ORZA s.f.

0.1 orce, orcia, orsa, orza, orze.

0.2 Lat. volg. *orthiam (Nocentini s.v. orza).

0.3 Giordano da Pisa, Prediche, a. 1309: 1.

0.4 In testi tosc.: Giordano da Pisa, Prediche, 1309 (pis.); Dante, Commedia, a. 1321.

In testi sett.: Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; Jacopo della Lana, Inf., 1324-28, (bologn.).

0.5 Locuz. e fras. alternare poggia con orza 2; andare all'orza 1.2; caricare l'orza 1.3; stare ad orza 1.1; venire ad orza 1.2.

0.7 1 [Mar.] Nelle navi a vela latina, la fune legata alla trozza dell'antenna per portare la vela dal lato di sopravvento. 1.1 Stare ad orza: stare in guardia (in contesto fig.). 1.2 Andare, a orza (all'orza), venire ad orza: manovrare per portare o mantenere la prua verso il vento. 1.3 Caricare l'orza: fare forza sulla fune di sopra vento per manovrare (ma fig., in perifrasi erotica, per l'atto sessuale). 2 [Mar.] Il lato sopravvento di un'imbarcazione e, per estensione la prora (si contrappone a poggia e poppa, per indicare i fianchi opposti di una nave).

0.8 Serena Modena 03.05.2012.

1 [Mar.] Nelle navi a vela latina, la fune legata alla trozza dell'antenna per portare la vela dal lato di sopravvento.

[1] Giordano da Pisa, Prediche, 1309 (pis.), 2, pag. 24.21: se tu fussi in una nave in periculo di mare, et tu tenessi l'orsa in mano, et fussivi posto acciò che la nave non perisse, se uno altro venisse et desseti una guanciata, lasseresti tu l'orsa per vendicarti?

[2] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 36.52, pag. 223: Guarda in ver' la tramontana, / e ven un'ora' subitanna / asbrivâ con tanta forza, / che chi no molase de l'orza / e le altre cosse chi desventam, / chi tute vem chi gi consentam, / en mendor bever porea / pu ca mester non gi serea, / senza segnar sì gram bevenda...

[3] Fr. da Barberino, Doc. Am., 1314 (tosc.), pt. 7, 9.79, vol. 3, pag. 128: Ritorno al fornimento / e tutto aprestamento. / Quinale porta et ternale, / senale e quadernale, / manti, prodani et poggia, / poppesi et orcipoggia, / scandagli et orce e funi...

[4] Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 21, 1-18, pag. 511, col. 2.14: e fannose remi da galee, e vele d'onne rasone, zoè: artimoni, terzaroi, canevaci, veleselle; favisi sarcía d'onne rasone, commo morganali, orze...

[5] Poes. music., XIV (tosc., ven.), [PaoFir] madr. 3.3, pag. 268: in tempestoso mare; / perduto ho l'orza e son a mezo 'l verno / naufragando come uom suol fare.

[6] Francesco di Vannozzo, Rime, XIV sm. (tosc.-ven.), [1379] 79.73: Malvagia scorza, / è questa l'orza - che per mar tu guidi?

1.1 Stare ad orza: stare in guardia (in contesto fig.).

[1] Giordano da Pisa, Prediche, 1309 (pis.), 2, pag. 20.17: Non déi calare la vela, ma lassarla andare, stare ad orsa et tenere salda la vela che non si muti.

1.2 Andare, a orza (all'orza), venire ad orza: manovrare per portare o mantenere la prua verso il vento.

[1] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 131.20, pag. 510: Quando un nozher o marinar / scarso vento à par navegar, / per cavo montar o terra / de che lo vento gi fa guerra, / ben da loitam fa soa forza / en dever [andar] a r' orza.

[2] Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 32, 109-123, pag. 705, col. 1.40: Orcia si è una corda che tyra entro la vela dello più basso lado dell'antenna lo quale, quando se va ad 'orcia', piega lo navilio in quel lado, imperçò che la saca della vela da quello lado prende più vento.

[3] Niccolò da Poggibonsi, p. 1345 (tosc.), cap. 5, vol. 1, pag. 20.8: e noi vedemo venire inverso noi di Barberìa un legno armato molto lungo, che si chiama panfano; e venìa con vela piena ad orza inverso noi…

[4] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 64.332, pag. 63: Megli<o> è ch'andar a l'orza / il vento in poppa.

1.3 Caricare l'orza: fare forza sulla fune di sopra vento per manovrare (ma fig., in perifrasi erotica, per l'atto sessuale).

[1] Boccaccio, Decameron, c. 1370, IX, 6, pag. 615.19: Adriano, che ancora radormentato non era, sentendo questo la ricevette bene e lietamente, e senza fare altramenti motto da una volta in sù caricò l'orza con gran piacer della donna.

2 [Mar.] Il lato sopravvento di un'imbarcazione e, per estensione la prora (si contrappone a poggia e poppa, per indicare i fianchi opposti di una nave).

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 32.117, vol. 2, pag. 562: ond' el piegò come nave in fortuna, / vinta da l'onda, or da poggia, or da orza.

[2] Guido da Pisa, Declaratio, a. 1328 (pis.), c. 5.72, pag. 59: Li primi per l'arena vanno a corsa, / partiti a schiera per quel fuoc'ardente, / tenendo l'un a pogia et l'altro ad orsa.

[3] Tavola ritonda, XIV pm. (fior.), cap. 35, pag. 123.21: E niente giovava loro gittare áncora, nè poteano mettere rimedio nè per timoni nè per vele calare in orza.

[4] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 308.128, pag. 378: Iano, / l'Egeo e l'Oceano / Tireno e l'Adriano, / Saraino e Cristiano, / da ogni mano / il mar<e> tenea sugetto; / e la lor forza / ora tra lor si sforza; / vento in poppa e a l'orza / niun più vole.

- Fras. Alternar poggia con orza: volgersi da una parte e dall'altra.

[5] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 180.5, pag. 236: tu portartene la scorza / di me con tue possenti et rapide onde, / ma lo spirto ch'iv'entro si nasconde / non cura né di tua né d'altrui forza; / lo qual senz'alternar poggia con orza / dritto per l'aure al suo desir seconde, / battendo l'ali verso l'aurea fronde, / l'acqua e 'l vento e la vela e i remi sforza.