GRACIDARE v.

0.1 gracida, gracidano, gracidar, gracidare, graciderà , gracido.

0.2 DELI 2 s.v. gracidare (lat. gracitare, graccitare).

0.3 Dante, Commedia, a. 1321: 1.

0.4 In testi tosc.: Dante, Commedia, a. 1321; Chiose Selmiane, 1321/37 (sen.); Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.).

In testi sett.: Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.); Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.).

0.7 1 Emettere il verso, rauco e intermittente, proprio della rana (detto della rana stessa o di altro animale o persona la cui voce gli somigli o lo imiti). 1.1 Sost. Il verso della rana, o l'atto di emetterlo.

0.8 Sara Ravani 13.10.2011.

1 Emettere il verso, rauco e intermittente, proprio della rana (detto della rana stessa o di altro animale o persona la cui voce gli somigli o lo imiti).

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 32.31, vol. 1, pag. 547: E come a gracidar si sta la rana / col muso fuor de l'acqua, quando sogna / di spigolar sovente la villana, / livide, insin là dove appar vergogna / eran l'ombre dolenti ne la ghiaccia...

[2] Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 32, 25-39, pag. 750, col. 2.22: Qui tocca del sito delle anime che in quello logo sono punite e dixe exemplificando che sí come lo luglio sta le rane a gracidare o ver cantare cum lo muxo for de l'aqua...

[3] Chiose Selmiane, 1321/37 (sen.), cap. 32, pag. 164.18: Di state, nel tempo che le villane vanno a spigolare, e le ranocchie gracidano e tengono pure el muso di fuore dall' acqua, e tutto l' altro busto tengono dentro nell' acqua.

[4] Fazio degli Uberti, Rime varie, a. 1367 (tosc.), 8 [accidia].7, pag. 52: Cotal me son, qual m' era ne la culla; / non ho piú pie' né piú mane né occhia; / gracido e muso come una ranocchia, / scalza e ignuda, con la carne brulla.

[5] Canzoniere del sec. XIV, a. 1369 (tosc.occ.), 2.45, pag. 9: Non ubidicte mai a padre filio, / prima che uscisse fuor di pueritia, / com'io costei che m'è data per domina, / la qual qui non si nomina / sol per temensa della sua iustitia, / benché la lingua mia, con voce tacida, / suo dolce nome dì e notte gracida.

[6] Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 32, 25-39, pag. 810.21: e però vuol dire che di giugno e di luglio, quando è segato il grano, che ' ranocchi stanno alle ripe dell'acque col capo fuori a gracidare...

[7] Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.), cap. 1, par. 31, comp. 5.14, pag. 73: Ma da molti vilani fu impedita; / onde la dea turbata e scolorita / tutti i vilani converse in ranochi; / e quei saltonno a gracidar nel braco.

[8] Bibbia (08), XIV-XV (tosc.), Sof 2, vol. 8, pag. 301.14: e la voce che canterà alla finestra sarà il corvo che graciderà nelle parti di sopra dell' uscio, però ch' io gli scemerò la forza sua.

1.1 Sost. Il verso della rana, o l'atto di emetterlo.

[1] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 22, pag. 387.18: e un'altra similitudine pone nelli ranocchi, che scevicano acqua nel loro gracidare.

[2] Jacopo Passavanti, Specchio, c. 1355 (fior.), dist. 3, cap. 2, pag. 45.17: Io lascio alle rane il gracidare e a' corvi il crocitare, e le cose vane del mondo agli uomini vani...

- [Detto di uccelli:] lo stesso che garrito.

[3] Leggenda Aurea, XIV sm. (fior.), cap. 144, S. Francesco, vol. 3, pag. 1268.19: Ed entrando fra esse, l'augelle non si mossono punto; ma perché per lo molto gracidare, non si potieno intendere insieme l'uno l'altro, disse san Francesco: «Suore augelle, cessatevi del cantare infin a tanto che noi rendiamo debite laude a Dio». || Cfr. Legenda aurea, CXLV, 194: «Quibus intrantibus aves mote non sunt, sed quia ob nimium garritum se ad invicem audire non poterant...