IMPLACÀBILE agg.

0.1 implacabile, implacabili.

0.2 Lat. implacabilis (DELI 2 s.v. implacabile).

0.3 Lancia, Eneide volg., 1316 (fior.): 1.

0.4 In testi tosc.: Lancia, Eneide volg., 1316 (fior.); Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.).

In testi sic.: Angelo di Capua, 1316/37 (mess.).

0.6 N Lemma dotto, att. solo in volgarizzamenti, prob. poco comune (infatti glossato in 1 [1]).

Doc. esaustiva.

0.7 1 Che non si può o non si vuole placare o mitigare; inflessibile, intransigente; duro (con connotazione neg.).

0.8 Leonardo Francalanci 11.11.2013.

1 Che non si può o non si vuole placare o mitigare; inflessibile, intransigente; duro (con connotazione neg.).

[1] Gl Lancia, Eneide volg., 1316 (fior.), L. 12, pag. 753.3: Poi che Turno vide i Latini molto rotti nella contraria battaglia essere venuti meno, implacabile (che non si puote umiliare) per propia volontade, arde. || Cfr. Aen., XII, 1-4: «Turnus ut infractos adverso Marte Latinos / defecisse videt, sua nunc promissa reposci, / se signari oculis, ultro implacabilis ardet / attollitque animos».

[2] Angelo di Capua, 1316/37 (mess.), L. 12, pag. 206.6: Poy adunca ki Turnu vidi li Latini essiri multu rupti et ki in la contraria baptagla vinniru mancu, et ipsu da l' autra parti era sì implacabili et superbiu ki in nullu modu si putia humiliari per propia voluntati; ma unflava et ardia...

[3] Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 12, pag. 426.9: io giuro per l'implacabile capo di Stige (la quale è una religione data dalli Dei superni), che io ora mi parto, e abbandono le battaglie...

[4] Epist. a Quinto volg., XIV (tosc.), Prosa, pag. 29.13: Perocché, se l'iracundia è implacabile e che tosto non si mitiga, questa è somma acerbità e durezza, e se la iracundia è esorabile, questa è somma levità, la quale nondimeno intra le cose ree e viziose è minor male che quella acerbità e durezza.

[5] Deca terza di Tito Livio, XIV (fior.), L. 6, cap. 29, pag. 145.1: Essi circuivano il senato con vestimenti sordidi affermanti, sè non solamente ciascuno la sua patria, ma tutta Sicilia abbandonare, se Marcello un' altra volta con imperio tornasse, sappiendo quello ch' egli farebbe. Conciò fosse cosa che avanti niuno loro merito era verso loro implacabile, ora adirato, avendo veduto i Siciliani venuti a Roma a dolersi di lui.