POLPA s.f.

0.1 polpa, polpe, pulpa, pulpi.

0.2 Lat. pulpa (DELI 2 s.v. polpa).

0.3 Pseudo-Uguccione, Istoria, XIII pm. (lomb.): 1.

0.4 In testi tosc.: Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.); a Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.); Arte Am. Ovid. (B), a. 1313 (fior.); Cicerchia, Passione, 1364 (sen.).

In testi sett.: Pseudo-Uguccione, Istoria, XIII pm. (lomb.); Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.); Serapiom volg., p. 1390 (padov.); Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.).

In testi mediani e merid.: Ugolino da Fano, XIV pm. (fan.); Cecco Nuccoli (ed. Marti), XIV pm. (perug.); Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.); Gloss. lat.-eugub., XIV sm.

In testi sic.: Angelo di Capua, 1316/37 (mess.).

0.5 Locuz. e fras. polpa della gamba 1.2.1.

0.7 1 L'insieme dei tessuti morbidi (muscoli e grasso), che ricopre lo scheletro umano e animale, o una sua parte. 1.1[Rif. alla carne animale, cotta o da cuocere per essere mangiata]. 1.2 [Anat.] Lo stesso che polpaccio. 1.3 [In dittologia oppositiva con termini riguardanti parti anatomiche dure (quali tendini e ossa), a suggerire l'interezza del corpo, la sua realtà fisica (anche fig.)]. 1.4 La carne, intesa come parte materiale dell'uomo, contrapposta a quella spirituale. 2 La parte morbida e succosa di un frutto. 2.1 La parte morbida e succolenta all'interno del gambo di un'erba.

0.8 Zeno Verlato 30.04.2012.

1 L'insieme dei tessuti morbidi (muscoli e grasso), che ricopre lo scheletro umano e animale, o una sua parte.

[1] Comm. Rim. Am. (B), a. 1313 (fior.), ch. 13, pag. 842.18: Nota che i sentimenti sono molti ne' nerbi, onde molte volte puntura d'u· nerbo più offende che grave piaga in polpa.

[2] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 95, pag. 310.3: [[il cavallo]] ha la testa corta, il ventre brieve, il dorso schietto, e 'l petto largo, e pieno di polpe...

[3] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 3, cap. 13.2759, pag. 293: Sono molti scorpioni ch'hanno l'ale / E sono grandi assai di maggior polpe / E lor veleno fa assai maggior male.

[4] Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 22, 64-75, pag. 540, col. 1.1: Ne portò un lacerto ... la polpa che è nel braccio tra la spalla e 'l gomito.

[5] Boccaccio, Fiammetta, 1343-44, cap. 6, par. 12, pag. 186.2: né al tuo lacerato corpo sia dato o fuoco o sepultura, ma, diviso e sbranato, sazii gli agognanti cani; li quali io priego che, poi che consumate avranno le molli polpe, delle tue ossa commettano asprissime zuffe...

[6] Ugolino da Fano, XIV pm. (fan.), 22n.2, pag. 686: L'antica lupa, che mai non remase / bever lo sangue de l'umane polpe / dal tempo ch'e' progenitor per colpe / si fuor privati de le beate case...

[7] Antonio da Ferrara, XIV s. e t.q. (tosc.-padano), 68.128, pag. 341: Vero è ch'io me solazo, / ma io vezzo el mazzo, / el zeppo e la manara, / se Dio non ce repara, / per fare costar cara l'altrui colpa. / E tal de zò se scolpa, / che pì zó che la polpa / andarà el taglio.

1.1 [Rif. alla carne animale, cotta o da cuocere per essere mangiata].

[1] Ricette di cucina, XIV m. (fior.), 16, pag. 14.5: E togli i capponi pelati, e lavaglili bene, e mettigli a lessare. E quando sono bene cotti, spoglali bene, e tra'ne fuori l'ossa, e serbale; e battile tutte le polpe loro, e batti con esse alquanti petrosemoli...

[2] Ricette di cucina, XIV m. (fior.), 24, pag. 17.33: mettivi dentro le polpe del pesce e quantità di çucchero, e trai indietro per minestrare...

[3] Petrarca, Disperse e attribuite, a. 1374, 212.30, pag. 264: Che vale oggi un contratto, / Se non v'assente volpe? / E pur le buone polpe / Piacciono a ciascuno.

1.2 [Anat.] Lo stesso che polpaccio.

[1] Niccolò da Poggibonsi, p. 1345 (tosc.), cap. 228, vol. 2, pag. 161.7: Essendo tornati al munistero che si chiama Santi quaranta martirum, et ivi ci riposamo la notte, che ci era ben bisogno, ch' eravamo molti affaticati; e per la scesa ci doleva sì forte le gambe, cioè le polpe, e sotto le ginocchia, che non potavamo stare ritti.

[2] Gl Gloss. lat.-aret., XIV m., pag. 287.2: hec sura, re, la pulpa. hec pulpa, pe, idem.

1.2.1 Locuz nom. Polpa della gamba.

[1] Arte Am. Ovid. (B), a. 1313 (fior.), L. III, pag. 338.3: quando la tua credenziera potrà portare le scritte tavolette, le quali ella nasconda nel suo seno coperte co· llata fascia, conciosia che quella possa celare le carte e lettere legate sotto la polpa de la gamba e portare le lusinghiere scritte legate sotto il piede?

[2] Fr. da Barberino, Regg., 1318-20 (tosc.), pt. 13, cap. 1.153, pag. 310: L' unghie li schuovri e innalzale dallato; / Li piedi stringi, e forma / Le polpedelle ganbe, / E acosta in su, s' elgli è maschio l' infante; / E ss' ell' è femina, lasciale iguali.

[3] Angelo di Capua, 1316/37 (mess.), L. 1, pag. 14.3: Allura Venus rispundendu dissi: «Eu non su digna di tantu hunuri, ma tali usanza teninu li pulcelli di Tyria di purtari tarcasu et arcu, et calciamenti purpurini et ligarisi li pulpidi li gambi».

[4] Gl Gloss. lat.-eugub., XIV sm., pag. 113.4: Hec sura, re id est la polpa dela gamba.

1.3 [In dittologia oppositiva con termini riguardanti parti anatomiche dure (quali tendini e ossa), a suggerire l'interezza del corpo, la sua realtà fisica (anche fig.)].

[1] Pseudo-Uguccione, Istoria, XIII pm. (lomb.), 1649, pag. 79: La grand soperbia qe tu porte / Porai cognoser a la morte, / Ja lo poras ben envegnir / Ço qe de ti devrà 'vegnir. / Sì fragel cosa è da crer / Qe grand paura è da veder: / No li roman nervo ni polpa...

[3] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 27.73, vol. 1, pag. 461: Mentre ch'io forma fui d'ossa e di polpe / che la madre mi diè, l'opere mie / non furon leonine, ma di volpe.

[4] Fr. Grioni, Santo Stady, a. 1321 (venez.), 4517, pag. 168: Con longe verçelle dure et grosse / Li fe ronper polpe et osse, / Tanto che in terra reschodea / Lo sangue vivo...

[5] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 2, cap. 16.1751, pag. 234: O Marchigiani, con le gravi colpe, / Secondo che lo cielo mi dimostra, / Conduceravvi nelle guerre accese, / E lascerete l'ossa con le polpe...

[6] Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn.), c. 6, 127-142, pag. 152, col. 2.6: Romeo glie tolse quello ch'era rasone, ma qui' della Ca' de França, ch'hano possedú lo contado, gli hano tolto le polpe e l'ossa...

[7] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), son. 146.9, pag. 105: e poyché nonn à çà oso nì polpa, / nì sopra la carne di pelle scorça, / onni sensibel doya mi conturba...

[8] Giovanni Quirini, XIV s.-t.d. (tosc.-ven.), 15.3, pag. 27: Io mi coffesso pecator sì pieno / di vitii, di deffetti e di vil colpe, / che in me non sono ossa, nervi nì polpe / a cui non venga sanitate a meno...

[9] Marino Ceccoli, XIV pm. (perug.), 8.11, pag. 670: Ed io dirò: - Mercé per Dio; mia colpa! / Non m'occidete, ben ch'io seria degno / che non me remanesse osso né polpa.

[10] Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.), [1338] son. 1.7, pag. 99: Or non vedete quisti che se so mossi, / Che illi ago recolti li verruti? / Patuti ànno de mali jorni avuti / Et alcuno dalla corte sì percossi / Che nci ago lassate sangue, polpa et ossi, / Et per la briga multi ne so gagiuti!

[11] Cicerchia, Passione, 1364 (sen.), ott. 130.7, pag. 341: Infrante t'han, figliuol, e carn'e polpe, / non per le tuo, ma per le nostre colpe!

[12] Chiose falso Boccaccio, Purg., 1375 (fior.), c. 25, pag. 449.22: E questa è la quistione che muove l'altore a Virgilio, diciendo: «Chome si può far qui lo spirito magro, conciossiacosach'eglino non ànno né charne, né polpa, né ossa?»...

[13] Poes. an. tosc. or., XIV, [85].48, pag. 68: Godi di portar mal sença colpa / en pena mentale et corporale / e quanto più ti ronpo 'ngna 'ss'e polpa / più t'aralegra di sì fatto male / che questo vale...

[14] Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.), cap. 3, par. 13, comp. 42.147, pag. 122: Poscia la polpa e l'ossa / de Piramo e de Thisbe in uno avinse / la cenere del rogo posta in l'orça.

1.4 La carne, intesa come parte materiale dell'uomo, contrapposta a quella spirituale.

[1] Cecco Nuccoli (ed. Marti), XIV pm. (perug.), 11.7, pag. 704: Ond' io ti prego, e questo ti ricordo, / che tu almen facce sì che tu ti scolpe: / ch' io sento l' alma che lascia le polpe / fredde per doglia, ond' io le man mi mordo.

[2] Neri Pagliaresi, XIV sm. (sen.), pt. 5, 33.3, pag. 67: quando 'l primier omo che sia polpa / peccò e tutto ruppe e tutto fesse / el comando di Dio...

2 La parte morbida e succosa di un frutto.

[1] Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.), L. II, dist. 6, pt. 2, cap. 3, pag. 148.15: ché trovamo posto [[nella pèsca]] la parte amara dentro e fattane l'anema, e la parte dolce posta de fore, fattane la polpa...

[2] a Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.), 110, pag. 41.14: Recipe asintii, aloes patici, polpe di coloquintida, diagridii, omnium ana; mastricis la metà ke dell'ana dell'altre cose.

[3] Bonafé, Tesoro, 1360 (emil.), 550, pag. 134: E anime di prugne, e anche di quelle / Frute da la gussa dura, / Voleno aver cotal conçatura: / Monde da la polpa esser convene / E seccare alla lombria...

[4] Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.), pag. 23, col. 2.14: R(ecipe) fiele seccho di beccho in bacino di barbiere d. X, polpa di coloquintida d. ½...

[5] Serapiom volg., p. 1390 (padov.), Erbario, cap. 266, pag. 279.13: Adonca se tu vuo' retificare la colloquintida e mescearla cum le altre medexine, purgala inprima da li grani dentro e da la scorça de fuora, sì che el romagna pura la polpa.

[6] a Piero de' Crescenzi volg. (ed. Sorio), XIV (fior.), L. 11, cap. 14, vol. 3, pag. 270.9: La carne ovvero la polpa ne' frutti, è fatta dalla Natura, acciocchè 'l seme, che cade in terra, sia letaminato da lei, e più agevolmente s'avanzi.

2.1 La parte morbida e succolenta all'interno del gambo di un'erba.

[1] Serapiom volg., p. 1390 (padov.), Erbario, cap. 316, pag. 350.13: E questo elleboro è facille da rumpere, de bona polpa, né no à le cime acute como el squinanto.

[2] Serapiom volg., p. 1390 (padov.), Erbario, cap. 316, pag. 352.25: Uno autore scrive che lo elleboro biancho ha proprietè de purgare el flema per vomito [[...]]. E dixe che nui devemo elleçere quello che è longo, facille da rumpere, no molto grosso, ma de bona polpa, el qualle, quando el fi roto, appare in le roture a muodo de telle de ragno.

3 [Med.] Impasto ottenuto da frutti o altri ingredienti macerati e setacciati, utilizzato come ingrediente di farmaci.

[1] Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.), pag. 44, col. 2.13: Al carbonchio e bothor che nasce nello lagrimale: R(ecipe) bituro e polpa di levame, misti et super pone...