0.1 goliare, goliati, golïato, golio; f: colio.
0.2 Prov. golejar (DEI s.v. goliare).
0.3 Guido delle Colonne, XIII pm. (tosc.): 1.
0.4 In testi tosc. e toscanizzati: Guido delle Colonne, XIII pm. (tosc.).
In testi mediani e merid.: Buccio di Ranallo, S. Caterina, 1330 (aquil.).
0.5 La desonorizzazione in colio ha ampi riscontri nelle varietà di area abruzzese, laziale e campana, v. anche la forma verbale colejusu in golioso agg. e l'aquil. culìja 'voglia' (cfr. Sabatini, Sul problema, pp. 276-277).
0.6 N Doc. esaustiva.
0.8 Mariafrancesca Giuliani 02.01.2014.
[1] Guido delle Colonne, XIII pm. (tosc.), 3.24, pag. 103: ben credo che mi daria lo suo amore, / ch'eo l'ho sì fortemente golïato; / più di null'altra cosa mi sta 'n core, / sì ch'eo non ho riposo i[n] nullo lato...
[2] f Federico II (ed. Rapisarda), a. 1250 (tosc.), canz. 3.63: e certo ben sacciate, / alente più che rosa, / che ciò ch'io più colio / è voi veder sovente... || LirIO; l'ed. inclusa nel corpus legge golio per emendamento del testo manoscritto, cfr. Federico II (ed. Panvini), a. 1250 (tosc.), 2.63, pag. 161.
[3] Poes. an. (ed. Panvini), XIII (tosc.), 3.11, pag. 467: per ciò golio, / né non disio / mai cosa tanto / vedere quanto - tuo chiaro visagio, / rosa di magio - colorita e fresca...
[4] Buccio di Ranallo, S. Caterina, 1330 (aquil.), 1190, pag. 389, col. 1: Et Catarina a llui: / 'Or judicete vuj / quale degio goliare / e meglio procacciare / d'avere pro meo spuso...
[1] Esopo tosc., p. 1388, cap. 55, pag. 228.17: E tanto gli sa dolcie il goliare che non ne sa fuori il becco sfangare.