PIZZICARE v.

0.1 peciga, piççecò, piçecando, picia, pissicha, pizica, pizzicandola, pizzicano, pizzicare, pizzicato, pizzicava, pizzich'; f: pizzica.

0.2 Etimo incerto: prob. dalla base onom. pitt-, pits-, picc-, piss- (così Nocentini s.v. pizzicare).

0.3 Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.): 1.

0.4 In testi tosc.: Bestiario d'Amore, XIV in. (pis.); Boccaccio, Fiammetta, 1343-44.

In testi sett.: Anonimo Genovese (ed. Contini), a. 1311; Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342.

In testi mediani e merid.: Stat. perug., 1342.

0.5 Per la forma proparossitona picia nella Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342, cfr. Salvioni, Ann. lomb., pp. 421, 244.

0.6 N Il lemma è att. in antrop. (Pithicasegale, Pithicasegal(is)) già nel XII sec. in Toscana e nell'Italia settentrionale: cfr. GDT, pp. 500-501.

Doc.: cit. tutti i testi.

0.7 1 [Di animali:] colpire con un aculeo o con il becco; pungere, beccare. Anche pron. [In partic.:] mangiare dilaniando con il becco. 1.1 Produrre un'irritazione. 1.2 Fig. Estens. Recare un danno (a qno). 2 Stringere con i polpastrelli (una parte morbida del corpo). Anche assol.

0.8 Diego Dotto 11.11.2013.

1 [Di animali:] colpire con un aculeo o con il becco; pungere, beccare. Anche pron. [In partic.:] mangiare dilaniando con il becco.

[1] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 32, pag. 165.1: che uno avoltoio gli stava sempre, e continuamente gli pizzicava il cuore...

[2] Bestiario d'Amore, XIV in. (pis.), pag. 91.2: E quando li à morti, sì si ne pente, ed allora leva le suoie ale e per le suoie chostie mette il suo beccho, e tanto si pissicha che si fae isscire sangue.

[3] F Ceffi, St. guerra di Troia, 1324 (fior.), L. 27: e comandoe Paris, che il corpo d'Achille, e d'Archilogo fossero dati a pizzicare a' corbi, e a mangiare a' cani... || Storia della guerra di Troia, p. 271.

[4] Boccaccio, Fiammetta, 1343-44, cap. 6, par. 14, pag. 189.5: ché se a colui avoltoi pizzicano il fegato, a me continuo squarciano il cuore cento milia sollecitudini più forti che alcuno rostro d' uccello.

[5] Guido da Pisa, Fatti di Enea, XIV pm. (pis.), cap. 51, pag. 94.9: serpe s' aiuta ora co' denti mordendo, or colla voce fischiando, or colla coda, avvolgendola alle gambe ed a' piedi; e l'aquila dall'altro lato, pizzicandola, le toglie l' orgoglio...

[6] Leone di Corciano, c. 1350 (perug.), pag. 146.21: a la bocca de quisto leone era uno grande escorpione el quale piççecò quisto garsone.

[7] f Bonsignori, Metam. Ovid., 1375-77 (castell./tosc.), Libro IV, cap. XXIII, pag. 233.27: e sopra esso sta uno avultore che sempre li pizzica el cuore e mai non manca. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

- [In contesto fig.].

[8] Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342, cap. 30, pag. 144.17: o quando un de quî vermi chi corran con sexe pé e han l'abito grixo me morde e me picia e me fa strafriçer tuta la carne dal chò fin a la cima...

[9] A. Pucci, Reina, a. 1388 (fior.), IV, ott. 8.4, pag. 275: Poi la reina vecchia ebbe chiamato / il suo figliuolo, e poi si fe' mostrare / s' egli era vero quel gli era contato / che avessi quell' uccel da pizzicare.

1.1 Produrre un'irritazione.

[1] Pietro da Perugia, XIV m. (perug.), 11, pag. 176: Ma s'oltra l'uso la marciale rabbia / fervente m'empedisse la mia via, / che mi [ne] pizzich'ora ogn'altra scabbia: / prego la vostra alta signoria / di la dilezïon scusato m'abbia, / guardando a la sincera fede mia. || Diversamente Mancini, Poeti perugini, vol. I, p. 198: «(che min pizzicor à ogn'altra scabbia)».

1.2 Fig. Estens. Recare un danno (a qno).

[1] Anonimo Genovese (ed. Contini), a. 1311, 6.5, pag. 724: Chi so fijo no castiga / ni fer fim ch' el è fantim, / pu, crexando un pochetim, / mai no gi tem drita riga. / Ché atrui ponze e peciga / en [tuto] zo che lo meschin / fa, tegnando tal camin...

2 Stringere con i polpastrelli (una parte morbida del corpo). Anche assol.

[1] Stat. perug., 1342, L. 3, cap. 100, par. 1, vol. 2, pag. 153.19: toccando cioè desonestamente, basciando, stregnendo, abracecando, piçecando, glie pangne de capo levando, esse femmene cadere facendo...

[2] Francesco di Vannozzo, Rime, XIV sm. (tosc.-ven.), 148.147: schiozar di denti - con gran massellate, / buffeti con guanzate - e pugne sorde; / qual pizica, qual morde - e tra' de calzo; / zascun va de ribalzo - en quel cenpello; / el zuoco è molto bello - a chi -l piacesse.