POLTRO s.m./agg.

0.1 poltre, poltro, pultri, pultru.

0.2 Lat. *pulliter (DEI s.v. poltro).

0.3 Dante, Commedia, a. 1321: 2.

0.4 In testi tosc.: Dante, Commedia, a. 1321.

In testi sett.: Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.).

In testi sic.: Mascalcia G. Ruffo volg., a. 1368 (sic.).

0.6 N In a Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.), ricorre in un'occasione la forma pultri, in contesto lat.

Doc.: cit. tutti i testi.

0.7 1 [Zool.] Giovane cavallo, puledro. 2 Agg. Immaturo per età; emotivamente instabile, facilmente impressionabile.

0.8 Zeno Verlato 03.05.2012.

1 [Zool.] Giovane cavallo, puledro.

[1] Mascalcia G. Ruffo volg., a. 1368 (sic.), Di lu creamentu..., pag. 570.22: E, si illa [[scil.: la cavalla]] esti troppu magra, nun pò nutricari lu figlu in la ventri e lu pultru naxi debili e sutili.

[2] a Libru di li vitii et di li virtuti, p. 1347/52-a. 1384/88 (sic.), cap. 155, pag. 214.6: Appressu quistu midemi libru dichi ki l'una iumenta nutrica lu pultru di l'altra quandu la mama est morta.

[3] Senisio, Caternu, 1371-81 (sic.), vol. 1, pag. 165.4: Item datu ad ser Iacubu per adumari lu pultru thumini iij.

[4] Gradenigo, Quatro Evangelii, 1399 (tosc.-ven.), c. 25.36, pag. 171: A ffar cotesto i dui dritto se tira / il suo comandamento et, dissolvendo, / disse il segnor del poltro che çiò mira: / "Che fate?", verso di lor soridendo.

2 Agg. Immaturo per età; emotivamente instabile, facilmente impressionabile. || Cfr. Verlato, Mito di Orfeo, pp. 366-67. Per l'interpretazione di poltro 'pigro, sonnolento', già di commentatori danteschi, cfr. ED, s.v. poltro'.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 24.135, vol. 2, pag. 421: «Che andate pensando sì voi sol tre?», / sùbita voce disse; ond' io mi scossi / come fan bestie spaventate e poltre.

[2] Gl Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 24, 130-141, pag. 511, col. 2.3: Poltre, çoè çunvencelle.

[3] Francesco da Buti, Purg., 1385/95 (pis.), c. 24, 130-141, pag. 585.26: Come fan bestie spaventate e poltre; ecco che fa la similitudine e dimostra due esser le cagione, perchè scuoteno le bestie; cioè o per spaventato che abbiano, o quando esceno de la stalla per esser stato troppo in agio si scuoteno, per rinvigorirsi e scacciare la poltronia dei nervi e dei sentimenti.