SCEDA (1) s.f.

0.1 isceda, iscede, sceda, scede, scieda, sciede. cfr. (0.6 N) scensa.

0.2 Lat. scheda.

0.3 Stat. sen., 1309-10 (Gangalandi): 2.

0.4 In testi tosc.: Stat. sen., 1309-10 (Gangalandi); Dante, Rime, a. 1321; Stat. pis., 1339.

In testi mediani e merid.: Stat. perug., 1342.

0.5 Per fare chiave a sceda > chiave.

Locuz. e fras. fare sceda 3.1, 3.2, 3.3; fare scede 3; farsi scede 3.

0.6 N Scensa in Stat. pis./sard., a. 1327 («che lli notari no(n) possano avere di scensa oltra d(ena)r(i) tre») sarà prob. un errore per sceda: cfr. Ravani, Breve, p. 340.

0.7 1 Redazione primitiva di un testo. 1.1 [Dir.] [In partic.:] imbreviatura notarile. 2 Oggetto usato come termine di riferimento per la realizzazione di oggetti identici per dimensioni e forma; modello. 2.1 Cartone di un affresco. 2.2 Estens. Forma, aspetto originario. 3 Motto frivolo, apparentemente arguto, di norma volto a suscitare l'ammirazione o il riso dell'uditore o a schernire qno. 3.1 Estens. Segno di disprezzo volto a oltraggiare qno. 3.2 Estens. Scempio. 3.3 Estens. Fras. Fare sceda: non riservare attenzione; omettere, tralasciare.

0.8 Diego Dotto 11.11.2013.

1 Redazione primitiva di un testo.

[1] Gl Francesco da Buti, Par., 1385/95 (pis.), c. 29, 109-117, pag. 776.2: sceda è la prima scrittura, e sceda è la simulazione e contrafacimento, quando l'omo strazieggiando contrafà altrui...

1.1 [Dir.] [In partic.:] imbreviatura notarile.

[1] Stat. pis./sard., a. 1327, L. 3, cap. 38, pag. 170.15: Ordiniamo che nessuna carta facta p(er) publico notaio si possa p(ro)vare p(er) testimone né p(er) altro modo o cagione ess(er)e cassa, né factone pagame(n)to alcuno, se no(n) p(er) cancellame(n)to della sua sceda, overo p(er) co(n)tracarta rogata p(er) pub(li)co notaio.

[2] Stat. pis., 1339, pag. 1265.1: Ancho, che per rogatura e scriptura d' alcuna sceda d' alcuna carta di compra che si facesse per lo notaio della dicta Dovana...

2 Oggetto usato come termine di riferimento per la realizzazione di oggetti identici per dimensioni e forma; modello.

[1] Stat. sen., 1309-10 (Gangalandi), dist. 6b, cap. 13 rubr., vol. 2, pag. 548.19: Che li tegolari facciano le tegole et li docci, secondo la sceda a lloro data.

[2] Stat. perug., 1342, L. 4, cap. 91, par. 1, vol. 2, pag. 447.18: Le quale scede e forme ciascuno ferrate avere e con esse tegole, tomboglie, matone e pianelle fare sia tenuto e degga, e non con altre.

2.1 Cartone di un affresco.

[1] F Scala del Paradiso volg., XIV m. (tosc.): Cosa sconvenevole alli maestri è degli esempli antichi insegnare dottrina, come agli dipintori dipignere colle scede altrui. || Ceruti, Scala, p. 492, nel Sermone di santo Giovanni al Pastore.

2.2 Estens. Forma, aspetto originario.

[1] Boccaccio, Amorosa Visione, c. 1342, c. 17.84, pag. 85: Là come tosto la infinta preda / si vide inchiuso, lieto ritornossi / nella sua vera e consueta sceda.

3 Motto frivolo, apparentemente arguto, di norma volto a suscitare l'ammirazione o il riso dell'uditore o a schernire qno.

[1] Dante, Rime, a. 1321, 30.50, pag. 101: E' parlan con vocaboli eccellenti; / vanno spiacenti, / contenti che da lunga sian mirati; / non sono innamorati / mai di donna amorosa; / ne' parlamenti lor tengono scede...

[2] Boccaccio, Decameron, c. 1370, conclusione, pag. 720.23: considerato che le prediche fatte da' frati per rimorder delle lor colpe gli uomini, il più oggi piene di motti e di ciance e di scede...

[3] Gl Francesco da Buti, Par., 1385/95 (pis.), c. 29, 109-117, pag. 776.1: con iscede; cioè detti beffevili, che strazieggiano e contrafanno le parole altrui...

- Fras. Fare, farsi scede: farsi beffe.

[4] Comm. Arte Am. (B), XIV pm. (fior.), ch. 50, pag. 690.9: Qui dice che la dea d' amore si fa scede di colui che solea essere sì bello favellatore e ora ha perduta la lingua.

[5] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 2, cap. 19.19, pag. 142: Oh quanto è fol colui che si fa scede / de le cose di Dio e quanto a lui / danno torna beffarsi de la Fede!

[6] Arrighetto (ed. Battaglia), XIV (tosc.), L. 1, pag. 215.11: Egli canta di me infamia, e con molte beffe l'empia turba di me fa scede.

3.1 Estens. Segno di disprezzo volto a oltraggiare qno.

[1] A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.), c. 71, terz. 59, vol. 3, pag. 293: E la gente del Baver nella stanza / insieme s' azzuffaron per la preda, / e 'l Baver li divise a suo possanza. / Parte ne mandò a Roma per isceda...

- Fras. Fare sceda: mancare di rispetto (nei confronti di qno).

[2] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 2, cap. 21.7, pag. 147: apresso ch'egli ebbe del tutto / co' Longobardi e con ogni suo reda / Desiderio in Pavia preso e distrutto, / e che fu fatto di Leone sceda...

3.2 Estens. Scempio.

[1] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 4, cap. 19.72, pag. 309: Costui ebbe un fratel, che si correda / del regno di Cicilia: io dico Carlo, / che fe' di Curradino ingiusta sceda.

- Fras. Fare sceda: fare strazio (di qno).

[2] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 2, cap. 14.97, pag. 129: Qui fe' il demonio de' Giudei isceda / in specie di Moisè e qui si tolse / in Italia Totila gran preda.

3.3 Estens. Fras. Fare sceda: non riservare attenzione; omettere, tralasciare.

[1] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 3, cap. 5.74, pag. 198: E benché i muri siano vecchi e guasti / d'Acqui, non è però da farne sceda / per Pico, che la fe' ne' tempi casti...

[u.r. 14.03.2024; doc. parzialm. aggiorn.]