USCIERE (1) s.m.

0.1 ucciers, usceri, uschier, uscier, usciere, uscieri.

0.2 Fr. huissier (cfr. FEW s.v. ostium, VII, 438).

0.3 Novellino, XIII u.v. (fior.): 1.

0.4 In testi tosc.: Novellino, XIII u.v. (fior.); Libro Gallerani di Parigi, 1306-1308 (sen.); Conv. papa Clemente, 1308 (?) (fior.); Lett. volt., 1348-53.

In testi sett.: Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342.

In testi mediani e merid.: Stat. perug., 1342; Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.).

0.6 N Doc.: cit. tutti i testi.

0.7 1 Guardiano di una porta. [In partic.:] servitore posto a guardia della porta di un edificio o di una camera. 1.1 Estens. Alto dignitario in una corte. 1.2 [Come equivalente volgare del lat. lictor:] nell'antica Roma, chi aveva il compito di proteggere un magistrato.

0.8 Diego Dotto 23.08.2013.

1 Guardiano di una porta. [In partic.:] servitore posto a guardia della porta di un edificio o di una camera.

[1] Novellino, XIII u.v. (fior.), 21, pag. 180.10: L'altro giorno andò a la corte. Lo 'mperadore disse alli uscieri: «Se ci viene un poltrone di cotal guisa, fatelmi venire dinanzi e non li mi fermate porta».

[2] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 32, pag. 164.19: E non trovandola disse: 'Al ninferno sarà', e itovi, trovò gli uscieri, e per lo suo dolce sonare nogli fu contradetta l'entrata...

[3] Libro Gallerani di Parigi, 1306-1308 (sen.), pag. 208.10: Gianni du Parvis ucciers, Giana, sa famma, di Parigi dimoranti ala Piacça Maubert dela parroccia Santa Gienovieva del Monte die dare 30 s. par. buona moneta a due termini...

[4] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 43, pag. 92.5: No' abbiam fatti uscieri, e portinari, non solamente per orgoglio, ma per la nostra mala conscienzia.

[5] Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342, cap. 21, pag. 99.21: Cristo gh'aveva dachio, lo stragrande amor lo fè tropo baldo ch'el era fachio uschier e chiavaor del regno eternal...

[6] Stat. perug., 1342, L. 1, cap. 24, par. 16, vol. 1, pag. 122.15: E 'l dicto usciere continuamente, pena de cento solde de denare, stia e stare degga a l' uscio dei priore per sé e non per sustituto...

[7] Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.), quart. 1005, pag. 230: Et ancora alli usceri ficero commandare / Che no lli tengano uscio quando volliono intrare.

[8] Velluti, Cronica, 1367-70 (fior.), pag. 162.12: E per questa cagioni e altri, mi fece Avvocato de' poveri; e uscendo dell' uficio del Priorato, fece comandamento a tutti suo' uscieri e famiglia, non mi fosse tenuto uscio infino a la camera.

[9] a Lionardo Frescobaldi, Viaggio, p. 1385 (fior.), pag. 205.17: E chi vi volesse entrare più volte gli fanno questi uscieri cortesia, recandoli sino a ogni piccola cosa.

- [Con rif. all'angelo posto a guardia del Purgatorio dantesco]. || Cfr. Purg. IV 129: «l'angel di Dio che siede in su la porta»; non è chiaro in quale punto della trad. sia nata questa lez.: cfr. Petrocchi, Commedia, vol. III, p. 68.

[10] f Dante, Commedia, Purg. 4.129: L'uscier di Dio, che siede in su la porta. || Crusca (1) s.v. usciere.

1.1 Estens. Alto dignitario in una corte.

[1] Conv. papa Clemente, 1308 (?) (fior.), pag. 14.8: Nostro Segnore solo co' Cardinali, e co' protenotari e con alquanti parlati ed alcuni mastri uscieri, si rimise ne la camera...

[2] Doc. fior., 1311-50, 44 [1344], pag. 652.28: abbiamo fatto colla tua Compagnia uno cambio d'octociento fiorini d'oro, del quale, detrahendo i danari che sono dati agli uscieri del Papa e quelli delle scripture fatte ad instanzia di ser Iacopo, Ambasciadore nostro...

[3] Lett. volt., 1348-53, pag. 166.12: Mandiamvi questa robba de' nostri famigliari, e preghiamvi che la diate da nostra parte a Guillielmo Margarite mastro uscieri di nostro signore messer lo Papa...

[4] ? Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 195 rubr., pag. 492.17: Uno villano di Francia avendo preso uno sparviero del re Filippo di Valos, e uno maestro uscier del re, volendo parte del dono a lui fatto, ha venticinque battiture.

1.2 [Come equivalente volgare del lat. lictor:] nell'antica Roma, chi aveva il compito di proteggere un magistrato.

[1] f Framm. Livio volg., XIV t.-q. d. (fior.), pag. 66.17: X faceano l'oficio dello 'nperadore: l'uno portava la 'nsegna de lo 'nperio e menavasi inanzi i lettori, cioè uscieri o masinadieri, e questo inperio li bastava V dì e così andava per tutti a tondo. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.; cfr. Liv. I, 10, 6: «unus cum insignibus imperii et lictoribus erat».