CASTRIMAG̀A s.f.

0.1 castrimagia.

0.2 Cfr. lat. mediev. castrimargia (Uguccione da Pisa, in Cecchini, Uguccione, C 66, 13: «a castus hec castimonia -e, idest castitas, et hec castrimargia idest gule concupiscentia, ventris ingluvie, per contrarium, quia non faciat castos») e gastrimargus (San Tommaso, Sententia Ethic., lib. 3 l. 20 n.11: («Et ideo tales dicuntur gastrimargi, a gastir, quod est venter, et margos, quod est furor vel insania», cit. dall'Index Thomisticus).

0.3 Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.): 1.

0.4 Att. nel corpus solo in Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.).

0.6 N Doc. esaustiva.

0.7 1 Lo stesso che commensazione, fattispecie del vizio della gola che consiste nell'ingerire cibo in quantità eccessiva.

0.8 Francesca Faleri 22.06.2011.

1 Lo stesso che commensazione, fattispecie del vizio della gola che consiste nell'ingerire cibo in quantità eccessiva.

[1] Gl Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.), c. 23, proemio, pag. 427.23: Due sono principalmente le spezie di questo vizio della gola: castrimagia, o vero commensazione, ed ebrietade. È detta castrimagia, peṛ che nelli castri, cioè campi e osti del ventre tutte le cose attuffa...