GARRIMENTO s.m.

0.1 garimento; f: garrimento.

0.2 Da garrire.

0.3 Chiose a Valerio Massimo (D - L. I-V), c. 1346 (tosc.): 1; Boccaccio, Chiose Teseida, 1339/75: 2.

0.4 Att. unica nel corpus.

0.7 1 Lo stesso che garrito. 2 Aspro rimprovero.

0.8 Rossella Mosti 26.11.2015.

1 Lo stesso che garrito.

[1] Chiose a Valerio Massimo (D - L. I-V), c. 1346 (tosc.), chiosa b [II.1.1], pag. 31v.13: ma «augurio» è propiamente quello indovinamento che si pigliava nel garrimento degl'uccelli o in quello ch'egli faceano, onde «augurio» è una congettura del futuro. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

2 Aspro rimprovero.

[1] Boccaccio, Chiose Teseida, 1339/75, L. 7, 30.1, pag. 456.9: Dice che v'è ogni Differenza, cioè ogni maniera di quistione e di riotta. Dice ancora che ogni luogo v'è strepente, cioè risonante, d'aspre Minaccie e di Crudele Intenza, cioè garimento, i quali,come noi conosciamo apertamente, sono atti d'adirati.

[2] Agostino da Scarperia (?), Città di Dio, a. 1390 (tosc.), L. V, cap. 27, vol. 2, pag. 295.12: che li loro detti siano tali, che si debbano più tosto disputare che atterrare, con garrimento svergognatissimo e quasi riprensorio ovvero con levità giocolaria, ristringano le loro parole di truffe... || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[u.r. 26.11.2015]