LACRIMARE (2) s.m.

0.1 lacremar, lacrimare, lagrimar, lagrimare, lagrimari.

0.2 V. lacrimare.

0.3 Dante, Vita nuova, c. 1292-93: 1.

0.4 In testi tosc.: Dante, Vita nuova, c. 1292-93.

In testi mediani e merid.: Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.).

0.7 1 L'atto di versare lacrime, pianto. 2 Lo stillare di umori.

0.8 Angelo Rossi 04.04.2011.

1 L'atto di versare lacrime, pianto.

[1] Dante, Vita nuova, c. 1292-93, cap. 12 parr. 1-9, pag. 42.1: E poi che alquanto mi fue sollenato questo lagrimare, misimi ne la mia camera, là ov' io potea lamentarmi sanza essere udito...

[2] Guido Cavalcanti (ed. Contini), 1270-1300 (fior.), 15.10, pag. 508: D'angosciosi dilett' i miei sospiri [[...]] / giriano agli occhi con tanta vertute, / che 'l forte e 'l duro lagrimar ch' e' fanno / ritornerebbe in allegrezza e 'n gioia.

[3] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 2.59, pag. 8: Lo lacremar non fuge, d'amor, che t'ha legata.

[4] Fr. da Barberino, Doc. Am., 1314 (tosc.), pt. 2, 5, reg. 125.1, vol. 2, pag. 230: Non si disdice leggier lagrimare / in donna o dubitare, / ma forte vile creduto n' è l'uomo, / se non ben guarda perché, dove e como.

[5] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 22.84, vol. 2, pag. 379: Vennermi poi parendo tanto santi, / che, quando Domizian li perseguette, / sanza mio lagrimar non fur lor pianti...

[6] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 1, cap. 34, pag. 116.3: Non sai tu che per lo tuo lagrimare il ricevuto danno non menoma?...

[7] Boccaccio, Fiammetta, 1343-44, cap. 7, par. 4, pag. 221.10: Così il lungamente afflitto petto ancora amava gli assuefatti lagrimari.

[8] Petrarca, Disperse e attribuite, a. 1374, 183.9, pag. 238: Da voi dimando solo un lagrimare / Quando siete dinanzi a la mia donna, / Dal cuor dimando solo un sospirare.

[9] Poes. music., XIV (tosc., ven.), [Zacc] ball. 1.17, pag. 309: Sterpo non è per quisti umbrosi colli / né fior nasce né foglie qui fra nui, / che del mio lagrimar non faccia molli, / privo del lume de' belli occhi tui.

2 Lo stillare di umori.

[1] Palladio volg., XIV pm. (tosc.), L. 3, cap. 41, pag. 131.6: Le viti che per lo troppo lagrimare perdono il frutto, dicono i Greci, che nello stipite si vuol fare un seno, cavando in lei, e lacerandola.