0.1 schilla, schuilla, squilla, squille.
0.2 Got. *skilla (DELI 2 s.v. squilla 2).
0.3 Stat. pis., 1304: 2.
0.4 In testi tosc.: Stat. pis., 1304; Dante, Rime, a. 1321; Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.).
In testi sett.: Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.).
0.7 1 Campana di piccole dimensioni dal suono acuto (usata spec., fra le campane della torre campanaria, per segnalare l'ora del vespro, a sera, e del mattutino, all'alba). 1.1 [Generic.:] campana (dal suono vivo). 2 Meton. [Spec. al plur., con rif. all'ora della giornata segnalata dal rintocco della squilla]. 3 Signif. non accertato.
0.8 Elisa Guadagnini 09.02.2010.
1 Campana di piccole dimensioni dal suono acuto (usata spec., fra le campane della torre campanaria, per segnalare l'ora del vespro, a sera, e del mattutino, all'alba).
[1] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 8.5, vol. 2, pag. 121: Era già l'ora [[...]] che lo novo peregrin d'amore / punge, se ode squilla di lontano / che paia il giorno pianger che si more...
[2] Gl Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 8, 1-18, pag. 131, col. 1.10: squilla çoè campana, ch'i notifichi la morte del çorno...
[3] Gl Francesco da Buti, Purg., 1385/95 (pis.), c. 8, 1-18, pag. 173.26: se ode squilla; cioè campana piccula, di lontano...
[4] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 14, pag. 121.28: Quanno questa iente ionta fu e l'oste allocata, notte era e era l'ora che sonava la squilla.
- Campana della squilla.
[5] Gl Cronaca sen. (1202-1362), c. 1362, pag. 120.7: e di subito mandoro per uno maestro a Pisa el quale era un buono maestro, e fecero fare la chanpana grossa e la chanpana della schuilla, la quale è quella, che suona da sera doppo le due ore, e ancho suona alle volte quando è attachato el fuocho per la città .
- Suonare alla squilla.
[6] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 14, pag. 122.3: odiero le campane de San Dionisi de Francia e lle campane de Santa Maria delle Sciampelle che alla squilla sonavano. Anche odiero tutti li matutini delli religiosi e delle capelle che dereto li sequitano.
1.1 [Generic.:] campana (dal suono vivo).
[1] Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 12, pag. 423.27: Turno per paura fuggendo, sì come il cane de' cacciatori, quando à trovato il cervo inchiuso nel fiume o circundato della paura delle rosse penne, seguendo squilla, e sta alla baia...
[2] Gradenigo, Quatro Evangelii, 1399 (tosc.-ven.), c. 10.151, pag. 69: Ma gli pastor del gregge se disperse, / anunciando per citate et ville, / et claro ogni veduta cosa aperse / con canti, tube et con sonante squille.
[3] Poes. an. pis., XIV, 114, pag. 9: Poi vo' che sia pregato / che tu mi deggia far dodici ville, / tronbe, canpane e squille, / tutte d' intorno a questo mie palagio...
- Campana di guerra. || (Caprettini).
[4] Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.), cap. 6, par. 13, comp. 55.12, pag. 143: La prima schiera de Turno gagliardo / condusse al campo la degna Camilla, / e valorosa, con feroce sguardo, / contra gli Iliaci mosse la sua schilla.
2 Meton. [Spec. al plur., con rif. all'ora della giornata segnalata dal rintocco della squilla].
[1] Stat. pis., 1304, cap. 68, pag. 713.18: Et sia tenuto lo vagellaio di levarsi la nocte, da la squilla innanti, a qualunqua hora vorrà quelli cui è lo vagello, a lavorare...
[2] Dante, Rime, a. 1321, 46.69, pag. 170: S'io avessi le belle trecce prese, / che fatte son per me scudiscio e ferza, / pigliandole anzi terza, / con esse passerei vespero e squille...
[3] Matteo Frescobaldi, Rime, a. 1348 (fior.), D. 34.8, pag. 122: Questo sol par che mmi sigilli e stampi / tal che tterza mi par dopo le squille.
[4] Velluti, Cronica, 1367-70 (fior.), pag. 153.4: Stette in quella pena infino a le squille, e poi passò di questa vita.
[5] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 109.6, pag. 145: Ivi m'acqueto; et son condotto a tale / ch'a nona, a vespro, a l'alba et a le squille / le trovo nel pensier, tanto tranquille / che di null'altro mi rimembra o cale.
[6] Antonio da Ferrara, XIV s. e t.q. (tosc.-padano), 82.7, pag. 353: così cercato ho le rime soave, / passando col pensier più là che 'l ville, / col digiunar talor fine a le squille, / per far che del tuo priego me desgrave.
[1] Antonio da Ferrara, XIV s. e t.q. (tosc.-padano), 32.77, pag. 295: Ma uno altro pensier me struge e rode, / sol per ricordo d'una bella anzilla, / che, sopran fermo in schilla, / du' occhi ladri, in su i bei fior' cantava.
[u.r. 16.10.2013]