POLTIGLIA s.f.

0.1 poltigi, poltiglia, poltiglie, poltigyo, poltiyo, pultigla, pultiglia.

0.2 Lat. pulticula (DELI 2 s.v. poltiglia).

0.3 Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.): 1.

0.4 In testi tosc.: Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.).

In testi sett.: Serapiom volg., p. 1390 (padov.).

In testi sic.: Mascalcia G. Ruffo volg., a. 1368 (sic.).

0.5 Anche s.m. (poltigyo, poltiyo).

0.6 N Doc.: cit. tutti i testi.

0.7 1 [Gastr.] Lo stesso che polta. 1.1 [Med.] Pappetta ottenuta mescolando la farina di un cereale con acqua o olio, da mangiare per scopi curativi. 2 [Med.] Miscuglio di farina ed erbe medicinali, cotto in acqua o in altro liquido, da applicarsi caldo, spalmato su un panno, come emolliente su una ferita, o sul petto come espettorante; impiastro.

0.8 Zeno Verlato 03.05.2012.

1 [Gastr.] Lo stesso che polta.

[1] Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.), L. 2, cap. 1, pag. 137.14: E però che quella massa, che ne' sacrificii usavano, si fae di farre e di sale, le interiora delli animali del sacrificio sono di sopra impastate di farre; et a' polli, ne' quali si cercano gli augurii, si mette pultiglia inanzi.

- [Con prob. valore dispregiativo:] pastone.

[2] Vita frate Ginepro, XIV ex. (tosc.), cap. 10, pag. 65.1: E pone questa sua pultiglia alla mensa dinanzi a' frati, che non è porco in terra di Roma sì affamato che n'avesse mangiata.

1.1 [Med.] Pappetta ottenuta mescolando la farina di un cereale con acqua o olio, da mangiare per scopi curativi.

[1] Serapiom volg., p. 1390 (padov.), Erbario, cap. 133, pag. 140.16: Quando de questa polvere se fa poltigyo over a muodo de sugo inspexà e bevese de questo el pexo de una drama e meça, el çoa al spu' sanguineo.

[2] Serapiom volg., p. 1390 (padov.), Erbario, cap. 341, pag. 376.5: E 'nperçò fa bexogno che quellù [[...]] voma inprima, e po beva botiero e late e de le altre mexine viscoxe [[...]] como è [[...]] poltiyo de rixi over de orço mu(n)do pestò cum ullio roxò sença çucharo...

2 [Med.] Miscuglio di farina ed erbe medicinali, cotto in acqua o in altro liquido, da applicarsi caldo, spalmato su un panno, come emolliente su una ferita, o sul petto come espettorante; impiastro.

[1] Mascalcia G. Ruffo volg., a. 1368 (sic.), cap. 46, pag. 603.1: Poi la pultigla di la simula e di lu achitu e sivu [[...]], tantu calda quantu la pòi patiri, in una ampla peza la stendi, e tutu intornu la micti a lu pedi lesu, e ligala, e dui fiati lu iornu la rinova.

[2] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 156, pag. 373.20: e volendo fare pure una bella cura, fece quasi una poltiglia da cavalli, e stracciate pezze e fatte fasce e lenze, impiastrò la mano e 'l braccio della fanciulla...

[3] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 272.10, pag. 325: Vegendo il poco fiato che t'impaccia, / una poltiglia con gran mescolanza / sul petto poni, e bei de la vernaccia...

[4] a Piero de' Crescenzi volg. (ed. Sorio), XIV (fior.), L. 6, cap. 114, vol. 2, pag. 331.2: Contra 'l vizio del petto, si faccia poltiglia di farina di orzo e d'acqua, e vi si ponga, cioè vi s'aggiunga la polvere del sisimbrio, e si dia allo 'nfermo.