente, Segnore potente in battaglia, [egli è il re di gloria]".

[8] Codice dei Servi, XIV sm. (ferr.), 14a.13, pag. 231: E a l'altra mia possança immaginati, / ch'io sonto sovra ogne altro signor forte: / per vostro amore io descexi in queste pene.

3.2 Avv. [Con valore pos., rif. specif. al giovare (fisicamente), al dare conforto (morale):] efficacemente.

[1] Serapiom volg., p. 1390 (padov.), Erbario, cap. [5.1], pag. 7.27: E quando el se fa cristiro de lo ulio a la colica, la quale ven per la apostema de buèlo, ge çoa forte.

[2] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 3, pag. 17.9: Sciarra della Colonna forte conforta soa iente e fece una notabile cosa, che la soa sopravesta cagnao in poca ora.

[3] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 309.39, pag. 382: mostraci gli Evangeli, e batte e sferza / con li dottori, e qual vie diritte e torte, / e al ben fare ci conforta forte...

[4] Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.), cap. 20, pag. 149.11: Ancora se trova i(n) quillo tempo l'erbe recenti, le quali se convene forte alli pollitri.

3.3 Sost. Chi è in grado di imporsi sugli altri (per potere, posizione, caratteristiche fisiche o morali).

[1] Ruggieri Apugliese (ed. Contini), XIII m. (sen.), 3.11, pag. 902: da' mei nemici fui akusato / al vescovo ed al kericato. / L' akusamento fue creduto, / iscritto e letto e ritenuto: / mandò per me el forte arguto; / non mi valse kascione né scuto. || Contini, p. 902, n. al v.: «forte arguto [...]: pare alluda al vescovo».

[2] Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.), cap. 21, pag. 42.17: ha sciampiato il ninferno il seno suo, e discenderannovi i grandi e' forti e li gloriosi del mondo a lui.

[3] <Tesoro volg. (ed. Gaiter), XIII ex. (fior.)>, L. 7, cap. 32, vol. 3, pag. 340.6: La mano del forte acquista ricchezza, e tutti i paurosi sono in povertà. La mano del forte ha signoria, e la mano del codardo serve altrui.

[4] Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 1, 28-30, pag. 14, col. 2.11: E secondo raxone naturale li forti no denno segnorezare i altri, ma sí li savi...

[5] Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342, cap. 2, pag. 7.7: no se pò servar iustixia inter gli homi, inperçoché tuto 'l dì si veze che gli più possenti e forti dalmagian aflizan e spreman gli homi de bassa man humeli e infermi... || Cfr. lat.: «a potentibus et fortibus».

3.4 Forte a qsa: che ha i requisiti, le qualità o le competenze necessarie per adempiere un det. compito, affrontare una det. situazione o reagire correttamente ad un det. stimolo; idoneo, atto o capace (fisicamente o moralmente) a qsa.

[1] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 80.66, pag. 331: Fame, sete, morte nol travaglia: / sempre lo trove forte a la battaglia, / a pater pena ed onne ria travaglia / e star quiito.

[2] Giordano da Pisa, Pred. Genesi 2, 1308 (pis.), 4, pag. 54.7: primo omo [[...]] fue fatto in istatura d'omo di .xxx. anni: non avea elli però .xxx. anni, né pur uno die, ma così era fatto forte allo 'ngenerare e all'altre cose.

[3] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 14.59, vol. 3, pag. 229: li organi del corpo saran forti / a tutto ciò che potrà dilettarne.

[4] Cavalca, Specchio de' peccati, c. 1340 (pis.), cap. 11, pag. 92.5: per infermità l' uomo pecca, come quando non è forte a resistere ad una ingiuria, e ad una tentazione, sicchè vi cade.

[5] Tratao peccai mortali, XIII ex.-XIV m. (gen.), De eodem, vol. 1, pag. 170.1: P(er) questo modo fam quilli chi se crem seguir li sancti homi e lle aspere vite: elli no sera(m) forti p(er) um jorno a um zezunar.

[6] Pegolotti, Pratica, XIV pm. (fior.), pag. 322.34: quanto il navilio è più fresco e più nuovo tanto è più forte a sostenere le fortune e l'affanno del mare...

[7] Serapiom volg., p. 1390 (padov.), Erbario, cap. 13, pag. 17.12: E la hora, quando è più conveniente da usarli, è quando el tempo hè humido e quando el stomego è forte a piiare cibo.

3.4.1 Forte in qsa: capace o abile in qsa, ampiamente dotato o versato in qsa.

[1] St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom.), pag. 201.16: Scipio [[...]] sapio et molto forte ne le arme e proveditore de quello ke benia e che nulla vergonia potea sostinere...

[2] Giordano da Pisa, Pred. Genesi, 1309 (pis.), 31, pag. 202.28: Adam era fortissimo in virtudi sopra la femina...

[3] Dino Compagni, Cronica, 1310-12 (fior.), L. 1, cap. 26, pag. 154.11: Piangano i suoi cittadini, formati di bella statura oltre a' Toscani, [[...]] forti nell' armi, discordevoli e salvatichi, il perchè tal città fu quasi morta.

[4] Bosone da Gubbio, Avv. Cic., a. 1333 (eugub.>fior.), L. 1, cap. 8, pag. 132.16: Ma l'Ammiraglio della sua giente ordina tre schiere: che nella prima puose uno Turchio, grande Ammiraglio e forte in prodezza...

[5] St. de Troia e de Roma Ricc., XIV (rom.>tosc.), pag. 201.31: Scipio molto savio e molto forte nell' arme e buono proveditore e huomo che non volea vergogna...

3.5 [Detto di un farmaco:] che agisce vigorosamente, influendo sensibilmente sul fisico (risultando efficace, ma anche gravoso da sopportare).

[1] <Tesoro volg. (ed. Gaiter), XIII ex. (fior.)>, L. 9, cap. 30, vol. 4, pag. 377.10: Sopra li malefici, dee egli seguire la maniera del medico, che al picciolo male pone picciolo impiastro, e alli maggiori più forti, e alli molto grandi mette il fuoco e 'l ferro.

[2] Zucchero, Santà , 1310 (fior.), Pt. 1, cap. 12, pag. 100.26: E ppoi apresso quand'elli l'avrae presa [[scil. la medicina]], [[...]] se ciò è in dicotione o 'n beveragi e ella è forte sì fa buono dormire sopr'essa, e ss'ela è fiebole non vi dei dormire...

[3] Alberto della Piagentina, 1322/32 (fior.), L. 2, cap. 1, pag. 44.11: Ma egli è tempo che tu attinghi e gusti alcuna cosa dolce e gioconda, la quale mandata a le interiora, a più forti beveraggi la via apparecchi.

[4] Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.), pag. 16, col. 1.24: R(ecipe) aqua rosata et poni nello occhio [[...]] e così fa' sera e mattina; e sse vôli più forte, mescola con essa an. canfora e çuccaro assato fine.

[5] Serapiom volg., p. 1390 (padov.), Erbario, cap. 22, pag. 27.27: la è una de le più forte mexine in mittigare el dolore.

3.6 [Detto di una tentazione:] che ha il potere (quasi irresistibile) di indurre ad un det. comportamento.

[1] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 1, pt. 2, cap. 32, pag. 84.21: alcuni ànno forti tentazioni e grandi, e sostèngonle e vínconle...

[2] Giordano da Pisa, Pred. Genesi, 1309 (pis.), 21, pag. 155.7: Tu ài ricevuta una picciola ingiuria et tu vuoi uccidere u ferire chi te l'àe facta, et fàilo: certo tu pecchi maggiormente che se tu volessi vendicare la morte d'un tuo figliuolo, però che questa è più forte temptatione.

[3] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 34, vol. 1, pag. 317.4: Onde nella Vita de' santi Padri troviamo di molti, ch' ebbero sì forti tentazioni di questa materia, che volentieri sarebbero innanzi voluti morire a ferro.

[4] Jacopo Passavanti, Specchio, c. 1355 (fior.), dist. 5, cap. 4, pag. 136.14: destandosi la innata concupiscenzia della carne, forte tentazione commosse il quore e accese il desiderio della mente...

[5] Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.), L. 2, cap. 2, pag. 115.4: sentì Beneito tanta e sì forte tentacium de carne, quanta mai proâ non avea.

3.7 [Detto di un argomento:] che è stabilito su basi solide e certe, che si sviluppa in modo convincente, che raggiunge o induce a conclusioni sicure; fondato, valido.

[1] Brunetto Latini, Rettorica, c. 1260-61 (fior.), pag. 145.11: Et poi ch' elli àe indebolita la contraria parte, sì raccoglie tutti i fermissimi argomenti e le forti ragioni che puote trovare per più indebolire l' altra parte e per confermare la sua ragione...

[2] Fiore di rett., red. beta, a. 1292 (fior.), cap. 64, pag. 70.1: Della confermagione, ch'è la quarta parte della diceria, per la quale colui che favella mostra e pruova il detto e la 'ntenzion sua per belle ragioni e forti argomenti...

[3] Teperto, Lettera in prosa, XIII sm. (pis.), pag. 436.4: Dunqua di che pur piangi e di mei non fini lamenti? Parla, dimmi la tua piò forte ragione, o terreno animale.

[4] Bart. da San Concordio, 1302/08 (pis.>fior.), dist. 10, cap. 3, par. 19, pag. 203.1: Più forti sono gli essempri che le parole, e più pienamente s' insegna con opera che con boce.

[5] Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.), c. 30, pag. 534.13: il parlatore sempre dee ritenere, e riserbare al dirieto della sua orazione le più forti ragioni, ch' elli hae...

[6] Dondi dall'Orologio, Rime, XIV (padov.), 8.4, pag. 25: Molto mi giova che la condicione / del matrimonio mostra che vi piaza, / ben che talvolta dubitar mi fazza, / ch'io sento al sì et al no forte ragione.

- [Detto specif. di un progetto architettonico:] idoneo, valido.

[7] Doc. fior., 1362-75, [1366] 150, pag. 174.14: E non è chiaro del disengno nuovo di maestri e dipintori, sichuro e forte, se non vede il disengno dell'altecza. Che il desengno facto per li decti maestri e dipintori è più bello e più utile e forte per ongni ragione, che niun'altro. [[...]] Francescho Talenti capomaestro consigliò, che il desengno de' maestri e dipintori è più bello utile e più forte che niuno altro disengno.

[8] Doc. fior., 1362-75, [1366] 150, pag. 175.24: E però, vedendo ch'e maestri insieme co' dipintori e orafi chiaramente ànno risposto che il decto disengno e hedifìcho adatto di lavorio e sufficiente e forte e fortissimo a mandarlo alto quanto bisongnerà, sanza esservi chatene che si veghano; consigliano, e pare loro [[...]] Che il decto disengno vada inanzi, e secondo quello si proceda a perfetione della decta chiesa.

3.8 [Con rif. ad una situazione di opposizione o di scontro (spec. militare), detto di un contendente o del suo intervento:] dotato di vigore ed efficacia (spec. offensiva), atto e pronto a combattere validamente.

[1] Uguccione da Lodi, Libro, XIII in. (crem.), 661, pag. 623: Encontra T[i] fui forte campïon, / né no [au]dì' toa predicacïon...

[2] Elegia giudeo-it., XIII in. (it. mediano), 23, pag. 38: Sopre isse mandao sì grandi osti, / ki foi sì dura e ·ssì forti / ke roppe mura e 'nfranzi porti.

[3] Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.), 682, pag. 552: Tal om è sença guerra, q' elo se met en briga: / tal cre' aver amiga, q' el' à fort enemiga.

[4] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), De anima cum corpore, 22, pag. 55: El me dá tal bataia, el m'è sí fort guerré / Ke pur defend no 'm posso sí com serav mesté...

[5] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 2, cap. 19, pag. 121.15: Adunque i Galli Senoni, essendo Brennone loro doge, con grandissima e forte oste la cittade di Chiusi, ch' ee ora appellata Toscanella, assediaro...

[6] Guittone, Rime (ed. Contini), a. 1294 (tosc.), Ball. 9.32, pag. 228: a la Chiesa tu defensione / e forte campïone - eretto, / tu, de' fedel' guarigione / e restorazione - e refetto...

[7] Giostra virtù e vizi, XIII ex. (march.), 406, pag. 339: Vedendo la masnada, / quisti forti canfguni / lassò tucti preiuni, / fugìu cum gran paventu.

[8] Cronica deli imperadori, 1301 (venez.), pag. 240.14: conzò fosse chossa ch'eli fosse intrado inlo contado deli Senesi, e li Senesi, con forte alturio de missier Manfriedo in quella fiada re de Sicilia, fosse essudo <a> in contra a bataia chon quelli, Florentini e Luchesi, per inganno dali suoi, fo scomfiti e inganadi...

[9] Deca terza di Tito Livio, XIV (fior.), L. 10, cap. 32, pag. 500.18: A questo pericolo procedono il dì seguente i due più che altri chiarissimi duci di due potentissimi popoli e di due fortissimi eserciti...

- Locuz. verb. Farsi forte (di qsa): dotarsi di un valido sostegno (specif. per affrontare uno scontro bellico o politico).

[10] Dino Compagni, Cronica, 1310-12 (fior.), L. 3, cap. 17, pag. 197.30: Il Cardinale, essendo in Arezo, raunò gente assai e fecevisi forte, perchè intese i Neri di Firenze v' andrebbono a oste.

[11] Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.), c. 20, pag. 360.29: il quale Ugo era venuto di Normandia a Parigi, ed ivi aquistata molta pecunia, [[...]] ed essendosi fatto forte d' amici, fece fare il suo figliuolo re di Francia.

[12] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 1, cap. 45, vol. 1, pag. 84.2: se ll'una setta si fosse messa alla difesa, l'altra si sarebbe fatta forte col Comune di Firenze, e arebbono abbattuta la setta contraria...

[13] Marchionne, Cronaca fior., 1378-85, Rubr. 92, pag. 39.21: Il Popolo allora si fece forte, e quasi per una mezza forza fu fatta la pace e rimesso in Firenze chiunque volle venire...

- Essere, trovarsi forte di qsa: essere dotato di un sostegno valido (specif. per affrontare uno scontro bellico o politico).

[14] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. 3, cap. 1, vol. 1, pag. 96.22: E veggendo che per assedio no· lla potea avere, imperciò ch'era fortissima di torri, e di mura, e di molta buona gente, per inganno, e lusinghe, e tradimento s'ingegnò d'averla...

[15] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 6, cap. 3, vol. 1, pag. 717.6: procacciò aiuto di gente d'arme da certi baroni tedeschi di sua amistà, e con suoi trattati [[...]] trovandosi forte di cavalieri e favoreggiato dallo 'mperadore [[...]] fece rubellare nel Piemonte a messer Galeasso Visconti di Milano Chieri e Carasco...

[16] Libro segreto di Simone, 1349-80 (fior.), [1378], pag. 523.1: i rettori della Chiesa inn Italia erano potentissimi, e forti e di giente d'arme e d'ongni chosa...

- Sost. Fras. Il forte di (un esercito): la parte di un esercito più consistente e più valida (per il combattimento).

[17] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 11, cap. 46, vol. 2, pag. 647.6: andò in Valdinievole dov'era il forte della gente de l'arme de' Fiorentini, e da essa ricevuto fu a grande onore...

3.8.1 Forte braccio: valido sostegno (di natura per lo più militare, anche fig.).

[1] Jacopo Mostacci (ed. Panvini), XIII pm. (tosc.), 1.41, pag. 146: e voi mi siete, gentil donna mia, / colonna e forte braccio, / per cui sicuro giaccio - in ogne lato.

[2] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. 11, cap. 145, vol. 2, pag. 701.30: andonne a Trento per parlamentare con certi baroni de la Magna e co' tiranni e signori di Lombardia, per ordinare al primo tempo d'avere nuova gente e fortebraccio per venire sopra la città di Bologna, e per torre il contado di Romagna a la Chiesa.

[3] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 3, cap. 75, vol. 1, pag. 414.27: Il marchese Francesco [[...]], per avere braccio forte, s'acostò con messer Malatesta da Rimine.

[4] Velluti, Cronica, 1367-70 (fior.), pag. 255.14: La proferta accettò; ma della venuta disse non ci era modo, considerando che, essendo questo paese pieno di compagnie, non potea venire sicuro se non con forte braccio...

[5] Poes. music., XIV (tosc., ven.), Appendice, madr. 18.5, pag. 340: Ogni futuro tempo è dubioso: / non pensi, donqua, alcun cun fortebrazo / stato segur tegnir e glorioso, / ché, volvendose, 'l ciel sempre revolve / gli stati e gli gran sassi torna en polve.

[6] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 8, pag. 108.38: per questa nostra venyanza nuy avimo multi amici e parienti, concessa de cosa che a cquesta parte per nuy se mostrerrà la forza e lo imperio de tutta la Grecia e tutti li ri chy nce sono nuostri parienti, riquiesi da nuy, non negherranno de movere arme contra li Troyani. In fortissimo brachyo e multo navilio contra Troya sì nde anderrimo...

- Fare braccio forte: fornire sostegno (in contesto bellico o politico).

[7] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 4, cap. 46, vol. 1, pag. 540.21: ed essendo nella città, fu manifestato a' baroni con cui era in trattato, i quali di presente li feciono braccio forte, e somossono il popolo, che 'l disiderava come loro diritto imperadore...

- Con più forte braccio: impegnando di più o meglio le proprie risorse offensive.

[8] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. 10, cap. 127, vol. 2, pag. 329.3: e se' Fiorentini avessono fatta la 'mpresa con maggiore provedimento e con più forte braccio, de la guerra erano vincitori.

[9] Matteo Frescobaldi, Rime, a. 1348 (fior.), 14.13, pag. 86: ma altri cacciator a simil caccia / vidi correr con lor saette ed arco / e seguitarla con più forte braccia: / che fia non so e pur me ne ramarco.

3.8.1.1 Mano forte: valido sostegno difensivo o energica azione offensiva (specif. in contesto bellico, anche fig.).

[1] S. Caterina, Epist., 1367-77 (sen.), [1376] lett. 56, pag. 227.13: Se el dimonio e la sensualità vuole voltare questo odio e questo amore, - cioè che tu odi quelle cose che sono in Dio, e ami la tua sensualità che sempre ribella a lui, - perché el dimonio voglia fare questo, non potrà, se la mano forte della volontà non gli 'l porge...

[2] Bibbia (01), XIV-XV (tosc.), Es 3, vol. 1, pag. 274.9: [19] Ma io so che non vi lascerà lo re d' Egitto che voi andiate, se non per mano forte. || Cfr. Es 3.19: «Sed ego scio quod non dimittet vos rex Aegypti, ut eatis, nisi per manum validam».

[3] Bibbia (01), XIV-XV (tosc.), Es 13, vol. 1, pag. 320.8: ricordatevi di questo dì, nel quale partiti siete di Egitto e della casa della servitù; perciò che nella mano forte cavoe voi lo Signore di questo luogo... || Cfr. Es 13.3: «quoniam in manu forti eduxit vos Dominus de loco isto».

3.8.2 Avv. In modo bellicoso, vigoroso e efficace.

[1] Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.), 21, pag. 265.15: E però, Padre mio, pugnate forte, ché chi non conbatte non vincie...

[2] Giacomino da Verona, Babilonia, XIII sm. (ver.), 80, pag. 641: e poi l'à presentaro a lo re de la morto, / sença remissïon batandol molto forto...

[3] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), Luc. L. 3, cap. 15, pag. 126.21: Una nave de' Romani fu presa da' Marsiliesi; la gente che v'era dentro si difendeva molto forte.

[4] Fontana, Rima lombarda, 1343/46 (parm.), 231, pag. 32: An' lo baronne del bel Pinarolo / quando cum ghelfo, quando ghibelino, / ha tempestato forte lo so brolo.

[5] Enselmino da Montebelluna, XIV pm. (trevis.), 226, pag. 17: Altri la chana de man li tolea / davanti a li ochi mei - lasa, topina! - / e forte su la testa el perchotea...

[6] Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.), quart. 1044, pag. 242: Lo duca de Duraczo et lo conte Paladino / Erano colla compagnia legati ad uno frino; / Gero ad San Sivero con granne exercito plino; / Commatterovi forti denanti al casalino.

[7] Boccaccio, Decameron, c. 1370, IX, 8, pag. 621.16: Messer Filippo, presolo per li capelli e stracciatagli la cuffia in capo e gittato il cappuccio per terra e dandogli tuttavia forte, diceva: «Traditore...

3.8.3 [Detto di un combattimento (anche fig.):] vigoroso, aspro, violento, agguerrito.

[1] Ruggieri Apugliese, Lauda, XIII m. (sen.), 46, pag. 15, col. 2: So che noi semo molto chombatuti / di tre bataglie; ciascheduna è forte e dura; / cioè: la charne, el mondo e 'l diavolo...

[2] St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom.), pag. 29.18: Agamenon co li soi fecero forte bactalgie et Ector occise in quella vactalgia Patroclus...

[3] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 62.80, pag. 258: La battaglia dura e forte, molti sirò feriti a morte...

[4] Annali e Cron. di Perugia, c. 1327-36 (perug.), pag. 189.14: lo 'nperadore Arrigo se partìo d' Areço e puse oste [[...]] a uno luoco che se chiama Monte Varche e dierce parechie battagle e forte.

[5] Angelo di Capua, 1316/37 (mess.), L. 1, pag. 6.11: Eu Virgiliu [[...]] intendu tractari [[...]] la vita militari, narrandu li magnifici facti et felichi <facti et> operacioni di Eneas di Troya, da la linea di lu quali lu dictu Optavianu dischisi; et di li aspri, crudili et forti baptagli e profundi facti di lu dictu Eneas.

[6] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 5, cap. 1, vol. 2, pag. 8.30: Ca per certu in quilla batalya Badiu fu aucisu e Quinciu per forti combatiri scampau con grandi gloria.

[7] Cronichetta lucchese (962-1304), XIV pm., pag. 227.17: Incominciòro la battaglia dura e forte co loro, e sconfisserli, e durò la bataglia infino a notte...

[8] Prov. pseudoiacop. Aggiunte, XIV pm. (umbr.), 331, pag. 59: Non prender forte briga, quando non t'è mistiero.

[9] Simone da Lentini, 1358 (sirac.), cap. 14 rubr., pag. 63.6: Comu li Pisani riquersiru a lu Conti per prindiri Palermu et comu appiru forti battagla cum li Affricani...

[10] St. de Troia e de Roma Ricc., XIV (rom.>tosc.), pag. 29.30: L' altro die Ector dusse l' oste contra li greci et Agamenon co' suoi fecero forte battaglia.

[11] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 1, pag. 50.12: Et incontinente nascevano de chesta semente cierti cavalieri armati, li quale facevano incontinente fortissima vattaglya intre loro e tanto combattevano da chì mentre tutti se accedevano.

3.9 [Detto di una legge, un processo o un provvedimento giudiziario:] che esprime una posizione rigorosa e prevede una sanzione o una punizione severa.

[1] Cronica fior., XIII ex., pag. 121.8: Or avenne ch'elli cadde in disscordia con papa Onnorio, donde sopra lui fece forti processi, e scomunicollo...

[2] Lett. lucch., 1303, 4, pag. 147.23: furo isbanditi i(n) cho(n)silio p(er) ribelli (e) traitori dello Chomune di Luc(cha), [[...]] (e) se gamai vegniono i(n) forsa d(e)l Chomune sia loro taliato lo chapo. Or chosie sono forti li chapitoli loro: che tut'avere no(n) richo(n)preré le tesste.

[3] Dino Compagni, Cronica, 1310-12 (fior.), L. 2, cap. 13, pag. 165.10: Facemo, pe' consigli, leggi aspre e forti, e demo balía a' rettori contro a chi facesse rissa o tumulto...

[4] Valerio Massimo, Libro II volg. B, a. 1326 (fior.), par. 60, pag. 37.22: li detti Spartani ralegrandosi in fatica e in patienza non vollero indebilire né rompere le fortissime leggi della loro cittade per corrompimento delle straniere morbideze...

3.9.1 [In contesto fig., o rif. estens. a una presa di posizione (in contesto non giuridico):] severo.

[1] Garzo, Proverbi, XIII sm. (fior.), 204, pag. 303: 94. Iudicio di Morte / sopr' ogni altr' è forte.

[2] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 23, pag. 116.13: Ecco che 'l Segnore dice questa forte e dura sentenzia: «Non è buono di tòrre il pane, che dee essere de' figliuoli, e darlo a' cani».

[3] Cino da Pistoia (ed. Marti), a. 1336 (tosc.), 51.8, pag. 547: Ed io ne son di già chiamato a corte / d' Amor, che manda per messaggio un dardo; / lo qual m' accerta che, senz' esser tardo, / di suo giudizio avrò sentenza forte; / però che di mia vita potestate / dice ch' egli ha sì altero loco, / che dir mercé non vi potrà Pietate.

[4] Jacopo Passavanti, Specchio, c. 1355 (fior.), dist. 3, cap. 1, pag. 40.29: or come potre' io sostenere quello [[rimprovero]] di Dio e de' Santi e degli Angioli suoi? Dêsi, adunque, avere temenza di quello forte rimprovero...

[5] Laude cortonesi, XIV (tosc.), 54.3, vol. 1, pag. 398: A voi, gente, faciam prego / ché stiate en penitença; / del forte rimprovero / aggiatene temença, / ché l'alto Dio del cielo / daranne la sentença, / là du' tucti siremo.

[6] Gl Stat. cass., XIV, pag. 67.23: Si quis frater frequenter correctus fuerit pro qualibet culpa, si eciam excommunicatus <fuerit> non emendaverit, acrior ei accedat correccio, idest, ut verberum vindicta in eum procedat. Si alcuno f(rat)re serà r(e)p(re)su spisse fiate p(ro) alcuno defectu, <voy> et eciam ex(com)mu(n)icato no(n) se menderà, deve essere facto ad isso plu forte correccione, vel sic: deve ess(er)e r(e)prese plu forte...

- Avv. [Detto del condannare, del rimproverare o del biasimare:] con severità, duramente.

[7] Insegnamenti a Guglielmo, XIII (ver.), 15, pag. 516: Brigar cu le puitane è mortal peccà: / l'anima e 'l corpo sì n'è forto damnà...

[8] Regimen Sanitatis, XIII (napol.), 635, pag. 581: lo sonno de meridie, ancora plaça a nui, / li nostri aucturi blásmanolo forte...

[9] Armannino, Fiorita (07), p. 1325 (ven.), pag. 107.27: Çiascun biaxema e forte reprende lo tradimento lo qual Teocles fexe far al so anbasador.

[10] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 1, cap. 7, pag. 20.4: incominzau avire gram pagura de lu abbati, ky non lu reprindissi multu forti, però che chillu abbati era uno duru et maluvasissimu homu.

3.9.2 [Detto di un doc. avente valore legale:] che deve essere osservato con rigore, che è rigidamente vincolante, che ha un esteso potere applicativo.

[1] Lett. lucch., 1295 (2), 4, pag. 19.19: Ancho credemo che llo p(a)p(a) ci cho(n)cedrae buone let. (e) forti di potere p(ro)cedere (e) sopra chierici (e) laici che dare ci deno che no(n) paghassero, (e) ciò faré molto p(er) noi.

[2] Lett. lucch., 1300, 1, pag. 85.32: (e) che ciò che ssi richovra p(er)vengna a llui p(er) quello che dare li devemo, (e) sopra cciò faccia buone let. (e) forti: credemo ce llo farae.

[3] ? Stat. chier., 1321, pag. 350.28: Neynt de mein romaneynt tuit gl'aitr capitor de la ditta compagnia en col qu'i fossen py fort en lor fermeça, en col veyrament que el present capitor fos py fort de gl'aytr sea derogatori o [?] otra dit e exceptà, que se alchun de la ditta compagnia staxent for de la iuridicion del comun de Cher avex discordia con alchun o alchoign qui ne foxen de Cher o del poeyr, que lo predit capitor no habia loo quant a porter le arme...

[4] Libro giallo, 1321-23 (fior.), pag. 21.14: E di questa vendizione istàe carta per mano di mastro Pere Domengie notaio di Vingnione fatta dì 24 d'ottobre 319 a Carpentrassi: ricievella Neri Gianfigliazzi in suo nome propio, e lla detta carta è molto forte ed avi molte obligazioni a nostro profitto...

[5] Doc. fior., 1325, pag. 66.26: Dì 5 di g[i]ungno 321 Pere di Serignano sopradetto ci fece una carta mandamento e saramento di tor[nesi] 150 d'argento per Rostangno Alasalto notaio di Carpentrassi, e dice à ppagare a la Sangiovanni 321. Obligossi in tutte Corti ed è molto forte.

[6] Doc. fior., 1325, pag. 72.8: Anche n'abbiamo un'altra carta sopra lui propio di lbr. 120 rinforzati ed è mandam(en)to e saram(en)to per Pere Domengie notaio di Vignone fatta dì 2 di maggio 319: ricevetela Iacopo Bruni in nome di Neri di Tello, ed è molto forte obligato e inn ogni mala costuma e forte obligazione generalmente salvo la Camera del Papa.

3.9.2.1 [Con rif. a un impegno finanziario]. || Att. solo in doc. fior.

[1] Libro giallo, 1321-23 (fior.), pag. 33.24: Avenne carta sara(mentata) di lbr. 130 in grossi per Giordano Buiere notaio dalla Illa, fatta dì 21 di giungnio 312, ed è molto forte lbr. 100 in grossi.

[2] Libro giallo, 1321-23 (fior.), pag. 16.32: obligharsi a tutte corti clesiastiche e secholari sì chome noi chostumiamo il più forte, ed a la Chamera del Papa, e feciero prochuratori ed evvi la quarantigia di Firenze...

[3] Doc. fior., 1325, pag. 76.6: Anche n'avemmo sopra il detto Matteo propio una carta di fior. 100 d'oro per dipossito fatta per lo detto mastro Beltrano Allasalto fatta 8 di sette(n)bre 319 sopradetto, e dice à ppagare a Ssa· Michele 321, ed è altresì molto forte fior. 1500 d'oro.

3.10 Sost. Abilità (di poeta), maestria. || Interpretazione di Petrocchi, Commedia, vol. I, pp. 149 e 362, e vol. III, p. 367, n. al v. 126, contro forza, ampiamente rappresentato nella tradizione, e ritenuto errore stemmatico. Per diverse interpretazioni cfr. ED s.v. forte, in partic. punto 2, p. 981.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 21.126, vol. 2, pag. 367: Questi che guida in alto li occhi miei, / è quel Virgilio dal qual tu togliesti / forte a cantar de li uomini e d'i dèi.

4 [Detto specif. di un elemento o un fenomeno naturale:] che ha caratteristiche o assume un'intensità tale da influire sensibilmente sulle condizioni ambientali (modificandole e spec. rendendole difficili per le persone; anche in contesti fig.).

[1] Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.), 467, pag. 543: anci poris-tu volçere rea ploça o forte vento / ké femena traçési de lo so plaquimento.

[2] Brunetto Latini, Rettorica, c. 1260-61 (fior.), pag. 128.13: Avenne che una nave di Pisa venia in Tunisi e presso al porto sorvenne sì forte tempesta nel mare, che 'l signore uscìo della nave et entrò inn una picciola barca...

[3] Portolano Marc., XIII (ven.), pag. 236.33: Cui ven dentro lo Çante et Cufalonia strença lo Çante et ab erta in ponente per scapolare Livardani. Così s'entende s'ello fose un forte austro non porrà amontar la Cufalonia.

[4] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), [Svet.] L. 7, cap. 49, pag. 274.17: Se elli trovava acqua senza ponte convenevole a passare, elli v'entrava dentro e notava e faceva otri di cuoio ove elli, notando, s'appoggiava, quando l'acqua era forte.

[5] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 45.15, pag. 263: Ma de ver no so che tanna / se me coposse una tavanna, / chi fé lo tempo astorbeà, / con bacanexi e groso mar / chi cô unde e forte e brave / turbá tuta mea nave.

[6] Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 32, 25-39, pag. 750, col. 2.6: lo qual fiume in lo tempo de lo inverno molto si ghiaza, ed è sí forte quella gelada, ch'i someri glie passano per suso e lle carre e trapassano da l'una riva a l'altra lo fiume.

[7] Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.), pt. I, cap. 13, pag. 639.18: L'uno si è dell'albero il quale hae buono pedale e rami e foglie, che verrà un vento che moverà alcuna volta la foglia, alcuna volta i rami, alcuna volta sarà sì forte che moverà il pedale.

[8] Cavalca, Dialogo S. Greg., a. 1342 (pis.), L. 3, cap. 12, pag. 145.22: E piovendo così forte da ogni lato intorno, infra la designazione del cerchio infra 'l quale stava lo vescovo Fulgenzio non piovve goccia.

[9] Fontana, Rima lombarda, 1343/46 (parm.), 112, pag. 23: E per de tempo in tempo le fort' unde / e li soperchii flucti de avariza / tuti questi paiexi sì confunde...

[10] Enselmino da Montebelluna, XIV pm. (trevis.), 69, pag. 5: Qual è d' un flume forte d' aqua pleno, / quanto plu fuor per rivoli se spande, / tanto roman de l' aqua in eso meno...

[11] a De li sengni, XIV m. (rom.), 11, pag. 357: et consurgerà la gente in odia / contra l'altra ad gran terror, / et terremoti tanto forti / che omne homo chiamarao la morte.

[12] Simone da Lentini, 1358 (sirac.), cap. 12, pag. 55.17: Chista tempesta durau per quatru misi continuy, chi foru in fami, [in] inopia et in grandi miseria, specialimenti per li grandissimi friduri et forti nivi et verni...

[13] Cronaca sen. (1202-1362), c. 1362, pag. 56.21: e fu l'anno charestia di molte chose e masime del grano e biadi, perché non si potette seminare per amore della grande piova e del forte tenpo che era.

[14] Cronaca volg. isidoriana, XIV ex. (abruzz.), pag. 117.21: Et piobero li dicti angeli cattivi tre dì et tre nocti terribilissimamente, che mai nulla acqua piobe sì forte.

- [Detto specif. del calore (naturale o artificiale)].

[15] Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.), L. I, cap. 23, pag. 45.9: e quando lo sole se verà apressando ad ariete a passo a passo, augmentaranne a passo a passo lo caldo [[...]] e l'umedo remarrà, emperciò che 'l caldo non è anco sì forte, ch'elli abbia consumato l'umido, sì che lo tempo de la primavera ne remarrà caldo e umido...

[16] Poes. an. (ed. Panvini), XIII (tosc.), 33.12, pag. 537: mi disfacc[i]o / più che non fa lo ghiaccio - calor forte...

[17] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 90.146, pag. 372: Amor esmesurato, perché me fai empazire, / en fornace morire de sì forte calore?

[18] Cenne de la Chitarra, XIII ex.-a. 1336 (aret.), 8.10, pag. 429: Di luglio [[...]] sia sì forte e [sì] terribil caldo / com' ha il solleone a la finita...

[19] Mascalcia G. Ruffo volg., a. 1368 (sic.), Lu modu..., pag. 570.39: Ancora si divi allazari in tempu friscu e nebulusu, kí, si si piglassi in tempu di forti caldu, si purria dampnari in alcunu so menbru, tantu si miniria.

- [Detto specif. del fuoco].

[20] S. Francesco, Laudes, c. 1224 (assis.), 19, pag. 33: frate focu [[...]] è bello et iocundo et robustoso et forte.

[21] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 3, pt. 3, cap. 21, pag. 311.22: ed in queste saette l'uomo vi mette fuoco molto forte fatto d'olio comune e di pece nera e di solfo e di gromma, e questo fuoco inviluppa l'uomo in istoppa e mettelo nella saetta.

4.1 Avv.

[1] Quindici segni, 1270-90 (pis.), 213, pag. 256, col. 2: L'octavo giorno serà doctoso / e sopra tucti spaventoso, / che -l mare sì forte crescerà / che grande cosa allor serà...

[2] Milione, XIV in. (tosc.), cap. 155, pag. 235.26: Or avenne un die che 'l vento a tramontana venne sì forte, ch'elli dissero che, s'elli non si partissono, tutte le loro navi si romperebbono.

[3] Zibaldone da Canal, 1310/30 (venez.), pag. 86.21: tal fiade lo te(n)po se schura forte com' ello vollesse plovere.

[4] Gesta Florentin. (ed. Santini), XIV pm. (fior.), pag. 125.23: A dì VII di gennaio ghiacciò Arno sì forte, che vi s'andava su chi volea, e passavasi dall'uno lato all'altro...

- [Detto specif. del bollire].

[5] Libro dei Sette Savi, XIII ex. (tosc.), pag. 63.14: Messer, sotto il letto dove voi dormite à una caldaia che bolle molto forte e fa sette bollori...

[6] Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342, cap. 8, pag. 37.4: e fan gli gran borbogli chomo fa 'l laveço chi boglie forte al fogo...

[7] Pratica del vino, 1342/48 (fior.), pag. 8.34: quando il vino bole più forte, alora è buono meterlovi suso.

[8] Atrovare del vivo e del morto, a. 1375 (emil.), I, st. 28.8, pag. 152: Dentro dal purgatorio se è lagi ardente, / fiume e aque chi èno forte buiente...

[9] Thes. pauper. volg. (ed. Rapisarda), XIV (sic.), cap. 20, pag. 30.15: Item lu casu vecchu buglutu forti a l'acqua e poi assicatu, e datu a maniari unza una per volta, riteni lu fluxu.

5 [Detto di una persona, con rif. alla sua qualità morale:] che agisce governando e forgiando la sua natura, il suo temperamento, la sua volontà e il suo comportamento in conformità alla norma morale; che non cede all'avversità, agli ostacoli, al dolore, alla tentazione, alla provocazione o al vizio e si mantiene saldo nei suoi principi e coerente nei suoi comportamenti; che ha e dimostra grandezza d'animo.

[1] Patecchio, Splanamento, XIII pi.di. (crem.), 547, pag. 581: Ben è fort e sofrent l'om qe fa ço q'el dé; / plui fort è qi fa l'anema tegnir lo corp sot pe'.

[2] Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.), L. 2, cap. 17, pag. 81.21: chegli, che vincie la cupidità, è più forte che quelli che vincie il suo nemico.

[3] Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.), Liber cons., cap. 12: pió forte è chi vi[n]ce la cupidità che quelli che vi(n)ce li nimici.

[4] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 1, pt. 2, cap. 13, pag. 43.14: si conviene che l'uomo abbia una virtù, per la quale li uomini dottino quello che è da dottare, e non temano le cose che non sono da temere. Ché quelli non è forte, che neuna cosa teme, sì come dice il filosofo...

[5] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 4, cap. 17, pag. 246.23: i tempi non erano allotta di grande riposo, ma gli uomini erano nelle miserie più forti.

[6] Disputatio roxe et viole, XIII (lomb.), 374, pag. 114: Chi vore avé somelia dra dolze Roxorina / sia seguro e forte inver la grande prima / de li pechay malvaxi che da li vertù declina...

[7] Caducità , XIII (ver.), 102, pag. 658: quel è bïao ke servo a Iesù Cristo. / Ké 'n tuto 'l mundo nui' omo se trova / ke sia sì forto né de sì gran prova / k'el n'aba aldì consa la qual no g<e> nosa, / o sia per fato o per dito o per ovra.

[8] Lett. sen., XIII u.v., pag. 50.1: ne le tribolationi [[semo]] patienti, ne' disagi corporagli allegri, ne le iniurie forti, ne le prosperità cognoscenti et temperati...

[9] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 31, pag. 159.16: guarda che ttu sii forte a sostenere le molte tentazioni ch'avrai in vedendo e udendo, e le genti del mondo: se non ti senti forte, meglio ti sarebbe adimandare luoghi solitarî.

[10] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 3, cap. 28, pag. 111.24: alcuni autri, li quali parinu ki sianu forti in la fide de Xristu, quando vèninu allu puntu de la pirsecutacioni illi refutanu de murire.

[11] Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342, cap. 5, pag. 22.3: quî chi son constanti e forti e bon e veraxi amixi de la sapientia [[...]] meritam che 'l iusto çuxo gh'aparegia 'l regno... || Cfr. lat.: «qui constanter philosophati sunt».

[12] Tratao peccai mortali, XIII ex.-XIV m. (gen.), De le tre virtù divine, vol. 1, pag. 151.3: Lo Segnor [[...]] ne fa mo(n)tar in ver Deo e ne fa forti e ardì p(er) interprender ello zo che passa vertue, como caritae no è autro cha unitae...

[13] Antonio da Ferrara, XIV s. e t.q. (tosc.-padano), 13.14, pag. 267: Così fa l'uom che 'n Dio sempre si fida: / vertude in suo poder tuttor seguendo, / pure a bon porto la suo vita guida; / e sse fortuna ria el va percotendo, / non si lamenta con lagnose strida, / ma riman forte, in pace sofferendo.

- Stare (fermo e) forte: reagire con fermezza (ad avversità, ostacoli) mantenendosi saldo nei propri principi.

[14] ? Rinaldo d'Aquino (ed. Panvini), XIII pm. (tosc.), 4.31, pag. 104: Forte potess'eo, stando, / d'amore più durare / mal che mi fa [a] durare / la dimora sentire!

[15] Bonagiunta Orb. (ed. Parducci), XIII m. (lucch.), son. 2.2, pag. 80: Dev'omo a la fortuna con coragio / istar più forte quando incontra gli ène...

[16] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 43.357, pag. 167: Meser, ed eo prometto de star forte / ad onne pena...

[17] Giordano da Pisa, Prediche, 1309 (pis.), 10, pag. 87.8: Helya [[...]] stava forte in dell'amor di dio, non curando dell'amor del mondo né delle riprensioni.

[18] Legg. S. Caterina ver., XIV in., 1061, pag. 291: O Katerina, bella fijola mia, / sta ferma e forta, e no te spaventare...

[19] Armannino, Fiorita (13), p. 1325 (abruzz.), pag. 22.20: Molta travalgia avrete vuy trogyany, ma fortestaite su in de lo comenzamento, che lo meso starà bene et a la fine averà reposo.

[20] Cavalca, Dialogo S. Greg., a. 1342 (pis.), L. 3, cap. 28, pag. 188.9: non credo che fossero caduti nel martirio e nella persecuzione aperta di fuora quelli che perseverantemente infino alla morte combattendo contra le occulte tentazioni e persecuzioni stettero fermi e forti.

[21] Jacopo Passavanti, Tratt. scienza, c. 1355 (fior.), pag. 314.24: Il vostro avversario diavolo va cercando intorno intorno, come uno leone rapace, com' egli ne possa alcuno divorare; al quale contastate, forti stando nella fede.

[22] Chiose falso Boccaccio, Purg., 1375 (fior.), c. 5, pag. 310.17: l'uomo santo [[...]] per le disaventure non si piegha, anzi sta forte e chostante.

[23] Poes. an. savon., XIV, 1.66, pag. 16: Pensai, o servi de lo Segnore, / quanta è la divina clementia: / sam Pero era pescaore, / no avea letera ni scientia; / ancoi àve tanta sapientia / e si è staito ancoi sì forte; / 'lo no temea pu la morte / precando Yesu salvaor.

[24] Dondi dall'Orologio, Rime, XIV (padov.), 34.7, pag. 81: Così l'huom, qual temperanza costuma, / se tardo et grave suo voler acende, / sta forte al fato...

- [Rif. meton. alla confessione].

[25] Gl Jacopo Passavanti, Specchio, c. 1355 (fior.), dist. 5, cap. 6, pag. 162.23: La quindicesima condizione che dee avere la confessione, si è fortis; che sia forte: che nè per vergogna, nè per temenza di qualunche pena [[...]] non lasci il confessare...

5.1 [Rif. specif. all'animo].

[1] Fiori di filosafi, 1271/75 (fior.), pag. 155.6: Forte e costante è l'animo che non si turba ne le cose aspre.

[2] Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.), cap. 69, pag. 108.18: De la quarta porta tien le chiavi la Fortezza, e a neuno la diserra né 'l lascia andare in paradiso, se non è d'animo forte a sostenere con molta pazienzia i pericoli e le fatiche de le tribulazioni e aversità del mondo, e in non pigliare troppa allegrezza ne le prosperevoli cose.

[3] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 3, vol. 1, pag. 108.14: e avea l'animo più forte ch'ogni lancia.

- Locuz. avv. Con forte animo: con fermezza e rettitudine.

[4] IV Catilinaria volg., 1313 (fior.), pag. 47.2: Se questa condizione del consolato è data a me, aciò che tutte le acierbitadi, tutti i dolori, tutti i tormenti patisse, io le porterò no solamente con forte animo ma eziandio volontieri...

[5] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), Rubricario, vol. 1, pag. 4.26: Cap. 8, di li patri qui sustinniru con forti animu la morti di li lur filyoli.

[6] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 3, cap. 60, pag. 338.24: sì come savio, con forte animo ascolta le mie parole.

[7] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. 12, cap. 2, vol. 3, pag. 25.15: e acciò che l'ira di Dio più non si spanda sopra noi, e che pazientemente e con forte animo sostegnamo l'aversità, riconoscendo Idio onnipotente...

- Di forte animo, forte d'animo.

[8] Disticha Catonis venez. (ed. Mascherpa), XIII t.q., L. 2, dist. 14, pag. 16.33: Seras de fort anemo Cumçoseaké tu see danado Falsamentre: Nesun Gaude Longamentre, Lo qual vence Soto malvasio çuese.

[9] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 1, pt. 2, cap. 13, pag. 44.33: Donde dicemo che forted'animo è quelli, che non dotta neuno pericolo, se non solamente che la ragione insegna che l'uomo die dottare e temere.

[10] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 9, pag. 17.36: Questi fu uomo di grande, e di forte animo, che vinse la vittoria del nemico suo, dicendo, che non avea neente perduto, e mise il nemico suo in sospetto d'aver vinto.

[11] Alberto della Piagentina, 1322/32 (fior.), L. 4, cap. 6, pag. 166.13: Alcuni forti d' animo da non potere esser vinti con tormenti, portarono sopra gli altri esemplo d' esser non vinta la virtù dagli uomini rei.

[12] Ceffi, Dicerie, XIV pm. (fior.), cap. 38, pag. 60.1: siate d' animo forte e non dubitate.

[13] Guido da Pisa, Fatti di Enea, XIV pm. (pis.), cap. 20, pag. 38.18: co' robustissimi giovani, fortid'animo, te ne va' in Italia...

5.2 Sost. Chi non cede alle avversità, agli ostacoli, alle tentazioni e mantiene il controllo di sé e un comportamento retto.

[1] Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.), L. 4, cap. 25, pag. 351.4: Et à la sofferenza nascoste ricchezze, però che 'l sofferente [e] il forte fa se medesimo [bene] aventurato.

[2] Paolino Minorita, 1313/15 (venez.), cap. 10, pag. 12.2: lo forte, segondo che dise Aristotele, ananti lo perigolo è quieto, no irado nè furioso, et en lo perigolo mostra la forteza del so anemo.

[3] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 2, cap. 6.1152, pag. 197: la fortezza tegno virtuosa / Cui per tre modi l'uomo s'abbandona, / Che fan nel mondo la vita famosa: / Prima, per non ricever disonore / Nelle sue cose, poi nella persona, / E per sua terra conservando onore. / Ma gli occhi miei si sono bene accorti / Che pochi son nel mondo questi forti.

[4] Prov. pseudoiacop. Aggiunte, XIV pm. (umbr.), 315, pag. 59: santo non adorare infin che ·ll'om sia morto; / ché 'l forte pò cascare e 'l dricto farsi torto.

6 Che esige sforzo, impegno (fisico o morale) o abilità per essere affrontato, sopportato o superato; difficile, duro.

[1] Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.), 85, pag. 526: El mondo non è causa sì forte né sì greve, / né qe se trove scrita en libro ni en brieve, / s' ela plas ale femene, ke a l' om no sëa leve: / p[l]ui son plene de rei arte qe le alpe de neve.

[2] Giacomo da Lentini, c. 1230/50 (tosc.), 2.13, pag. 30: O Deo, co' mi par forte / non so se lo sapete, / con' v'amo di bon core...

[3] Bonagiunta Orb. (ed. Contini), XIII m. (lucch.), canz. 2.36, vol. 1, pag. 264: E se la gioia non torna guerrera, / faraggio ricca la mia intensïone / e tutto tempo giammai non partire: / così, sensa fallire, / seraggio fore de la condissione / ch'a li amadori è fort' e crudera. / Ed è la sua plagensa forte e fera / di gran guisa, che fra la pensagione / ne nasce erransa, e falla dismarire / vedendola partire...

[4] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 1, pt. 4, cap. 3, pag. 116.2: ellino [[scil. re e prenzi]] debbono essere forti e di gran cuore, acciò ch'ellino possano intèndare sopra ei grandi e forti affari, e' bisogni che possono venire ai reami ed alla città.

[5] Sermoni subalpini, XIII (franco-piem.), 8, pag. 242.12: Or sancta Ecclesia ot trespasà lo fort yvern, ven al bel temp...

[6] Monte Andrea (ed. Contini), XIII sm. (fior.), tenz. 5, son. 1.2, pag. 349: Languisce 'l meo spirito ser' e mane, / condizïon pensando mïa forte...

[7] Poes. an. bologn., 1300, 7, pag. 144: De[h]! come forte de' esser(e) tu' via / che tti convene stare [a] altrue sentenza.

[8] Buccio di Ranallo, S. Caterina, 1330 (aquil.), 1510, pag. 393, col. 1: e se me dai la morte, / ja no me pare forte, / ma lo agio per grande aquisto / a llaude de Jhesu Christo.

[9] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 1, prol., pag. 6.20: Eo te prego, sancto Gregorio, recuntami alcuno de chissi miraculi, e non te payra forte se te inpedico de lo studio tuo, perchè ca non è mancu bene de ricuntare li miraculi, ca scrivere tractati de virtuti...

[10] Ceffi, Dicerie, XIV pm. (fior.), cap. 42, pag. 61.26: Tra tutti gli altri casi e avvenimenti che possono avvenire alle libere cittadi ora siamo noi al più forte, però che, per asprezza di guerra, siano condotti a donare nostra libertade e giustizia, la quale abbiamo posseduta per molti anni.

[11] Ristoro Canigiani, 1363 (fior.), cap. 38.21, pag. 92: quando il corpo è ben satollo, / Forte cos' è la lussuria tenere.

[12] Gl Filippo Villani, Cronica, p. 1363 (fior.), cap. 81, pag. 701.8: «Forzia agere, e patti, Romanum», che in volgare suona: «forti cose fare, e patire, romana cosa è»...

- Punto forte: avversità, situazione difficile.

[13] Ruggieri Apugliese (ed. Contini), XIII m. (sen.), 1.72, pag. 889: [R]ug[g]ieri Apugliesi conti, / Dio!, con' vive a forte punti...

[14] Buccio di Ranallo, S. Caterina, 1330 (aquil.), 1609, pag. 394, col. 2: Anche, dolce signore, / te prego [[...]] chi ve' a morte, / ad quillo puncto forte, / et illo me chiamasse, / de me se recordasse, / che lle peccata soe / li perdunete voy...

[15] Bambaglioli, Tratt., a. 1343 (tosc.), 467, pag. 37: meglo è soferire un punto forte, / Sperando sua salute, / Che tutto 'l stato suo metter a morte.

6.1 Forte a, forte cosa a (una det. azione, espressa dall'inf. verbale): che richiede sforzo e impegno per un fine det. e esplicito.

[1] Fiori di filosafi, 1271/75 (fior.), pag. 165.3: Ogne male che nasce, insin ch'è ricente, leggiermente si spegne, ma da ch'è invecchiato, è più forte a curare.

[2] Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.), cap. 11, pag. 26.6: Il regno di Cielo è molto forte a conquistare, perché è posto molto ad alti, e vavisi per una stretta via, e per una piccola porta vi s'entra...

[3] Fiore, XIII u.q. (fior.), 3.10, pag. 6: Amico, / I' son segnor assà' forte a servire; / Ma chi mi serve, per certo ti dico / Ch'a la mia grazia non può già fallire...

[4] Poes. an. urbin., XIII, 9.40, pag. 556: Fillo, or l'ademanda se esso me vol recepere, / ka questo è tal cagno ke ffaço ke mmolto m'è forte a ssufrire.

[5] Giostra virtù e vizi, XIII ex. (march.), 187, pag. 330: Quilli de Babillonia porta bandere nigre: / la Superbia le adduce; / per lora insengna portace, multo forte ad vedere, / un serpente feroce.

[6] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 1, cap. 6, vol. 1, pag. 40.10: Li quali cosi, però ca esti forti a cannussiri da undi prucessiru e per qui rasuni siannu stati facti, se potinu clamari rasunivilimenti miraculi.

[7] Tratao peccai mortali, XIII ex.-XIV m. (gen.), De la lengua, vol. 1, pag. 111.3: cossì como sereiva impossibille de nomenar tute le foie de li erbori e cossì serea forte cossa a nomenar le peccae chi de la mala lengua nassem.

[8] Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.), quart. 405, pag. 94: Questa fo sì gran mena! se lla volesse dire / Como gio e como venne, secundo el mio parire, / Serrìa forte ad dire et credo a bui de odire...

[9] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 9, pag. 46.12: E per quella mala recoita sequitao la fame sì orribile che forte cosa pare a contare, a credere.

[10] Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.), cap. 21, pag. 149.24: multo meglio è et più utele ch(e) illo [[scil. cavallo]] se dome, dapoi ch(e) illi ademanda la etade de tre anni [[...]] de sop(ra) ad questa etade abengna ch(e) sia forte a domare...

6.1.1 Forte da (una det. azione).

[1] Dante, Convivio, 1304-7, IV, cap. 23, pag. 409.10: Là dove sia lo punto sommo di questo arco, per quella disaguaglianza che detta è di sopra, è forte da sapere...

[2] Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342, cap. 4, pag. 18.5: Quanti mai son questi? Hi me paran ben grandi e forti da suffrir.

[3] Maramauro, Exp. Inf., 1369-73 (napol.>pad.-ven.), cap. 31, pag. 459.2: Queste ritorte sonno una generation de ligammi molto duri; strambe sono più forte da essogliere.

6.2 [Con valore neg.:] avverso e ostile; crudele.

[1] Uguccione da Lodi, Libro, XIII in. (crem.), 495, pag. 617: Misera mi taupina, dolentre malfadhaa, / en con' fort aventura al mondo fui creaa!

[2] Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.), 487, pag. 543: la bestïa panthera [[...]] è tanto pessima e de forte mainera, / quela qe plui l' aprosema, mestier è q' ela piera.

[3] Angelo di Capua, 1316/37 (mess.), L. 1, pag. 12.8: O tu deu Iuppiter [[...]] eu in nullu modu pozu contra di ti aiutari nì avanzari lu meu figlu Eneas, nì a li soi Truyani, a li quali tu ài datu morti sì forti.

[4] Arrighetto (ed. Battaglia), XIV (tosc.), L. 1, pag. 221.5: Siccome la fornace pruova l'oro, e il mare la nave, e la spada l'arme, così il forte caso pruova gli amichevoli cuori.

[5] Passione marciana, XIV (ven.), 160, pag. 195: Quiloga plançe la raina e fera mentre plura / e molto se guaimenta de si forta ventura...

- [Per indicare una congiuntura astr. dotata di un potente influsso (specif. sfavorevole)].

[6] Monte Andrea (ed. Minetti), XIII sm. (fior.), canz. 6.19, pag. 68: Aimè taipino, che vit'è mio corso, / e come sono ïn forte pianeta!

[7] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. 12, cap. 2, vol. 3, pag. 13.1: Per li astrolaghi naturali fu risposto, ponendo inanzi la volontà di Dio, che gran parte della cagione fu per lo corso celesto e forti coniunzioni di pianete...

6.3 [Detto di una prova fisica (spec. una pena, un martirio):] che risulta debilitante e doloroso per il fisico.

[1] Pseudo-Uguccione, Istoria, XIII pm. (lomb.), 924, pag. 59: el se lassà per noi morir, / Q'el ne vols salvar e guarir / Da quele penne crudelissime / Q'è tanto pessim' e fortisseme...

[2] Contempl. morte, 1265 (crem.>sen.), 609, pag. 91: Entro lo 'nferno puççolente / Non isscerai mai di tormento [[...]] Ançi av<e>rai pena sì forte / Più crudel<e> che non é la morte...

[3] Poes. an. abruzz., XIII, 16, pag. 42: Facealu vattere co le vermene: / Guastao la carne et ruppe le vene. / Poi gio la nocte, benne la dì[ne], / Faceali fare plù forte pene. / Poi fo menatu em monte Calvaru...

[4] San Brendano pis., XIII/XIV, pag. 53.6: Non bevete di questa fonte, che è forte a bere. Et dicovi sua natura: che chi ne bè, incontenente lo fa cadere, et non si svellia infine a xxiiii ore passate... || Cfr. Navigatio, 13: «nolite bibere de hoc fonte. Fortis namque est bibendum».

[5] Enselmino da Montebelluna, XIV pm. (trevis.), 1347, pag. 87: Da lui me parto plena de sospiri, / da lui me parto dolorosamente, / da lui me parto chon forti martiri.

[6] Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.), 70.2, pag. 615: Io sento sì mia vita scender giù, / per glie martire forte che me dà / la crudeltate che nel cor ve sta, / che ne la mente ormai morte v' è sù.

[7] Discorso sulla Passione, XIV sm. (castell.), pag. 168.18: Mai creatura no(n) soste(n)ne sì forte e amare pene qua(n)te soste(n)ne mes(er) (Gesù) (Cristo) p(er) noi mis(er)i pecatori.

6.4 [Detto di un luogo fisico:] che è difficilmente raggiungibile, accessibile o transitabile; impervio, malagevole.

[1] Conti di antichi cavalieri, XIII u.q. (aret.), 7, pag. 93.11: E stava Pompeio coll' oste sua in su 'n uno monte forte e Cesar stava êllo piano colla sua.

[2] a Catenacci, Disticha Catonis, XIII/XIV (anagn.), IV, 31.4, pag. 431: tale hora aqua queta è ben forte a passar(e). || Cfr. Dist. cat., IV, 31: «quod flumen est placidum, forsan latet alcius unda».

[3] Milione, XIV in. (tosc.), cap. 178, pag. 279.9: L'entrata de· reame è sì forte ch'a pena vi si puote intrare per fare male.

[4] Pietro dei Faitinelli, XIV pm. (lucch.), 4.10, pag. 424: Deh dimme come ed onde fo tua entrata / e gita, ché v'avia più forti passi / e stretti, che tra Còrduba e Granata.

[5] Simone da Lentini, 1358 (sirac.), cap. 12, pag. 52.20: per ben chi la terra sia forti per sì, chì è sita in una grandi muntagna, illu tamen la fortificau meglu...

[6] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 10, cap. 27, vol. 2, pag. 491.26: il vicario di Lione coll'aiuto de' paesani occuparono i passi, che sono stretti e forti, e no· lli lasciarono passare...

- [Come attributo della selva dantesca].

[7] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 1.5, vol. 1, pag. 4: Ahi quanto a dir qual era è cosa dura / esta selva selvaggia e aspra e forte / che nel pensier rinova la paura!

[8] Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 1, 1-9, pag. 23.20: Questa selva [[...]] forte quanto allo svilupparsi e liberamente uscire d'essa.

6.5 [Rif. ad un discorso, un modo di parlare, un concetto:] che richiede un particolare impegno per essere compreso o interpretato.

[1] Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.), Proemio, pag. 5.3: pregasteme, spetialmente quanto ad alcune alte questioni (et) dubitationi trovate per sutilità di vostro ingengno (et) d'alcuni savi in forte dectato scripte e conposte, k'io alcuna informatione in vulgare dectato a voi ne devesse dare.

[2] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 40.45, pag. 143: Forsa quella scrittura ha sì forte costrutto, / che non la porrìa entennere chi non ne fosse istrutto...

[3] Bestiario toscano, XIII ex. (pis.), cap. 4, pag. 23.31: quando lo predicatore predica, sì de' prima predicare soavemente li homini che sono rocci, e possa quando l'omo è dirozato sì li de' dire pui forte cose; e quando viene che è illumenato, sì li de' dire tutte le divine Scripture per longo e per lato accioché la sua predicatione sia utile e profitabile.

[4] Dante, Convivio, 1304-7, II, canz. 1.55, pag. 63: Canzone, io credo che saranno radi / color che tua ragione intendan bene, / tanto la parli faticosa e forte.

[5] Gl Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 33, 46-57, pag. 724, col. 1.19: Enigma, si è come profezía. Forte, çoè, scura ad intendere... || Cfr. Purg. XXXIII, 50: «solveranno questo enigma forte...».

[6] Doc. cors., 1364, V, pag. 330.15: Ugolinaccius condam Iannelluccii de Ura ymperialy auctoritate notarius le p(re)d(i)c(t)e carte sc(ri)pt(e) de sop(ra) vidi e lex(i) e in pu(bli)ca for(m)a le ex(tra)ssi de tre peçci de ca(r)te sc(ript)e p(er) mano deli notay sup(ra)scripti; nient(e) vi iu(n)x(i) né vi minomay, salvo se fuss(e) fo(r)t(e) l(ette)ra aut punto v(e)l cosa abreviata como iudica lo meo (con)noscim(en)to.

[7] Fioretti S. Francesco, 1370/90 (tosc.), cap. 28, pag. 150.6: E con questo venne ancora a tanta chiarità e lume d'intelligenza, che eziandio i grandi cherici ricorrevano a lui per soluzioni di forti quistioni e di malagevoli passi della Scrittura...

[8] Lucidario ver., XIV, II, pag. 158.5: Como intra lo diavolo intel corpo de l'homo, che mi pare forte consa in un corpo stare dui spiriti?

6.6 Sost. Difficoltà. || Var. rifiutata da Petrocchi, Commedia, vol. II, pp. 288-89, n. al v. 95, entro un ventaglio di varianti, a favore di «altro forse», considerata difficilior; lo stesso reputa però «ammissibili» le varianti «altro / alto forte», dove forte «vale 'difficoltà' [...] con funzione di sostantivo».

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 17.95, vol. 1, pag. 288: I' m'assettai in su quelle spallacce; / sì volli dir, ma la voce non venne / com' io credetti: «Fa che tu m'abbracce». / Ma esso, ch'altra volta mi sovvenne / ad altro forte [[ed.: forse]], tosto ch'i' montai / con le braccia m'avvinse e mi sostenne; / e disse: «Gerïon, moviti omai...

[2] Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 17, 94-114, pag. 460.20: Ad alto forse, tosto ch'io montai; cioè io Dante in sulla fiera. Altro testo dice forte, tosto ch'io montai...

7 Che si distingue (e richiama l'attenzione) per l'eccezionalità delle sue caratteristiche; che non è usuale, ordinario, normale (per il suo aspetto, per le sue proprietà o la modalità con cui si manifestano).

[1] Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.), 99, pag. 527: Pasifea la raina, per longo tempo è dito / quel q' ela fe' col tauro: ben lo trovemo scrito; / emperçò q' ela fese sì forte contradito, / meç' om e meço tauro nascé, de ço fo dreto. || Contini, p. 527, n. al v.: «anormalità così orrenda».

[2] Giacomo da Lentini, c. 1230/50 (tosc.), 26.9, pag. 309: A l'aire claro ò vista ploggia dare, / ed a lo scuro rendere clarore; [[...]] Ed ò vista d'Amor cosa più forte, / ch'era feruto e sanòmi ferendo; / lo foco donde ardea stutò con foco.

[3] St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom.), pag. 283.24: E la molge Messalina con molti homini facea molte adulteria e molti ne fuoro occisi per essa. Ma ancor fece più forti cose, ke tucte le nobili femmine de Roma sì maritate e sì polçelle ke pro maiure parte le fece deventare puctane e feceale avitare con seco.

[4] Inghilfredi, XIII sm. (lucch.), 1.1, pag. 75: Audite forte cosa che m'avene: / eo vivo in pene - stando in allegranza...

[5] Tesoro volg., XIII ex. (fior.), L. 5, cap. 65, pag. 189.4: quando l'unicorno vede la fanciulla [[...]] addormentasi, e dorme sì forte, per la grande sicurtà ch'egli prende sopra li panni della fanciulla, ch'è forte cosa.

[6] Gl Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 29, 31-42, pag. 613, col. 1.45: Forte cosa, çoè, nova e diversa. || Cfr. Purg. XXIX, 42: «Uranìe m'aiuti col suo coro / forti cose a pensar mettere in versi».

7.1 Parere forte (a qno): risultare esagerato o improprio (nella valutazione di qno), provocando sorpresa o sconcerto.

[1] Lett. pist., 1320-22, 17, pag. 65.23: lasciare la impresa ci pare troppo forte, tanto ci avemo speso, e 'l perseguitare ci pare duro, noe avendo noi nostro intendimento...

[2] Gl Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn.), c. 9, 25-36, pag. 207, col. 2.15: [[parria]] Forte al vostro vulgo [[...]]: forsi che a vui mundani paverave stranio... || Cfr. Par. IX, 36: «parria forse forte al vostro vulgo».

[3] Simone da Lentini, 1358 (sirac.), cap. 28, pag. 129.14: Lu Conti richipendu quisti littri fu perplexu, ca li paria forti di lassari lu seiu di Butera et pariali ancora forti di non andari ad ascuntrari lu Papa, chi era vinutu a ssì di longa via.

[4] Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.), quart. 259, pag. 56: Cavaleri mille foronci como fiorino giallio, / Sessanta milia peduni più chiari che crestallo. / Et no vi para forte che foxe tanta gente, / Ca Montriale vendeci tucto comunamente...

7.2 Che si verifica raramente e con difficoltà; che ha scarse possibilità di attuazione o di successo.

[1] Giac. Pugliese, Rime (ed. Panvini), XIII pm. (tosc.), 6.11, pag. 192: L'amor è legiere cosa, / molt'è forte es[s]ere amato; / chi è amato ed ama in posa, / lo mondo à da l[o] suo lato.

[2] Lett. lucch., 1300, 2, pag. 87.15: d'altra parte che lo ditto mess(er) Piero di Stavai li facesse abattere allo filliastro, ciò è allo fillio di mess(er) Ioh(ann)i Ferriera, i(n) quello che dare li deve(mo), sì no parré buona, p(er)ciò che ssarae forte a chavarli di mano di mess(er) Piero.

[3] Gl Matteo Corsini, 1373 (fior.), cap. 41, pag. 57.1: Negat sibi ipsi, qui quod difficile est, petit. Dice che niega a se medesimo colui che addomanda la cosa fortee impossibile.

8 [Con valore generic. intensivo, definisce la consistenza dell'oggetto a cui si riferisce:] che costituisce o manifesta un grado pieno, intenso, abbondante, compiuto, notevole (in pos. o in neg.).

[1] Giac. Pugliese, Rime (ed. Panvini), XIII pm. (tosc.), 4.13, pag. 188: Vista né riso d'altra non m'agenza, / anzi mi tegno in forte penitenza / i be' sembianti c'altra mi facìa.

[2] Poes. an. sang., 1270-71, 3, pag. 69: Ardente foco al core s'è ap(re)so: / disaveduto mai nol vidi tale; / e tanto forte i(n) ello s'è acceso / che no(n) discende ma tuttora sale...

[3] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 1, pt. 2, cap. 15, pag. 48.25: ei diletti che sono ne le femmine sono più forti e più grandi, che li altri diletti.

[4] Distr. Troia, XIII ex. (fior.), pag. 175.7: Gli anbasciadori entrano nella terra per la porta di Cereris e molto si ma[ra]vilgliano della forte grandezza e nobilità della cittade.

[5] Guido Orlandi, 1290/1304 (fior.), 11a.7, pag. 154: tre sono gli amori ond'è menzione. / Primeramente aparve lo comune, / e po' congiunse seco lo carnale, / e nacquene d'amburi il naturale: / per sé ciascuno siegue sua ragione. / Qual è 'l più forte in vostra oppinïone?

[6] Folgóre, Semana, c. 1309 (sang.), 20.1, pag. 379: Ed ogni venerdì gran caccia e forte: / veltri, bracchetti, mastin e stivori, / e bosco basso miglia di staiori...

[7] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 2.44, pag. 101: Mai, inanti la vostra morte, / festi a De' preghera forte / pre cascaun chi ve pregasse / e a voi se rejamasse...

[8] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 30, pag. 69.26: Il fuoco, ch'ha preso in forte materia, si conviene spegnere coll'acqua, e alcuna volta percuoterlo per la forza, ch'è in lui. Ma quello, ch'ha poco nutrimento, si spegne leggiermente.

[9] Zibaldone da Canal, 1310/30 (venez.), pag. 82.12: e llo Solle luxe forte soto da le nevolle como oro luxente...

[10] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 3, cap. 39, pag. 316.1: oggi nel più forte cacciare che io facea, correndo dietro a un cervio [[...]] m' apparve una bella donna...

[11] Arte Am. Ovid. (D), XIV pm. (ven.), L. I, pag. 489.20: la libidine de la femena è più forte che la nostra e ha più furor.

[12] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 2, pag. 57.34: E tutta la soa persone le geva resguardando, per la quale sguardatura sì sse 'namomorao de lluy, per la forte belleze de Iasone e per gran concupiscencia de amore...

8.1 Avv. In modo pieno, intenso, notevole; grandemente, tanto, molto.

[1] Guido Faba, Parl., c. 1243 (bologn.), 11 (42), pag. 238.25: Da grande amore se pa(r)te et è da tignire fo(r)te a plaxere qua(n)do la cità d(e) multe p(er)sone allege l'una e tolse de scì e mittese in altroi potestà scì como à facto Sena...

[2] Giacomo da Lentini, c. 1230/50 (tosc.), 17.40, pag. 225: Tristano Isalda / non amau sì forte...

[3] Pseudo-Uguccione, Istoria, XIII pm. (lomb.), 906, pag. 59: Sus en la crose fo clavelato, / Per noi forte marturïato.

[4] Pamphilus volg., c. 1250 (venez.), [La Vecchia], pag. 61.32: lo pare e la mare sì cela molto forte quelui qe de' esere marido de Galatea.

[5] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), Vita beati Alexii, 380, pag. 305: Oi De, fïol me' Alexio, grama la vita mia, / Perqué m'he 't contristao sí fort l'anima mia?

[6] Poes. an. abruzz., XIII, 56, pag. 44: «Lassote mamma k' io me ne vao», / Et multu forte scì sosperao.

[7] Rustico Filippi, XIII sm. (fior.), son. 44.4, pag. 109: A nessun omo adivenne già mai / ch'Amor prendesse altrui sanza veduta; / a meve è adivenuto; non pensai / ca sì forte pungesse sua feruta.

[8] Matteo dei Libri, XIII sm. (bologn.), 1, pag. 4.1: E la prima cosa ke ne fo inposta si fu ke nui lor devesemo recommandare a li pedi de la vostra maiestate, e nui lo facemo forte volentera.

[9] Codice dei Servi, XIV sm. (ferr.), 17.20, pag. 234: E poi arenerose / per desprisiare le sue vertù devine, / sì ghe misen de spine / una corona che forte punçea.

[10] Serventese Lambertazzi, XIII u.v. (bologn.), 183, pag. 854: Alora ce mandò un so ligato [[...]] e da lo papa forte fo pregato / che fesse paxe.

[11] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), Luc. L. 4, cap. 2, pag. 133.22: Quando Cesare li vidde in tal pericolo, fu spaventato forte...

[12] Fr. Grioni, Santo Stady, a. 1321 (venez.), 841, pag. 71: lo inperador, / Che lly mostrava tanto amor, / No 'l degna pur de guardar, / Si forte lo prexe ad odiar.

[13] Lett. pist., 1320-22, 1, pag. 33.11: Della quale cosa io forte mi dolea, et sopra tucti di te...

[14] Mussato, a. 1329 (padov.), 10, pag. 140: Die si non mento dì perché s'amanta / amor sì forte ver my...

[15] Lippo, XIII ex.-a. 1332 (fior.), 1.6, pag. 783: a colui ke biasima il mercato / ched e' fort' ama e ch'e' vorebbe avere, / vo' che per me a llui sia confermato: / ben quello e peggio Dio li lasci avere.

[16] Fontana, Rima lombarda, 1343/46 (parm.), 335, pag. 37: Et quella virtù s'è tuto dato / e cum drittura e cum gran cortesia / che de lu' sempre serà ben parlato, / che forte li despiace tyrrania / e ciascadun oltraz' e violenza, / e menna vita pur de baronia.

[17] Tavola ritonda, XIV pm. (fior.), cap. 81, pag. 299.18: trovando una bella fontana, io scavalcai la donzella, e molto la prendeva io a confortare e forte lavare suo visaggio e sue mani bellissime...

[18] Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.), 64.7, pag. 609: Più non pate dolor quel che se sega, / che sente quello che 'l tuo amor martira; / onde l' anima mia forte suspira, / vedendo che per te dal cor se slega.

[19] Poes. an. savon., XIV, 1.38, pag. 15: Chi de lo To amore ven a sentire, / lo cor s'abraxa sì forte / mai no è stancho a De' servire / za per pena ch'elo porte...

[20] Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.), cap. 1, par. 1, comp. 1.5, pag. 68: L'omo, che vinto da concupiscença / se volgie a seguitar lo suo delletto / non refrenando suo maligno affetto / a guisa d'animal fuor de sciença, / temer dée forte la giusta sentença / de l'alto sire che prociede retto / ala punicion d'ogni deffetto / sì come piaçe a sua summa prudença.

- Più forte.

[21] Giacomo da Lentini, c. 1230/50 (tosc.), 1.11, pag. 11: lo core meo / more più spesso e forte / che no faria di morte - naturale, / per voi, donna, cui ama...

[22] Pamphilus volg., c. 1250 (venez.), [Galatea], pag. 77.1: mi conbatando l'amore plui forte mi constrençe.

8.1.1 [Detto del ridere o del piangere:] intensamente e in modo prolungato nel tempo.

[1] St. de Troia e de Roma Laur., 1252/58 (rom.), pag. 86.17: Et Fastulus e Acca ne planzero plu forte.

[2] Caducità , XIII (ver.), 215, pag. 662: L'amisi cór e forto ven planzando...

[3] Palamedés pis., c. 1300, pt. 2, cap. 63, pag. 121.14: lo re [[...]] di questa novella si ridea molto forte...

[4] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 3.107, vol. 1, pag. 51: Poi si ritrasser tutte quante insieme, / forte piangendo, a la riva malvagia...

[5] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), son. 165.7, pag. 114: Alotta di päur' tosto voltay / su l'altro lato cum le membre smorte, / dove Povertate ridëa forte, / dicendomi...

[6] Paolino Pieri, Merlino (ed. Cursietti), p. 1310-a. 1330 (fior.), 55, pag. 62.38: e maestro Antonio incominciò molto forte a rridere della contenzione de' cardinali ch'e' faceano della contraffazione di Merlino.

[7] Enselmino da Montebelluna, XIV pm. (trevis.), 383, pag. 27: La Madalena alora m' abrazava / planzendo forte in mezo de la via...

[8] Esopo ven., XIV, cap. 62, pag. 62.13: E lo puovolo comenzò a ridere forte vezando cossì nuova semplicità de bataia...

[9] Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.), L. 1, cap. 4, pag. 88.23: L' un de li quai monexi començà forte a piançe' e, comovuo de gram dolor, crià...

[10] Purgatorio S. Patrizio, XIV sm. (mil./com.), cap. 19, pag. 35.3: Ma le aneme k'ereno apikade a la roda pianzevano molto forte.

8.1.2 [Detto del meravigliarsi o del turbarsi:] molto, grandemente.

[1] Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.), cap. 2, pag. 4.15: Figliuol mio, forte mi maraviglio che, essendo tu uomo, fai reggimenti bestiali...

[2] Legg. S. Torpè, XIII/XIV (pis.), cap. 2, pag. 57.8: Allora [Nerone] [in]peradore, odendo [ciò ch' era] adivenuto, comin[ciò] [a] torbarsi forte inver[so] [m]esser santo Torpè...

[3] Doc. sang., 1317, pag. 90.34: E venuti, volendo lo Conte che li Ançiani provedesseno quello ch(e) lo Comune di Pisa ne dovea dare loro, non ne fue (con)cordia [[...]] Torbamociene forte, e diciemo parole, e perdava(n)le.

[4] Lett. volt., 1348-53, pag. 171.19: noi vi scrivemo che la charta dela procuraria a fare la decta triegua ci mandaste; e non avendocela mandata, esso e noi forte ce ne meravigliamo...

[5] Contr. Cristo e diavolo, XIV (ver.), pag. 26.10: E forte se meraveiava l'enemigo, cum ço sia consa che negun homo g'era mai andà en quel modo.

[6] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 8, pag. 36.11: Quanno questo abbe fatto, l'animi delli tiranni de Lommardia furono forte turvati...

[7] Purgatorio S. Patrizio, XIV sm. (mil./com.), cap. 21, pag. 35.34: e de zo lo kavalere se maravelià forte.

8.1.3 [Rif. al modo di apparire alla vista, specif. riguardo al colore:] sensibilmente, manifestamente.

[1] Fiore, XIII u.q. (fior.), 10.3, pag. 20: Perch'i' al Die d'Amor era 'nservito, / Di ched i' era forte impalidito...

[2] Lapidario estense, XIV pm. (trevis./friul.), cap. 11, pag. 149.8: Berrillo è una petra che viene de India e trazze a smeragldo per color verde. Ma la sua verdeza è pallida, cioè smorta. Et è de dece manere: altre è blanche e clare etc.. Ma el miiore è pallido e che tra' forte al verde e zallo.

- Più forte.

[3] Zucchero, Santà , 1310 (fior.), Pt. 2, cap. 5, pag. 130.20: Ancora, per fare il viso bianco e tutte ordure levarne, prendete fiori di fave e fatene aqua a maniera d'aqua rosata, e lavatevine il viso. E se più forte il volete inbianchare, prendete entale, dentale, borrana...

8.1.4 [Seguito da un agg., di cui indica un grado intenso o quello massimo].

[1] Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.), 37, pag. 524: Mai quand l' om è scotato de fort ardente flama, / fol è se con lo fuogo mai de çuga[r] abrama.

[2] Patecchio, Splanamento, XIII pi.di. (crem.), 439, pag. 577: Or e arçent, qi n'à, sì va forte seguro, / mai plui va quel asai ch'ama Deu de cor puro.

[3] Guittone, Lettere in versi, a. 1294 (tosc.), 15.33, pag. 182: Di molti è cominciare, / acciò che comincianza è forte leve; / perseverare, ch'è greve, / han fatti pochi e fan pochissimi ora.

[4] Poes. an. urbin., XIII, 8.33, pag. 554: Tant'è forte addolorata, / tucta pare esmemorata, / e spesso cade pasmata / del dolor k'al cor li va.

[5] Amico di Dante, XIII ex. (fior.), Son. 18.11, pag. 736: Ed io, se 'n vano amor giovan' essuta / son nel mi' tempo, o fatto ho cosa vana, / dicovi ch'i' ne son forte pentuta...

[6] a Catenacci, Disticha Catonis, XIII/XIV (anagn.), IV, 32.5, pag. 434: Quando te credi forte sventuratu, / co(n)sidera altrui peiore statu.

[7] Giudizio universale, XIV in. (ver.), 236, pag. 63: trenta dinari eo fui vendù d'arçento / a una forto perversissima çento...

[8] Fr. Grioni, Santo Stady, a. 1321 (venez.), 910, pag. 73: Lo nocler volleva ranpognar / De ço ch'el feva e blaxemar / Mostrandose forte coroçado...

[9] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 13, pag. 138.25: et era forte expierto in arco a freze e sapeande ben tirare...

8.2 [Detto di una malattia o di un malore:] che si manifesta in grado acuto, grave.

[1] Guittone, Rime (ed. Contini), a. 1294 (tosc.), Canz. 8.123, pag. 226: ed è folle el malato / che lo dolor de la 'nfertà sua forte / e temenza di morte / sostene, avante che sostener voglia / de medicina doglia...

[2] a Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.), 22, pag. 13.25: dassi propiamente agl'iterici [[...]] e a quelli che sono levati di lunghe infermitadi e di forti.

[3] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), Sal. L. 1, cap. 2, pag. 4.1: era infermo di una forte febre quartana.

[4] Zucchero, Santà , 1310 (fior.), Pt. 1, cap. 13, pag. 104.10: E se ciò è che lla medicina aoperi subbitamente e forte, allora si de elli [[...]] mangiare mélle cotongne con un poco di mastica, per paura che -l vomire no vengna troppo forte...

[5] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 2, cap. 37, pag. 74.2: e mantanenti fo agravatu de una forte febre...

[6] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. 8, cap. 95, vol. 1, pag. 557.2: amalò di forte malatia, e passò di questa vita il seguente giorno della Bifania...

[7] Simone da Lentini, 1358 (sirac.), cap. 30, pag. 141.10: Fu significatu a lu patri, et vulendu lu patri viniri ananti chi murissi sou figlu, la febri fu cussì forti chi, ananti chi vinissi lu patri, lu figlu fu mortu.

[8] Serapiom volg., p. 1390 (padov.), Erbario, cap. 346, pag. 385.36: Q(ue)sto che è dito è vero, se quellù è homo che possa vomere sença faìga, perché l'è alguni, i qualle no pò sostegnire forte vomito.

- Avv.

[9] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 13, pag. 117.10: La iente infermava forte, morivane como le pecora.

[10] Neri Pagliaresi, XIV sm. (sen.), pt. 14, 7.8, pag. 177: Poi, tostamente, per divin volere / infermò forte e cominciò a giacere.

8.3 [Detto di una ferita:] grave, profonda.

[1] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 12.31, pag. 41: Lo peccato sì fa a l'alma la ferita cusì forte, / che li tolle Deo e i santi e l'angeli con lor sorte...

- Avv.

[2] St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom.), pag. 32.25: E Menelaus e Aias et altri presori non cessavano de ferire Pari. Ector e Eneas videro ke feriano così forte lo frate, sì lo defesero da essi...

[3] Lib. Antichr., XIII t.q. (ven.eug.>umbr.-march.), 230, pag. 111: Poi ne verà una bestia tan forte, / de sua statura serà cum unu grande munte, / entorno 'l kavo avrà-la multe corni, / ke serà longi, forti e multe grossi: / volger s' à entorno e firirà tan forte / ke de l'inferno se nn' à avrì le porte.

[4] Inghilfredi, XIII sm. (lucch.), 7.19, pag. 133: e son sì preso e sì forte feruto, / c'agio dottanza di poter campare...

[5] Serventese Lambertazzi, XIII u.v. (bologn.), 674, pag. 873: ma el se deffende a le' de palatino, / cum una maça ferì forte Ruffino...

[6] Simone da Lentini, 1358 (sirac.), cap. 7, pag. 22.10: Et Rugeri, zo audendu, prindi una lancza et valli adossu valentimenti et feriulu cussì forti chi lu gittau in terra per mortu.

8.4 [Detto del sonno, del dormire:] pesante, profondo (tanto da non interrompersi facilmente).

[1] Boccaccio, Fiammetta, 1343-44, cap. 1, par. 3, pag. 19.13: tutto il corpo dormente riscosse, e ruppe il forte sonno...

[2] Passione cod. V.E. 477, XIV m. (castell.), 514, pag. 53: A li descepoli suoi redendo, / trovale tucti in dormendo, / et li ochi loro erano serati, / de forte sonno gravati.

[3] Cronaca volg. isidoriana, XIV ex. (abruzz.), pag. 118.5: Ancora devete sapere che quando Deo fece Eva, allora mese uno forte sompno nel dicto Adamo.

- Avv.

[4] Tesoro volg., XIII ex. (fior.), L. 5, cap. 66, pag. 191.2: E così s'addormenta la madre [[...]] e dorme sì forte, che l'uomo la potrebbe innanzi uccidere che la si svegliasse.

[5] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 83, pag. 228.24: Cassius, uomo savio, e temperato, [[...]] molto bevea, e alcuna volta essendo nel consiglio dopo 'l vino s'addormentava sì forte, che se ne convenia portare a casa...

[6] Niccolò da Poggibonsi, p. 1345 (tosc.), cap. 262, vol. 2, pag. 231.9: Et io allora compresi che forte dormìa...

[7] Matteo Corr. (ed. Corsi), XIV pm. (padov.?), 1.106, pag. 149: Amore al sogno, quando forte dormo, / la tua bella figura mi presenta...

[8] Boccaccio, Decameron, c. 1370, II, 9, pag. 159.4: vvicinatosi al letto e sentendo che la donna e una piccola fanciulla che con lei era dormivan forte...

[9] Matteo Corsini, 1373 (fior.), cap. 84, pag. 107.6: fe' tanto bere quello Olofernis [[...]] che s' addormentò sì forte che non si sentiva, e non potea attendere ad altri fatti.

[10] San Brendano ven., XIV, pag. 106.30: Queli che ne bevè per una copa, ela non li fe algun inbrigamento, mo queli che ne bevè do, dormì do dì e do note e queli che ne bevè tre, dormì tre dì e tre note. E vegando lo abado questo dormir sé longo e forte, elo comenzà a pregar Dio per eli; e siando pasado li dì de lo dormir sì forte, eli se desmesedà de lo dormir...

- Forte addormentato.

[11] Perugia e Corciano, c. 1350 (perug.), cap. 19, pag. 113.10: Vivante [[...]] alquanto pone sua testa en verso la terra per fare suo poso e fo forte ardormentato.

[12] Poes. an. merid.>tosc., XIV ex., [MS] 4, pag. 126.11: O dormiglioso, forte adormentato già non sia amante, per donna aquistare. Stanotte mi levai, vennit'a lato credendomi con teco solatzare: tu eri tanto forte adormentato, che già mai non te pote' esvegliare.

8.5 [Rif. specif. all'intensità di un suono:] ad alto volume, rumoroso.

[1] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 31, pag. 533.15: E' sonava; il detto sonare fue sì forte e sì lungo, che si credè che discerasse il detto sonatore...

- Avv.

[2] Pseudo-Uguccione, Istoria, XIII pm. (lomb.), 1218, pag. 67: Lo Dives era en crucia flama, / Ad alta vose forte clama: / «Pater Abraam miserere / Qé molti è quili qe me fiere».

[3] Miracole de Roma, XIII m. (rom.), 32, pag. 576.26: et prese lo rege co la mano et portaolo pesoli fi ad le mura de Roma, et prese forte ad gridare...

[4] Quindici segni, 1270-90 (pis.), 320, pag. 258, col. 1: nu[vi]li sì s'aran raiunare, / tucti quelli che in aire sono, / et farano sì grande suono / che molti fino quelli che morrano / per la paura che arano; / et cusì forte sonando / et tal bruida menando, / tucti in mare enterano...

[5] Sermoni subalpini, XIII (franco-piem.), 9, pag. 245.35: Al seten iorn comandè Iosue ail prever que il portassen l'archa nostre Seignor entorn la cità set fiae et sonasen le tube munt fort, e tuta l'ost andas apres els.

[6] Rainaldo e Lesengr. di Udine, XIII (ven.), 139, pag. 160, col. 1: E Çilbert fo a le porte / e sì clamà Rainaldo molt e forte...

[7] Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.), canz. 44.46, pag. 157: Alor movo lo passo, / «omè - dic[end]o forte - / perché pur tarde, morte?»

[8] Serventese Lambertazzi, XIII u.v. (bologn.), 25, pag. 847: 'l caroço tolseno de presente, / in su la piaça de la cità valente / lo menòno ambe le parti comunalmente / cum gran forore. / Çascuna crida forte cum remore...

[9] Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.), pag. 167.26: e tant fort canta e sì longament ch'ey fi rauc e mut.

[10] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 16.215, pag. 188: dixe, criando monto forte, / ben lo poé ognomo oir: / 'Dominidé, Dominidé, / perchè m' ài tu abandonao?'

[11] Fatti dei Romani, 1313 (fior.), pag. 205.1: e tenea in sua mano una sanpongnia d'uno grosso rosel, cioè channa, e sanpongniava sì forte e sì bene, che molti pastori d'intorno e molti chavalieri dela masnada di Ciesare vi trassero e corsero a vedere quella maraviglia...

[12] Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 20, 97-123, pag. 416, col. 2.39: altri dixe piano, altri forte, e altri cridando...

[13] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 3, cap. 35, pag. 120.13: Kistu frineticu una nocte accummenczau a gridare sì forte, ki li autri malati, pir le sue gridate e grandi vuchi, non putianu dormire.

[14] Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342, cap. 21, pag. 102.17: l'inferno covegne obedir a la soa voxe quando 'l criò forte: "Laçaro, vè fora"...

[15] Passione genovese, c. 1353, pag. 35.33: e no intendeyva ni odyva nissum chi lo schusasse ni chi lo deffendesse, ma odiva la voxe forte criar: « Mora mora questo malvaxo pecchaor».

[16] Passione cod. V.E. 477, XIV m. (castell.), 1381, pag. 75: et Ihesù clamò molto forte / come l'omo k'è presso a morte, / dicendo ad alto: «Ely, Ely, - / et puoi - Lema sabathanì».

[17] Fioretti S. Francesco, 1370/90 (tosc.), cap. 2, pag. 63.2: e messer Bernardo similemente, dopo alcuno spazio, si pose a giacere e incominciò a russare forte a modo che s'ei dormisse molto profondamente.

[18] a Apologhi reat., XIV, 18.14, pag. 378: Poi cade lu lione ad uno laccio. / Muiava forte e dicia: «che faccio?»...

8.6 [Detto dell'età:] pienamente matura.

[1] Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.), L. 8, cap. 14, pag. 584.16: Quinto Fabio Massimo sostenne il sacerdotatico d' auguratore sessantadue anni, acquistando quello già in forte etade... || Cfr. Val. Max., VIII, 13, 3: «robusta iam aetate id adeptus».

8.7 [Detto di un odore:] penetrante (spec. in senso neg.).

[1] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. 3, cap. 8, vol. 1, pag. 118.25: I suoi parenti il tennono XII dì, tanto che forte putire facie il suo corpo...

[2] Serapiom volg., p. 1390 (padov.), Erbario, cap. 43, pag. 58.2: E ha colore rosso che someia al macis, et è go(m)ma biancha, de forte odore.

[3] a Piero de' Crescenzi volg. (ed. Sorio), XIV (fior.), L. 6, cap. 56, vol. 2, pag. 283.17: L'umulo cioè Ruvistico ovvero Livertizio lo quale fa fiori [[...]] il loro odore è acuto e forte, e sono caldi e secchi...

- Avv.

[4] Pietro da Bescapè, 1274 (lomb.), 840, pag. 48: Quatro dí el stete in morte, / Sí ke 'l pudiva molte forte.

[5] Tavola ritonda, XIV pm. (fior.), cap. 19, pag. 72.25: putiva tanto forte, che niuna persona gli poteva star presso.

[6] Tristano Veneto, XIV, cap. 79, pag. 99.6: ello sente la soa plaga [era] inflada et puçava sì forte che nigun non podeva demorar intro lui...

8.8 [Detto del pensare o dell'immaginare:] che si applica intensamente a qsa (senza occuparsi d'altro, senza distrarsi) producendone una rappresentazione vivida, profonda, che rimane ben presente alla mente o alla memoria.

[1] Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.), L. 2, cap. 11, pag. 67.2: Et se per ventura si conviene, che lo studio tuo e la sollicitudine tua sia sopra alcuna scienzia di lettere, de' aiutare l'animo e lo 'ngegno e la mente e la memoria, in quatro modi; cioè, con forte pensieri sopra quella scienza, e con continuo leggere una cosa, e in ricordamento molte fiate d'una cosa. Del forte pensare, disse Seneca, quando disse: molto pensare asottiglia lo 'ngegno, e 'l poco lo speza.

[2] Fiori di filosafi, 1271/75 (fior.), pag. 106.6: Democrito [[...]] s'abacinò delle occhi per avere più sottile ingegno e più forti pensieri.

[3] Dante, Vita nuova, c. 1292-93, cap. 15 parr. 1-3, pag. 60.19: Appresso la nuova trasfigurazione mi giunse uno pensamento forte, lo quale poco si partia da me, anzi continuamente mi riprendea...

[4] Cavalca, Specchio di croce, a. 1342 (pis.), cap. 23, pag. 102.7: Cristo in quella sera per forte immaginazione della morte incominciò a impaurire, e ad essere tristo...

[5] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 6, cap. 64, vol. 1, pag. 789.23: e giunto a Bologna, trovò che 'l podestà era col signore, e allora li montò più il sospetto, imaginando che 'l trattato fosse scoperto, e per campare sé, tanto fu forte la sua imaginazione che ssi mosse ad andare al signore...

- Avv.

[6] Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.), 1205, pag. 218: Ed io, pensando forte, / dottai ben de la morte...

[7] Lotto di ser Dato (ed. Contini), XIII sm. (pis.), 2, pag. 315: Fior di beltà e d'ogni cosa bona, / sì forte lo mio cor immaginat' ha / l'alte vertù che fan dimora e stata / indela vostr'onorata persona, / che ardente mi dona / desiderio a farne mostramento...

[8] Tristano Ricc., XIII ex. (tosc.), cap. 217, pag. 368.9: pPrezzivalle sì incomincioe forte a ppensare oltra modo, e diciea in fra ssee istesso...

[9] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 27.17, vol. 2, pag. 463: «Più non si va, se pria non morde, / anime sante, il foco: intrate in esso, / e al cantar di là non siate sorde», / ci disse come noi li fummo presso; / per ch'io divenni tal, quando lo 'ntesi, / qual è colui che ne la fossa è messo. / In su le man commesse mi protesi, / guardando il foco e imaginando forte / umani corpi già veduti accesi.

[10] Ultime imprese di Tristano, a. 1375 (tosc.), st. 7.1, pag. 27: Et cavalca pensando sì forte / della Reina Y[sotta] di valore, / che quasi il cuore aveva presso a morte / messer T[ristano], acceso del suo amore.

9 [Rif. specif. ad unità di misura (spec. in relazione a metalli):] pesante, di peso elevato (o maggiore di qsa altro).

[1] Pegolotti, Pratica, XIV pm. (fior.), pag. 133.15: Nella zecca si à due ruotoli, che tanto pesa l'uno come l'altro, ma l'oncia dell'oro è più forte che quella dell'argento tanto che le once 16 d'oro sono 1 ruotolo, e l'once 18 d'argento sono 1 ruotolo...

[2] Pegolotti, Pratica, XIV pm. (fior.), pag. 273.4: E 'l cantaro a che si pesa la cera in Arzilla fa in Sobilia cantare 1 e ruotoli 6 più, chè in Arzilla è più forte peso quello della cera e quello del cotone che dell'altre mercatantie 4 per centinaio.

[3] Doc. bologn., 1350, pag. 560.17: Ancora che siano fati tri pixi de ramo de quelo che de pesare lo bolognino groso a la rasone sovradicta, zoè l' uno zusto, l' altro fievele e l' altro forte, segondo che se convene a moneda d' argento e tuti siano ligadi in una peza e sugeladi [[...]] E, s' el se gli ne trovarae alcuno piue fievele o piue forte di dicti pixi, siano tagladi e desfati.

9.1 [Numism.] [Detto di una moneta:] pesante (e dunque di maggior valore). || Cfr. Rezasco s.v. forte: «di buon peso».

[1] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), [Svet.] L. 7, cap. 47, pag. 271.11: li advenne che aveva grande abondanzia d'oro, e mandavalo a vendere in Lombardia, che allora prendevano de la lira quatro denari di forte moneta.

[2] a Jacopo da Firenze, Tract. algorismi, 1307 (fior.), cap. V, pag. 24.36: [30] Nelle fiere di Campagna si compera e vende e fannosi tutti i pagamenti a provenigini forti e ' provenigini si vendono a doççina.

[3] Doc. lucch., 1332-36, pag. 109.28: Entraci fior. forti a s. lxviiij l'uno fior. Cxxvij s. xxiij d. viij pic(cioli)...

[4] Doc. lucch., 1332-36, pag. 136, col. 1.15: Nello Chastrachani de avere ditto die, avemmo chointanti fior. ottanta d' oro forti, lb. CCxxxij.

[5] Pegolotti, Pratica, XIV pm. (fior.), pag. 154.30: ed entrane in uno marchio tanti dell'uno come dell'altro, cioè da soldi 17 1/2 in soldi 18 e 1/2 a conto per marchio come sono, da forti a fieboli, sicchè comunalmente n'entrano in uno marchio soldi 18...

[6] Pegolotti, Pratica, XIV pm. (fior.), pag. 255.16: In Londra si à 2 maniere di pesare argento, cioè il marchio della zecca della Torre di Londra, che è appunto col marchio di Cologna della Magna, e l'altro si è il marchio degli orfevori cioè degli orafi di Londra, ch'è più forte e più grande marco che quello della Torre sterlini 5 e 1/3, di sterlini 20 per 1 oncia e d'once 8 per 1 marco.

10 [Detto di una spezia o di una pietanza:] particolarmente saporito, piccante. || Spesso in opp. a dolce.

[1] a Proverbi e modi prov., XIII/XIV (sen.), pag. 115.11: Finochio dolce e pepe forte.

[2] Zucchero, Santà , 1310 (fior.), Pt. 3, cap. 3, pag. 148.5: E chi usare vuole chotale charne, di tanto come l'uomo l'usa a pepe nero più forte, tanto valle meglio per sua malizia amendare.

[3] Zibaldone da Canal, 1310/30 (venez.), pag. 77.11: la chanella [[...]] vuol esser de chollore roxeta e vuol esser sotil e forte a la bocha e chosì è bona...

[4] a Tariffa pesi e misure, p. 1345 (venez.), pag. 71.4: Chanela [[...]] vuol esser forte e dolze: la bona è inchanelada, e con schorzo sotil...

[5] Ricette di cucina, XIV m. (fior.), 5, pag. 7.24: Se vuoli fare torta di buono battuto fine e comunale per xx persone, togli [[...]] meça libra di spetie dolci e forti, mescolate e bene gialle, e uno quarro meço di çafferano sodo per sé.

[6] a Doc. fior., 1359-63, pag. 84.12: A dì xxviij domenicha per erbe forti per frittelle d. iiij.o...

[7] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. VI (ii), par. 14, pag. 368.32: si richiede l' artificio del cuoco in fare che quel che si cuoce [[...]] non abbia alcun sapore noioso al gusto, come sarebbe o troppo salato o troppo acetoso o troppo forte di spezie o del contrario a queste...

[8] A. Pucci, Rime (ed. Corsi), a. 1388 (fior.), 46.63, pag. 873: Appresso a queste son le trecche accorte / che vendon camangiare e senapina / e d'ogni ragion erbi, dolce e forte.

[9] a Apologhi reat., XIV, 4.4, pag. 669: Envitò el topo della citade, / aparicchiò de forti peperate, / et sedero ad mangnare en un verçieri, / et asaiaro de forti sapori.

- [Detto di un agrume:] dal sapore aspro.

[10] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 17.117, vol. 3, pag. 290: ho io appreso quel che s'io ridico, / a molti fia sapor di forte agrume...

[11] Gl Francesco da Buti, Par., 1385/95 (pis.), c. 17, 106-120, pag. 508.8: A molti fi' sapor di forte agrume; cioè a molti dispiacerà, come dispiace lo sapore molto agro.

- [Con valore neg.:] pesante, indigesto.

[12] Garzo, Proverbi, XIII sm. (fior.), 73, pag. 298: 29. Cibo ch' è forte / press' è alla morte.

[13] Zucchero, Santà , 1310 (fior.), Pt. 2, [cap. 1], pag. 123.16: Onde a coloro a qui chagiono i chapelli per sì fatte chagioni, sì lloro conviene usare buone vivande chalde e umide [[...]] e ch'elle no sieno salate nè forti...

10.1 [Detto del vino:] ad alta gradazione alcolica.

[1] Uguccione da Lodi, Libro, XIII in. (crem.), 243, pag. 608: la gracïa de Deu, nul om la pò trovar / per çaser en bon leto e dormir e paussar, / per bever forte vino né per tropo mançar...

[2] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), Disputatio mensium, 358, pag. 15: E' g'impio le carere de vin de molt mainere, / De fort e anc de quel k'è dolce com la mere...

[3] Memoriali bologn., 1279-1300, (1282) 3.2, pag. 9: «Pur bii del vin, comadre, e no lo temperare, / ché, se lo vin è forte, la testa fa scaldare».

[4] Regimen Sanitatis, XIII (napol.), 556, pag. 579: Ancora te solleceto [[...]] onne maitino bevere da lo giorno primaro / uno gocto mediocre de vino forte e claro...

[5] <Zucchero, Esp. Pater, XIV in. (fior.)>, pag. 80.1: le buone vivande, e forti vini l'accendono [[scil. il peccato di lussuria]], e nodriscono altresì come lo scame e la grascia che inforza, et accende il fuoco.

[6] Paolino Minorita, 1313/15 (venez.), cap. 59, pag. 85.13: Dêse ancora amaistrar k' elli se varda da tropo vin e da vin forte, perciò k' ello enflama a carnal concupiscentia...

[7] Palladio volg., XIV pm. (tosc.), L. 11, cap. 14, pag. 260.7: L'uve nere generano vin forte, e potente: le rosse vin soave: le bianche le più volte vin mezzolano.

[8] Simone da Lentini, 1358 (sirac.), cap. 12, pag. 55.18: soy inimichi, vulendusi difendiri di lu fridu, bivianu vinu forti, inbriacavanusi et non potianu viglari...

[9] Doc. imol., 1362-63, pag. 337.31: Item rezevii da Franzesco [[...]] L chuorbe de vino vecho de Nagni e forte fo estimado s. VIII la chuorbe L. XX.

[10] Mascalcia G. Ruffo volg., a. 1368 (sic.), Di la guardia..., pag. 572.15: Ancora esti utili a lu cavallu lavarili la bucca dintru cun vinu caldu, e sia bonu vinu forti, fricanduli la buca cun lu sali.

[11] Serapiom volg., p. 1390 (padov.), Erbario, cap. 24, pag. 29.15: Dadi è un granello piçolo, a similitudine de orço, e sè de amaro savore [[...]] E fortifica lo odore de lo vino e fa lo vin più forte e più possente a inivriare.

- [Con valore neg.:] inacidito.

[12] Pratica del vino, 1342/48 (fior.), pag. 9.11: Una botte che sentisse, il vino vi fosse dive[n]tato forte come acieto, anche quando è vota, e tu vi fa' bolire una cienerata...

[13] Pratica del vino, 1342/48 (fior.), pag. 9.31: Una bote che sia in volta o in ciela chavata, quando è beuto il vino sì ve se ne vole lasciare entro uno pocho (se cos'è che 'l vino sia buono e no sia forte né altro mal sapore), forse due quarti...

10.1.1 [Detto dell'aceto].

[1] Cura uccelli di ratto, XIV in. (tosc.), pag. 23.1: e 'l terzo dì il lieva d' in sul panno, e bagna il panno coll' aceto forte, e larghera'vi su stare il falcone per due dì...

[2] Virtù del ramerino (ed. Bénéteau), 1310 (fior.), pag. 249.1: tolli la radicie del ramerino e fallo bollire in fortisimo acieto...

[3] Zibaldone da Canal, 1310/30 (venez.), pag. 95.26: Item tuo' la radixe de lo rosmarin e fa'-lla bollir in axedo forte e lavate li piè...

[4] Cenne de la Chitarra, XIII ex.-a. 1336 (aret.), 2.6, pag. 423: Io vi doto, del mese di gennaio, [[...]] da ber aceto forte galavrese...

[5] Pegolotti, Pratica, XIV pm. (fior.), pag. 372.18: e poi togli aceto bene forte un grande bicchiere, e mettilo in sull'acqua colata...

[6] Lapidario estense, XIV pm. (trevis./friul.), cap. 52, pag. 162.14: E chi la mescla cun bouno acieto forto e bagni-sse le mane e poi pigla uno fero abrasiato di fuoco in mane, el no ge porrà niente né no ge scoterà niente.

[7] Passione cod. V.E. 477, XIV m. (castell.), 1403, pag. 76: la bocca sancta ebbe bagnata / d'uno aceto molto forte.

[8] Serapiom volg., p. 1390 (padov.), Erbario, cap. 126, pag. 130.31: E mesceasce etiandio cum axéo forte e metese sovra la rogna ulceroxa, e curala.

[9] Thes. pauper. volg. (ed. Rapisarda), XIV (sic.), cap. 30, pag. 41.17: Item la radicata di lu lapaczu in achitu forti et pistatu et suposta, curanu d'immuderatu tumori di meucza.

[10] Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.), cap. 65, pag. 181.19: lavese lu palatu fortem(en)te co(n) sale et aceto forte resoluto...

10.2 [Detto specif. dell'olio (in opp. a dolce):] robusto.

[1] Bonafé, Tesoro, 1360 (emil.), 773, pag. 150: Quel legno dico el sia unto / D' olio dolce, d' altro non punto, / Che s' el fusse onto d' olio forte, / Poreve a le sede eser la morte.

11 [Rif. ad un movimento o alla capacità di movimento:] che procede a velocità elevata (o ne ha la possibilità), rapido.

[1] Cielo d'Alcamo, Contrasto, 1231/50 (sic.>tosc.), 18, pag. 178: se ci ti trova pàremo cogli altri miei parenti, / guarda non t'ar[i]golgano questi forti cor[r]enti.

[2] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 3, vol. 1, pag. 117.3: e 'l valente Lacon, e Aello forte nel corso... || Cfr. Ov., Met., III, 219: «cursu fortis Aello».

[3] Esopo tosc., p. 1388, cap. 37, pag. 174.5: Cavalcando il vetturale una sua mula [[...]] facievala andare d'uno forte ambio.

[4] Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.), cap. 110, pag. 232.4: Fase alcuna fiata una casuale lesione i(n) lo mast(r)o nervu d(e) la gamba [[...]], le q(u)ale lesiuni advene voi i(n) d(e) lo fo(r)te andar(e) d(e) lu c., vo' i(n) curso...

- Avv.

[5] Guido Cavalcanti (ed. Contini), 1270-1300 (fior.), 3.4, pag. 494: Biltà di donna e di saccente core [[...]] adorni legni 'n mar forte correnti [[...]] ciò passa la beltate e la valenza / de la mia donna e 'l su' gentil coraggio...

[6] Serventese Lambertazzi, XIII u.v. (bologn.), 625, pag. 871: «Chi è bom guelfo, sì me tegna driedo / sença tardare». / Alora se mixe forte a cavalcare / pedoni e cavalieri sença tardare: / fono a la tera e començòn andare / entro a la porta...

[7] Tesoro volg., XIII ex. (fior.), L. 3, cap. 2, pag. 13.3: Al cominciamento corre lentamente, se non quando tocca la marca de' Mediani, che allora immantinente corre forte...

[8] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), Sal. L. 2, cap. 8, pag. 52.20: Missesi in via battendo e camminando forte, e venne ad una città che si chamava Genevri...

[9] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 47, pag. 243.16: molte volte quello ch'è diviso parrà congiunto, e quelle che sono scevere paiono uno; onde se girassi una croce forte, parrebbe uno tagliere tondo; questo difetto genera il movimento.

[10] Dante, Convivio, 1304-7, I, cap. 5, pag. 22.12: dicemo del cavallo virtuoso, che corre forte e molto...

[11] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 53.206, pag. 313: semper vai corrando forte / jornaa fazando enver' la morte...

[12] Buccio di Ranallo, S. Caterina, 1330 (aquil.), 210, pag. 377, col. 2: La vergene [[...]] andosenne con genti / ch'erano soy serventi; / andò forte et veloce...

[13] Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342, cap. 3, pag. 12.2: Volî-vu zuiar per questi adornamenti che 'l caval sia bon e de gran virtue? O ve par forsse meglio che la soa virtue sia e se cognossa in corre' forte e tosto e s'el ha bon pé e forti... || Cfr. lat.: «in velocitate cursus».

[14] Tavola ritonda, XIV pm. (fior.), cap. 92, pag. 352.14: comincia fort a fuggire, e vassene sì come fosse una folgore che lo ne menasse.

[15] Lucidario ver., XIV, III, pag. 248.15: Ysael [[...]] corea sì forto che vencea li cavrioli e li dayni in la foresta...

11.1 [Detto del polso, del battito del cuore:] accelerato, che batte velocemente (più del normale).

[1] Zucchero, Santà , 1310 (fior.), Pt. 2, cap. 8, pag. 135.12: Li sengni dela chalda conplexione naturale del quore sono questi: avere lo petto largho e piloso, lo polso forte e movente, e grande alena...

- Avv.

[2] Intelligenza (ed. Berisso), XIII/XIV (tosc.), 189.9, pag. 78: il dì salia su la rocc' a vedere / se 'nsegne o legni vedesse venire, / e 'l cuor le battea forte di timore.

[3] Boccaccio, Fiammetta, 1343-44, cap. 7, par. 2, pag. 216.11: e postasi a sedere, battendole forte il petto, negli occhi lieta, più volte cominciò a parlare...

[4] Boccaccio, Decameron, c. 1370, II, 8, pag. 147.5: La quale come il giovane vide, senza alcuna parola o atto fare, sentì con più forza nel cuore l'amoroso ardore, per che il polso più forte cominciò a battergli che l'usato...

12 [Detto di un terreno:] che si presenta compatto e resistente (specif. per la sua natura argillosa).

[1] Palladio volg., XIV pm. (tosc.), L. 2, cap. 13, pag. 64.13: Lo sabbione nero, e rosso, al quale è mischiata terra forte, è buono, e utile. || Cfr. Palladio, Op. Agr., II, 13, 5: «cui fortis terra permixta est».

[2] Bonafé, Tesoro, 1360 (emil.), 39, pag. 100: Lo terre[n] ch' è tra dolce e forte / Ama formento d' ogni man sorte...

[3] a Piero de' Crescenzi volg. (ed. Sorio), XIV (fior.), L. 2, cap. 15, vol. 1, pag. 171.30: 'l campo forte e tenace, e stretto e di malvage erbe ripieno, non si lavora ad ammendamento e sottigliamento, se non per quattro arature: ed al poroso e sottile, il quale ha terra monda, forse basterà un'aratura o due, o al più tre.

[u.r. 27.02.2023; doc. parzialm. aggiorn.]