IMAGO s.f.

0.1 imago, immago, ymago.

0.2 Lat. imago.

0.3 Onesto da Bologna, XIII sm. (tosc.): 2 [3].

0.4 In testi tosc.: Onesto da Bologna, XIII sm. (tosc.); Dante, Commedia, a. 1321; Francesco da Buti, Par., 1385/95 (pis.); Cicerchia, Risurrez., XIV sm. (sen.).

0.6 N Per plur. del tipo imagi v. image s.f./s.m.

Doc.: cit. tutti i testi.

0.7 1 L'apparenza esteriore di qsa o qno (in quanto percepibile dalla vista, in quanto frutto di una rappresentazione mentale). 1.1 Un corpo in quanto si manifesta o è visibile; apparenza esteriore, fattezze. 2 Figura artificialmente creata su un supporto fisico. [In partic.:] figura dotata di valore simbolico. 3 [Ret.] Figura retorica che consiste nel rappresentare un concetto mediante un'immagine.

0.8 Elisa Guadagnini 14.12.2011.

1 L'apparenza esteriore di qsa o qno (in quanto percepibile dalla vista, in quanto frutto di una rappresentazione mentale).

[1] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), son. 287.6, pag. 187: Alor smaritte e voltossi da canto, / dove l'ymago di sua donna splende, / avolupata cum un verde manto, / e sconosuta ver' caschun si ostende.

[2] Giovanni Quirini, XIV s.-t.d. (tosc.-ven.), 75.5, pag. 143: dovresti la sua [[scil. della tua donna]] bella ymago, / che tiene in sé la tua morte nascosa, / fugir sí come obscura e tenebrosa / e non di sua beltà chiamarti pago...

[3] Gradenigo, Quatro Evangelii, 1399 (tosc.-ven.), c. 18.146, pag. 124: Magior testimoniança di me apare / che di Çuanne, perché il Padre mio / per testimon di me l'ebbe a mandare; / né mai udisti, sì come intendo io, / la voce sua, né vedesti l'ymago, / né il suo parlar, qual fosse buono o rio...

[4] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 197.108, pag. 223: Dopo costui regnò Ermeide mago / col fratel per inganno un anno forse; / poi venne Dario a la reale imago / figlio d'Itaspi...

[5] Cicerchia, Risurrez., XIV sm. (sen.), cant. 2, ott. 138.7, pag. 439: e ciaschedun s' accorge, / ch'elli è 'l Signor: ciascun la lingua fisse, / ma ciascun si specchiava nell'immago / del dolce lor Signor maestro e vago.

1.1 Un corpo in quanto si manifesta o è visibile; fattezze (di una persona).

[1] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 23.157, pag. 31: ella [[...]] l'acqua nel viso co le man' mi sparse. / Vero dirò (forse e' parrà menzogna) / ch'i' sentì' trarmi de la propria imago, / et in un cervo solitario et vago / di selva in selva ratto mi trasformo...

2 Figura artificialmente creata su un supporto fisico. [In partic.:] figura dotata di valore simbolico.

[1] Intelligenza (ed. Berisso), XIII/XIV (tosc.), 243.7, pag. 100: Midea ne 'nnamorò ed e' [[scil. Giassòn]] le giura / i· ssu l'imago Giuppiter e Marti / d'amarla s'ella l'insegnasse l'arti, / unguenti e 'ncantagion per lui sicura. || Cfr. Berisso, p. 490, n. ai vv. 6-9: «Il giuramento [...] è nel romanzo latino [scil. la Historia descructionis Troiae] pronunciato sulla sola imago Giuppiter, e lo stesso accade in RdT [scil. Roman de Troie]».

[2] Gradenigo, Quatro Evangelii, 1399 (tosc.-ven.), c. 28.26, pag. 191: Et quegli alora il dinaro gli mostra. / Et Iexù disse: "De cui è questa ymago? / Et la scriptura qual nome dimostra?". / "Di Cesar!". disse.

- [Con rif. specif. all'ambito politico].

[3] Onesto da Bologna, XIII sm. (tosc.), 12c.11, pag. 63: 'l populo ha converso / de guelfo in ghibellino [[...]] ma tosto torneranno, e per tal verso / che bianco devirà il negro vallo. / Siché, per quel ch'i' odo, io non mi smago / perch'ogni gentil core in ciò s'aforza / de far tornar de nigra bianca imago...

- [Con rif. a riti magici].

[4] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 20.123, vol. 1, pag. 343: Vedi le triste che lasciaron l'ago, / la spuola e 'l fuso, e fecersi 'ndivine; / fecer malie con erbe e con imago.

[5] Gl Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 20, 115-123, pag. 533.35: Fecer malie; queste femine, con erbe e con imago; cioè con imagini di cera e di terra.

3 [Ret.] Figura retorica che consiste nel rappresentare un concetto mediante un'immagine. || Si tratta prob., a rigore, del nominativo lat.

[1] Francesco da Buti, Par., 1385/95 (pis.), c. 1, 37-48, pag. 20.9: Aquila sì non si li affisse unquanco; cioè non mai si fermò per sì fatto modo l'aquila co gli occhi suoi, che sono potenti di recevere lo splendore del Sole, come si fermò Beatrice al Sole; et è qui quello colore che si chiama imago.