0.1 profecto, profetti, prufectu.
0.2 Lat. profectus (DEI s.v. profetto).
0.3 Regimen Sanitatis, XIII (napol.): 1.
0.4 In testi tosc.: Bestiario toscano, XIII ex. (pis.); Stat. sen., c. 1318; Boccaccio, Decameron, c. 1370.
In testi sett.: Elucidario, XIV in. (mil.); Tratao peccai mortali, XIII ex.-XIV m. (gen.); Lucidario ver., XIV; Dondi dall'Orologio, Rime, XIV (padov.).
In testi mediani e merid.: Regimen Sanitatis, XIII (napol.); Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.); Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.); Stat. perug., 1342.
In testi sic.: Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.); Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.).
0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.
0.7 1 Giovamento fisico, materiale o spirituale; lo stesso che vantaggio. 1.1 Lo stesso che guadagno.
0.8 Giulio Vaccaro 23.08.2013.
1 Giovamento fisico, materiale o spirituale; lo stesso che vantaggio.
[1] Regimen Sanitatis, XIII (napol.), 397, pag. 574: Agi bene in memoria, ca fai to profecto, / de lo pesce guardarete, che se chiama molecto...
[2] Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.), 25.437, pag. 164: Difetti fai profetti, / tal luce teco porti, / e tutto sì armorti / ciò che pò contraddire.
[3] Bestiario toscano, XIII ex. (pis.), cap. 56, pag. 73.10: La cichala significa quelli homini li quali quando denno lavorare unde vivano, in alcuno profecto fare non lavorano né non fanno alcuno profecto, e poi quando non ae unde viva, volno lavorare e non ponno perché non è tempo.
[4] a Lucidario pis., XIII ex., L. 2, quaest. 77, pag. 87.20: D. Est alcuno profecto ad andare in Gierusalem et visitare li santi luoghi che vi sono?
[5] Elucidario, XIV in. (mil.), L. 2, quaest. 89, pag. 177.1: Lo so nontiare no è altro se no mostrare alegreza denanze da Deo e a li soy compagnoni angeli de lo nostro profecto e del nostro bene fare...
[6] Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.), pt. I, cap. 16, pag. 647.11: ma [[Iddio]] con le tentazioni fa i profetti delle nostre anime.
[7] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 2, cap. 3, pag. 44.16: sanctu Benedictu, videndu ky cum chillj monachi potia pocu prufectarj, ca lu statu soy cu loru sì llj incitava a kyllj monachi, per la malicia loru, a mal farj, et volcisj partiri et andarj a lu boscu, duvj fiche plu prufectu et a ssì et a multi autri pirsunj.
[8] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 2, cap. 1, vol. 1, pag. 52.14: facimu modu sutta quistu optimu principi, a chò que lu sguardamentu di quilli principij fazza alcunu prufectu a li custumi di modu.
[9] Stat. perug., 1342, L. 4, cap. 62, par. 1, vol. 2, pag. 409.7: sopra tucte gli altre casteglie uteglie e delecteveglie per lo comuno e per lo popolo de Peroscia è più utele el castello de Torsciano, quase de nuovo facto per lo comuno de Peroscia, e esso acrescere e augmentare e governare retorna enn onore e profecto grandissemo del dicto comuno...
[10] Lapidario estense, XIV pm. (trevis./friul.), Prologo, pag. 142.11: E da questi grandi omini e possenti sì n'à tolto exemplo gli piciolli e come gli omini de mezza mane et alquanti religiosi. Unde da ciascun savemo ch'el zova e torna a grande profecto.
[11] Tratao peccai mortali, XIII ex.-XIV m. (gen.), De la misericordia, vol. 1, pag. 192.16: E Sam Grigor sì dixe: de tanto como l'omo sente in sì l'atruy dolor, de tanto ell'ò più profecto.
[12] Lucidario ver., XIV, L. 2, quaest. 77, pag. 147.4: D. È alcuno profecto a andaro in Ierusalem e visitaro li santi logi?
[13] Dondi dall'Orologio, Rime, XIV (padov.), 15.12, pag. 39: Et è sì brive et ratta la dimora / nostra nel mondo qui pien di difecto, / che la maor parte si ritrova a l'hora / de la partita senza alcun profecto. / Ma quel è saggio che sol s'inamora / di Dio, sì ch'abia pace in suo conspecto.
[1] Stat. sen., c. 1318, cap. 34, pag. 46.10: statuimo et ordinamo, che 'l rectore et aministratore del detto Ospitale sia tenuto e degga, due volte l' anno almeno, rivedere le possessioni e li poderi del detto Ospitale e le vigne; [[...]] per cagione di rivedere e di trovare come [[...]] guardano quelle cose che sònno da guardare ad utilità e profecto del detto Ospitale.
[2] Boccaccio, Decameron, c. 1370, VIII, 9, pag. 560.9: udendo da tutti costoro essere poveri uomini e dipintori, gli entrò nel capo non dover potere essere che essi dovessero così lietamente vivere della lor povertà, ma s'avisò, per ciò che udito aveva che astuti uomini erano, che d'alcuna altra parte non saputa dagli uomini dovesser trarre profetti grandissimi...
[u.r. 08.10.2014]