RITMO s.m.

0.1 rismi, rismo, rismu, rithimi, rithimo, rithymi, ritimi, ritmi, rittimi.

0.2 Lat. rhythmus (DELI 2 s.v. ritmo).

0.3 Guido Cavalcanti (ed. Contini), 1270-1300 (fior.): 1 [7].

0.4 In testi tosc.: Guido Cavalcanti (ed. Contini), 1270-1300 (fior.); Cavalca, Ep. Eustochio, a. 1342 (pis.).

In testi sett.: Amaistramenti de Sallamon, 1310/30 (venez.); Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.).

In testi mediani e merid.: Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.); a Catenacci, Disticha Catonis, XIII/XIV (anagn.).

In testi sic.: Senisio, Declarus, 1348 (sic.).

0.5 Le forme con ‑s‑ (rismi, rismo, rismu), di cui si acclude la documentazione esaustiva, potrebbero dipendere dalla trasformazione di theta in s avvenuta in gr. tardo (cfr. l'alternanza arismetica/aritmetica discussa in LEI 3, 1194.42). La presenza di ‑s‑, tuttavia, potrebbe anche spiegarsi postulando una mediazione o un influsso galloromanzo (come parrebbe suggerire Stussi, con rif. agli Amaistramenti de Sallamon): da notare che il fr. attesta soltanto il femm. rime/risme, mentre il prov. (come il cat.) attesta anche il masch. rim 'rima'.

Locuz. e fras. parlare per ritmi 1.

0.7 1 [Metr.] Segmento testuale che si costituisce come unità (all'interno di un testo) e si fonda su una struttura che regola il numero delle sillabe, la posizione degli accenti (e specif. dell'ultimo accento tonico) ed eventualmente la sequenza fonica successiva all'ultimo accento tonico; lo stesso che verso. Unità composta da una det. sequenza di versi (gen. la terzina). 1.1 [Come unità di composizione specif. volgare (in opp. al cursus o ai "versi" del lat.)]. 1.2 [Metr.] Meton. Testo in versi. 2 [Metr.] Lo stesso che rima? 3 [Titolo di un'opera di Avicenna].

0.8 Elisa Guadagnini 20.04.2011.

1 [Metr.] Segmento testuale che si costituisce come unità (all'interno di un testo) e si fonda su una struttura che regola il numero delle sillabe, la posizione degli accenti (e specif. dell'ultimo accento tonico) ed eventualmente la sequenza fonica successiva all'ultimo accento tonico; lo stesso che verso. Unità composta da una det. sequenza di versi (gen. la terzina).

[1] Boccaccio, Amorosa Visione, c. 1342, Rubr., pag. 3.2: Nelli tre infrascritti sonetti si contengono per ordine tutte le lettere principali de' rittimi della infrascritta Amorosa Visione.

[2] Guido da Pisa, Fatti di Enea, XIV pm. (pis.), cap. 15, pag. 29.6: Di questo cavallo [[...]] in tre ritimi ne fa menzione Dante nel vigesimo sesto Canto della prima Cantica della sua Commedia...

[3] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, Accessus, par. 16, pag. 4.5: nel presente trattato veggiamo che, essendo tutti i rittimi d' equal numero di sillabe, sempre il terzo piè nella sua fine è consonante alla fine del primo, che in quella consonanza finisce...

[4] Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), Proemio, pag. 6.18: E ciascuno canto si divide nelli suoi ritimi o vero ternari, e li ritimi o vero ternari si dividono in versi.

[5] Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.), cap. 1, par. 71, pag. 80.13: Nota che li soneti continuy se possono fare incroxati e dimidiati segondo lo piacere de l'omo, purché tutti li versi delo soneto continuo sianno solamente de due consonancie nela fine deli rithimi.

- Parlare per ritmi.

[6] Cavalca, Ep. Eustochio, a. 1342 (pis.), cap. 9, pag. 412.1: Pregoti ancora, che tu non vogli parere, nè mostrarti troppo savia, nè letterata, massimamente de' libri poetici, e filosofici; nè studj di parlar composto, e per ritmi, e motti...

- [Rif. ad un testo o una tipologia testuale:] l'essere in versi. || Cfr., per lo stesso es. cit., arismo e orismo.

[7] Guido Cavalcanti (ed. Contini), 1270-1300 (fior.), 47.3, pag. 557: Da più a uno face un sollegismo: / in maggiore e in minor mezzo si pone, / che pruova necessario sanza rismo... || Contini: «veste poetica?».

1.1 [Come unità di composizione specif. volgare (in opp. al cursus o ai "versi" del lat.)].

[1] Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.), 23.25, pag. 145: non ce iova far sofismi / a quelli forti siloismi / né per curso né per rismi, / che lo vero non sia appalato.

[2] a Catenacci, Disticha Catonis, XIII/XIV (anagn.), Epilogo 2.1, pag. 476: Cato fe' versi et li rismi feci eo / ma tucto sta i(n)de la gr(aci)a de Deo.

[3] Boccaccio, Trattatello (Chig.), 1359/62, pag. 151.18: conciofossecosa che Dante fosse in iscienza solennissimo uomo, che a comporre così grande opera e di sì alta materia, come la sua Comedia appare, il mosse più tosto a scrivere in rittimi e nel fiorentino idioma che in versi, come gli altri poeti fecero.

1.2 [Metr.] Meton. Testo in versi.

[1] Amaistramenti de Sallamon, 1310/30 (venez.), 257, pag. 108: E chui de bon cor leçe questo ditato, / pregemo Dio e miser sen Donato / che li varda e perdona ogno pechato / e sen Vitore. / Chi i(n)prende questo rismo de bon core, / Dio li defenda de mal e de dollore...

2 [Metr.] Lo stesso che rima?

[1] Senisio, Declarus, 1348 (sic.), 252v, pag. 109.28: Ritinus ni vel Ritimus mi... sonus in versu, qui dicitur rismu, vel concordia vocum et sillabarum...

3 [Titolo di un'opera di Avicenna].

[1] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 4, pag. 67.16: Avicenna [[...]] fece li Rittimi e 'l sesto de Natura lib. e in Loica, e in Metafisica...

[u.r. 14.10.2013]