PADELLA s.f.

0.1 padela, padella, padelle, patella, patelle.

0.2 Lat. patella (DELI 2 s.v. padella).

0.3 Doc. prat., 1288-90: 1.

0.4 In testi tosc.: Doc. prat., 1288-90; Stat. sen., 1301-1303; <Zucchero, Esp. Pater, XIV in. (fior.)>; Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.); Gloss. lat.-aret., XIV m.; Doc. pis., 1361.

In testi sett.: a Doc. bologn., 1312-15; Doc. imol., 1362.

In testi mediani e merid.: Doc. orviet., 1339-68; Anonimo Rom., Cronica, XIV;Gloss. lat.-eugub., XIV sm.; Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.).

In testi sic.: Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.).

0.5 Locuz. e fras. padella da cucina 1; padella da friggere 1; padella da rostire castagne 1.1; trarre dalla padella e gettare nel fuoco 1.3.

0.7 1 Utensile da cucina di forma tonda, largo e poco profondo, con un lungo manico, usato soprattutto per friggere. 1.1 Particolare tipo di tale utensile, col fondo bucherellato, usato per arrostire le castagne. Padella da rostire castagne. 1.2 Fig. [Con friggere o derivati, per indicare tormento e sofferenza]. 1.3 Fras. Trarre dalla padella e gettare nel fuoco qno: mettere qno in una situazione peggiore di quella in cui si trova. 2 Strumento di tortura sul quale si bruciavano le persone. 3 Strumento di forma simile usato come caldaia per distillare. 4 Lo stesso che bacino. 4.1 [In partic.:] nell'antica Roma, sorta di bacile o vassoio usato per raccogliere il sangue nei sacrifici agli dei. 5 [Anat.] Osso della regione anteriore del ginocchio, di forma tondeggiante e appiattita; rotula.

0.8 Elena Artale 14.12.2011.

1 Utensile da cucina di forma tonda, largo e poco profondo, con un lungo manico, usato soprattutto per friggere.

[1] Doc. prat., 1288-90, pag. 170.19: J padella, J lanterna kostaro s. IIJ d. VJ tor. J bisaccia di kuio ed una grande borsa p(er) lo canbio, s. V d. IJ. || GDLI s.v. padella, 7, registra l'es. con il signif. di lampada.

[2] Stat. sen., 1301-1303, pag. 26.24: D'ogne padella grande nuova, J denaio. D'ogne due padelle piccole nuove, J denaio.

[3] a Doc. bologn., 1312-15, pag. 356.8: Maes[tr]o Tomase Crinçio medeco una spada s. iiij, àvela Scinardo. La padela (è) a s. xj. Lo paiolo s. xiij.

[4] Bestiario Tesoro volg., XIV pm. (sen.), cap. 87, pag. 346.4: La sua carne [[scil. della lepre]], mangiata arostita in forno, im padella, molto vale ale dette cose.

[5] Ricette di cucina, XIV m. (fior.), 10, pag. 9.19: dividi i pollastri per lungo, e mettigli a sofrigere in padella tanto che prendano colore di rosso, e poscia ne gle trai fuori, e polvereçali delle dette spetie e di çucchero.

[6] Gl Gloss. lat.-aret., XIV m., pag. 298.14: hec patella, le, la padella. hoc cultrum, tri et hec sartago, nis, la padella.

[7] Doc. orviet., 1339-68, [1353], pag. 136.6: Queste so(n)no le chose che àne mastru Matteiu di mastru Gulinu da Bolongnia dell'uopera, sechundu iio òne trovatu: Una choltrecie e tre piumaci, duo paia di lençuola, una chassa longa, una padella, una chatena da fuochu...

[8] Doc. imol., 1362, pag. 330.27: Item dise dona Zoana che mandona Beltramina una tinela da farina una padela e uno scrignolo e chadene de fero da fuogo e una pidria da vino.

[9] Doc. fior., 1361-67, [1364], pag. 363.14: Qui apresso saranno scritte tutte le maserizie le qualj frate Bernardo Matej e frate Lorenzo asegnierano e asegniato ànno a Marsilio chuocho de segniorj: x schedonj de ferro, iiij chaldaie di rame, viiij teghie di rame, j teghiuza di rame, vij padelle de ferro, iij alari de ferro, ij padella de ferro...

[10] Malattie de' falconi, XIV (tosc.>lomb.), cap. 25, pag. 38.13: Quando li piedi li enfiano, fa questa medicina: prende de sens e de latte de capra, e fallo insieme bullire in una padella netta e nuova, tanto che torni spessa, sanza fumo...

[11] Gl Gloss. lat.-eugub., XIV sm., pag. 119.4: Hoc cultrum, tri et hec sartago, nis id est la padella.

[12] Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.), cap. 108, pag. 227.7: Et l'olio d(e) vitelli d(e) l'ovu se fa cusì: le vitella d(e) l'ova cocte durissimam(en)te et pisi i(n) una patella d(e) fe(r)ro ponase sup(ra) lu foco le(n)to, et ta(n)to se coca fine adta(n)to ch(e) n'esca l'olio.

- [In contesto fig.].

[13] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 20, vol. 1, pag. 152.4: Di questo vilissimo Dio ventre parla Ugo da s. Vittore, e dice, che il tempio suo è la cucina, l'altare lo focolare, il calice, e le altre vasella sono le pignatte, e le padelle, e le scodelle...

- Padella da cucina.

[14] Libro Gallerani di Londra, 1305-1308 (sen.), pag. 73.18: scrivansi a nostre massariçie che paghamo per due potti e due cioppini di stagnio e per uno paio di barilioni; e nove s. otto d. per tre padelle da chucina...

- Padella da friggere.

[15] Bibbia (04), XIV-XV (tosc.), 1 Par 23, vol. 4, pag. 119.8: [29] E i sacerdoti saranno sopra il pane della proposizione, e sopra il sacrificio della similia, e sopra i crostoli e le azime e le padelle da friggere, e sopra ogni peso e misura.

1.1 Particolare tipo di tale utensile, col fondo bucherellato, usato per arrostire le castagne. Padella da rostire castagne.

[1] Doc. pis., 1361, pag. 190.4: Una chomcha di rame da lavare i(n)schudelle. Una padellada rostire chastagnie. Una padella di ferro.

1.2 Fig. [Con friggere o derivati, per indicare tormento e sofferenza].

[1] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 13, pag. 66.26: Come il pesce ch'è preso coll'amo, che avegna che ancora non sia fuori de l'acqua, ma ancora vi sia e nuoti, tuttavia già è obligato a la padella, ché a poco a poco ne sarà tratto fuori e messo ne la padella e nel fuoco; come altressì di quegli ch'è obligato a la carcere, che avegna che ancora e' non vi sia, e' v'andrà; [[...]] così de' peccatori. Ecco il grande male, che già sono obligati a la padella e al fuoco e al frittume eternale del ninferno, che mmai non avrà fine quel frittume e non ne verrà olore, ma puzza; e ognendì ci è tirato uno grado, però che ognendì il dimonio il tira, ognendì s'aprossima a la morte, a quella padella.

[2] <Zucchero, Esp. Pater, XIV in. (fior.)>, pag. 11.31: Elli è nostro, che per noi fu elli cotto e fritto; cotto nel ventre della vergine Maria, fritto nella padella della croce, siccome elli disse el saltero...

[3] a Libru di li vitii et di li virtuti, p. 1347/52-a. 1384/88 (sic.), cap. 33, pag. 26.24: Et quistu peccatu [[scil. baeria]] est la padella di lu diavulu, in la quali frigi li suoi frictumi.

1.3 Fras. Trarre dalla padella e gettare nel fuoco qno: mettere qno in una situazione peggiore di quella in cui si trova.

[1] Boccaccio, Decameron, c. 1370, II, 1, pag. 77.38: «Male abbiam procacciato; noi abbiamo costui tratto della padella e gittatolo nel fuoco.» Per che, con ogni sollecitudine dandosi attorno e l'oste loro ritrovato, come il fatto era gli raccontarono...

2 Strumento di tortura sul quale si bruciavano le persone.

[1] Bibbia (08), XIV-XV (tosc.), 2 Mc 7, vol. 8, pag. 588.11: [3] E corrucciato il re, comandò che fusse accese le padelle e vasi di bronzo; le quali sùbito accese, [4] comandò che a colui, che prima parlò, li fusse tratta la lingua; e anco, levata la coteca del capo, comandò li fusse tagliate tutte le mani e li piedi, tutti gli altri fratelli e la madre vedendolo. [5] Ed essendo così fatto inutile per tutto, comandò che fusse posto al fuoco, e anco così spirando ardesse nella padella...

3 Strumento di forma simile usato come caldaia per distillare.

[1] a Piero de' Crescenzi volg. (ed. Sorio), XIV (fior.), L. 5, cap. 48, vol. 2, pag. 199.24: E alcuni tolgono le rose, e con le rose non pongono altra acqua, e questa è ottima: e questa si fa in molti modi: e alcuni hanno padella di piombo, la quale pongono sopra un testo rimboccato, al quale dall'una parte è fatto l'usciuolo, onde si mette il fuoco: e intra il testo e la padella è la cenere alta intorno di due dita, acciocchè l'acqua non prenda sapor di fummo: e intorno al testo è una piccola fornacella fatta di pietre e di loto: e ciò fatto, la padella s'empie di rose, e il cappello del piombo vi si pone di sopra, in modo che inverso la parte ond'esce l'acqua rosata, alquanto penda, ed il fuoco si fa continuamente sotto la padella: e tanto vi si lasciano dentro le rose, che tutta l'umidità sia in esse consumata: e allora si lievano via [[...]] e l'acqua si riceve in alcun altro vasel di vetro, sotto il becco della campana ordinato. [[...]] Altri sono che volendo sottilmente schifare ogni odore e sapor di fummo nell'acqua rosata, pongono la padella predetta e il cappello in un pajuolo pien d'acqua, e ordinato nella fornacella, per modo che dall'una parte si possa mettervi acqua, la quale possa succedere in luogo di quella che si consuma dal fuoco, e questa è ottima.

4 Lo stesso che bacino. || (Porta).

[1] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 11, pag. 83.6: Disseme chi le vidde, chi le despese che quelle doppie erano d'aoro e erano in forma de piattielli de ariento, poca cosa meno che lle patelle dello calice dello aitare.

4.1 [In partic.:] nell'antica Roma, sorta di bacile o vassoio usato per raccogliere il sangue nei sacrifici agli dei.

[1] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 4, cap. 4, vol. 1, pag. 171.28: 4. Ma in li casi di Gayu Fabriciu et di Quintu Emiliu Pappu, principi di lu tempu loru, convini que eu confissi que argentu inci aya statu, ca et l'unu et l'altru appi patella di li dei et salinu; ma Fabriciu plù largamenti l'appi ca issu volssi que la sua patella avissi unu pidicellu di cornu qui la sustinissi. || Cfr. Val. Max., IV, 4, 3: «uterque enim patellam deorum et salinum habuit, sed eo lautius Fabricius, quod patellam suam corneo pediculo sustineri voluit».

[2] Deca terza di Tito Livio, XIV (fior.), L. 6, cap. 36, pag. 156.2: Oro e ariento segnato tutti noi senatori domane in pubblico apportiamo, sì che gli anelli ciascuno a sè e alle mogli e a' figliuoli solamente lasci [[...]]: d'ariento coloro, che in curule sella seduti sono, ornamenti del cavallo e libre in pondo, acciò che legno e patella per cagione degli Iddii avere potessono... || Cfr. Liv., VI, 36, 6: «ut salinum [ma lignum in apparato] patellamque deorum causa habere possint».

- [Per errore di traduzione o fraintendimento dell'originale]. || Il classico culter 'coltello' è stato prob. confuso con il lat. mediev. cultrum 'padella' (per cui cfr Du Cange s.v. cultrum 2 e qui 1 [6] e [11]).

[3] Simintendi, a. 1333 (tosc.), L. 7, vol. 2, pag. 100.19: lo toro mandò fuori crudeli mugghi: e subitamente caduto sanza alcuna percossa, tinse la sotto posta padella col poco sangue. La 'nferma vena avea perduti e segnali della verità, e gli amonimenti degli iddei. || Ma cfr. Ov., Met., VII, 599: «exiguo tinxit subiectos sanguine cultros».

[4] a Lucano volg., 1330/1340 (prat.), L. I [Phars., I, 584-638], pag. 16.3: E già avea cuninciato a spargere il vino e a 'ndurre nella ripiegata padella le graveçe; e quando gli alçati servi l'ebboro preso per le corna, colle ripiegate ginocchia, distese lo vinto collo, essendo grande peço stato impatiente del non piacevole sagrificio. || Cfr. Phars. I, 609-610: «iam fundere Bacchum / coeperat obliquoque molas inducere cultro».

5 [Anat.] Osso della regione anteriore del ginocchio, di forma tondeggiante e appiattita; rotula.

[1] f Guglielmo da Piacenza volg. (ms. Landiano), XIV pm. (it. sett.): sopra questa zontura sie un osso rotondo nervoxo chiamado ochio del zinochio e da molti vien chiamado padela... || Altieri Biagi, p. 105.

[2] F Maestro Bartolomeo, Chirurgia di Ruggero da Parma volg., XIV (tosc.): Lo verrettone che sarà nela padella s'à a trare sigo(n) do la p(re)detta cautela, co(n) som(m)a diligentia; dapoi cura come nell'altre ferite. || Artale-Panichella, p. 291.

[u.r. 26.07.2012]